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Potere operaio

3) Geografie Milano, autunno 1976.

Alle ore 15 e 40 circa odierne veniva richiesto l'intervento della Squadra Volante presso la scuola elementare sita in questa via Monluè n. 65. Sul posto si accertava che quattro bambini, durante l'orario di ricreazione, servendosi degli attrezzi agricoli di un contadino della zona, avevano deciso di creare un orticello nello sterrato circostante il muro di cinta della scuola. Durante, tuttavia, il loro gioco gli attrezzi erano urtati contro qualcosa di duro ed i bambini, scavando, avevano portato alla luce una cassetta di tipo militare, in metallo. Una volta aperta, all'interno della stessa avevano notato molte pistole e proiettili, parte delle quali e quattro delle prime avevano preso per giocare, portando il tutto poi alla propria maestra. […] Colà le volanti intervenute provvedevano innanzitutto a “disarmare” altri bambini che, attirati dalle novità, giocavano con estrema semplicità con le altre armi rinvenute in loco. Si riusciva poi 148 Sempre Donat Cattin ricorda che «in quel periodo [1974-75] c'era una divisione molto netta che poi, dopo,

non c'è più stata, fra l'ambito politico e quello ... [militare] Per esempio, mentre io mi occupavo di queste cose, ero completamente all'oscuro del fatto che esisteva una struttura quasi clandestina», in ivi, p. 9.

149 Ivi, pp. 14-16, 36. Anche in questo caso conviene confrontare la versione di Donat Cattin (che individua abbandoni individuali in un'ottica di continuità fra le esperienze delle due riviste) con quella di Dalmaviva, che sostiene invece: «nel '74 si discusse della creazione di una rivista, ma se ne discusse nei termini di una rivista di dibattito; e credo che, del resto, a questa cosa possa far fede lo stesso elenco, il sommario degli articoli che compaiono nella rivista. Eccentrici rispetto a questi articoli, la Corte troverà il fondo iniziale e due articoli prodotti da frammenti di organizzazione di Lotta Continua. [...] Questo fondo, questi due articoli, e l'esistenza a Milano di un progetto organizzativo provocano la fine di Linea di Condotta. Se la Corte osserva, nella seconda pagina di copertina, viene annunciato, nel prosieguo, un numero di programma. Il secondo numero non ci sarà mai. Ma qual'è la causa politica per cui non esce un secondo numero di una rivista che ebbe un notevole successo di vendita [...]? Fu esattamente questo tipo di rottura politica», in ivi, p. 55.

ad accertare che ieri o forse l'altro ieri un giovannottello […] aveva notato nel tardo pomeriggio due figuri che a bordo di un Vespino […] si erano fermati nello stesso posto in cui è stata trovata la cassetta, ed avevano scavato con mezzi propri. […] Interpellato dal sottoscritto il ragazzo riferiva che difficilmente sarebbe stato in grado di riconoscere l'effige dei due in quanto attratto esclusivamente dalla Vespa di cui è un appassionato. Probabilmente, sollecitato, il ragazzo avrebbe potuto ricordare qualche particolare utile, ma non è stato poi possibile accompagnarlo in Questura per ulteriori accertamenti perché il padre […] si era decisamente opposto150.

Quando si parla di familiarità con le armi e di «normalità della violenza, come conseguenza dell'innalzamento delle soglie di tolleranza rispetto ai comportamenti violenti all'interno della società italiana (che non coinvolgono soltanto la sfera politica)»151 è anche a scene come queste che dobbiamo

pensare: scene che non avvengono in qualche contesto bellico o criminale, ma a Milano, locomotiva dello sviluppo economico e sociale italiano.

