• Non ci sono risultati.

2.4 Lo “spirito” e l’estasi: storia di una visione

2.4.2 Scene da una liturgia

Giovanni è ormai sull’isola, dunque, non sappiamo se ed, eventualmente, come si sia preparato alle visioni, ma alla fine, evn th/| kuriakh/| h`me,ra|, passa, giunge in spirito (Ap 1, 10). La puntualizzazione temporale inscrive probabilmente l’esperienza nel contesto liturgico domenicale170: il giorno “del Signore”, il primo giorno della settimana (1 Cor 16, 2 e At 20, 7), è il giorno in cui l’evkklhsi,a si riunisce (Did 14, 1a: kata. kuriakh.n de. kuri,ou sunacqe,ntej), scandendo il tempo specifico della propria esistenza, inaugurata dalla resurrezione di Gesù (Ign, ad Magn. 9, 1: mhke,ti sabbati,zontej( avlla. kata. kuriakh.n zw/ntej evn h-| kai. h` zwh. h`mw/n avne,teilen diV auvtou/ kai. tou/ qana,tou auvtou/; EpAp 18; EvPet 35 e 50; cfr. anche Barn 15, 9). È il giorno in cui si rompe il

167 Vedi la spesso frettolosa assunzione che Patmos fosse un’isola poco densamente abitata, se non deserta: cfr. Lohmeyer, Offenbarung, 15; Kraft, Offenbarung, 40-41; J.Roloff, Die Offenbarung des Johannes, Zürich 1984 (ZB NT 18), 39; U.B.Müller, Die Offenbarung des Johannes, Würzburg 1984 (ÖTB NT 19), 81; H.Giesen, Die Offenbarung des Johannes, Regensburg 1997 (RNT), 84.

168 Costruzione formale simile in 4 Esdr 9, 24-26: ibis autem in campum florum […] et manduca solummodo de floribus campi, et carnem non gustabis et vinum non bibes sed solummodo flores, et deprecare Altissimum sine intermissione, et veniam et loquar tecum; At 9, 6: avna,sthqi kai. ei;selqe eivj th.n po,lin kai. lalhqh,setai, soi o[ ti, se dei/ poiei/n, e 22, 10: poreu,ou eivj Damasko.n kavkei/ soi lalhqh,setai peri. pa,ntwn w-n te,taktai, soi poih/sai; PastHerm, Vis. III, 2: evlqe. eivj to.n avgro.n o[pou condri,zeij( kai. peri. w[ran pe,mpthn evmfanisqh,somai, soi kai. dei,xw soi a] dei/ se ivdei/n. In 2Bar, a seguire l’imperativo si alternano participio (10, 3; 20, 6) e futuro (20, 6; 43, 3). Su scala minore, vedi anche GiusAs, 14, 12-13. In 2Bar 22, 1, dopo la preghiera che Baruch eleva nel luogo indicatogli (20, 6) e, nel frattempo, raggiunto (21, 1-2), “ecco si aprirono i cieli e vidi e mi fu data forza e si udì una voce dalle altezze e mi disse” (la traduzione dal siriaco è mia); cfr. Ap 4, 1-2. Non sono però sicuro che, tra Ap 3, 14 e 4, 1-2, si possa effettivamente collocare uno spostamento fisico di Giovanni, vedi infra, 46. Nel II sec.d.C., i viaggi terapeutici – e, per così dire, di sogno in sogno – di Elio Aristide saranno pianificati da Asclepio in o;yeij ovneira,twn, cfr., significativamente, Orat. 49, 1 e 51, 8.

