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Capitolo terzo La forza incontra la piazza: Prima linea e il movimento del Settantasette (1977)

3) Piccola città: il caso di Firenze

Può convenire soffermarsi su un contesto specifico, quale è Firenze nel “lungo Settantasette”, in modo non soltanto di vedere all'opera le dinamiche di scontro fra gli attori politici, ma anche di ripercorrere i capisaldi dell'azione dell'autonomia: ripercorrerli in un ambito diverso, dove il terreno privilegiato è quello delle lotte universitarie. Rappresenta peraltro un contesto a suo modo periferico, rispetto ad

ma assolutamente interna a pratiche forme di lotta del movimento», in "Senza tregua", s.d. [estate 1978], p. 26-27. L'articolo senza titolo assume le forme di una controinchiesta rispetto alle accuse della magistratura nei confronti dei militanti torinesi.

esempio a Padova – con cui peraltro presenta parziali somiglianze – così da consentire uno sguardo meno concentrato sui punti più alti del conflitto sociale.

A premessa, è utile sottolineare le specificità del panorama politico fiorentino: la pressoché assoluta sordità della esigua classe operaia fiorentina ai proclami dell'ultrasinistra605, che invece conoscono una

certa fortuna fra gli studenti e chi vive a cavallo della legalità (il cosiddetto “proletariato extralegale”); la forza del locale partito comunista (siamo al centro delle "regioni rosse"), che ricopre da tempo consolidate funzioni di governo locale606; il consueto mosaico dell'ultrasinistra, forte di un

radicamento consistente ma frammentato (Potop nella facoltà di architettura, Lc fra gli studenti medi), reso più magmatico dalla sua crisi e dalle incerte linee di ricomposizione interne all'autonomia607.

Difatti, quando si parla di autonomia e di movimento del Settantasette a Firenze ci si trova di fronte, per un verso, a soggettività distinte, dall'altro, agli intrecci fra gruppi tipici di una città di medie dimensioni. Se è vero quindi che l'area che fa riferimento a "Senza tregua" e che poi confluirà in Pl rappresenta solamente una delle anime (quella più universitaria e più portata a costruire "organizzazione", anche in virtù dell'eredità di Potop) della locale autonomia, allo stesso tempo i rapporti (di competizione e collaborazione) attraversano schieramenti per loro natura instabili. Il discorso vale a prescindere dalle sanzioni della magistratura e dai conflitti sulla memoria che sottintendono alle narrazioni dell'oggi, riconducibili a un discorso di "sommersi e salvati" e debitrici alle genealogie dell'attuale antagonismo locale608.

Sono però anche altre le specificità del contesto fiorentino, meno immediate, ma più suggestive. Per questo vale la pena interrogarsi su quanto pesino nei successivi percorsi della lotta armata a Firenze due circostanze. Da una parte siamo di fronte a una città che, nei suoi settori di sinistra più radicali, è rimasta traumatizzata dalla morte, ai margini di una rapina, nell'ottobre del 1974, di due militanti dei

605 Lettera all'operaio del Pignone, "Lotta di massa. Giornale tecnico-politico di movimento" cit, pp. 1-2. "Lotta di massa" è il giornale prodotto dal collettivo di architettura; ne esce questo unico numero a fine del 1976, sebbene sia prevista una ben diversa continuità di stampa. La sua pubblicazione può essere intesa come l'apice della forza del collettivo.

