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L’edizione cinelliana delle Bellezze della città di Firenze venne pubblicata nel 1677 con dedica al cardinale Francesco Nerli (1636-1708)163. Si conserva una lettera di

accompagnamento al testo manoscritto che Cinelli intendeva sottoporre al cardinale con la speranza che si facesse carico delle spese di pubblicazione:

Illustrissimo et Reverendissimo

Quest’opera del Bocchi, che quasi altra fenice nella seconda nuova vita ripiglia a riverire il merito di Vostra Eccellenza nelle parti remote del nuovo mondo se n’viene: e se oltre i confini di nostro Emispero il volo ardita dispiega, non è maraviglia, avvenga che rivestita di maggior copia di penne corre a trovarla, essendo le penne propri et adeguati strumenti del volo, ne di queste meno si ricerca per trapassar la vasta ampiezza di un Oceano intero; e è ben di dovere, che se lungamente nel venire a ossequiarla per le remote provincie d’America senza punto stancarsi i miei pensieri peregrinano, non gli paia fatica vegnendo

162 DEL BRUNO 1689, pp. 126-127: “Egli è ben vero però che, che se per sorte questo breve

ristretto verrà un giorno dal Forestiero gradito, forse colui, che per solo divertimento, e per compiacere all’Amico che instantemente il pregò, si messe a comporlo non usando quella diligenza che richiedeasi, ne quella politezza di stile che l’avrebbe reso più vago, procurerà un giorno farlo comparire più erudito, più adorno, e di maggior notizie ripieno, mentre l’angustia del tempo, e le gravi occupazioni d’una differente professione, non hanno permesso fin’ora, ch’egli potesse purgarlo da quei difetti, che difficilmente si possono evitare da chi scrive in fretta, e non ha tempo di farvi sopra quelle mature riflessioni, che si convengono”. Lo Schlosser definì tuttavia il Ristretto come “un meschino compendio del Bocchi-Cinelli”, cfr. SCHLOSSER [1924] 1964, p. 587.

50 a far le mie parti supplire a quello che la distanza del luogo adempiere non mi permette [...] e quindi adiviene, che senza cognizione della persona di Vostra Eccellenza che giammai ho veduta altrimenti che nel ritratto che di essa ha preconizzato la fama per le bocche universalmente di tutti, e ne’ colloquii particolari avuti coll’Illustrissimo Signor Cav. Zanobi de’Bettini suo cugino e mio cordialissimo Padrone sono stato necessitato da non inversa forza ad amarla, e porgerli questo divoto tributo d’ossequiosa riverenza

Se ne vien dunque questo libro come ambasciador di mio desiderio a portar a Vostra Eccellenza i tributi del mio ossequio, e mentr’ ella si degnerà co’ legami d’aggradimento annodar a mia volontà prego il Cielo, ch’aprendo la immensa Tesoreria di sue grazie a pro di di lei merito impareggiabile faccia trionfare suo nome fra gli applausi e le acclamazioni più gloriose della fama”164

Tra i nomi citati emerge quello di Zanobi Bettini, cugino del Cardinale, al quale Cinelli si rivolse dunque nel momento in cui decise di prendere contatti con il cardinale Nerli.

A un passo dalla pubblicazione dovette verificarsi tuttavia una sorta d’intoppo: Cinelli, in quel momento a Roma per sfuggire alla bufera suscitata dal polemico “Avviso al lettore” della sua edizione del Malmantile racquistato del Lippi, scrisse una lettera all’amico Magliabechi, la quale reca la data del 12 febbraio 1677:

“Nell’ultima che mi scrisse il Borghigiani al Borgo mi disse in tronco come vi erano stati romori del Malmantile, il che diede non poca alterazione al mio animo, onde mi partii di là, et arrivai qui in 9 giorni a piede con l’acqua sempre a dosso […]; Giunsi qui lunedi sera morto dal disagio […] e quelch’è peggio ho trovato 4 sue [lettere], ed una del Borghigiani per le quali ancorche sieno l’ultima sua del 27 Ottobre scorso sento i romori, e le prigionie, e presa de’fogli della mia opera, il che ha finito di mettermi in confusione grandissima; Io fui dal Signor Cardinale Nerli, e Casanatta, e m’anno significato che già è tutto aggiustato d’ordine della Sacra Congregazione con che io levi ciò che aveva determinato si levasse il Signor Cardinale Nerli al quale la Sacra Congregazione ha dato l’incumbenza totale di questo fatto, il che sentito da me gli risposi, che ero prontissimo ad ubbidire, ma che voglio per non esser bugiardo levare anche a principio cioè a 199 tutto quello che del Cavaliere Bettini discorro, ed a questo non vi è stato replica per me, onde se levo il restante dell’Appendice devo levar questo ancora; Sentite le lettere [...] son tornato di nuovo, e significato il tutto al Nerli e Casanatta, da’quali penso avere una lettera con ordine ch’il

51 negozio resti qui terminato, e che non si parli di più, e questo quanto alle Bellezze, ed al preteso perso rispetto a cotesti buon Padri”165

Il problema sembrava dunque risiedere in una pagina il cui numero corrisponde alla prima Scanzia della Biblioteca Volante (1677) nella quale erano state spese parole evidentemente compromettenti nei confronti di uno sconosciuto personaggio e questo obbligava Cinelli, per ragioni a noi oscure, a togliere anche ciò che era aveva scritto sul Cavalier Bettini; l’autore fu dunque richiamato dal Nerli per chiarire il fatto e cercare di porvi rimedio, cosa che egli fece, consapevole del fatto che quell’imprudenza rischiava di pregiudicare la pubblicazione del suo lavoro. La situazione si risolse con l’eliminazione dal testo dei passi incriminati e le Bellezze riuscirono così a vedere la tanto desiderata pubblicazione con la dedica al Cardinale.

