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Le scelte editoriali di Giovanni Cinelli, volte in gran parte alla riedizione di testi, non furono solo frutto delle necessità economiche del loro autore, ma rientravano in un contesto culturale che in quegli anni, come si è visto, era particolarmente attratto dalla letteratura burlesca allo stesso modo che dal filone ‘classico’ del Chiabrera. A partire dai primi anni settanta Cinelli iniziò infatti a dare alle stampe una serie di opere che si mostrano perfettamente in linea con gli interessi letterari della prestigiosa Accademia della quale era entrato a far parte.

Come accademico apatista egli pubblicò nel 1671 la sua prima fatica, Le Vite di

Dante, e del Pertarca scritte da Lionardo Aretino cavate da un Manuscritto antico della

91 BNCF, Magl. VIII, 1135, c. 185r; un sunto di questa lettera si trova in BIANCHINI 1984, p.

257, n. 959.

92 BNCF, Magl. IX, 66, c. 386 v (c. 724 nella cartulazione originale). Vedi anche, in questa sede,

APPENDICE, I.

93 Molte delle opere edite da Cinelli nei primi anni Settanta sono stampate “all’Insegna della Nave”;

oltre alle Parafrasi di Federico Nomi, compaiono sotto questa insegna altre opere delle quali Cinelli si fece editore: il Testamentum sive Praeparatio ad mortem fr. Io: a S. Catharina congreg. reformatae sancti

Bernardi ordinis Cistercensis demum card. Bona nuncupati Ioannes Cinellius primum in lucem aedit (1675), lo

Specchio, o vero Descrizione della Turchia, doue si vede lo stato presente di essa: i costumi degli ottomanni, ed altri popoli di quello Imperio diuiso in 14. nazioni, tutte opposte alla potenza che le gouerna (1674), le Poesie liriche

diverse di Gabbriello Chiabrera (1674). In un paio di casi lo stampatore che operava sotto questa insegna risulta essere Francesco Livi (BRUNI 2004, pp. 380-381).

29 Libreria di Giovanni Cinelli accademico apatista94. La specifica della propria appartenenza accademica palesa la volontà di proporsi nella veste del letterato che si dedica al meritorio compito di riportare alla luce testi inediti da commentare e da dare alle stampe prima che altri li spacciassero come propri, pratica che doveva particolarmente diffusa stando alla testimonianza dello stesso Cinelli:

“Tradur da straniera lingua un opera, e darla fuori per sua, che non sia conosciuta credendo, è vanità, perchè fino i libri venduti in fiera fredda a chi lettere non professa [h]anno i furti, e ladronecci manifestati. Poco importa copiar un antico codice manoscritto e credendolo unico farsene autore con portar attestazioni non cercate, d’aver quell’opera composta perch’è verissimo, quel nil occult. quod non revelet. Si riveggon poi gli manoscritti e per che fatti di molto tempo prima, la mala azione del rubbamento discuopprono: fino a pigliar qualche toppa per rassettar le rotture del proprio giubbone, può tollerarsi, ma il rubbar il vestito col ferraiuolo, e tutto il fornimento è troppo mala azzione”95

Interessa di questa prima opera cinelliana anche il riferimento, nel titolo, a una propria “Libreria”, quasi che egli tentasse di solleticare la curiosità dei bibliofili presentando quello che voleva far apparire come uno dei tanti manoscritti inediti in suo possesso. Per questa prima pubblicazione la scelta cadde, non a caso, sul testo di un grande protagonista dell’umanesimo fiorentino, Leonardo Bruni (1370 ?-1444), e su un argomento particolarmente caro agli Apatisti i quali tanto avevano contribuito allo studio della Commedia e alla divulgazione del volgare toscano in linea con gli orientamenti della politica granducale del tempo96.

Le Vite di Dante e del Petrarca dovettero convogliare su Cinelli l’attenzione della comunità accademica: questa prima prova letteraria divenne un vero e proprio ‘biglietto da visita’ che l’autore era solito offrire in dono a personaggi di cui gli interessavano i favori97.

94 Le Vite di Dante, e del Pertarca scritte da Lionardo Aretino cavate da un Manuscritto antico della Libreria di

Giovanni Cinelli accademico apatista, e confrontate con altri testi a penna, In Perugia, par gl’eredi di Sebastiano Zecchini 1671.

95 BNCF, Magl. IX, 66, cc. 384r-384v (cc.719-720 secondo la cartulazione originale). 96 LAZZERI 1983, p. 29.

97 Lettera al Magliabechi inviata da Borgo San Sepolcro il 22 agosto 1673 in BNCF, Magl. VIII,

30

A pochi anni di distanza, Cinelli diede alle stampe un capolavoro di poesia burlesca come I brindisi de’Ciclopi di Antonio Malatesti (1673) da un manoscritto in possesso del Magliabechi; seguirono poi le Poesie liriche diverse del Chiabrera (1674) e le Poesie di Francesco Buoninsegni (1676).

La scelta del Chiabrera aveva dunque lo scopo, come si è già avuto modo di precisare, di venire incontro alle tendenze letterarie del momento come lo stesso Cinelli scrive nell’introduzione dell’opera:

“ho stimato bene il dar principio alla ristampa di tutte dalle presenti [Liriche], che erano le più desiderate, e che non si trovavano più [...]; di tutte sono stato favorito dal medesimo Sig. Magliabechi, che mi ha anche cortesemente prestati gl’esemplari stampati delle presenti, i quali quà difficilmente si potevano avere da altri, il che amico lettore solamente ti avviso, perchè sappia a chi meco ne debba l’obbligazioni”98

L’attività svolta da Cinelli in questi anni dovette riscuotere il plauso degli accademici Apatisti che guardarono con vivo interesse le ristampe di autori considerati maestri di stile (come nel caso del Chiabrera) e tutte le iniziative dedite allo studio del volgare toscano: nello stesso anno in cui Cinelli pubblicava le Poesie del Chiabrera, Agostino Coltellini faceva ristampare la Chiave della toscana pronunzia del teatino Giuseppe Maria Ambrogi99 e contemporaneamente tornava alla ribalta in una nuova edizione le Osservazioni intorno al parlare, e scriver toscano di Giovan Battista Strozzi (1551-1634), la cui fortuna è testimoniata da una serie di ristampe fino al 1679100.

La pubblicazione del

Malmantile racquistato

(1676) e i primi contrasti con