606 Su questo cfr., pur in uno sguardo concentrato sull'associazionismo studentesco vicino al Pci, Matteo Mazzoni, Politica in movimento: fasi, protagonisti, dinamiche di una stagione di impegno collettivo in Associazione Ciclostilato in proprio, Concentramento ore 9, Regione Toscana, Firenze 2016, pp. 19-192. 607 Manca completamente un lavoro storiografico di sintesi sull'estrema sinistra fiorentina. Per questo i

riferimenti sono frammentari: rispetto alla fase più tarda, cioè a quella post crisi della sinistra extraparlamentare, si veda Massimo Cervelli – Bruno Paladini, Autonomi a Firenze in S. Bianchi – L. Caminiti, Gli autonomi cit., vol. I, pp. 316-42; rispetto ai gruppi della sinistra extraparlamentare, e a una fase precedente, si veda Vincenzo Simoni, Prima del piombo: i Gruppi d'azione proletaria a Firenze, Ponte alle Grazie, Firenze 1993 (i Gap sono completamente estranei alla pressoché omonima formazione fondata da Giangiacomo Feltrinelli, mentre invece rappresentano un gruppo locale, con un certo radicamento nelle scuole, confluito poi in Ao); per il contesto della facoltà di architettura si veda l'intervista a Massimo Grandi in A. Grandi (cura), Insurrezione armata cit. e quella a Giancarlo Paba, del 7 settembre 2001 riportata nel cd allegato a Guido Borio – Francesca Pozzi – Gigi Roggero (cura), Futuro anteriore. Dai "Quaderni rossi" ai

movimenti globali: ricchezze e limiti dell'operaismo italiano, DeriveApprodi, Roma 2002.

608 Solleva più di un interrogativo la quasi totale mancanza di riferimenti all'area dell'autonomia fiorentina che aderirà a Pl in M. Cervelli – B. Paladini, Autonomi a Firenze cit. I due autori provengono da un'altra corrente autonoma, estranea alle vicende di Pl, che in quegli anni si raccoglieva intorno ad alcuni edifici occupati nel quartiere, allora molto popolare, di Santa Croce. Qualche risposta la si ottiene leggendo le interviste in appendice a Lauro Rosso, L'Autonomia a Firenze. 1973-1977, tesi di laurea magistrale in scienze storiche, Università degli studi di Firenze, relatrice Monica Galfré, a.a. 2014/15.

Nap: il napoletano Sergio Romeo, ma soprattutto il fiorentino Luca Mantini, esponente di spicco di Lc e animatore delle prime esperienze autonome609. In questo esiste un possibile parallelismo con

Bologna, e con l'eredità della rapina di Argelato, avvenuta nel dicembre del 1974 e riferibile all'area della rivista "Rosso" (sarà uno dei pochi fatti di "terrorismo" che porteranno alla condanna definitiva di Toni Negri). Nella campagna bolognese, in seguito a un conflitto a fuoco muore un brigadiere dei carabinieri, mentre uno degli arrestati, Bruno Valli, si suiciderà dopo pochi giorni in carcere610. Queste

morti traumatiche e precoci, proprio nella fase convulsa di gestazione della lotta armata (1974-77), possono aver contribuito a sconsigliare nelle due città una militarizzazione spinta del conflitto sociale, tanto che a ben vedere l'omicidio politico le lambirà soltanto.

Dall'altro, Firenze è una città in cui, almeno fino ai primi anni '80, le Br mantengono un insediamento precario e marginale. Non esiste quindi, per Pl, la necessità di competere con l'altra organizzazione, condizione che può spiegare la minore intensità delle operazioni armate. Ad affermarlo è proprio una militante di Pl fiorentina:

un'altra cosa di Firenze diversissima dalle altre città è il fatto che a Firenze non ci sono state le Br. In altre città avevano dato una dimensione alla lotta armata, perché hanno posto il terreno che non era solo di battaglia ideologico-politica ma anche di "morire nel fuoco" come si diceva allora. Credo, ne sono più che convinta ..., che in alcune città come Milano e Torino alcune azioni fatte da Pl, pur sorrette da motivazioni diverse, sono state simili perché spinte da una pratica delle Br611.

