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Giustificazioni pubbliche e modelli formali di giustizia distributiva

Daniele Porello

Institute for Logic, Language & Computation (ILLC), University of Amsterdam, Postbus 94242, 1090GE Amsterdam, NL.

http://staff.science.uva.nl/~porello/ ([email protected]).

Abstract— In questo articolo, presentiamo alcune osservazioni sul concetto di giustificazione dei principi di scelta sociale nelle

teorie economiche. In particolare, mostreremo come l’analisi formale consenta di individuare argomenti condivisibili ed argomenti non condivisibili in un ideale dibattito tra agenti utilitaristi ed egalitari. Presenteremo inoltre alcune osservazioni sul rapporto tra il concetto di ragioni pubbliche di John Rawls e le giustificazioni ricavabili dalle formalizzazioni economiche.

Index Terms— Welfare Economics, Ragioni pubbliche, Utilitarismo ed egalitarismo.

II. INTRODUZIONE

L'approccio normativo alla teoria politica ha posto spesso l'accento sul ruolo della giustificazione pubblica delle scelte collettive, in particolare a partire da John Rawls e dalla sua analisi dell'utilitarismo (Rawls 1971, Gaus 1996). I modelli formali della moderna teoria economica forniscono una caratterizzazione precisa dei principi di giustizia distributiva, consentendo di esplicitarne esaustivamente le proprietà. In questa breve nota, proponiamo alcune osservazioni su come usare i modelli formali per indicare possibili giustificazioni pubbliche dei principi distributivi, ovvero argomenti che possono essere portati per difendere una particolare concezione della giustizia distributiva in una ideale assemblea deliberativa costituita da agenti con punti di vista diversi. Ci concentreremo su due principi che guidano una redistribuzione di risorse ottenute grazie alla cooperazione sociale: il principio utilitarista, che prescrive di scegliere la distribuzione che massimizza la somma delle utilità individuali, e il principio egalitario, ispirato dalla teoria di Rawls, che prescrive di scegliere la distribuzione che massimizza l'utilità dei possibili svantaggiati31. Vedremo come l'analisi formale consente di individuare proprietà dei principi distributivi che possono essere usate come possibili giustificazioni pubbliche. In particolare, valuteremo in quale misura le giustificazioni del principio utilitarista e del principio egalitario possano far parte di un consenso per intersezione da parte di individui diversi, con punti di vista diversi. La nozione di giustificazione pubblica che fa da sfondo a questa trattazione è legata al tema delle ragioni

pubbliche discusse da Rawls in Liberalismo Politico. Non possiamo qui approfondire la nozione di ragione pubblica, nè

scendere nel dettaglio del dibattito successivo al lavoro di Rawls; ci limiteremo quindi ad analizzare un ipotetico dialogo tra agenti per chiederci se un agente che ha una visione utilitarista della giustizia distributiva e un agente che ha una posizione egalitaria possano condividere giustificazioni comuni.

III. MODELLI ECONOMICI DI GIUSTIZIA DISTRIBUTIVA

La trattazione dei principi distributivi che presentiamo in questa sezione è stata proposta da John Roemer (Roemer, 1996). Questo approccio ci servirà a esplicitare come la distinzione tra utilitarismo ed egalitarismo dipenda sia da assunzioni normative che tali principi soddisfano sia dai requisiti epistemici che il modello presuppone. Per semplificare la presentazione, ed evitare di introdurre questioni epistemologiche sullo statuto delle probabilità, considereremo situazioni in cui non c’è incertezza: la distinzione tra argomenti accettabili da un punto di vista utilitarista e argomenti accettabili da un punto di vista egalitario sarà lo stesso significativa.

Sia X un insieme di stati sociali sui quali gli individui esprimono preferenze. Si assume che ogni individuo i abbia una funzione di utilità ui definita su X e a valori nei numeri reali R. Un profilo di utilità è un vettore (u1, …, un) che

elenca tutte le utilità individuali. Una funzione di benessere sociale associa a ogni profilo u un ordinamento sociale su X indicato con F(u), che esplicita quali stati sono socialmente preferibili. Ad esempio, un principio utilitarista ordina i possibili stati sociali in base alla somma delle utilità individuali e sceglie come stato migliore quello in cui la somma delle utilità à massima. Un principio egalitario ordina gli stati sociali a seconda di quali garantiscono un minimo

31 Sul rapporto tra la formulazione proposta e il principio di differenza rawlsiano, si veda (Rawls 2001), pag. 43, nota 3. Il principio che qui

chiamiamo egalitario è una versione del maximin. Non possiamo discutere in questa sede le importanti differenze tra l’approccio di Rawls e la formalizzazione proposta nella teoria economica.

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migliore per gli individui più svantaggiati e sceglie come stato migliore quello in cui ai possibili svantaggiati è garantito un valore più alto.

Si dimostra che le seguenti proprietà caratterizzano i due principi in questione32.

(U) (Dominio Universale). Il dominio di F include tutti i possibili profili di utilità.