E se la storia di Senza tregua prima, e Pl poi, per molta parte è stata una storia milanese, interna al suo microcosmo estremista, è d'obbligo riferirsi all'immagine di una città ben diversa da quella, edonistica e frenetica, che si è cristallizzata in seguito nell'immaginario collettivo. Prima della “Milano da bere”, della «Milano capitale»152 degli anni '80 (e delle sue tante varianti, la “Milano da pere”153 ad esempio)

è esistita una città tenacemente operaia, con un tessuto di piccole, medie e grandi fabbriche che ne assediava, materialmente e idealmente, l'esiguo centro cittadino; basteranno pochi anni, a cavallo del 1980, per operare una metamorfosi completa del panorama urbano, da allora legato inscindibilmente alla centralità del terziario avanzato.

Il retroterra sociale e culturale da cui si origina Pl era invece ancora quello della Milano vertice del triangolo industriale, della città spazzata via di lì a pochi anni. Sulle macerie delle fabbriche che

150 Relazione di servizio 18 ottobre 1976 e successivi rapporti in ASM, Processo “Rosso-Tobagi”, b. 19, f. 9. La rapina dell'armeria di viale Monza da cui provenivano le armi era stata effettuata il 12 dicembre dell'anno precedente e una delle pistole rubate era stata recuperata al momento dell'arresto di Roberto Serafini, militante di primo piano del settore militare della giornale “Rosso”; per il suo arresto cfr. Rapporto giudiziario n. E3/1975/UP della questura di Milano, 19 dicembre 1975 in ivi, b. 18, f. 5.

151 Ermanno Taviani, PCI, estremismo di sinistra e terrorismo in Gabriele De Rosa e Guido Monina (cura),

L'Italia repubblicana nella crisi degli anni Settanta, vol. IV, Sistema politico e istituzioni, Rubbettino,

Soveria Mannelli 2003, p. 260. Per fare un solo esempio si tenga conto che l'Italia dei primi anni Settanta conobbe due rivolte scatenate dallo spostamento dei capoluoghi di regione (a Reggio Calabria e l'Aquila) che si protrassero per mesi con una sostanziale perdita da parte delle istituzioni del controllo dell'ordine pubblico. L'apice si raggiunse a Reggio Calabria con la spinta fondamentale dell'estrema destra. Cfr. Luigi Ambrosi, La

rivolta di Reggio. Storia di territori, violenza e populismo nel 1970, Rubbettino, Soveria Mannelli 2009.

152 Guido Crainz, Il paese reale, Donzelli, Roma 2012, pp. 189-194. Più in generale cfr. John Foot, Milano

dopo il miracolo. Biografia di una città, Feltrinelli, Milano 2003. Possono essere utili anche alcuni passaggi

dell'autobiografia della figlia di Negri, Anna Negri, Con un piede impigliato nella storia, Feltrinelli, Milano 2009, p. 197 così come gli spunti contenuti nel pionieristico Robert Lumley, Dal '68 agli anni di piombo.

Studenti e operai nella crisi italiana, Giunti, Firenze 1998 [1994].

153 Traggo l'espressione dalla quarta di copertina della recente autobiografia di un militante atipico della lotta armata, la cui storia di vita attraversa molti dei nodi degli anni '70: giovane freak, eroinomane e spacciatore, possibile obiettivo della lotta armata movimentista, militante di Pl, fondatore di una banda autonoma a cui in sede processuale ha dato il nome, detenuto nelle carceri di massima sicurezza, volontario di strada per il recupero dei tossicodipendenti, Maurizio Rotaris, Passeggiata nel delirio, Milieu, Milano 2015.

occupavano l'incerto confine fra Milano e Sesto S. Giovanni verranno costruiti centri commerciali e scandali giudiziari, quasi un emblema dell'Italia attuale. Nei primi mesi del 1975, invece, avevamo lasciato un abbozzo di organizzazione politica e una rivista in attesa di pubblicazione dai contenuti e dalle forme ambiziose (“Linea di condotta”), che si candidavano a giocare un ruolo di primo piano in un panorama, quello dell'estremismo di sinistra italiano, attraversato dall'incipiente crisi delle formazioni extraparlamentari e da continui travasi organizzativi. Nei mesi a seguire, tale esperienza troverà una sua prima sistemazione stabile attorno al progetto politico dei Comitati comunisti per il potere operaio e al suo giornale di riferimento, “Senza tregua”. La denominazione Comitati comunisti, vale la pena ricordarlo, compare già nel numero unico di "Linea di condotta", a dimostrazione dei solidi fili di continuità fra le due esperienze, sia a livello di uomini che di contenuti teorici.

