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Uno sguardo alle epistemologie contemporanee della conoscenza

Evelina De Nardis

Evelina De Nardis, Università di Roma Tre, 00185, Roma (phone: +390657337590-; e-mail: [email protected]).

Abstract - Lo scopo di questo contributo è quello di riflettere sugli attuali scenari delle nuove epistemologie della

conoscenza scienze cognitive in particolar modo sulle connotazioni che hanno assunto le scienze cognitive nell’ultimo decennio.

Parole chiave— Scienze cognitive, teorie sistemiche, rappresentazione, sistemica

I. INTRODUZIONE

Nel dibattito scientifico contemporaneo si assiste a un radicale ripensamento degli statuti fondativi delle scienze cognitive. A partire dagli anni Ottanta, le ricerche sulle neuroscienze si sono sviluppate secondo un percorso orientato alla forte interconnessione tra psichico e biologico. In tal modo, si afferma una nuova legittimità scientifica tra psichico e il biologico e il somatico che nascono dal e nel legame.

Una riflessione epistemico-teorica sulle recenti scoperte delle neuroscienze segnala quanto sia realisticamente e scientificamente possibile un superamento della tradizionale dicotomia tra mente e corpo, tra psichico e somatico.

II. IL COMPUTAZIONALISMO E LA SISTEMICA DI VON FOESTER: CONTRIBUTI ALLE SCIENZE COGNITIVE

Lo scopo di questo contribuito non è quello di enucleare le diverse fasi di sviluppo del computazionalismo e delle teorie sistemiche, ma tentare di comprendere come i due orientamenti teorici molto divergenti tra loro abbiano concorso e alimentato lo sviluppo dell’epistemologia delle teorie della mente.

Sul finire degli anni Cinquanta del secolo scorso si affermano due posizioni teoriche; le tesi del computazionalismo e le teorie della sistemica, derivate dallo studio della cibernetica.

La prospettiva computazionale considera la mente come un dispositivo logico-matematico che ha lo scopo di elaborare unità di informazioni allo stesso modo di un calcolatore. Concepire la mente come dispositivo di calcolo implica che tutte le procedure inerenti le modalità di trattamento e di elaborazione dell’informazione si configurano come il risultato di stati rappresentazionali autonomi dotati di un proprio scopo interno.

Il modello formale, sottostante all’approccio computazionale, è di tipo bottom-up in quanto è possibile descrivere la struttura della mente in termini logico-matematici e di operazioni del tipo input e output. Da questo punto di vista, dallo studio dei modelli elementari di connessione neurale è possibile risalire alle strutture più complesse che ne spiegano l’intera architettura. Tale impostazione risente della tesi avanzata da Fodor sulla modularità della mente che ammette la possibilità di scomporre funzionalmente un sistema cognitivo nelle differenti unità che compongono il modulo operante indipendentemente dal funzionamento degli altri moduli, Ogni modulo assolve a una specifica e particolare funzione in quanto può elaborare un determinato tipo di imput. La corrente computazionalista è stato criticata per aver posto una notevole enfasi sul valore della rappresentazione. Infatti nonostante l’approccio computazionale alle scienze cognitive abbia consentito la spiegazione di vari aspetti legati alla soluzione dei problemi, alcuni limiti, insiti nella teoria computazionale della mente sono stati evidenziati da Dreyfus (1992) in merito al fatto che:

1. il ruolo delle emozioni ha una funzione determinante nello sviluppo delle funzioni cognitive di ordine superiore;

2. il ruolo dell’ambiente fisico circostante influenza il funzionamento del sistema cognitivo;

3.i sistemi cognitivi non possono essere adeguatamente compresi se si sottovaluta la natura sociale dei processi ad essi sottostanti.

Questi limiti potrebbero essere facilmente superati ampliando ed integrando gli approcci computazionali, orientati allo studio delle rappresentazione mentali, con orientamenti di tipo sistemico e molare.