(U) comporta che ad esempio non si escludano a priori particolari tipi di preferenze individuali ed esplicita quindi un requisito comune in molti modelli economici: le scelte individuali fanno parte della sfera privata degli individui e la giustizia distributiva non se ne occupa (Arrow 1963).

(PD) (Proprietà di Pareto Debole). Dati due stati sociali x, y, se per ogni individuo l'utilità su x è maggiore

(strettamente) dell'utilità su y, allora x è strettamente preferita a y nell'ordinamento sociale.

(PD) comporta che F consideri migliore uno stato sociale in cui l'utilità individuale di ciascun individuo è maggiore. (PI) (Pareto Indifferenza). Dati due stati sociali x e y e un profilo di utilità u, se per ogni individuo i, si ha che ui (x)

=

ui(y), allora F(u) è indifferente sugli stati x e y.

(PI) sancisce che F non introduce differenze tra due ordinamenti sociali che producono gli stessi livelli di utilità. (I) (Indipendenza). Dati due stati sociali x e y, e due profili di utilità u e u', se u(x) = u'(x) e u(y) = u'(y)33, allora

l'ordinamento sociale ottenuto in F(u), sia R, e in F(u'), sia R', soddisfa la seguente proprietà : xRy se e solo se xR'y.

(I) comporta che l'unico aspetto rilevante per l'ordinamento sociale siano i valori di utilità individuale generati da uno stato. Quindi, il livello di benessere dato da una particolare distribuzione è l’unica cosa che conta ai fini della decisione collettiva su quale sia la distribuzione migliore.

(AN): (Anonimato). Scambiando le componenti del vettore di utilità il risultato non cambia.

(AN) stabilisce che nessun individuo conta più di un altro ai fini della decisione collettiva, vale a dire, la scelta collettiva è imparziale rispetto agli individui.

Il seguente assioma esplicita una differenza importante tra principio utilitarista ed egalitario.

(EM) (Equità Minima). Per qualche profilo u, esistono stati x e y e un individuo j in N tale che per ogni altro

individuo i, se uj(x) > uj(y) > ui (y) > ui(x), allora y R x, dove R = F(u).

Intuitivamente, (ME) esclude che siano sempre gli individui che beneficiano maggiormente da uno stato sociale, cioè la cui utilità è maggiore, a decidere dell'ordinamento collettivo. Questa assunzione manca, come vedremo, nella caratterizzazione del principio utilitarista.

Le proprietà seguenti rappresentano assunzioni sui vincoli epistemici nel modello. (CCU) (Confronti cardinali di

utilità) comporta che si possa parlare di intensità delle preferenze, che tale valore sia misurabile da una funzione di

utilità, e che la differenza di utilità tra due individui sia rilevante per la decisione sociale.

(COU) (Confronti ordinali di utilità), al contrario, comporta che solo i confronti ordinali sono rilevanti: l'intensità delle preferenze o le differenze nei livelli di benessere tra gli individui non contano ai fini della decisione collettiva.

I principi egalitario e utilitarista sono quindi caratterizzati nel modo seguente34.

Teorema 1. F soddisfa PI, PD, I, U, AN e F rispetta confronti cardinali di utilità (CCU) se e solo se F è utilitarista. Teorema 2. F soddisfa PI, PD, I, U, AN, EM, e F rispetta confronti ordinali di utilità (COU) se e solo se F è

egalitaria.

L'analisi formale consente quindi di delineare le differenze principali tra i due principi: l'utilitarismo richiede confronti cardinali di utilità mentre il principio egalitario richiede l'assioma di equità minimale. Quindi, da un punto di

32 Per una esposizione formale delle proprietà qui discusse, rimandiamo a (Roemer 1996), capitoli 1 e 5. Ci limitiamo qui a una esposizione intuitiva. 33La notazione u(x) denota il vettore di Rn(u

1(x), …, un(x)), che rappresenta i livelli di utilità rispetto allo stato x.

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vista normativo, il principio egalitario sembra essere più esigente, dato che richiede l’assioma di equità minima. L’utilitarismo sembra richiedere di più da un punto di vista epistemico dato che assume che il benessere degli individui si possa misurare e che si possano effettuare confronti interpersonali di benessere.

IV. GIUSTIFICAZIONI FORMALI E GIUSTIFICAZIONI PUBBLICHE

Le proprietà viste forniscono condizioni necessarie e sufficienti per descrivere i principi di scelta in questione. Al fine di discutere se tali proprietà possano costituire giustificazioni pubbliche, consideriamo un dibattito ideale nel quale un utilitarista (u) e un egalitario (e) argomentano usando enunciati che esprimono le proprietà formalizzate dai rispettivi assiomi. Ovvero, in una discussione, per giustificare la scelta tra utilitarismo ed egalitarismo un agente può usare argomenti che, riformulati in un linguaggio accessibile, esprimono le proprietà viste. Tali enunciati costituiscono le giustificazioni che un agente è disposto a dare se chiamato a giustificare le proprie scelte rispetto ai principi distributivi.

