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2.5 Anche Giovanni tra i “profeti”?

2.5.2 La trasmissione della capacità profetica in atto: sequenze, simboli, principi

2.5.2.2 Il giuramento

La seconda parte del rito si incentra sul giuramento dello stesso angelo (10, 5-7). La sua mano destra – probabilmente il rotolo è nella sinistra –, la mano dell’onore e della pi,stij239, si alza verso il cielo240, tutta la sua posizione corporea è tesa e orientata a Dio: la mano al cielo, e i piedi che

l’angelo, ci viene ricordato, ha fermamente posto sul mare e sulla terra (cfr. 10, 2: e;qhken, e 5: e`stw/ta evpi. th/j qala,sshj kai. evpi. th/j gh/j), coinvolgono simbolicamente il “Vivente per i secoli dei secoli” nel giuramento solenne, per contatto con la sua creazione ed il dominio che ne rivendica (cfr. Mt 5, 34-35 e 23, 22)241, e dettano la formulazione verbale che accompagna ed esplica il gesto

238 Anche Paolo, nel suo concetto di profhtei,a, associa conoscenza (1Cor 13, 2) e autorità (1Cor 11, 2-10), ed è nel contesto del conflitto sulla sua autorità di apostolo che egli racconta delle sue visioni e rivelazioni e delle a;rrhta r`h,mata a] ouvk evxo.n avnqrw,pw| lalh/sai da lui udite nel paradiso (2Cor 12, 1-13; cfr. 1Cor 9, 1-6). In Mc, il cerchio dei tre, Pietro, Giacomo e Giovanni, riceve tutta una serie di insegnamenti e rivelazioni speciali dal maestro (Mc 5, 35-43; 9, 1-13; 13, 3-37; 14, 32-42), che, per un verso, finiscono ad alimentare le loro pretese di autorità e la conseguente conflittualità all’interno del gruppo dei dodici (cfr. Mc 10, 35-45), per l’altro, giustificano la loro centralità nel movimento dei seguaci di Gesù, dopo la sua morte (cfr. At 3, 1 – 4, 22 e 11, 2-3, e Gal 2, 9, con Giacomo, il fratello di Gesù, ad aver sostituito Giacomo figlio di Zebedeo). Anche i papiri magici insistono sulla conoscenza esoterica come condizione del conferimento di du,namij (PGM IV, 475-485 e 734-739). Per un’interpretazione simile, cfr., più tentativamente, Lohmeyer, Johannesoffenbarung, 82; Kraft, Offenbarung, 148; Roloff, Offenbarung, 109; Karrer, Johannesoffenbarung, 271.

239 Cfr. Senofonte, An. 1, 6, 6 e 2, 5, 3; Appiano, Lyb. 64, 284; Flavio Giuseppe, Ant.Iud. 18, 326.328.

240 Già in Omero, i giuramenti su Zeus sono recitati alzando lo skh/ptron al cielo, Il. 7, 411-412 e 10, 321.328-331. Cfr. anche Gen 14, 22 (Abramo giura su JHWH sollevando la mano), Deut 32, 39-41 TM (JHWH giura su sé stesso, mano al cielo; la LXX traduce, in corsivo l’espansione: avrw/ eivj to.n ouvrano.n th.n cei/ra, mou kai. ovmou/mai th/| dexia/| mou), e Dn 12, 7 (l’angelo giura sul “Vivente nei secoli” con la mano sollevata verso il cielo).