Quello che si svolge nei primi mesi del '75 è un processo aggregativo farraginoso e spezzettato, giocato su piani molteplici, sovrapposti ma non coincidenti: da quello ideologico della rivista a quello politico dei collettivi territoriali che le ruotano intorno come pure a quello militare delle strutture illegali che le nascono in seno. Si tratta di un processo che viene declinato in forme e tempi diversi dalle realtà locali che costituiscono l'incerta federazione del gruppo. Operare una reductio ad unum delle varie componenti di questo percorso politico risulta certo esercizio fondamentale per la comprensione delle vicende successive, ma non per questo semplice e neutrale; non a caso ha trovato nelle aule di tribunale il suo primo e forse più appropriato laboratorio154. A voler seguire passo passo

l'evoluzione a breve termine di quest'area politica si possono individuare tre momenti fondamentali: a una prima fase, dalla primavera del '75 fino all'autunno dello stesso anno, in cui si assiste all'abbandono del progetto di "Linea di condotta" a vantaggio del nuovo giornale, “Senza tregua”, seguono i mesi a cavallo del 1976, fino alla primavera/estate, contraddistinti dall'ascesa di quest'area politica, fino alla sua crisi, latente fin dalla primavera, ma poi conclamata nella seconda parte del 1976 e da cui scaturirà la Pl vera e propria.

La collaborazione fra settori provenienti da Potop e da Lc155 fino almeno all'autunno del 1975, cioè

alla stampa del primo numero di “Senza tregua”, non si inquadra ancora in una cornice organizzativa stabile e univoca; risente, in altre parole, delle differenze fra i vari contesti territoriali, per provenienza politica dei militanti, effettivo attivismo politico e militare, tempi diversi di maturazione del processo

154 Una delle ricostruzioni della pubblica accusa individua un'«organizzazione preesistente alla formale costituzione di Prima Linea, che ha agito dal 1975 all'autunno del 1976» e afferma che «verso la fine del '74 – inizio del '75 si forma progressivamente una organizzazione in cui confluiscono spezzoni di ex militanti di “Potere Operaio”, fuoriusciti di Lotta Continua ed altri gruppi di varia estrazione (Circolo “Lenin” di Sesto San Giovanni, Comitati autonomi di fabbrica, etc). Tale organizzazione raggiunge verso la fine del '75 – inizio '76 una struttura efficiente e compartimentata e, pur senza utilizzare una particolare sigla, realizza numerose rapine, l'omicidio Pedenovi nel '76 a Milano, vari ferimenti e attentati. La sua facciata pubblica ed apparentemente legale è costituita dalla rivista “Senza tregua” e dalla denominazione “Comitati comunisti per il potere operaio”», in Requisitoria Spataro, pp. 115-123.

155 Il peso maggioritario, nell'alchimia del nuovo gruppo, di queste due provenienze, ovviamente non esclude altri percorsi: una sua figura di spicco, Guglielmo Guglielmi, ad esempio proviene dai gruppi marxisti- leninisti, mentre a Milano la nuova area attira collettivi e comitati (come quello della facoltà di architettura) che erano rimasti fino ad allora relativamente autonomi dai gruppi maggiori della estrema sinistra. Cfr. Andrea Leoni, Memoriale, 13 maggio 1983 in AFF, Fondo Rossanda, b. 52.