I due agenti sono distinti, semplificando molto, dal fatto che u afferma una visione utilitarista della giustizia distributiva, ed è disposto ad accettare le proprietà che caratterizzano il principio utilitarista, mentre e ha una visione egalitaria e considera accettabili le proprietà che caratterizzano il principio egalitario.

Come abbiamo visto, le differenze principali tra i due principi sono il tipo di informazione richiesta (CCU o COU) e l'assioma (ME). In un dibattito tra u ed e, ci sono quindi proprietà che possono essere usate come giustificazioni pubbliche, ad esempio il concetto di imparzialità espresso da (AN). Entrambi gli agenti sono disposti ad accettare argomenti basati sulla forma di imparzialità descritta da (AN), vale a dire, sono d’accordo sul fatto che la distribuzione ottimale non deve dipendere da chi preferisce cosa. Inoltre, entrambi sono disposti ad accettare miglioramenti paretiani, vale a dire distribuzioni che aumentano il benessere di tutti senza ridurre quello di alcuno sono da preferire.

Altre proprietà, tuttavia, non sono adatte ad essere usate come giustificazioni pubbliche. Ad esempio, e non potrebbe accettare (CCU) per via della sua visione epistemica: e non può accettare che i confronti cardinali di utilità siano rilevanti per la scelta della distribuzione ottimale in quanto afferma che non è possibile né misurare l’intensità delle preferenze né tanto meno confrontare livelli di benessere di individui diversi, mentre u afferma che sia possibile.

D’altra parte, u non può accettare il principio (ME), che è sostenuto da e, in quanto sarebbe, in generale, in contraddizione con le altre proprietà che giudica normativamente rilevanti: le proprietà che u assume caratterizzano il principio della massimizzazione dell’utilità che non garantisce l’equità minimale del risultato implicata dal principio egalitario.

Quindi, un individuo non può cambiare la sua opinione su (ME) o sulle assunzioni epistemiche senza rivedere radicalmente la propria concezione della giustizia distributiva. Difficilmente tali proprietà potrebbero quindi essere oggetto di un consenso per intersezione da parte di u ed e se, come pare ragionevole, assumiamo che gli agenti che argomentano in questa ideale assemblea deliberativa non siano incoerenti. Per argomenti basati su (ME) o sul problema dei confronti interpersonali di utilità viene meno, nel nostro dibattito ideale, un requisito fondamentale delle ragioni pubbliche discusse da Rawls: esse devono poter essere riconosciute da individui che hanno, entro certi limiti, punti di vista, informazione o assunzioni normative diverse (come u ed e nel nostro caso).

Quindi, argomenti basati su tali assunzioni normative o epistemiche non sono condivisibili pubblicamente. La distinzione che abbiamo tracciato non esclude che ci siano argomenti diversi che possono essere addotti da uno dei due contendenti al fine di convincere l’altro. Ad esempio, in (Rawls 2001. p. 107-109) si suggerisce che una distribuzione che soddisfa il principio di differenza, ovvero una distribuzione egalitaria, possa essere accettata da un agente che vede la massimizzazione della somma delle utilità come principio adeguato sulla base del fatto che le funzioni di utilità individuali hanno, in una particolare circostanza di scelta, una forma specifica: ad esempio, nel caso in cui le preferenze individuali sono molto sensibili a un dato minimo garantito e non crescono molto per distribuzioni che eccedono quel minimo. Se questo fosse il caso, il principio di differenza potrebbe essere parte di un consenso per intersezione che include un individuo utilitarista. Inoltre, una distribuzione utilitarista che massimizza la somma delle utilità può di fatto coincidere con l’ideale egalitario in caso di estrema avversione al rischio.

Per trattare questi casi usando il metodo proposto in questo lavoro, vale a dire considerando le rispettive analisi assiomatiche, occorrerebbe tuttavia discutere modelli di giustizia distributiva più sofisticati. Lasciamo quindi questi temi come guida per futuri approfondimenti.

L’esempio di deliberazione che abbiamo brevemente tratteggiato indica quindi una strategia per poter distinguere tra giustificazioni pubbliche e non-pubbliche in un ideale dibattito sulla giustizia distributiva. Abbiamo mostrato come l’analisi assiomatica fornisca il contenuto di possibili enunciati che possono essere utilizzati dagli agenti per giustificare i propri punti di vista sulla giustizia distributiva. La caratterizzazione formale consente quindi di analizzare alcuni argomenti che giustificano i principi distributivi e di indicare precisamente quali argomenti possano essere considerati condivisibili da agenti con punti di vista diversi.

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RIFERIMENTI

[1] K. Arrow, Social Choice and Individual Values, New York, Wiley, 1963. [2] G. F. Gaus. Justificatory Liberalism. Oxford University Press, 1996.

[3] J. Rawls. Political Liberalism (Expanded Edition). Columbia University Press, 1993 [4] J. Rawls. Justice as Fairness. A Restatement. Belknap, Harvard University Press, 2001. [5] J. E. Roemer. Theories of Distributive Justice. Harvard University Press, 1996.

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