241 Glonner, Bildersprache, 220. Giuramenti su realtà sovrumane possono cercare di stabilire una qualche forma di contatto simbolico tra queste e chi giura. Nell’Iliade, Era giura sullo Stige e sugli dei ctonii, afferrando con una mano la terra e con l’altra il mare (14, 270-279), e, negli altri due passi appena citati, Agamennone ed Ettore, rispettivamente, impugnano ed innalzano entrambi lo scettro, oggetto creduto di origine divina e fatto risalire a Zeus (cfr. 1, 238-239 e 277-279, e 2, 46 e 100-108). Su di esso Achille può giurare un me,gan o[rkon, semplicemente tenendolo in mano e poi scagliandolo a terra da posizione stante (1, 233-246). Il rito dell’ovmnu,ein kata. (o evpi.) tw/n i`erw/n (legge apud Andocide 1, 97; Tucidide 5, 47; Polibio 38, 20, 5) imponeva di toccare l’altare o la cenere dei sacrifici, come il caso di Annibale mostra (cfr. Polibio 3, 11, 5-7 e Cornelio Nepote, Hannib. 2, 3-5). Oggetti appartenenti a divinità ctonie venivano coinvolti in formule di evocazione dei morti (cfr. P.Oxy 409), e chi giurava su Apollo poteva stringere eventualmente l’alloro, pianta consacrata al dio (cfr. Antonino Liberale, Metam. 1, 3). Alcune forme di giuramento su JHWH prevedevano una mano sotto la coscia, a sfiorare i testicoli (Gn 24, 1-9; 31, 42.53; 47, 29-31; cfr. anche l’interpretazione rabbinica di Gen 24, 1-9 in Targum Ps.-Gion, ad loc., e BerRab 59). Secondo il diritto germanico antico, chi giurava su un dio doveva prendere in una mano l’anello del giuramento dopo che questo fosse stato immerso nel sangue di un animale immolato alla divinità che volesse invocare (E.Klinger, art. Vows and Oaths, in ER 15 (1987), 301-305, in particolare, 304). Lo iuramentum more iudaico medioevale e i moderni giuramenti pronunciati mano sulla Bibbia non fanno eccezione.

dell’angelo: kai. w;mosen evn tw/| zw/nti eivj tou.j aivw/naj tw/n aivw,nwn( o]j e;ktisen to.n ouvrano.n kai. ta. evn auvtw/| kai. th.n gh/n kai. ta. evn auvth/| kai. th.n qa,lassan kai. ta. evn auvth/| (10, 5-6)242.

Il richiamo continuo alla sua postura, implicito anche nell’invocazione, lascia emergere così la coerenza unitaria che soggiace all’azione rituale e che non si esaurisce nella somma totale delle singole fasi in cui si articola243. In discorso diretto, Giovanni riporta ora la promessa, che allude al tempo che non ci sarà più, alla settima tromba che suonerà e al compimento del mistero di Dio, come annunciato ai Suoi servi, i “profeti” (10, 6-7). Sono i contenuti che caratterizzano il giuramento, e questo, in quanto atto di comunicazione pubblica, finisce per implicare non solo Dio, chiamato a sancire la sua veridicità, ma anche i presenti, o meglio, il presente, Giovanni, proponendo e garantendo il proprio intento trasformativo della realtà: stiamo toccando il punto di snodo tra la seconda e terza fase del rito, tra il giuramento stesso e l’ordine e l’ingestione del rotolo (10, 8-11).

Abbiamo già rilevato come il dei/ se pa,lin profhteu/sai di 10, 11 recuperi la prospettiva storica sulla “profezia” di 10, 7 e ne attualizzi il flusso nel presente, in Giovanni. In questo senso, l’Apocalisse potrà parlare in 14, 6, quasi fondendo i due versetti, di un euvagge,lion aivw,nion euvaggeli,sai (cfr. 10, 7) evpi. tou.j kaqhme,nouj evpi. th/j gh/j kai. evpi. pa/n e;qnoj kai. fulh.n kai. glw/ssan kai. lao,n (cfr. 10, 11)244. Una simile connessione di giuramento, rotolo scritto e ingestione, in questo caso, del liquido dove le parole del rotolo sono state sciolte, si riscontra nel rito di Sotah (Nm 5, 11-31; Filone, De spec.leg. III, 56-62; Flavio Giuseppe, Ant.Iud. III, 270-273; m.Sot. 1, 1 – 3, 8), che Giovanni probabilmente mostra di richiamare, inserendo il particolare dell’inasprimento dello stomaco dopo l’inghiottimento (10, 9: pikranei/ sou th.n koili,an, e 10, 10: evpikra,nqh h` koili,a mou) nel sottotesto ezechielino di base (Ez 2, 9 – 3, 3)245. Come pensare allora l’intento e le associazioni che lo riflettono?

