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Così come il disgusto, la paura è una delle principali reazioni difensive: essa ha il compito di preservare la nostra incolumità fisica e psicologica, mettendo in atto comportamenti e riflessioni volte proprio a questo scopo.

La paura implica un senso di forte spiacevolezza e un intenso desiderio di evitare un oggetto o una situazione giudicata pericolosa. La tonalità affettiva predominante nell’insieme risulta essere negativa, pervasa dall’insicurezza e dal desiderio di fuga. Tuttavia la paura presenta anche un lato positivo: quello grazie a cui siamo in grado di proteggerci.

Oltre alla sensazione di angoscia che si produce dinanzi alla percezione di una minaccia, la paura si presenta per avvisarci di un pericolo; questo ci permette di mettere in moto le risorse necessarie per affrontare la situazione – se riteniamo di esserne in grado – oppure optare per la fuga, l’allontanamento fisico – qualora non ci sentissimo capaci di fronteggiare la situazione.

È importante ricordare che l’aspetto negativo della paura non è la paura in sé, ma il fatto che essa indica sempre la presenza di un problema, reale o non reale che sia.

70 1. La prima fase è quella dell’immaginazione: molte volte, infatti, quando siamo impauriti, immaginiamo di tutto; ci lasciamo trasportare dalle nostre aspettative – e dalla paura stessa – riguardo quello che potrebbe succedere, ma lo facciamo in modo esagerato. In realtà, però, immaginiamo e creiamo nella nostra mente una situazione peggiore di quella che esiste, senza sapere cosa succederà davvero. Precediamo gli avvenimenti, generando in noi stessi una paura amplificata. Perché lo facciamo? La risposta è semplice: come abbiamo detto, avere paura ci prepara a proteggerci e ad affrontare una situazione difficile. Quando iniziamo a immaginare in modo esagerato, vuol dire che la nostra mente sta considerando le possibilità che possono presentarsi così da essere preparati ad affrontarle. Peggiore è la situazione a cui stiamo pensando, meglio potremo affrontarla se pensiamo di avere le risorse sufficienti. La nostra mente lavora in fretta e non possiamo evitare di pensare al peggio. Questo meccanismo ci può salvare la vita in molte occasioni ma può anche generare un vortice di paura spropositato da cui è difficile uscire.

2. La seconda fase è quella della paura propriamente detta. Abbiamo immaginato in precedenza cosa possa succedere, le possibili alternative, come possiamo fuggire da una determinata situazione non ancora realizzatasi. Adesso arriva la paura vera e propria. La paura si manifesta nei pensieri, ma anche nel corpo111. In questa fase non si può immaginare né pensare. Ci si prepara solo ad agire, nulla più.

3. La terza fase è quella della paralisi o dell’accelerazione. Quando ci focalizziamo solo su quello che proviamo, senza dare spazio ai nostri pensieri, che

71 ci indirizzerebbero e ci indicherebbero la via più semplice per uscire dal problema, possiamo bloccarci. Quando non possiamo più pensare e non riusciamo nemmeno ad agire, si verifica quello che temono tutti: restare paralizzati dalla paura. Questa situazione di solito si vive con impotenza senza sapere come uscirne. Tuttavia l’unica cosa da fare quando la paura ci paralizza è aspettare che passi. Non è una sensazione che se ne va in fretta, ha bisogno di alcuni secondi. Dopo di che si riattiva l’allarme necessario per prendere decisioni e immaginare possibili soluzioni, tipico della prima fase, e una strategia organizzativa ci salverà da questa empasse. In questa fase, però, la paura può anche accelerarci e per questo motivo, non seguendo le indicazioni fornitale dalla ragione, può dar vita a comportamenti impulsivi e affrettati, di cui potremo anche pentirci in un secondo momento. In questo caso quindi, non lasciando abbastanza tempo alla prima fase di lavorare, si potranno prendere delle decisioni sbagliate. Quando si prendono delle decisioni sulla base della paura i risultati non sono mai dei migliori. Perché? Perché quando dobbiamo prendere una decisione, è necessario dotarsi di lucidità mentale, serenità e senso di libertà che la paura invece ci preclude.

4. La quarta e ultima fase della paura è quella dei ricordi. Tutto resta memorizzato nella nostra mente, soprattutto gli avvenimenti stressanti o a forte carico emotivo. I ricordi ci condizionano e, allo stesso tempo, ci proteggono dal male futuro che vogliamo evitare, rievocando avvenimenti spiacevoli del passato. Così – trovandoci in una situazione simile a un’esperienza che abbiamo già vissuto – il ricordo di tale circostanza scatenerà in noi la paura e il conseguente meccanismo di difesa che ne deriva.

72 È normale, in alcune circostanze, provare paura; è persino positivo a volte provarla, ma non possiamo permettere che essa condizioni la nostra vita. La paura, infatti, ci indica solo la presenza di un problema e la possibilità di risolverlo. In tutte le specie animali studiate, l’espressione della paura svolge la funzione di avvertire gli altri membri del gruppo circa la presenza di un pericolo e quindi di richiedere aiuto e soccorso. Dal punto di vista biologico-evoluzionista sia il vissuto soggettivo, attraverso i processi di memoria e apprendimento, sia le manifestazioni comportamentali (indifferentemente fuga, paralisi o accelerazione) tendono verso la conservazione e la sopravvivenza dell’individuo e della specie. Ovviamente, se la paura viene estremizzata e resa eccessivamente intensa – diventando quindi ansia, fobia o panico – perde la sua funzione fondamentale e si converte in sintomo psicopatologico.