169 Sulla scrittura nell’Apocalisse, vedi infra, 47-53.

170 Vedi, più ampiamente, R.J.Bauckham, The Lord’s Day, in D.A.Carson (a cura di), From Sabbath to Lord’s Day: A Biblical, Historical and Theological Investigation, Grand Rapids 1984, 221-250, e S.R.Llewelyn, The Use of Sunday for Meetings of Believers in the New Testament, NT 43 (2001), 205-223. Critico N.H.Young, “The Use of Sunday for Meetings of Believers in the New Testament”: a Response, NT 45 (2003), 111-122.

pane e si mangia il kuriako.n dei/pnon per ricordare il Signore e aspettarne il ritorno (1 Cor 11, 19- 20: sunercome,nwn ou=n u`mw/n evpi. to. auvto. ouvk e;stin kuriako.n dei/pnon fagei/n, e 23-26: meta. to. deipnh/sai; At 20, 7: sunhgme,nwn h`mw/n kla,sai a;rton, e 11: kla,saj to.n a;rton kai. geusa,menoj; Did 14, 1b: kla,sate a;rton kai. euvcaristh,sate, e 9 – 10, 1a: meta. de. to. evmplhsqh/nai; cfr. anche 2 Pt 2, 13; Gd 12; Ign, ad Eph. 20, 2, e ad Smyr. 7, 1 e 8, 2; Plinio il Giovane, Epist. X, 96, 7)171. Domenicali e non, le riunioni dei primi gruppi di seguaci di Gesù, in spazi sociali e contesti cultuali, di caso in caso, più o meno plausibilmente ricostruibili, e nelle forme e pratiche rituali loro proprie – preghiere (At 2, 42; 6, 6; 12, 5; 13, 3; 1Ts 5, 17-18; 1Cor 14, 13-15 e 16, 22; 1Tm 2, 1-2.8; 1Cl 59-61; PastHerm, Mand. XI, 9; AscIs 6, 8; OdSal 37, 1-2), inni e salmi (At 2, 47 e 4, 24-31; 1Cor 14, 15; AscIs 6, 3; antifonali in Plinio il Giovane, ibid.), lettura ad alta voce di lettere (At 15, 22-31; 1Ts 5, 27; 2Ts 2, 2.15 e 3, 14; Col 4, 16), insegnamenti ed esortazioni (At 2, 42; 20, 7.11; 1Ts 5, 12; 1Tm 4, 11-13; 2Tm 3, 16 e 4, 2; Plinio il Giovane, ibid.), cena del Signore, digiuno (At 13, 2-3), imposizione delle mani (At 6, 6 e 13, 3; 1Tm 4, 14 e 5, 22; AscIs 6, 5), bacio santo (1Ts 5, 26; 1Cor 16, 20; 2Cor 13, 12; Rm 16, 16; 1Pt 5, 14) –172, potevano “guidare” in esperienze di stati alterati di coscienza, attese e ricercate, interpretate e riconosciute come attività dello Spirito di Dio, e ne venivano integrate e ricostituite173: Paolo elenca yalmo,j, didach,, avpoka,luyij, glw/ssa ed e`rmhnei,a come contributo pneumatico personale all’edificazione della comunità (1Cor 14, 26; cfr. anche 14, 6.13-16 e Rm 14, 6-8), Col 3, 16 esorta ad esplorare la ricchezza della parola di Cristo, evn pa,sh| sofi,a| dida,skontej kai. nouqetou/ntej e`autou,j( yalmoi/j u[mnoij wv|dai/j pneumatikai/j evn Îth/|Ð ca,riti a;|dontej evn tai/j kardi,aij u`mw/n tw/| qew/|, Ef 5, 18-20, sulla stessa linea, ad essere riempiti di Spirito,

171 Luca sembra comunque lasciare intendere che il primo giorno della settimana non fosse l’unico esclusivamente deputato alla celebrazione di questo pasto comune: kaqV h`me,ran te proskarterou/ntej o`moqumado.n evn tw/| i`erw/|( klw/nte,j te katV oi=kon a;rton( metela,mbanon trofh/j evn avgallia,sei kai. avfelo,thti kardi,aj (At 2, 46). Cfr. anche Did 16, 2; Ign, ad Eph., 13, 1, e ad Pol. 4, 2; 2Cl 17, 3..

