• Non ci sono risultati.

La pubblicazione del Malmantile racquistato (1676) e i primi contrasti con i letterati fiorentin

98 Poesie liriche diverse di Gabbriello Chiabrera, in Firenze, nella stamperia di Francesco Livi, All’Insegna

della Nave, 1674, s.n.p., [pp. 5-6].

99 GIUSEPPE MARIA AMBROGI, Chiave della toscana pronunzia. Intorno al chiudere et aprire delle vocali

e, ed o. Dialogo di Bernardino Ambrogj Leonapanto, e Notifireno, interlocutori, in Firenze, all’Insegna della Stella, 1674; vedi anche BRUNI 2004, p. 365.

100 GIOVANNI BATTISTA STROZZI, Osservazioni intorno al parlare, e scriver toscano di G.S. con

l’aggiunta d’alcune voci come si debbano profferire, e scrivere, in Firenze, per Francesco Livi, 1674; GIOVANNI BATTISTA STROZZI, Osservazioni intorno al parlare, e scriver toscano di Giambatista

Strozzi. Declinazioni de’verbi di Benedetto Buonmattei. E l’sunto della favellatoria di Francesco Cionacci accadem. apatista, in Firenze, per Francesco Onofri, 1679.

31

L’appoggio del Magliabechi e la frequentazione di figure già inserite nella maggior parte delle accademie fiorentine consentì dunque a Giovanni Cinelli di essere costantemente informato sugli studi e sulle ricerche dei letterati più o meno amici, anche allo scopo di prevenirle: l’edizione cinelliana delle Vite di Dante, e del Pertarca, ad esempio, anticipava di poco, e forse anche consapevolmente, una analoga del 1672 curata da Francesco Redi101. L’anticipare le mosse dei letterati, e non solo di

quelli con i quali aveva avuto i maggiori attriti, finì per diventare una consuetudine per Cinelli, come dimostra la vicenda della pubblicazione nel 1676 del Malmantile

Racquistato di Lorenzo Lippi, poema eroicomico letto nell’Accademia degli Apatisti l’11 novembre 1649102 e dato alle stampe dieci anni dopo la morte dell’autore103; in

questo caso Cinelli volle farsi carico di un’impresa ufficialmente assegnata al medico Paolo Minucci dal cardinale Leopoldo de’Medici104. Il Malmantile nell’edizione cinelliana recava inoltre una prefazione satirica in cui l’autore si scagliava contro lo stesso Minucci, il Viviani, e Francesco Redi105, che fu costretto

poi a ritirare, cosa che rende questo libello estremamente raro106. Considerando la fama e la reputazione degli oltraggiati, una tale imprudenza costò al Cinelli la crescente diffidenza anche da parte di quella ‘conversazione virtuosa’ nella quale era riuscito ad entrare.

Perfino i rapporti con Agostino Coltellini, il fondatore dell’unica accademia nella quale riuscì a entrare a Firenze, andarono sempre più logorandosi. Per tutti gli anni settanta, in realtà, la figura del Coltellini fu un importante punto di

101 [LEONARDO BRUNI], Le Vite di Dante, e del Petrarca scritte da Lionardo aretino cavate da un

manuscritto antico della libreria di Francesco Redi e confrontate con altri testi a penna, In Firenze, all’Insegna della Stella 1672. In questo testo il Redi non fa alcun tipo di riferimento alla precedente pubblicazione del Cinelli. La vicenda è piuttosto oscura, tuttavia si potrebbe pensare che Cinelli abbia conosciuto il proposito del Redi nell’ambito dell’Accademia degli Apatisti della quale entrambi facevano parte.

102 BMF, Ms. A36, c. 129r.

103 PERLONE ZIPOLI [LORENZO LIPPI], Il Malmantile racquistato, Poema di Perlone Zipoli, In

Finaro, nella Stamperia di Gio: Tommaso Rossi, 1676 (d’ora in avanti LIPPI 1676).

104 BENZONI 1981. Il Minucci (sotto lo pseudonimo di Puccio Lamoni) portò a termine

comunque la sua edizione ignorando, come già aveva fatto il Redi, il lavoro del Cinelli (Il

Malmantile racquistato. Poema di Perlone Zipoli con le note di Puccio Lamoni, In Firenze, nella Stamperia di S.A.S. alla Condotta, 1688).

105 Il Minucci viene infatti definito “un sozzo ed intemperato Etiope, non differente nella midolla dalla

corteccia, servo del proprio ventre, e di abominevoli sentimenti simile al pesce onos”, il Viviani “un tale Analfabeto

Geometra (Asinus qui praetet Euclidem nihil scit, che ben dimostra nella faccia affilata, nel color cetrino, nel

poco pelo, e negli occhi spauriti incassati, e scompagni esser il simulacro della malizia, e degno primogenito dell’Invidia)” e il Redi “un viso rancido, grinzo, e spelato con mentito capello ed affettata favella, vero ritratto della

simulazione” (LIPPI 1676, s.n.p.).

32

riferimento per il nostro autore; in una lettera inviata al Magliabechi da Borgo San Sepolcro il 22 agosto 1673 che accompagnava una copia delle Vite di Dante della quale l’autore lamenta la presenza nel testo di molti refusi, Cinelli prega il celebre bibliotecario di sollecitare commissioni da parte di mecenati fiorentini e di dare visibilità a quella sua prima prova letteraria: tra le personalità alle quali sperava di rivolgere i suoi servizi, compare anche Agostino Coltellini107.