aggregativo. Inoltre, non si deve sottovalutare la difficoltà, che permarrà a lungo per tali aggregati informali, di trasmettere, e far rispettare, una linea politica nazionale coerente e stringente alle varie realtà territoriali. Sempre che sia esistito un centro (e se sì, sarebbe importante capire da quale momento diventi realmente operante), tutta da valutare è l'effettiva esistenza di direttive precise e anche la loro reale capacità di giungere sane e salve a destinazione in periferia. Su questo, le conclusioni della magistratura paiono sopravvalutare il grado di coerenza del legame organizzativo operante in esperienze fluide e transitorie156, mentre le testimonianze di numerosi militanti, ad

eccezione di quelle dei pentiti in fase istruttoria, tendono a minimizzare l'effettiva organicità delle strutture politiche157, oltreché a restituire la pluralità delle prospettive locali. In questa prima fase per

così dire di passaggio e decantazione, risulta scivoloso, e forse in ultima analisi abbastanza ozioso, distinguere nettamente fra Linea di condotta e Senza tregua (intese non come semplici pubblicazioni, ma come networks politici), così come tratteggiare un quadro organizzativo nitido.

In effetti i principali nodi di questa rete (Milano, Roma, Torino, Firenze), fragilmente connessi da un dibattito politico ancora in fieri, per tutto il biennio 1975-76 procedono, nel loro sviluppo, a velocità estremamente diverse tanto che la mappa del radicamento territoriale di questa area di dibattito (o «laboratorio sociale»158) appare già ramificata, ma più sulla carta che non in pratica. A Milano, realtà

che in breve diverrà trainante, e alle sue dirette diramazioni territoriali come Bergamo159, operano le

varie componenti di chi è uscito da Lc. In una certa misura, il primato milanese può essere il frutto di un equivoco prospettico, generato dal ruolo di primissimo piano ricoperto da alcune figure locali nelle vicende successive di Pl e dal carattere circostanziato delle dichiarazioni rese da Libardi:

noi costituimmo quello che nelle nostre intenzioni doveva costituire un gruppo armato: non avevamo una strategia ben definita, ma intendevamo solo compiere azioni al fine di catalizzare altri gruppi armati. […] Eravamo in tutto 15 o 20, […] immediatamente il gruppo fu rigidamente compartimentato […]. I settori previsti erano 3, e cioè quello dell'informazione, […] quello logistico, […] il settore politico. […] L'attività di questo gruppo durò circa 3 mesi. […] Nel frattempo si erano intensificati i contatti che tenevamo con un gruppo già proveniente da Potere operaio […]. Il gruppo che si formò era articolato su quattro sedi, e cioè Milano (che comprendeva anche alcuni elementi del comasco), Torino, di cui non conoscevo nessuno, ma che so era collegato con quello di Roma, molto numeroso, con Morucci quale 156 Cfr. lo stralcio della sentenza del giudice istruttore Amato, dal titolo Da Senza tregua ai Comitati comunisti

rivoluzionari, riportata in G. De Lutiis (cura), Attacco allo stato: dossier 7 aprile, dalla illegalità di massa al terrorismo, Napoleone, Roma 1982, pp. 89-95.

157 Nelle aule di tribunale si affermerà che «questa che adesso possiamo chiamare “area di S[enza]. T[regua].”, che ha come riferimento il giornale, non è un'O[rganizzazione]., come è stato sostenuto alcune volte, è una situazione complessa che anch'io oggi fatico a inquadrare», in interrogatorio dibattimentale Diego Forastieri processo appello Pl/Cocori Milano, 5 dicembre 1985 (d'ora in poi Forastieri), p. 581 in ACG, FGS. Oppure che «questa area dei Comitati comunisti per il potere operaio era una cosa piuttosto complicata, ed è complicato descriverlo. […] Erano composti da gruppetti di questo tipo, presenti in alcune fabbriche» in interrogatorio dibattimentale Maurizio Costa processo appello Pl/Cocori Milano, 20 novembre 1985 (d'ora in poi Costa), p. 177 in ACG, FGS.