172 Vedi soprattutto P.Lampe, Die stadtrömischen Christen in den ersten beiden Jahrhunderten. Untersuchungen zur Sozialgeschichte, Tübingen 1987 (WUNT 2.Reihe 18), in particolare, 233-241.257-263.301-320, e id., Das Korinthische Herrenmahl im Schnittpunkt hellenistisch-römischer Mahlpraxis und paulinischer Theologia Crucis (1Kor 1, 17-34), ZNW 82 (1991), 183-213, in particolare, 186-203; D.E.Smith, From Symposium to Eucharist. The Banquet in the Early Christian World, Minneapolis 2003, in particolare, 173-217; W.Horbury, Cena pura and the Lord’s Supper, in J.Pastor – M.Mor (a cura di), The Beginnings of Christianity: a collection of articles, Jerusalem 2005, 219-265. Cfr. anche W.E.Meeks, The First Urban Christians. The Social World of the Apostle Paul, New Haven/London 1983, in particolare, 29-36.75-84.140-163, e E.W.Stegemann – W.Stegemann, Urchristliche Sozialgeschichte. Die Anfänge im Judentum und die Christusgemeinden in der mediterranen Welt, Stuttgart/Berlin/Köln 1995, 237-246.

173 Meeks, op.cit., 148-149; Lampe, art.cit., 188-191; M.Pesce, La caratteristica principale dei primi gruppi di seguaci di Gesù (dispense), 169-185; A.Destro – M.Pesce, The function of the words of the Heavenly Jesus in the construction of Christian Identities (dispense), 201-212. Questi ultimi due contributi insistono sulle parole scritte o pronunciate come strumento religioso precipuo in cui, all’interno dei gruppi di seguaci di Gesù, si traduce una rivelazione, qui intesa genericamente come “qualsiasi comunicazione rivolta agli uomini e proveniente da potestà superiori e da loro consapevolmente ricevuta ed espressa in forme culturali specifiche” (179). Su rituale e stati alterati di coscienza, cfr. anche Bourguignon, States, 243-244; Goodman, Speaking, 75-86, e ead., Wirklichkeit, 48-51; E.G.D’Aquili – A.B.Newberg, Liminality, Trance and Unitary States in Ritual and Meditation, StLit 23 (1993), 2-34, in particolare, 28-31; Pilch, Visions, 170-180. Più cautamente, Forbes, Prophecy, 282-283.

lalou/ntej e`autoi/j ÎevnÐ yalmoi/j kai. u[mnoij kai. wv|dai/j pneumatikai/j( a;|dontej kai. ya,llontej th/| kardi,a| u`mw/n tw/| kuri,w|.

Una raccolta di questi inni e preghiere “ispirati” vanno probabilmente considerate le Odi di

Salomone, dietro la cui composizione si può intuire il profilo di una attività profetica174. Questa anche, infatti, era aspettata manifestarsi nelle evkklh,siai, e intorno ad esse ruotava175, come sappiamo non solo di Tessalonica (1Ts 5, 20), Filippi (Fil 3, 15), Corinto (1 Cor 13, 2 e 14, 1- 6.26.29-31), Roma (Rm 12, 6), o Efeso (Ef 1, 17-19), nell’ambito, insomma, della missione paolina.

Il profeta Agabo, disceso da Gerusalemme in compagnia di altri profeti, riceve la sua rivelazione, al termine del viaggio, seduto in una evkklh,sia ad Antiochia di Siria, si alza e dia. tou/ pneu,matoj predice la carestia incombente, muovendo i discepoli a risolversi per la diakoni,a (At 11, 28-29; cfr. anche 1, 14-15 e 2, 1-4); l’invio in missione di Paolo e Barnaba è sancito dallo Spirito Santo, evidentemente per bocca di uno dei profeti presenti, leitourgou,ntwn auvtw/n tw/| kuri,w| kai. nhsteuo,ntwn (At 13, 1-3; cfr. 1Tm 1, 18 e 4, 14)176; Giuda e Sila, “anch’essi profeti”, confortano e incoraggiano il plh/qoj dei fratelli radunati ad Antiochia (At 15, 30-32)177.

Nel Vangelo di Giovanni, la prima apparizione di Gesù ai soli discepoli avviene la sera del primo giorno della settimana, a porte chiuse (Gv 20, 19-23), il che induce a pensare che “il redattore stia immaginando una scena di un’assemblea cultuale della comunità. Forse, il redattore modella questa scena ispirandosi a prassi liturgiche profetiche dell’ambiente giovannista o addirittura sta costruendo il loro modello fondativo”178.