Se si vuole individuare una data simbolo del confronto duro fra Pci fiorentino e estrema sinistra, bisogna tornare indietro al 1975, a quelle giornate di aprile che, come abbiamo visto, rappresentano uno dei miti di fondazione dell'autonomia. In seguito alle morti a Milano di Varalli e Zibecchi, anche a Firenze, il 18 aprile, si svolgono manifestazioni di protesta che degenerano in scontri con le forze dell'ordine e in tentativi di assalti a sedi dell'estrema destra. Nel tardo pomeriggio, in coda al corteo, gruppetti di manifestanti si avvicinano alla sede missina di piazza Indipendenza, impattando alcuni agenti di polizia in borghese. La dinamica dello scontro che si origina è ovviamente esposta sotto luci diverse dalle varie parti in causa, ma un proiettile (esploso da uno degli agenti) colpisce e uccide Rodolfo Boschi, un militante del Pci.

L'appartenenza di Boschi al Pci, unita alla volontà del partito di non dare alcuna sponda ai movimenti alla sua sinistra, renderà ancora più delicata e complessa la questione. Se per i gruppi estremisti siamo

609 Silvia Vaiani, I Nuclei armati proletari a Firenze tra movimenti, carcere e lotta armata, tesi di laurea magistrale in storia contemporanea, Università degli studi di Firenze, relatrice Monica Galfré, a.a. 2009/10. Sulla figura di Mantini cfr. anche Progetto memoria, Sguardi ritrovati, Sensibili alle foglie, Roma 1995, pp. 41-48 e anche il racconto autobiografico di Pasquale Abatangelo, Correvo pensando ad Anna. Una storia

degli anni Settanta, Edizioni Dea, Firenze 2017, pp. 100-06.

610 In merito all'episodio di Argelato, e alla sua interpretazione, cfr. L. Pastore, La vetrina infranta cit., pp. 27- 105. Per una fonte di prima mano si veda il rapporto giudiziario dei Carabinieri di Bologna n. 88-29/4, 27 dicembre 1974 in ASM, Processo “Rosso-Tobagi”, b. 3, f. 6 bis, cc. 14-32. Più nel lungo periodo cfr Rapporto giudiziario dei Carabinieri di Bologna, 1 dicembre 1980 in AIRST, Fondo Gracci, b. 229, f. 1383. 611 R. Catanzaro – L. Manconi (cura), Storie di lotta armata cit., p. 311.

di fronte all'ennesimo omicidio di stato612, il Pci al contrario ne darà una lettura diversa arrivando ad

avallare sostanzialmente la versione delle forze dell'ordine che a sparare sia stato anche un militante autonomo613. In un volantino del Movimento studentesco fiorentino (Msf), organizzazione collaterale

del Pci, si fa largo uso del termine "provocazione", si precisa che Boschi «stava tornando dalla manifestazione tenuta alle 21 in Piazza Signoria [la manifestazione del Pci]» e si afferma che «ogni forma di avventurismo si tramuta in provocazione rendendo un grande servigio a chi ha interesse a battere, isolandoli e dividendoli, i lavoratori»614. Si può a dire il vero dubitare che Boschi stesse

semplicemente transitando, a poche decine di metri dalla sede del Msi, nel bel mezzo di un conflitto a fuoco; si può al contrario ipotizzare una permeabilità della base comunista alla collaborazione con i gruppi estremisti sul terreno, per natura inclusivo, dell'antifascismo. A prescindere, l'episodio e la sua gestione successiva ci servono per sviluppare due elementi analitici.

Per un verso, il Pci antepone la volontà di affermarsi come difensore della legalità, come bastione rispetto alle pulsioni eversive, alla denuncia delle pratiche repressive delle forze dell'ordine. Dall'altro, il confronto politico fra Pci e estrema sinistra si impone come privo di mediazioni, quasi un conflitto originario, relegando sullo sfondo le stesse autorità di sicurezza o gli istituti del governo centrale. Per l'autonomia fiorentina la controparte, nell'esercizio quotidiano della propria strategia politica, sarà sempre il Pci, visto in quanto tale e in quanto responsabile degli equilibri di potere locali: se la prima cercherà di sabotare il funzionamento delle strutture sociali, il secondo ne rappresenterà il principale garante615. In un volantino dell'autonomia della fine del 1977 tutto ciò sarà espresso a chiare lettere:

Emerge sempre più forte la centralità del ruolo del Pci che organizza consenso e repressione contro il proletariato riorganizzando e capillarizzando in maniera socialdemocratica repressiva il comando capitalista. Sotto la guida e l'esempio dei nuovi poliziotti come Pecchioli, si tenta di criminalizzare una intera sezione di massa del proletariato, applicando la famigerata teoria delle due società; tutti coloro che sono fuori dai vincoli della “legalità democratica” cioè dall'imposizione dello sfruttamento della ristrutturazione selvaggia e del comando capitalistico, tutti coloro che sono contro lo Stato, contro il 612 Firenze – La forza di migliaia di proletari in piazza per farla finita con i fascisti e con questo governo. La

volontà omicida di polizia, carabieri e fascisti ottiene la sua vittima: un agente ammazza a colpi di pistola un militante del Pci, "Lotta Continua", 20-21 aprile 1975. Cfr anche M. Cervelli – B. Paladini, Autonomi a Firenze cit., pp. 327-28.

613 M. Mazzoni, Politica in movimento: fasi, protagonisti, dinamiche di una stagione di impegno collettivo cit., pp. 131-32. Curiosa la ricostruzione proposta da Mazzoni quando afferma che «resta l'incertezza su chi abbia premuto il colpo fatale, come sulla dinamica del fatto», per poi ricordare come «nel corso del processo venne stabilita la responsabilità dell'agente Orazio Basile condannato a otto mesi di detenzione con la condizionale per "omicidio colposo in eccesso di legittima difesa", mentre Panichi [il militante autonomo accusato inizialmente del fatto] lo è a dieci anni per reati diversi». Boschi è un militante del Pci, proveniente dal quartiere popolare di San Frediano, impegnato nella locale squadra di calcio storico dei bianchi. Non è un particolare di poco conto se si pensa che proprio dai "bianchi" (la dizione calcio storico non deve ingannare; si tratta di uno "sport" molto fisico nel suo svolgimento) provenivano alcuni degli esponenti del servizio d'ordine del Pci.

614 Msf, Un giovane operaio in fin di vita, s.d. [19 aprile 1975] in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. "MS studenti medi e universitari".

615 Di «potere socialdemocratico con tutti i suoi aspetti repressivi di attacco violento e "polacco" al dissenso, di ideologia e partecipazione "democratica" e repressiva» si parla in Firenze: il polo precario in rivolta, "Senza tregua", s.d. [maggio 1977]. Si veda anche Firenze 15 novembre 1976. Contro le lotte un nuovo corpo di

quadro politico che sorregge il governo antioperaio Andreotti-Berlinguer, sono “l'area sociale del nuovo fascismo”.616

Simili dinamiche si possono cogliere in tutta la loro concretezza nei due epicentri della protesta sociale, in particolare per quanto riguarda le aree che poi aderiranno a Pl: vale a dire la Mensa universitaria e la facoltà di Architettura. Seppure non collimino esattamente, i due contesti presentano analogie. In entrambi a "tirare le lotte" sono due collettivi, il Collettivo studenti proletari della mensa e il Comitato di agitazione di Architettura (d'ora in poi CdA), in cui è preponderante una tradizione politica che da Potop passa attraverso il giornale "Senza tregua" per arrivare a Pl. Allo stesso modo, si caratterizzano per due intense vertenze che si trascinano nel tempo (fra 1976 e 1978), andando in alcuni frangenti a bloccare l'attività delle due stesse istituzioni. In questo senso si conferma la nostra ipotesi che i caratteri strutturali del movimento del Settantasette debbano essere retrodatati nel tempo e sciolti su un maggiore arco cronologico.

