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Il contributo delle associazioni alla ricerca di scenario

Tra le attività svolte dalle associazioni vi è talvolta anche quella – più o meno cen- trale rispetto agli scopi stessi di ogni organismo – di promuovere o commissionare ri- cerche di scenario sul mondo del consumo mediale dell’infanzia, per avere una visione delle dimensioni della fruizione (quantitativa) e delle emergenze.

Ne ricorderemo alcune, a titolo esemplificativo.

A un primo e generale livello, la Children’s Television viene riconosciuta nella sua rilevanza sociale per il peso nella vita quotidiana dei bambini e preadolescenti: la sua presenza tra le attività più praticate nel tempo libero emerge già dai dati Istat, ripresi come scenari anche da ricerche generali incentrate sui minori, come i rapporti bienna- li sulla Condizione dell’Infanzia e dell’adolescenza in Italia, redatti dall’Osservatorio Nazionale per l’infanzia e l’adolescenza in collaborazione con l’Istituto degli Innocenti di Firenze.

Ancora il Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adole- scenza14 con Istituto degli Innocenti propongono, nel 2003, il percorso di lettura Bam-

bini e televisione (a cura di Lucia Balduzzi e Letizia Caronia), che offre una rilettura delle principali ricerche sul tema, distinguendone i vari approcci.

Fornisce dati generali di contesto l’annuale Indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, condotta da Eurispes e Telefono Azzurro, in cui si considera anche l’ambito dei media e delle nuove tecnologie, soprattutto nell’im- patto che esse hanno nella quotidianità dei ragazzi e nell’occupazione del tempo libero. 14 Di cui l’Osservatorio, citato poco sopra, è l’ente di ricerca incaricato.

Quando vengono sviluppati temi particolari inerenti l’ambito mediale, si tratta nella maggioranza dei casi di criticità legate all’abuso dei media, in particolare dei canali digitali (cyber bullismo, sexting, pedopornografia online..).

Il Comitato Media e Minori ha recentemente presentato un progetto pilota ad Ales- sandria, in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale: “Giovani e media. La televisione che vorrei”. L’indagine, senza fini statistici ma solo conoscitivi, è stata re- alizzata sulla base di 170 questionari semistrutturati, proposti dal vivo a bambini e ragazzi dai cinque ai tredici anni, studenti di scuole primarie e secondarie. Sembra emergere dalla voce dei ragazzi il desiderio di una televisione con più film educativi, d’avventura, fantasy e meno horror, nonché la condanna per i programmi che mostrano scene di violenza o lontani dal loro mondo15.

Rientra a pieno diritto in questo ambito il Libro Bianco. Media e Minori, pubblica- to a gennaio 2014 dall’ AGCOM in collaborazione con Censis. Al di là dell’interesse che questo studio suscita per la ricostruzione globale dello scenario dell’offerta e del consumo mediale, alcune parti in modo peculiare sollecitano la riflessione. La parte II della ricerca è dedicata al consumo dei bambini dal punto di vista dei genitori. Una prima considerazione emerge dal dato che la fascia oraria in cui i bambini guardano maggiormente la televisione è quella dalle 19:00 alle 21:00, senza distinzione tra infra- settimanale e festivo. Ciò comporta la necessità di un’attenzione alla programmazione della CT che va ben oltre i confini della cosiddetta fascia protetta; e tuttavia, “resta il valore “simbolico” (e non nell’accezione riduttiva del termine) di fascia d’attenzione speciale, da difendere e sostenere” (AgCom, 2013: p.184).

La ricerca rileva poi una diffusa conoscenza dei sistemi di tutela, dai bollini, alle indicazioni delle emittenti, ai sistemi di parental control per quanto non considerati in- teramente efficaci: da un lato quindi i genitori si affidano a risorse (in gran parte interne al sistema televisivo stesso) per proteggere i figli; dall’altro, come si evidenzia nel re- port, “l’atteggiamento complessivo delle famiglie nei confronti delle emittenti non può essere definito diffidente: c’è ancora un grande spazio per stilare un patto d’alleanza educativa, che non presuma di affermare una funzione pedagogica della televisione, ma che tuttavia garantisca pienamente la tutela dei minori” (Ivi: p.193).

Interrogati sulle aspettative rispetto a una televisione di valore, solo una percentuale esigua manifesta soddisfazione rispetto all’offerta attuale; quasi la metà desidera una tv “diversa da quella attuale, che stimoli l’intelligenza e la curiosità, ma senza anno- iare” e circa il 40% dice di desiderare una tv “pedagogica”. Da notare anche come le aspettative riguardino, in misura pressoché identica, la tv generalista e quella tematica. Parallelamente, il timore più forte è che la televisione trasmetta contenuti volgari e che stimolano intolleranza (per il 44%).

D’altro canto, occorre rilevare che gli esiti dell’indagine sulla percezione della tv e dei media da parte dei giovani dipinge un quadro in cui i genitori sono piuttosto lontani e di fatto poco presenti nel controllo delle attività fruitive dei loro figli. I ragazzi, dal canto loro, mettono al bando quei programmi che denotano stupidità e volgarità, anche se la loro identificazione è polverizzata nei dati (ma raccolta intorno al genere reality); parallelamente, si disperdono le preferenze espresse sul programma preferito, terreno in cui l’unico elemento aggregatore pare essere il desiderio di svago e divertimento, di “leggerezza”. Difficile, dunque, in questa ottica raccogliere la voce dei più giovani intorno alla costruzione di una tv ideale.