La Didaché lascia piena libertà ai profeti di “ringraziare” o[sa qe,lousin (10, 7), nel corso del pasto eucaristico (Did 9-10)179, e, per Erma, il vero profeta è riempito di Spirito santo dall’angelo

174 Vedi D.E.Aune, The Cultic Setting of Realized Eschatology in Early Christianity, Leiden 1972 (NT.SS 28), in particolare, 166-194, e id., Odes, 435-460.

175 Cfr. J.Reiling, Hermas and Christian Prophecy. A Study of the Eleventh Mandate, Leiden 1973 (NT.SS 37), in particolare, 143-151, e Prophecy, the Spirit and the Church, in J.Panagopoulos (a cura di), Prophetic Vocation in the New Testament and Today, Leiden 1977 (NT.SS 45), 58-76, in particolare, 60-61 e 66-76; Aune, Setting, 177-181 e, più ipoteticamente, Profezia, 363-367; alquanto recisamente, invece, Forbes, Prophecy, 242-247.288-289.304. 176 Rimane non chiaro se si tratti di una “liturgia” che coinvolge l’intera comunità, oppure specificatamente profetica. 177 Per l’interpretazione dei singoli passi, cfr. Aune, Profezia, 354-355.395-396.491-499.

178 A.Destro – M.Pesce, Il profetismo e la nascita di una religione: il caso del giovannismo, in G.Filoramo (a cura di), Carisma profetico, fattore di innovazione religiosa, Brescia 2003, 87-106, in particolare, 91-95 (citazione 92). Sulle capacità profetiche del Gesù giovannista, dei discepoli e della comunità, del redattore che ha prodotto il testo, vedi M.E.Boring, The Influence of Christian Prophecy on the Johannine Portrayal of the Paraclete and Jesus, NTS 25 (1979), 113-123; id., Sayings of the Risen Jesus. Christian Prophecy in the Synoptic Tradition, Cambridge/New York/Melbourne 1982, in particolare, 48-50 e 70; Destro – Pesce, Religione, 89-94 e 122-126; iid., The Gospel of John and the Community Rule of Qumran. A Comparison of Systems, in A.Avery-Peck – J.Neusner – B.Chilton (a cura di), The Judaism of Qumran: a Systemic Reading of the Dead Sea Scrolls. Volume Two: World View, Comparing Judaism, Leiden 2001, 201-229 (Judaism in Late Antiquity. Part Five); iid., Profetismo, 144-168. Sul contesto liturgico del profetismo giovannista, vedi Aune, Setting, in particolare, 65-135.

179 Cfr., tra II e III sec.d.C., le figure di Marco in Asia (Ireneo, Adv.Haer. I, 13, 2.4.5), Peregrino in Siria-Palestina (Luciano, De ex.Peregr., 11-12 e 16), e della profetessa anonima in Cappadocia e Ponto (lettera di Firmiliano in Cipriano, Ep., 75, 10, 2.5).

dello Spirito profetico, solo in seno ad una sunagwgh. avndrw/n dikai,wn tw/n evco,ntwn pi,stin qei,ou pneu,matoj, quando si sia elevata una preghiera a Dio (Mand. XI, 9)180.

Più in dettaglio scendono le Odi di Salomone: i singoli membri della comunità si alzano (8, 3-4; cfr. 26, 12), allargano le braccia a forma di croce (27, 1-3; 35, 7; 37, 1a), ed elevano la preghiera (cfr. 14, 7-8 e 37, 1b-2), i “cantori” (26, 12; cfr. 7, 17), chiamati anche “veggenti” (7, 18) o, ancora, “servitori di quella bevanda” (6, 13), sperimentano il “riposo” dello Spirito e intonano odi in cui visioni, audizioni, viaggi celesti, discorsi in prima persona del Gesù risorto si intrecciano181.