Nel testo What Computers can’t do: the limits of Artificial Reason (1992), Dreyfus ha messo in evidenza come il punto debole della tesi dell’intelligenza artificiale stia proprio nella mancanza di una fondazione filosofica dei concetti di rappresentazione e di mente come sistema complesso.

L’idea che i calcolatori possano funzionare seguendo i programmi e le regole manipolando simboli di tipo rappresentazionale può essere un’idea brillante e attraente, ma presenta dei limiti. Infatti, considerare il calcolatore come sistema fisico capace di fornire rappresentazioni del mondo simbolico significa per Dreyfus riproporre un modello

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filosofico intellettualistico e riduttivo. Per ovviare al riduzionismo mi sembra utile proporre una riflessione sulle teorie sistemiche applicate allo studio della mente.

Von Foester nel testo “ Pensieri e note sulla cognizione” fa notare che l'informazione all'interno del cervello è raccolta attorno a due elementi essenziali: le entità che definiamo X e gli istanti che definiamo T.

Gli oggetti e gli eventi non sono esperienze primitive, essi infatti si connotano come rappresentazioni di relazioni. Inoltre, il soggetto rappresenta gli eventi E con gli oggetti 0 in una nuova relazione OE; la relazione non è fine a se stessa in quanto costituisce una rappresentazione che conferma o modifica l e ipotesi di partenza.

III. IL RUOLO DELLA RAPPRESENTAZIONE NELLE SCIENZE COGNITIVE

Negli ambiti di studio delle scienze cognitive, la maggior parte degli studiosi presuppone l’esistenza di rappresentazioni mentali analoghi alle strutture e alle procedure computazionali che contengono algoritmi in modo formalmente molto simile a quello di un calcolatore.

Nelle teorie della mente, derivate dall’impostazione computazionale ci si chiede quale debba essere il ruolo della rappresentazione mentale e in che modo essa concorra allo sviluppo del pensiero umano.

Da un punto di vista filosofico, la rappresentazione è un concetto filosofico che affonda le sue radici nel pensiero greco. La teoria rappresentazionale della mente, che trova una sua prima elaborazione nella filosofia aristotelica, è stata sviluppata a partire dallo studio degli stati mentali, sottostanti alle credenze e alle percezioni.

Molti studiosi ritengono che questi stati abbiano una certa intenzionalità in quanto si riferiscono a uno stato specifico, particolare e contestualizzato.

Il tema dell’intenzionalità ci richiama una posizione filosofica che pone un’enfasi particolare sull’impossibilità di supporre una rappresentazione mentale senza oggetto poiché tutti i fenomeni psichici si riferiscono a qualcosa di immanente e di esistente.

Da un punto computazionale, la rappresentazione fa riferimento all’immagine della realtà esterna che svolge il ruolo di mediazione tra il soggetto e il mondo esterno. Tale asserzione risente della posizione di Fodor, secondo il quale una rappresentazione mentale costituisce il modello dell’ambiente circostante avente come enunciato il linguaggio naturale con una propria struttura proposizionale, una sintassi e una semantica

Brooks (1991) sostiene che la rappresentazione costituisce u n modello di riferimento per l’azione umana e in quanto connotata semanticamente come significato. Da questa constatazione ne scaturisce che:

1) la rappresentazione è sempre il risultato di complesse attività di ordine sociale e cognitivo;

2) l’informazione si connota socialmente come un processo comunicativo tra la mente, considerata un sistema aperto e l’ambiente circostante.

Da questi punti si evidenzia come la rappresentazione non sia caratterizzata da intenti esplicativi in quanto essa non spiega in modo corretto ed esaustivo il comportamento di un agente intelligente. L’agente intelligente, Allen, creato da Brooks non è spinto da mere rappresentazioni interne per esplorare l’ambiente circostante poiché ciò che determina il comportamento dell’agente è il desiderio di esplorare l’ambiente o l’istinto di aggirare l’ostacolo.

