«I portatori principali della sensazione di disgusto sono il senso dell’olfatto, della vista e del tatto»59: così Kolnai apre il terzo capitolo della sua opera.
Per quanto riguarda il senso del gusto Kolnai tiene subito a precisare come esso possa essere ricondotto all’olfatto60; con questa tesi – che, a mio parere, presenta delle criticità e delle problematiche giacché non tutti i sapori hanno un odore equivalente – l’autore ritiene che ogni gusto disgustoso possa essere riferito all’odore disgustoso corrispondente ad eccezione dei quattro gusti fondamentali: aspro, dolce, amaro e salato61.
58
Cit. Tedeschini M., Distanti uno sputo. Disgusto e paura in Aurel Kolani e Jean-Paul Sartre, cit., p. 48.
59 Cit. Kolnai A., Il Disgusto, cit., p. 55.
60 Cfr. Darwin C., L’espressione dei sentimenti nell’uomo e negli animali, cit., p. 328: «Il senso
dell’odorato sta in intimo nesso con quello del gusto. Non di rado si vede che in certe persone un odore molto cattivo, al pari dell’idea d’un cibo ributtante, provoca nausea e vomito, e che per conseguenza un odore moderatamente sgradevole suscita le diverse manifestazioni che esprimono il disgusto». Cfr. Kolnai A., Il Disgusto, cit., p. 55.
46 Non esiste invece un disgusto dell’udito. Questo fatto viene spiegato da Kolnai con due motivazioni: la prima ragione consiste nell’appurare l’«incorporeità»62
del senso uditivo che male si combina con la fisicità della maggior parte degli oggetti di disgusto. Suoni e rumori essendo astratti non possono divenire oggetto di disgusto. Gli aggettivi che qualificano un rumore sono di altra natura: un rumore può essere insopportabile, assordante o fastidioso ma mai disgustoso. La seconda ragione, invece, mostra come un suono o un rumore siano slegati dall’oggetto dal quale proviene. Sentendo un qualsiasi tipo di suono o di rumore, secondo il filosofo, non saremo in grado di associarlo all’oggetto da cui proviene e da cui ha origine o comunque non saremo in grado di raffigurarci l’oggetto come invece fanno le sensazioni olfattive, tattili e visive63.
La vista, che fin dall’antica Grecia è ritenuto il senso più importante in assoluto, è considerato in questo caso non come un senso della distanza, ma della prossimità. È vero che con gli occhi posso vedere paesaggi e scenari molto lontani, ma la lontananza in questo caso non ci permette di scorgere il particolare e il dettaglio in grado di disgustarci:
«Vedere, toccare e annusare significa afferrare gli oggetti materiali da diversi lati […], tutti presentano un’immediatezza completamente estranea all’udito: figura e colore, superficie e consistenza, odore e sapore appartengono all’oggetto della percezione in un senso incomparabilmente più costitutivo della sua voce, ovvero del rumore che causa»64.
62
Ibidem, p. 56.
63 Non mi trovo pienamente d’accordo con tale tesi dal momento che quando sento un verso di un
animale so associarlo all’animale da cui proviene e dopodiché sono in grado di descrivere il medesimo animale per quanto lo conosca; così il rombo di un aereo so ricondurlo all’aereo o lo strusciare di una sedia a terra so associarlo alla sedia etc. Per questi motivi non penso che il suono tragga dall’oggetto soltanto la sua origine; il suono non è, come ritiene l’autore, libero dalla connessione con l’oggetto, ma strettamente vincolato a esso.
47 Il disgusto dell’orecchio è in gran parte disgusto morale: per esempio possiamo trovare disgustose le parole che un uomo rivolge alla propria donna, perché offensive o poco eleganti, ma anche in questo caso a disgustare non sarà il suono della sua voce ma il significato delle parole trasmesse attraverso la sua voce. Possiamo trovare disgustosa anche una «voce biascicata»65 o un «ciancicare rumoroso»66 ma, in questi casi, non solo perché pensiamo a quanto sia moralmente disgustosa l’ubriacatura o a quanto sia maleducato parlare con il cibo in bocca ma anche perché c’è il rischio che alcuni pezzi di cibo vengano sputati involontariamente da colui che mangia in maniera scomposta e arrivino fino a me provocando per l’appunto disgusto in quanto piccole parti di materia organica ricoperte di saliva – quelle secrezioni umane che tanto abbiamo detto provocare disgusto – arriverebbero a sfiorarmi o addirittura a poggiarsi sul mio corpo o sul mio viso provocando magari anche le risa di chi sta intorno. Un’altra possibilità invece consiste nel vedere pezzi di cibo nella bocca di colui che mangia voracemente e anche questa volta la sensazione che viene suscitata è di disgusto.
Sembra ormai chiaro che il disgusto non può mai essere comunicato dall’udito ed è anche inutile cercare «nel campo dell’udito paralleli più o meno accostabili al puzzo di marcio, a un corpo molle al tatto, o a uno squarcio sopra carne viva»67.
Tuttavia anche i tre sensi portatori del disgusto non si equivalgono e sono inseriti dallo stesso Kolnai in una scala discendente che vede in prima posizione l’olfatto, in seconda il tatto e solo in terza la vista68
.
65 Ibidem, p. 57. 66 Ivi.
48 «È mediante l’odorato che il tratto digestivo superiore viene toccato con la massima immediatezza; che quasi sempre si provoca il conato di vomito; che il motivo della prossimità si fa più acuto»69. In realtà il motivo della prossimità è ancora più accentuato nel tatto; infatti nel contatto o quando premiamo qualcosa la distanza è praticamente annullata. «In linea di massima, passano per disgustose impressioni tattili quali il tremulo, il viscido, il vischioso e, in generale, in un certo senso, il farsi molle»70.
La sensazione visiva, invece, offre l’oggetto nella sua molteplicità di colori, linee, prospettive. Certamente ci sono colori e, in generale, «qualità aspettuali»71 che potremmo attribuire senza dubbio a fenomeni disgustosi come la putrefazione; tuttavia sono forme molto meno pregnanti e caratterizzanti degli odori o delle loro impressioni tattili.
Il disgusto viene trasmesso quindi attraverso le proprietà tangibili della consistenza dei corpi organici spesso in decomposizione e mediante odori specifici e massivi.
«Va ricordato, a questo proposito, che gli organi di senso prioritari per il disgusto (nel senso che maggiormente, e senza bisogno di ulteriori associazioni, restituiscono le caratteristiche disgustose dell’oggetto) sono quelli che non permettono la distanza: il gusto, l’olfatto, il tatto sono i sensi della immediata prossimità»72
.
68 Ivi: «Ma anche odorato, vista e tatto non portano il disgusto nello stesso modo. Il senso
dell’odorato è l’autentico luogo d’origine del disgusto».
69
Ivi.
70 Ibidem, p. 59. 71 Ibidem, p. 60.
72 Cit. Fussi A., Disgusto, paura, prossimità nell’analisi fenomenologica di Aurel Kolnai, cit., p.
49 Per concludere possiamo ripetere che «il senso dell’olfatto è l’organo veramente originario del disgusto»73: esso è un senso “prossimale e distale” perché ci aiuta a percepire il mondo sia da lontano (l’odore di un incendio a distanza), sia da vicino quando l’oggetto profumato o maleodorante si trova nelle nostre vicinanze.
2.4 Manifestazioni corporee del disgusto. Il disgusto nei bambini. Sguardo