158 Interrogatorio dibattimentale Bruno Laronga processo appello Pl/Cocori Milano, 2 dicembre 1985 (d'ora in poi Laronga), p. 481 in ACG FGS.

159 Emilio Mentasti, Bergamo 1967-1980: lotte movimenti organizzazioni, Colibrì Edizioni, Paderno Dugnano 2002.

comandante militare del Nucleo, ed infine Firenze. […] Nel 1975 stringemmo rapporti con Roberto Rosso e con Piero Del Giudice, al fine di una fusione con i loro gruppi, fusione che avvenne nel corso dell'anno in periodi diversi. […] Poco dopo l'ingresso del gruppo di Del Giudice quelli di Roma in parte e Torino per intero escono dall'organizzazione e danno vita ai F.A.C. [Formazioni Armate Comuniste], che successivamente confluiscono nelle Brigate rosse160.

Difatti, è molto più difficile valutare ciò che accade in quei mesi a Roma e a Torino, dove agiscono (o non agiscono) soprattutto gli ex di Potop: servirebbe una ricerca a se stante e qui si perdonino i brevissimi accenni. Abbastanza semplice è il discorso per Roma, in cui non esistono transfughi di Lc e dove si assiste a un progressivo sfilamento degli ex di Potop dal progetto nazionale, di cui pure erano stati fra i principali promotori. I primi ad abbandonare sono figure politiche e teoriche come Piperno, Virno, Castellano161, che pure hanno collaborato alla messa a punto del numero unico di “Linea di

condotta”, ma di cui si perdono le tracce già al principio del 1975. Non soltanto: nei mesi successivi, quelli centrali del 1975, scelgono un altro percorso anche un diverso genere di militanti, quadri intermedi più che dirigenti, avvezzi più all'organizzazione e meno all'elaborazione. Ad uscire dal progetto per fondare le effimere Fca162 è tutto il gruppo romano che ha in Morucci uno dei suoi leaders

militari e che di lì a poco costituirà l'anomala colonna romana delle Br. In questo modo la nascente area di Senza tregua si vede privata non soltanto di una parte importante del tessuto militante estremista della capitale, costruito più intorno a comitati di quartiere che non a realtà di fabbrica come nel milanese163, ma anche della esperienza politico-militare maturata all'interno del “servizio d'ordine”

di Potop. La sostanziale impermeabilità del milieu politico romano a questo soggetto politico sarà ribadita sia dal fallimento della missione romana a cui sarà più o meno costretto Rosso nel corso del 1976164, sia da una nuova e ultimativa emorragia di militanti prima della formazione vera e propria di

Pl.

A scegliere la stessa via autonoma, ma in ultima analisi subalterna alle Br, non sono soltanto i romani, ma anche una componente importante di chi è attivo in un altro contesto peculiare, quello torinese, laddove l'incontro fra ex di Lc e di Potop non avviene nel 1974, ma o un po' prima (figure poi centrali

160 Libardi, 16 ottobre 1980, pp. 5-7.

161 Donat Cattin “7 aprile” e Libardi “7 aprile”. Cfr anche l'intervista a Paolo Virno in G. Borio – F. Pozzi – G. Roggero, Gli operaisti, cit., p. 315. L'intervista, insieme ad altre e a diverso materiale, è disponibile anche in rete all'indirizzo http://www.autistici.org/operaismo/index_1.htm .

162 Progetto Memoria, La mappa perduta, Roma, 1994, pp. 74-80. Per un'infarinatura, non priva di un tasso elevatissimo di imprecisioni, sulle tendenze dell'area romana si può vedere la deposizione di Antonio Savasta davanti alla commissione parlamentare sul sequestro Moro in CM, vol. IX, p. 265 ss.. In altri volumi degli atti sono presenti anche i numerosi interrogatori di Savasta.