Alla mensa, luogo simbolo delle lotte studentesche fiorentine – fosse solo per la sua posizione geografica all'incrocio delle più "calde" facoltà del centro storico (Architettura, Lettere, Scienze politiche, Magistero) – l'apice del conflitto si ha nell'autunno del 1976. Il confronto si gioca, alludendo però al tema del diritto allo studio in senso lato, su un progetto di riforma del servizio, voluto dall'Opera universitaria e volto a imporre un menu unico e una più rigida limitazione dei fruitori alla sola popolazione studentesca617. In reazione, il collettivo autonomo cerca di sabotare l'iniziativa,

attraverso massicce forme di autoriduzione e l'imposizione dell'accesso libero, nonché esigendo l'apertura domenicale minacciando altrimenti, e in alcuni casi realizzando, l'allargamento delle forme di lotta agli esercizi privati della città618.

Ad architettura, invece, la vertenza, con i suoi fisiologici alti e bassi, dura quasi due anni (dalla primavera/estate del 1976619 fino almeno a tutto il 1977) e si concentra sulle modalità di svolgimento

dell'esame di analisi matematica, ritenuto lo scoglio principale nella carriera degli studenti. Il collettivo autonomo cercherà di imporre, sotto la dizione di “sperimentazione”, la forma collettiva dell'esame su contenuti a carattere politico-sociale che poco hanno a che fare con la disciplina, e il voto garantito620. Anche attraverso l'utilizzo di forme di lotta molto dure, riuscirà spesso nel suo

616 Coordinamento proletario, Contro la repressione, per la crescita dell'autonomia operaia e proletaria, per lo

sviluppo e la pratica del programma comunista, 9 novembre 1977 in ASESS, Fondo Centro di

documentazione, b. "Autonomia operaia Bologna".

617 Collettivo studenti proletari mensa, Studenti, operai, disoccupati, 8 novembre 1976 in ASESS; Fondo Centro di documentazione, b. MS 21. L'esposizione più chiara e dettagliata della piattaforma di lotta alla mensa, e dei suoi presupposti ideologici e politici, è però in Documento del collettivo studenti proletari, s.d. [1977] in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. MS 15.

618 Il rettore non esclude modifiche per le mense, "La Nazione", 1 dicembre 1976.

619 Un punto di partenza può essere individuato nell'assemblea generale lanciata dal CdA per il 9 giugno 1976; su questa si veda il manifesto di indizione che ricapitola le coordinate ideologiche delle lotte autonome ad architettura, CdA, Compagni operai, studenti, proletari, 8 giugno 1976 in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. "MS studenti medi e universitari".

620 La piattaforma di lotta rispetto all'esame di analisi e più in generale agli equilibri interni alla facoltà è ben espressa in CdA, Mozione presentata dal CdA ed approvata all'unanimità (850 voti a favore, 1 contro, 4

astenuti) dall'assemblea generale di facoltà del 9/6/76 aggiornata al 10/6/76, s.d. [10 giugno 1976] in

intento e soprattutto bloccherà di fatto la canonica vita della facoltà, portando a dimissioni dei presidi, ipotesi di commissariamento, difficoltà nel rispetto delle scadenze dell'anno accademico621.

Molti aspetti accomunano i due contesti. Prima di tutto, in entrambi la controparte principale dei collettivi autonomi è il Pci, direttamente o per il tramite di istituzioni controllate. È quest'ultimo il caso della mensa, dove l'Opera universitaria622 è diretta da docenti vicini al partito e dove, nella polemica

del collettivo autonomo, viene chiamata in causa spesso l'amministrazione comunale, incapace di garantire una soglia minima di diritti alla popolazione studentesca. Anche ad architettura, più che alla presidenza della facoltà o alla docenza vicina alla Dc (che mantengono peraltro posizioni molto ambigue), gli strali del CdA sono mirati al collettivo e ai docenti vicini al Pci623. Il confronto fra

collettivi autonomi e Pci trascende ripetutamente il piano meramente dialettico fino all'esplicito scontro fisico sia nel corso delle assemblee ad architettura sia alla mensa. Qui, nel momento più aspro del confronto, viene mobilitato lo stesso servizio d'ordine del partito che, nell'opera di contrasto agli autoriduttori, agisce in aperta collaborazione con la polizia624.

