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IL TORTUOSO CAMMINO VERSO L’ACUERDO FINAL

3.3 I FATTORI CHE HANNO PORTATO ALLA VITTORIA DEL NO Il 2 Ottobre 2016, alla popolazione colombiana fu chiesto se appoggiasse

3.3.3 La “giustizia transizionale”

Il concetto di “giustizia transizionale” può rientrare come un fattore che ha portato al NO perché fu visto dall’opposizione come il meccanismo giudiziario che avrebbe permesso agli attori del conflitto armato una riduzione della colpa: si riflette dunque se il meccanismo di “giustizia transizionale” possa essere collegato alla volontà dell’intero popolo colombiano di non perdonare.

La lotta ai crimini contro l’umanità divenne la priorità per il diritto internazionale, con l’istituzione, ad esempio, della Corte Penale Internazionale avvenuta nel 1998, con la quale si investiva lo Stato del ruolo di garante e protettore del rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo. Dall’excursus storico tracciato lungo questa tesi si è evidenziato che in Colombia, gli attacchi sistematici compiuti possono essere giudicati come crimini contro l’umanità, e di ciò si ha conferma anche nell’analisi condotta dalla Corte Penale Internazionale nel 2012289. Per il caso colombiano, però, non è stato concepito un modello

univoco di pace che ha involucrato tutti gli attori politici ma, piuttosto, si sono andate ad adottare una serie di misure politiche e di leggi parziali che negli anni hanno cercato di trovare la soluzione ai diversi problemi che il paese presentava. Il superamento del conflitto armato, tuttavia, porta con sé il compito di creare una nuova società in cui prevalga il rispetto dei diritti umani ma, come sostiene il giurista Rodrigo Uprimny Yepes, il dilemma è che, se da un lato vi è il desiderio dei guerriglieri di ritornare alla vita civile dopo il disarmo, dall’altro vi è il diritto sacrosanto delle vittime di ottenere giustizia. Riguardo a ciò, sempre Uprimny sostiene come sia necessario provvedere,da un lato, alla creazione di un apparato giudiziario che contempli meccanismi di giustizia penale e, dall’altro, alla creazione di programmi per la memoria e la riparazione290. A questo scopo,

dunque, si ricorre al concetto di “giustizia transizionale” che indica i diversi tipi

289 L’analisi riguarda il periodo dal 1 Novembre 2002, poiché la Colombia divenne paese membro il 5 Agosto 2002

di provvedimenti che un governo poteva attuare per trovare una soluzione ai crimini contro l’umanità commessi dai governi precedenti:

La justicia transicional alude a las formas en que países que dejan atrás periodos de conflicto y represión utilizan para enfrentarse a violaciones de derechos humanos masivas o sistemáticas, de tal magnitud y gravedad que el sistema judicial convencional no puede darles una respuesta adecuada.291

Il meccanismo di “giustizia transizionale” è definito come il meccanismo extragiudiziario che viene utilizzato nei periodi in cui vi è un passaggio da un governo che ha commesso crimini contro l’umanità a un governo che deve ristabilire l’ordine e costruire la pace. Definire, dunque, la “giustizia transizionale” risulta complesso poiché si occupa di processare forme sistematiche di violenza, trovandosi ad affrontare il dilemma di non semplicemente punire i responsabili che hanno causato le atrocità, ma piuttosto aspirando ad una trasformazione politica attraverso l’istaurazione di dialoghi volti alla scoperta della verità interpellando le vittime del conflitto e la promozione di una cultura di pace e rispetto che possa evitare che sentimenti di vendetta e rancore prendano il sopravvento292. Inoltre, quando si parla di

“giustizia transizionale”, risulta fondamentale citare anche il coinvolgimento della comunità internazionale attraverso il lavoro delle Nazioni Unite: queste ultime, infatti, hanno giocato un ruolo importante nel supportare i governi in transizione attraverso missioni di pace fornendo, ad esempio, i mezzi necessari per l’attuazione di riforme politiche e lo sviluppo di programmi per la riparazione dei danni alle vittime. L’obiettivo delle missioni di pace, quindi, è:

[…] to facilitate the processes through which various stakeholders debate and outline the elements of their country’s plan to address the injustices of the past and to secure sustainable justice for the future, in accordance with international standards, domestic legal traditions and national aspirations. In doing so, we must learn better how to respect and support local ownership, local leadership and a local constituency for reform, while at the same time remaining faithful to United Nations norms and standards293.