La britannica Common Sense Media ha prodotto l’interessante indagine Zero to Eight: Children’s Media Use in America 2013, seconda edizione dell’analoga ricerca di due anni prima. Proprio la possibilità di comparare i dati e di avere, quindi, una visione diacronica che consente di osservare mutamenti molto significativi, soprattutto se rap- portati al periodo piuttosto breve che separa le due fotografie.

“pedagogica”. Da notare anche come le aspettative riguardino in misura pressoché identica la tv generalista e quella tematica.

Parallelamente, il timore più forte è che la televisione trasmetta contenuti volgari e che stimolano intolleranza (per il 44%).

D’altro lato, occorre rilevare che gli esiti dell’indagine sulla percezione della tv e dei media da parte dei giovani dipinge un quadro in cui i genitori sono piuttosto lontani e di fatto poco presenti nel controllo delle attività fruitive dei loro figli. I ragazzi, dal canto loro, mettono al bando quei programmi che denotano stupidità e volgarità, anche se la loro identificazione è polverizzata nei dati (ma raccolta intorno al genere reality); parallelamente, si disperdono le preferenze espresse sul programma preferito, terreno in cui l’unico elemento aggregatore pare essere il desiderio di svago e divertimento, di “leggerezza”. Difficile dunque in questa ottica raccogliere la voce dei più giovani intorno alla costruzione di una tv ideale.

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La britannica Common Sense Media ha prodotto l’interessante indagine Zero to Eight: Children’s Media Use in America 2013, seconda edizione dell’analoga ricerca di due anni prima. Proprio la possibilità di comparare i dati e di avere quindi una visione diacronica consente di osservare mutamenti molto significativi, soprattutto se rapportati al periodo piuttosto breve che separa le due fotografie.

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A fronte dell’incremento esponenziale, rispetto a due anni prima, dell’utilizzo di device mobili, si registra una sostanziale tenuta della tv di tipo classico, per quanto fruita spesso on demand o con dispositivi di registrazione. La televisione è ancora –a detta dei genitori intervistati – il medium di riferimento per la fruizione di contenuti educativi nella fascia 0-8 anni.

Di Ofcom, Authority per le società di comunicazione del Regno Unito, si citerà in questa sede il report 2013 Children and Parents: Media use and attitude (Ofcom, 2013), che affronta molteplici aspetti dell’uso dei media con dati quantitativi, incrociando fonti diverse: ripartizione del tempo tra i media, tipo di attività svolte, rischi percepiti, regole dei genitori. La televisione è ancora il mezzo più diffuso, anche se rispetto all’anno precedente cala la percentuale di chi lo considera il mezzo preferito, tra i bambini dagli 8 anni in su (al primo posto il cellulare, al secondo Internet).

Una sezione è dedicata alle preoccupazioni dei genitori rispetto ai contenuti della tv prima delle 21. Tra i dati più significativi, emerge che la maggior parte (58%) non è preoccupata; solo il 9% lo è molto. Gli elementi che destano preoccupazione sono violenza, contenuti esplicitamente sessuali e linguaggio offensivo. I generi che destano maggior apprensione sono soap, film, reality, video musicali, fiction e – paradossalmente – i programmi per bambini. Il comportamento più adottato è quello di spegnere o cambiare canale. Il 28% dei genitori preoccupati discute con i figli. Un approfondimento è dedicato ai video

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A fronte dell’incremento esponenziale, rispetto a due anni prima, dell’utilizzo di device mobili, si registra una sostanziale tenuta della tv di tipo classico, per quanto fruita spesso on demand o con dispositivi di registrazione. La televisione è ancora – a detta dei genitori intervistati – il medium di riferimento per la fruizione di contenuti educativi nella fascia 0-8 anni.

Di Ofcom, Authority per le società di comunicazione del Regno Unito, si citerà in questa sede il report 2013 Children and Parents: Media use and attitude (Ofcom, 2013), che affronta molteplici aspetti dell’uso dei media con dati quantitativi, incrociando fonti diverse: ripartizione del tempo tra i media, tipo di attività svolte, rischi percepi- ti, regole dei genitori. La televisione è ancora il mezzo più diffuso, anche se rispetto all’anno precedente cala la percentuale di chi lo considera il mezzo preferito, tra i bam- bini dagli 8 anni in su (al primo posto il cellulare, al secondo Internet).

Una sezione è dedicata alle preoccupazioni dei genitori rispetto ai contenuti della tv prima delle 21. Tra i dati più significativi, emerge che la maggior parte (58%) non è preoccupata; solo il 9% lo è molto. Gli elementi che destano preoccupazione sono violenza, contenuti esplicitamente sessuali e linguaggio offensivo. I generi che destano maggior apprensione sono soap, film, reality, video musicali, fiction e – paradossal- mente – i programmi per bambini. Il comportamento più adottato è quello di spegnere o cambiare canale. Il 28% dei genitori preoccupati discute con i figli. Un approfondimen- to è dedicato ai video musicali. Si ritornerà più avanti su questo report, per analizzare più da vicino le indicazioni che emergono rispetto alla CT.