Di lì a poco il Coltellini dovette intervenire per sostenere il petulante ‘protetto’ del Magliabechi, come mostra una lettera del Cinelli a quest’ultimo datata 12 settembre 1973:

“Quante e quali sieno le mie obbligazioni col Signor Avvocato Coltellini non posso così facilmente esprimerle, onde se mi nascerà mai la congiuntura di riservirlo, lo farò con ogni premura maggiore, si che prego Vostra Signoria a renderli in mio nome vivissime grazie de’favori che mi fà, e della protezzione che tiene delle cose mie”108

Col trascorrere degli anni il sostegno del Coltellini divenne determinante, come si evince da questo appunto scritto a margine di una lettera al Magliabechi datata 9 ottobre 1677 nella quale Cinelli, in quel momento a Roma, lo informava che:

“Il Signor Coltellini mi ha reso risposta e mi ha promesso mandarmi lettera di raccomandazione si come mi ha dato nuova di aver fatto dare quella Nota alla mia sorella io li riscrivo ringrazziandolo si dell’uno come dell’altro”109

Secondo il Benvenuti, i rapporti tra i due si incrinarono a causa di un affare editoriale: Cinelli avrebbe dovuto curare nel 1672 l’edizione della Maschera scoperta di Angelico Aprosio110 ma il Coltellini pensò bene di scrivere al bibliofilo ligure

avvisandolo del fatto che Cinelli non sarebbe arrivato a portare a termine

107 BNCF, Magl. VIII, 634, cc. 21r-21v . 108 Ivi, cc. 22r-22v.

109 Ivi, c. 28v.

110 ANGELICO APROSIO, La maschera scoperta di Filofilo Mesoponero, in risposta dell’Antisatira di

D.A.T., scritta contro la satira Menippea del sig. Francesco Buoninsegni, manoscritto presso la Biblioteca Universitaria di Genova (BUG, ms. E.II.39), cfr. L.TOSIN, 2012, p. 167 nota 32 e pp. 167-169 a proposito della vicenda della mancata pubblicazione della Maschera scoperta.

33

l’incarico. L’Aprosio, comprensibilmente preoccupato, chiese lumi direttamente al Cinelli che invece assicurò di aver pronta la stampa a breve111.

Fu probabilmente quest’iniziativa del Coltellini a indispettire Cinelli112 che, ancora

a molti anni di distanza dall’accaduto, nell’ottava Scanzia della Biblioteca Volante dava sfogo al suo astio negando la fiorentinità del Coltellini e facendolo invece provenire “dalle vallate di Bergamo”113, in più rifiutando il suo ruolo di fondatore

dell’Accademia degli Apatisti114. Ancor più mordace il profilo del Coltellini nella quarta Scanzia della Biblioteca Volante:

“Compose in vita molte operette, anzi leggenducole al parer di molti, perocchè ogni bellezza ha i suoi nei, ogni fabbrica i suoi peli, ogni componimento la sua critica [...]: si faceva egli Fondatore dell’Accademia de gli Apatisti che si ragunava in Casa sua, e ciò non gli era di suggezione, perchè era solo, anzi di qualche utile, e d’aura insieme, ma il vero fondatore fu Benedetto Fioretti da Vernio. Aveva messo insieme una copiosa libreria, che con finissima politica per mantenersi molti benevoli, a tutti prometteva lasciare dopo la morte, il che non fece a niuno di loro, ma la lasciò a’Teatini, se non erro. Fu pio, e modesto, come l’opere sue dimostrano”115

Il Benvenuti riporta inoltre un’ipotesi a suo parere poco probabile che vede in questo attacco del Cinelli un’istigazione occulta da parte del Magliabechi116, ma in

assenza di prove non è possibile stabilire con certezza le ragioni di questo contrasto del quale rimane traccia anche nella Toscana Letterata e, in particolare,

111 BENVENUTI 1910, p. 12: “Il Cinelli, infatti, era un po’ affarista e talvolta tirava in lungo le

edizioni che, co’quattrini degli altri, doveva curare”. Sulla questione dell’edizione della Maschera

scoperta vedi NERI 1882, pp.68-70.

112 Vedi a questo proposito le lettere pubblicate dal Neri (NERI 1882, pp. 68-70); fu a suo tempo il

Benvenuti a individuare il casus belli nella pubblicazione della Maschera Scoperta dell’Aprosio.

113 Il Benvenuti notava che “quell’insinuare che patria del Coltellini non sono le terre di Firenze,

belle per natura, famose in tutto il mondo per gli artisti di cui furon madre, ma le vallate di Bergamo, di clima rigido e presso che ignorate nel gran mondo letterario”, aveva lo scopo di “diffondere fra i lettori quella cert’aria di compassione, confinante con lo sprezzo, che si sente di fronte a un contadino rozzo e zoticone, piovuto giù dalle montagne fra gente di una raffinata e superiore civiltà” (BENVENUTI 1910, p. 11).

114 Il Coltellini era nato a Firenze il 17 aprile 1613 da padre di origine bolognese, cfr.

BENVENUTI, 1910, p. 9 e nota 1 nella quale si cita il documento che prova l’origine fiorentina del Coltellini (Archivio dell’Opera del Duomo di Firenze, Registro Maschi 1612-1613, c. 5 a) .

115 SANCASSANI 1734

34

nella biografia di Benedetto Fioretti al quale viene assegnato il ruolo di vero fondatore117:

“Benedetto Fioretti. Fu esso il Fondatore dell’Accademia degli Apatisti, come ho detto altrove e spezialmente nelle Scanzie di mia Biblioteca Volante, e qui il replico per cavar di testa a quelli che ne credono autore il Coltellini questa falsa openione nata in loro dalle relazioni di gente poco pratica meno fidele, e tutta appassionata del Coltellini che fu poi quello, che la seguitò a far ragunare in sua casa, e ne cavava utile non piccolo, con politica finissima”118