Partiamo da alcune analogie. Per l’evocazione di un dio, un papiro magico prevede che l’evpi,klhsij vada scritta sulle due parti di un ni,tron: una verrà leccata, l’altra immersa e lavata via in un cratere di latte e vino, che dovrà essere trangugiato, ma solo dopo la recitazione della preghiera, una lunga cosmologia che termina sulla pronuncia del nome della divinità e l’invocazione vera e propria. Non resta quindi che distendersi sui tappeti e aspettare l’ingresso

242 Vale qui la pena sottolineare come la clausola relativa, con la sua triplice scansione, manchi nei sottotesti che ispirano la scena (cfr. Gen 14, 19.22, ma, soprattutto, Dn 12, 7). È quindi un’espansione redazionale di Giovanni. Sulla formula del giuramento, cfr. anche Flavio Giuseppe, Contra Ap. 2, 121: ovmnuo,ntwn to.n qeo.n to.n poih,santa to.n ouvrano.n kai. th.n gh/n kai. th/n qa,lassan.

243 Cfr. l’analisi letteraria di Aune, Revelation 6-16, 555-556.

244 Per l’interpretazione, cfr. Müller, Offenbarung, 202 e 266-267; Roloff, Offenbarung, 110 e 152; Lupieri, Apocalisse, 174 e 224. L’alternanza di dativo e accusativo dopo evpi, nei due passi (cfr. anche 22, 16) non comporta variazioni sostanziali di significato, vedi Blass – Debrunner § 235.

245 Cfr., seppure con più di una riserva sulle conclusioni, J. Massingberde Ford, The Divorce Bill of the Lamb and the Scroll of the Suspected Adulteress. A Note on Apoc. 5,1 and 10, 8-11, JSJ 2 (1971), 136-143, in particolare, 138-140.

dell’essere divino (PGM XIII, 127-213; cfr. ibid. 377-717). Così anche susta,seij/teletai, a dei o demoni (PGM IV, 779-786, e VII, 505-528), e crei,ai (PGM XIII, 1040-1054) premettono invocazioni alla consumazione di uova o al leccare foglie, inscritte, rispettivamente, con il nome del demone o del dio a cui ci si inizia e con simboli magici. Comunicando la realtà che enuncia, la forza performativa dell’azione verbale carica e impregna la scrittura che viene poi ingerita direttamente o indirettamente, con o senza il supporto materiale, trasmettendo il potere che garantisce l’efficacia dell’atto246. Anche nel rito di Sotah, il giuramento veniva fatto pronunciare alla sospetta adultera e scritto su rotolo, prima di essere sciolto in acqua mescolata a polvere del pavimento del santuario e, sotto questa forma, essere bevuto dalla donna (cfr. Nm 5, 19-28 e m.Sot. 2, 3 – 3, 4): “attraverso una dispersione fisica – le parole d’invocazione fissate e circoscritte in un rotolo sono disperse in un corpo – si amplia notevolmente l’azione di penetrazione legale. Da atto verbale diventa per così dire un ‘evento corporale’. Incanalando le norme giuridiche nei processi fisiologici, si dà alla legge la concretezza necessaria per influenzare ampi settori dell’esistenza”247. Il giuramento, contemplando l’invocazione del Nome, si rivela uno dei mezzi soprannaturali che attivano questo processo di rinforzamento248.

Torniamo a Giovanni. Il giuramento dell’angelo, nella sua complessità, pone le basi su cui sarà costruita la parte finale del rito, nella misura in cui comunica e sviluppa quei tempi – l’esaurimento del cro,noj destinato al ravvedimento ed al riposo (cfr. 2, 21 e 6, 11), tra sesta e settima tromba, nello scorrere della storia profetica – e quegli eventi – il compimento del mistero/lo,goi di Dio (cfr. 17, 17) annunciato dai suoi profh/tai – che verranno successivamente rielaborati. Comunicandoli e sviluppandoli, li evoca e materializza come già avvenuti, e sposta così quello che accadrà a Giovanni nella sfera della verità e giustizia divina che realizza sé stessa e per sé stessa garantisce249, e che, investendo le parole scritte sul retto ed il verso del rotolo da ingerire (cfr. 5, 1), nell’altra mano dell’angelo – o nella stessa? –, le compenetra e attiva, aprendole alla trasformazione del