L’Ascensione di Isaia offre un altro approfondito termine di paragone: Isaia, seduto sul letto, inizia a parlare nello Spirito Santo, scambiando con Ezechia “parole di fede e di verità”, di fronte ai principi di Israele, agli eunuchi, ai consiglieri del re, a quaranta profeti e figli di profeti e al popolo (6, 2-7). Al che tutti cadono in ginocchio e glorificano il Dio di verità che si sta rivelando, finché Isaia tace, gli occhi aperti, unicamente le funzioni vitali in attività, e, sprofondato nella trance, sperimenta un viaggio celeste (6, 8-13 e 7, 2). Quando Isaia torna in sé, popolo, eunuchi, principi vengono fatti uscire, e la visione narrata ai soli Ezechia, Josab, il figlio di Isaia, profeti e giusti, in cui era il profumo dello Spirito (6, 15-17)182. Quanto questa precisa fenomenologia della trasmissione possa essere pensata riflettere una prassi liturgica reale, trova ulteriore conferma in una polemica paolina e in una testimonianza oculare di Tertulliano. In 2Cor 12, Paolo si vanta delle ovptasi,ai kai. avpokalu,yeij kuri,ou che ha sperimentato, passando a raccontare un rapimento al terzo cielo e uno (o è lo stesso?) fino al paradiso – se nel corpo o fuori dal corpo, rimane incerto anche a lui – , dove sarebbero poi risuonate parole che a un essere umano non è lecito pronunciare. Preferisce però subito chiudere la parentesi perché nessuno si faccia un giudizio di lui u`pe.r o] ble,pei me h' avkou,ei ÎtiÐ evx evmou/ kai. th/| u`perbolh/| tw/n avpokalu,yewn (1-7). Nell’immaginazione di Paolo e nel linguaggio che culturalmente la esprime, dunque, le avpokalu,yeij che il profeta riceve seduto (kaqhme,nw|) nell’assemblea comunitaria (1Cor 14, 29-31; cfr. 14, 6.26) possono, di fatto, presupporre e, in sostanza, rivelarsi viaggi celesti, in quanto evksta,seij (2Cor 5, 13: ei;te ga.r evxe,sthmen( qew/|\ ei;te swfronou/men( u`mi/n; cfr. 1Cor 14, 2.28)183. Sta poi al profeta parlare, nel silenzio degli altri (1Cor 14, 29-31).

Tertulliano, de anim. 9, 4, riporta il caso di una sorella apud nos revelationum charismata

sortita, quas in ecclesia inter dominica sollemnia per ecstasin in spiritu patitur; conversatur cum

180 Reiling, Hermas, 122-151; Aune, Profezia, 366-367 e 390-393; E.Norelli, AI 6 e il profetismo estatico cristiano, in id., L’Ascensione di Isaia: studi su un apocrifo al crocevia dei cristianesimi, Bologna 1994, 235-248.

181 Aune, Odes, 439-449.

182 P.C.Bori, L’estasi del profeta: «Ascensio Isaiae» 6 e l’antico profetismo cristiano, CrSt 1 (1980), 367-389, in particolare, 374-385, e id., L’esperienza profetica nell’“Ascensione di Isaia”, in M.Pesce (a cura di), Isaia, il Diletto e la Chiesa. Visione ed esegesi profetica cristiano-primitiva nell’“Ascensione di Isaia”, Brescia 1983 (Testi e ricerche di Scienze Religiose 20), 133-154, in particolare, 140-145; Norelli, art.cit., 235-236, e commento ad loc., 306-364. 183 Cfr. Lincoln, Paul, 219.

angelis, aliquando etiam cum Domino, et vidit et audit sacramenta et quorundam corda dinoscit et medicinas desiderantibus sumit. Iamvero prout scripturae leguntur aut psalmi canuntur aut allocutiones proferuntur aut petitiones delegantur, ita inde materiae visionibus subministrantur. Forte nescioquid de anima disserueramus, cum ea soror in spiritu esset. Post transacta sollemnia dimissa plebe, quo usu solet nobis renuntiare quae viderit (nam et diligentissime digeruntur, ut etiam probentur), “inter cetera”, inquit, “ostensa est mihi anima corporaliter […]” (cfr. anche

Epifanio, Adv.haer. 49, 2, 3-4)184.