La ricerca di un personaggio illustre che si facesse carico delle spese di pubblicazione è un problema con il quale Cinelli si trovò spesso alle prese; anche nel caso delle Bellezze molti dovettero essere stati i tentativi di trovare un mecenate, come dimostra questo abbozzo di una lettera di accompagnamento:

“ Illustrissimo e Reverendissimo

Nel rimandar alla luce questo libro nel quale delle Bellezze di Firenze si favella, non avrei saputo a chi meglio dedicarlo che a Vostra Signoria Illustrissima, mentre alla generosità de’ mia gloriosi antenati, questa Città molto deve, per aver eglino negl’abbellimenti di essa premuto molto adornandola di tante fabbriche, e per aver la generosità di Ruberto [Roberto Martelli] magnificamente somministrato al nostro Donatello le bisogne perch’e’potessi comodamente studiare ed è certo che non è piccolo quest’obbligo mentre di Donato si dice sopra 300 statue aver fatte in tempo di sua vita d elle quali più di 20 ne luoghi pubblici della Città, e poco meno d’altrettante nella galleria, palagio, ed altre case il novero si vede. E quale bellezza non anno apportato alla Patria nella letteratura come Vincenzo Bartolli insigne Poeta… [sic]

[...] Quali nella Santità come Monsignor Braccio vescovo di Lecce [Braccio Martelli] in Regno che fu al Concilio di Trento, o come Monsignor Ugo Martelli Vescovo di G… [?] [Ugolino

Martelli vescovo di Glandéve?] e d’altri”166

165 BNCF, Magl. VIII, 634, c. 27r. 166 BNCF, Magl.VIII, 636, cc. 6r-6v.

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La citazione di personaggi illustri appartenenti alla famiglia Martelli lascerebbe pensare a un membro di questa famiglia che per quegli anni potrebbe essere identificato con Francesco Martelli (1633-1717)167 personaggio sostenuto negli ambienti curiali dallo stesso cardinale Nerli.

Non è chiaro se si tratti della bozza di dedicatoria per le Bellezze o per una delle due parti, rimaste però inedite, di questa stessa opera168: nel primo caso si potrebbe pensare che il proposito di dedicare l’opera a un membro dei Martelli fosse maturato nella mente dell’autore quando si vide costretto a dover pensare a un possibile altro mecenate nel caso in cui il Nerli si fosse tirato indietro.

L’impresa degli ampliamenti delle Bellezze di Firenze venne dunque condotta contemporaneamente alla stesura della Biblioteca Volante e della Toscana letterata: escono infatti nello stesso anno le prime due scanzie della Biblioteca Volante, e nello stesso periodo Cinelli iniziò a reperire notizie per il primo volume della Storia degli

Scrittori Fiorentini. La stesura delle Bellezze corrispose dunque al periodo in cui Cinelli, frequentando gli Apatisti e più in generale il milieu accademico della Firenze degli anni Settanta, andava alla ricerca di un suo spazio nel campo dell’erudizione letteraria cittadina.

La genesi degli ampliamenti alle Bellezze si ricostruisce tramite l’analisi del manoscritto conservato nella Biblioteca Nazionale di Firenze e noto come Bozze

delle Bellezze169, il quale riunisce una serie di appunti, a prima vista tutti relativi alla

celebre guida; ad un’analisi più approfondita si comprende invece come essi abbiano in realtà una natura diversa e questo consente di affermare dunque che il progetto del Cinelli, era stato inizialmente concepito come una sorta di riedizione aggiornata di un testo (genere, come si è visto, congeniale a Cinelli in questi anni), ma in corso d’opera l’autore dovette rendersi conto che la consistenza dei materiali e delle informazioni acquisite avrebbe consentito di dare vita a un’opera di ben più ampio respiro. I materiali raccolti nel manoscritto citato non sono dunque, come erroneamente si continua a pensare correntemente, le bozze dell’opera data alle stampe, bensì appunti destinati alla stesura di una seconda e di

167 Per un profilo biografico vedi DEL SOLDATO 2008, pp. 47-48.

168 L’analisi della “Seconda” e della “Terza Parte” delle Bellezze sarà oggetto dei due capitoli

successivi.

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una terza parte delle Bellezze, peraltro più volte ricordate dallo stesso Cinelli nei suoi scritti e da alcuni suoi biografi, ma mai attentamente vagliate.

A partire dall’autobiografia inserita nella prima Scanzia della Biblioteca Volante, Giovanni Cinelli aveva infatti elencato tutte le opere edite e inedite di suo pugno ed è tra queste che si trova per la prima volta la menzione della seconda e della terza parte delle Bellezze di Firenze; anche i biografi Giulio Negri e Dionigi Sancassani, riferendosi a questa stessa fonte, menzionano a loro volta le due parti inedite tra le opere cinelliane170.

Traccia di queste opere delle quali rimangono solo dei frammenti (specialmente nel caso della terza parte), emerge dallo stesso testo edito delle Bellezze, oltre che da vari appunti e lettere: un appunto autografo ritrovato all’interno di un codice miscellaneo e databile tra il 1677 e il 1682 riporta infatti anch’esso la menzione delle “Bellezze di Firenze parte 2a e 3a171. Collazionando le informazioni che si

ricavano da questi documenti, siamo dunque in grado di definire i contenuti di queste due parti mai date alle stampe.