IV. TEORIE DELLA MENTE E SCIENZE COGNITIVE

Lo studio della mente ha rappresentato una prerogativa della filosofia contemporanea di impostazione analitica. Nelle attuali teorie della mente si pone l’enfasi sulla fenomenologia del soggetto che si afferma come agente epistemico Tale riferimento concettuale non può prescindere dalla considerazione della complessa ed eterogenea natura della mente, una realtà inseparabile dal corpo, sede del pensiero e delle emozioni. Da questo punto di vista, la natura biologica della mente costituisce un aspetto di non secondaria importanza negli studi concernenti lo studio della mente. L’oggetto di molte ricerche concerne lo studio dei meccanismi di ricorsività tra il sistema-mente e il sistema- mondo. Nel suo famoso libro” Dare corpo alla mente” Andy (1991) si interroga sulla natura problematica e ricorsiva dei rapporti tra il sistema -mente e natura (sfera del vivente).

Tale posizione risente della revisione critica dei paradigmi interpretativi di riferimento delle scienze umane: si assiste a un cambiamento di prospettive che partono dalla considerazione e dal riconoscimento della pluralità, della diversità e della molteplicità di ambiti di ricerca che ritengono inadeguato un atteggiamento euristico allo studio della mente e alla conoscenza orientato all’individuazione di regolarità e di leggi generalizzabili fondate su pretese di oggettività assoluta. La complementarità e la pluralità delle differenti posizioni euristiche ed epistemiche trovano una possibile giustificazione nelle ristrutturazioni funzionali e nelle ricorrenti co-evoluzioni tra il sistema mente e l’ambiente circostante.

La considerazione delle peculiarità biologiche della mente implica uno sguardo sulle scienze cognitive arricchito dagli apporti della teoria biologica della conoscenza sostenuta da Maturana e Varela.

Il riconoscimento dell’irriducibile complessità dell’uomo, proposto dalle scienze cognitive, ha evidenziato l’importanza della dimensione specifica e personale della pluralità dei processi caratterizzanti la sfera del vivente,

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considerato come crocevia di intrecci, di prospettive e di influenze. Il modello interpretativo della complessità apre le scienze cognitive alla constatazione che gli eventi sono stratificati e complicati da flussi e da tensioni, da crisi e da maturazioni che si intersecano in modo nuovo, sempre diverso e originale.

Emerge, quindi, chiaramente come la mente sia il prodotto delle esperienze interpersonali attraverso le quali la dimensione relazionale si radicalizza nelle connessioni umane che plasmano lo sviluppo della mente.

I contributi della teoria della complessità (Morin e Pasqualini, 2006) e del modello costruttivista nelle sue valenze psicodinamiche ci hanno condotto a proporre un modello della mente che non separa le tre dimensioni mente.corpo- relazione, ma li considera come i tre punti fondamentali di un sistema. La mente, da questo punto di vista, si connota come un’entità localizzata nel corpo e nello spazio.

V.CONCLUSIONI

Le ipotesi epistemologiche proposte costituiscono il punto di partenza per la configurazione di un meta-modello che può risultare utile nell’approfondimento di alcuni aspetti delle teorie della mente considerata come sistema evitando l’eccesso del riduzionismo che postula l’esistenza della mente separata dal corpo, dall’esperienza e dalla storia.

RIFERIMENTI [1] C.Andy, Dare corpo alla mente, McGraw-Hills, 1999.

[2] M,Bröcker, Parte del mondo: la posizione di Heinz von Foester. Rivista Europea di Terapia Breve Strategica e Sistemica, ,1-7, 2004(1) [3] R.A, Brook, Intelligence without representation. Artificial Intelligence,139-159, 1991 (4)

[4] H.Maturana, Varela, F. L’albero della conoscenza, Garzanti: 2004

[5] H.Dreyfus

,

What Computers still can’t do. A Critique of Artificial Reason

.

Cambridge,

1992

[6] H.Maturana,, Varela, F.Autopoiesi e cognizione. La realizzazione del vivente, Marsilio, 2006 [7] C.Pasualini, E. Morin. Io, Edgar Morin. Una storia di vita. Franco Angeli, 2006

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Compito di selezione: il ruolo del contesto e

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