246 Cfr. le osservazioni di F.Baermann Steiner, Chagga Truth. A Note on Gutmann’s Account of the Chagga Concepì of Truth in “Das Recht der Dschagga”, Africa 24 (1954), 364-369; R.Finnegan, How to Do Things with Words: Performative Utterances among the Limba of Sierra Leone, Man n.s. 4 (1969), 537-552; Tambiah, Rituali, in particolare, 41-121.

247 A.Destro, In caso di gelosia. Antropologia del rituale di Sotah, Bologna 1989, 159. 248 Ibid., 146-167.

249 Giovanni scrive: cro,noj ouvke,ti e;stai( avllV evn tai/j h`me,raij th/j fwnh/j tou/ e`bdo,mou avgge,lou( o[tan me,llh| salpi,zein( kai. evtele,sqh to. musth,rion tou/ qeou/ (cfr. 15, 1 e 17, 17). La “trasformazione” di futuri in aoristi è tratto saliente dello stile e dell’esperienza di Giovanni, e ricorre tanto nella narrazione delle visioni (cfr. 18, 1-19 e 20, 5.7-9) quanto in bocca ai personaggi (cfr. hic e 11, 3-13): è come se improvvisamente la percezione del tempo accelerasse e scomparisse, e tutto ciò che era stato prospettato come futuro o in fieri si venisse – o meglio, si fosse venuto – automaticamente a realizzare per il semplice fatto di essere compreso nel piano eterno di Dio e nella sua attività rivelatrice. In 11, 3-13, quarantadue mesi e tre giorni e mezzo trascorrono nel volgere di una manciata di versetti (7- 11), in 20, 7-9, mille anni nel giro di tre. Il giuramento di 10, 6-7, tanto più, chiamando Dio a testimone, sembra non solo basarsi su, ma quasi partecipare e infondersi del potere di questa parola e della sua verità (cfr., in parallelo, 1, 1-3 e 3,14, e 19, 9 e 22, 6). Cfr. anche Aune, Revelation 6-16, 568-570, e, soprattutto, Lupieri, Apocalisse, 173-174.196- 197.316.

normale ordine delle cose. Se, sulla base di 5, 1 e delle fitte allusioni ad Ezechiele, il rotolo nella destra del Seduto sul Trono comprende la rivelazione, passata a e dischiusa dall’Agnello, e diretta a Giovanni per tramite dell’angelo, il giuramento di quest’ultimo lo ri-contestualizza adesso nell’imminenza della settima tromba e ne crea, plasma e dispiega la forza di verità ultimativa e assoluta alla luce di un “mistero” che si può efficacemente realizzare perché comunicato e sancito come già realizzato presso Dio250. Si legga 1, 1-3, in retrospettiva: VApoka,luyij VIhsou/ Cristou/ h]n e;dwken auvtw/| o` qeo.j dei/xai toi/j dou,loij auvtou/ a] dei/ gene,sqai evn ta,cei( kai. evsh,manen avpostei,laj

dia. tou/ avgge,lou auvtou/ tw/| dou,lw| auvtou/ VIwa,nnh|( o]j evmartu,rhsen to.n lo,gon tou/ qeou/ kai. th.n marturi,an VIhsou/ Cristou/ o[sa ei=denÅ Maka,rioj o` avnaginw,skwn kai. oi` avkou,ontej tou.j lo,gouj th/j profhtei,aj kai. throu/ntej ta. evn auvth/| gegramme,na( o` ga.r kairo.j evggu,j.

Riapparendo in Giovanni e nel suo rotolo, le parole divine entreranno ed agiranno pervasivamente nella sfera umana, adempiendo giuramento e musth,rion: nella “profezia” di Giovanni, dopo la “profezia” di Giovanni, è compiuta la rivendicazione del Creatore sulla sua creazione, il suo regno (11, 15-19).