163 Sempre Libardi parla, per Roma, nei primi mesi del 1975 di un gruppo «molto numeroso» che aveva originato ben cinque squadre di quartiere, in Libardi, 16 ottobre 1980, p. 7. L'intervento operaio di questi gruppi non era paragonabile a quello milanese, visto anche il ridotto tessuto industriale della capitale, e si limitava ad alcune fabbriche come la FATME o la Autovox, eredità di Potop. A titolo di esempio cfr. il foglio di lotta Fabbrica-Quartiere, novembre 1974 in ASESS, Fondo Numeri Unici, b. Q-4-12. Non vi è traccia di questi percorsi organizzativi nell'abbozzo di analisi storiografica contenuta in Guido Panvini, Grande

terrorismo e terrorismo diffuso a Roma in Francesco Bartolini – Bruno Bonomo – Francesca Socrate (cura), Lo spazio della storia. Studi per Vittorio Vidotto, Laterza, Roma-Bari 2013.

come Nicola Solimano o Marco Donat Cattin aderiscono a Potop già nel 1973, quando, a livello nazionale, il gruppo si sta sfaldando) o un po' dopo (per avere la grande diaspora dei “ragazzini” di Lc bisognerà aspettare i mesi a cavallo fra '76 e '77). L'uscita di personalità come Adriana Garizio e Cristoforo Piancone, coinvolte negli anni successivi nelle inchieste sulle Br, non interrompe l'evoluzione politica in atto a Torino, ma la priva, anche in questo caso, di alcune delle sue professionalità militari165. Seppure Torino giochi un ruolo centrale negli equilibri politici interni al

gruppo di Senza tregua lo fa comunque in forme in parte atipiche, basti pensare che per lungo tempo continua a firmarsi “Potere operaio”, e comunque diverse rispetto a quelle presenti a Milano. Non gioca un ruolo solamente la diversa cultura politica predominante di provenienza (Potop a Torino, Lc a Milano) e neppure un differente modo di intendere la commistione fra lotta di massa e uso della violenza (con minori canali di comunicazione a Torino rispetto che a Milano), ma anche elementi di contesto sociale. A Torino domina la presenza fagocitante degli sconfinati stabilimenti Fiat, in cui il gruppo di Senza tregua stenterà a radicarsi, mentre a Milano l'esistenza di un tessuto di aziende medio grandi (come quelle di Sesto S. Giovanni – Magneti Marelli, Breda, Falck, Carlo Erba, etc) attraversate in modo stabile dai comitati autonomi consentirà maggiori margini di manovra.

Tutto ciò non porti però a sottovalutare il peso specifico del contesto torinese. Non si dimentichi peraltro che il percorso dai gruppi dell'autonomia alle Br può essere fatto anche in senso opposto e da questo punto di vista Torino ne è scenario privilegiato. Allorché, alla fine del 1975, tre brigatisti di primo piano decidono di uscire dall'organizzazione, il loro approdo, sebbene diversificato, è proprio quello delle varie correnti autonome, a cui apportano tutta la loro esperienza politica e militare. Dei tre, uno, Corrado Alunni, sceglie il filone autonomo che fa capo alla rivista “Rosso” costruendone praticamente da zero il livello illegale; gli altri due, Susanna Ronconi e Fabrizio Pelli, invece, instaurano un dibattito stretto con il gruppo di Senza tregua attivo a Torino166. Se la prima attraverserà

tutta la parabola di questa area fino ed oltre la conclusione dell'esperienza di Pl, di cui diverrà dirigente ai massimi livelli, anche il secondo, probabilmente la figura di maggiore caratura fra le tre dal punto di vista politico, se non fosse stato immediatamente arrestato, sarebbe giunto a un simile approdo167.

Completa il quadro anche il radicamento stabile e crescente nel tempo che il nascente gruppo riesce a instaurare a Firenze e Napoli. Il nodo fiorentino proviene quasi esclusivamente dall'esperienza di Potop e, in quanto tale, risente delle varie scissioni di cui si è parlato per Roma e Torino, mentre la