Proiettata su questi scenari plausibili, l’Apocalisse stessa sembra conservare tracce di una qualche cerimonia liturgica a monte dell’esperienza visionaria185. Senza volere presumere di ricostruirne in dettaglio elementi, struttura e sviluppo, alcune osservazioni ci possono aiutare a metterla quantomeno in luce186. Nel “giorno del Signore”, alle liturgie angeliche si affaccia a prendere parte anche una “folla grande” (o;cloj polu,j: 7, 9-10; 19, 1-3.6-8), con dignità e funzioni sacerdotali (7, 15): sembra essere, a tutti gli effetti, il corrispettivo celeste delle evkklhsi,ai terrene che, nella dimensione cultuale loro propria, si presuppone evochino il culto del mondo divino, agganciandosi ed allineandosi ad esso (cfr. 3, 10; 7, 14; 11, 18; 12, 12; 13, 6-7; 18, 20; 19, 5)187. All’apertura del settimo sigillo, calato il silenzio, le “preghiere dei santi” (ai` proseucai. tw/n a`gi,wn: cfr. 5, 8) sono offerte sull’altare e trovano la loro via al cospetto di Dio (8, 1.3-4). Non ultimo, queste scene di culto in cielo sono immaginate recuperare e comprendere anche forme e materiali sicuramente attestati nell’uso comunitario per il I sec.d.C., come l’antifonia degli inni, le dossologie e l’apertura di preghiera euvcaristou/me,n soi188. Continuità e comunione, dunque, tra culto terreno e culto celeste, nella visione, di domenica189. Il cerchio si chiude: il rotolo di Giovanni è destinato alla lettura comunitaria – ciò almeno presuppone la beatitudine di 1, 3, indirizzata ad un avnaginw,skwn e

184 Vedi J.H.Waszink, Tertullian: De Anima, Amsterdam 1947, commento ad loc., e Norelli, Profetismo, 245-247. 185 Cfr. A.Robert Nusca, Liturgia e Apocalisse. Alcuni aspetti della questione, in E.Bosetti – A.Colacrai (a cura di),

APOKALYPSIS. Percorsi nell’Apocalisse di Giovanni, Assisi 2005, 459-478.

186 Rielaboro qui, nella mia prospettiva, analisi e conclusioni di K.-P.Jörns, Das hymnische Evangelium. Untersuchungen zu Aufbau, Funktion und Herkunft der hymnischen Stücke der Johannesoffenbarung, Gütersloh 1971 (SNT 5).

187 Per questa identificazione, vedi l’esegesi puntuale di H.Ulfgard, Feast and Future. Revelation 7:9-17 and the Feast of Tabernacles, Stockholm 1989 (CB.NTS 22), 69-107.

188 Discussione in Jörns, op.cit., 65-73.98-99.161-163. Interessante il confronto ancora con la testimonianza di Plinio il Giovane (Ep. X, 96, 7: carmenque Christo quasi Deo dicere secum invicem), la danza di Gesù e degli apostoli in ActJoh 94-96, e il frammento di inno ricopiato sul verso dell’ultimo foglio di P.Bodm XIII (III sec.d.C.), a seguire immediatamente il Peri. to. Pa,sca di Melitone di Sardi.

189 Cfr. le liturgie angeliche (4Q400 2, 2-7), gli inni (1QH 3, 21-22 e 11, 7-13) e la Regola delle Benedizioni di Qumran (1QSb 3, 25-26 e 4, 24-26), nella correlazione reciproca indicata ed approfondita da Carol Newsom nell’introduzione a J.H.Charlesworth – C.A.Newsom, The Dead Sea Scrolls. Angelic Liturgy: Songs of the Sabbath Sacrifice, Tübingen/Louisville 1999, 1-15, in particolare, 4.9-12. Vedi anche 1Cor 11, 10 (istruzioni su preghiera e profezia femminili!); Col 2, 18; Eb 10, 22-24; AscIs 6, 8 e 10, 6, con il commento di Norelli, ad 6, 8, in particolare, 337-339, e le annotazioni di Himmelfarb, Ascent, 91-93.

più avkou,ontej –, l’esperienza della rivelazione si riattualizza e rinnova nel suo contesto culturale originario190.