621 Saranno problematiche che si porranno ciclicamente. Si veda, solo come esempio, Commissario per

sostituire il preside di architettura?, "La Nazione", 18 marzo 1977. Si arriverà anche al punto di abolire

l'obbligatorietà dell'esame di analisi, senza risolvere realmente la questione visti i requisiti necessari all'esame di stato, Giovanni Morandi, Si riapre ad architettura, "La Nazione"; 27 marzo 1977. Per una cronaca minuziosa dei disordini ad architettura si veda anche il memorandum di denuncia firmato da alcuni docenti dell'ateneo fiorentino (fra cui quelli di analisi), Sulla situazione della Facoltà di Architettura dell'Università

di Firenze cit.

622 Per il punto di vista dell'istituzione in merito alle vertenze di autoriduzione si veda il manifesto firmato dal Consiglio di amministrazione dell'Opera universitaria, 25 novembre 1976 in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. MS 21.

623 Strali come questi: «il fatto è, signori docenti riformisti, che voi siete sempre meno docenti e sempre più Pubblici ufficiali: il fatto è che voi [...] state organizzando qui dentro il partito dell'ordine: il partito unico della nuova selezione e della nuova qualificazione, il partito che "qualifica" con il più osceno bla bla riformista quattro gatti che, laureati, andranno a organizzare i sensi unici nei comuni di sinistra, il partito che butta fuori da questa facoltà – aprendo le porte non a spallate perché ne possiede le chiavi – tutta la fastidiosa marmaglia maggioritaria dei lavoratori-studenti, degli studenti-lavoratori, dei pendolari, degli emarginati», CdA, Il vecchio adagio dice ..., s.d. [fine giugno 1976] in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. MS 21. In modo simmetrico è un esponente della sezione universitaria di Firenze del Pci, Sandro Scarrocchia, a rimarcare la contrapposizione fra le due parti affermando che «il movimento degli studenti in facoltà si è orientato su obiettivi di trasformazione della didattica su due atteggiamenti di fondo: uno che si riallaccia alle parole d'ordine del 27 garantito, salario garantito e a tutto l'armamentario e ideologia della subalternità del CdA e dell'autonomia; l'altro legato allo schieramento democratico che punta all'ottenimento di forme istituzionali nuove dell'organizzazione didattica», I comunisti e la sperimentazione predipartimentale nelle

facoltà di architettura, maggio 1977, p. 9 in AIGT, Fondo Federazione provinciale PCI Firenze, VII B, b. 10.

624 Per il primo intervento della polizia in forze davanti alla mensa bisogna aspettare il 12 dicembre, Collettivo studenti proletari, Metti una sera a cena ... col mitra puntato sulla schiena, 13 dicembre 1977 in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. "Studenti scuola media università – volantini vari e riviste". Intervento che viene ripetuto anche il giorno successivo, Collettivo studenti proletari, La mensa come un lager nazista, 13 dicembre 1976 in ASESS, Fondo Centro di documentazione, b. MS 21. Le maggiori tensioni, coronate anche da quattro arresti, risalgono invece a un mese prima: un volantino del collettivo autonomo denuncia che «ieri alla mensa universitaria abbiamo visto muoversi contro questo movimento, contro i suoi militanti e i suoi obiettivi, l'intera macchina giovanile burocratica del Pci. Abbiamo visto i funzionari della sezione universitaria indicare ai poliziotti, con diligente solerzia, i compagni da arrestare», in Operai, studenti,

disoccupati ... usano oggi contro di noi il linguaggio dei fascisti, 11 novembre 1976 in ASESS, Fondo