291 (Centro Internacional para la Justicia Transicional) 292 (Leebaw)

Il meccanismo di “giustizia transizionale” è capace di mettere in atto trasformazioni sociali e politiche volte alla democratizzazione di un Paese dilaniato da sistematici atti di violenza: la sfida, dunque, è dare il via ad una trasformazione sociale che possa addirittura anticipare la creazione futura di conflitti294. In Colombia, si iniziò a parlare di “giustizia transizionale” attraverso

la Ley de Justicia y Paz che stabilì che i processi penali, a carico del potere esecutivo e della Fiscalía General de la Nación295, si sarebbero occupati di

sanzionare, con il carcere, i responsabili dei crimini atroci, ma solo per chi avesse confessato i crimini commessi alla Fiscalía. Questo meccanismo venne criticato dalle organizzazioni per le vittime del conflitto poiché non erano previsti né un’investigazione dei crimini commessi condotta anteriormente alla concessione dell’amnistia né, soprattutto, un procedimento giuridico nei confronti di tutti i paramilitari296. Il meccanismo si arenò di fronte all’incertezza giuridica su l

metodo da seguire nello svolgere le investigazioni nei processi penali e, successivamente, sull’idea di reintegrazione politica degli ex combattenti297;

perché si potesse parlare di una fattiva transizione verso la pace, infatti, era troppo limitante e riduttivo trattare individualmente i processi penali, mentre sarebbe stato più opportuno creare un apparato giuridico che fosse orientato ad esaminare l’intero sistema, attraverso una interconnessione di quattro metodi giudiziari: l’attuazione di processi penali individuali contro gli artefici dei crimini, la creazione di commissioni di verità, le riparazioni e l’attuazione di riforme istituzionali298. Si è riusciti, alla fine, a costituzionalizzare il concetto di

“giustizia transizionale” attraverso l’Atto Legislativo 01 del 2012 che entrò a far parte della Costituzione come articolo transitorio n. 66:

Artículo transitorio 66. Los instrumentos de justicia transicional serán

excepcionales y tendrán como finalidad prevalente facilitar la terminación del conflicto armado interno y el logro de la paz estable y duradera, con garantías de no repetición y de seguridad para todos los colombianos; y garantizarán en el

294 (Paul Gready) 295 (Sarmiento)

296 Come è stato scritto nel primo capitolo, la Ley de Justicia y Paz era riferita solo alla smobilitazione dei paramilitari

297 (Rodrigo Yepes Uprimny)

mayor nivel posible, los derechos de las víctimas a la verdad, la justicia y la reparación299.

L’articolo parla sia di una legge statutaria con il compito di stabilire gli strumenti di “giustizia transizionale” che permettono di investigare sui crimini commessi, avendo come principale obiettivo la verità e la riparazione delle vittime, sia della creazione di una Commissione di Verità per le vittime: per questa duplice funzione, la Fiscalía avrà il compito di determinare i criteri secondo i quali verranno classificati i processi penali, dando priorità alle gravi violazioni nell’ ambito dei diritti umani300. L’articolo definisce il trattamento penale speciale e il

successivo reintegro nella società civile per chiunque fosse disposto al disarmo collettivo dei gruppi armati e al riconoscimento della responsabilità ma, come ha definito l’articolo n.3 dell’Atto Legislativo, costituzionalizzato come articolo transitorio n.67, la partecipazione alla vita politica degli ex combattenti sarà possibile solo se i cosiddetti non siano riconosciuti come responsabili di crimini di lesa umanità e genocidio:

Artículo transitorio 67. Una ley estatutaria regulará cuáles serán los delitos

considerados conexos al delito político para efectos de la posibilidad de participar en política. No podrán ser considerados conexos al delito político los delitos que adquieran la connotación de crímenes de lesa humanidad y genocidio cometidos de manera sistemática, y en consecuencia no podrán participar en política ni ser elegidos quienes hayan sido condenados y seleccionados por estos delitos301.

Parlare di processo di pace senza affiancare la parola giustizia, infatti, non è più accettabile visti i progressi che si sono fatti per il rispetto dei diritti umani: il riconoscimento, sul tavolo delle negoziazioni, delle violazioni dei diritti umani durante un conflitto armato, rende il processo di pace longevo, stabile e duraturo poiché permette la creazione di un sistema di promozione dei diritti umani volto alla non ripetizione302. Per comprendere l’incidenza dei crimini in tutti i conflitti

e, nello specifico, nel conflitto armato colombiano, torna utile la teoria di Michelle Parlevliet che afferma come la violazione dei diritti umani sia, allo stesso tempo, causa ed effetto di ogni conflitto armato e spiega il suo punto di

299 (Articolo n. 66 Costituzione della Colombia) 300 (Articolo n. 66 Costituzione della Colombia) 301 (Articolo n. 67 Costituzione della Colombia) 302 (Parlevliet)

vista utilizzando la metafora dell’icerbeg la cui cima è formata dagli effetti del conflitto armato (trattamento umiliante, violenza fisica e verbale, arresti arbitrari, esecuzioni sommarie, censura, intimidazione dell’opposizione, proibizione di associazionismo), che sono rappresentazioni visibili della violazione dei diritti. Alla base dell’iceberg, invece, si trovano le cause scatenanti il conflitto armato tra le quali si annoverano: esclusione di minoranze, disuguale accesso alle risorse, discriminazione e non partecipazione politica. Questo tipo di cause trova la sua fonte non solo nell’incapacità dell’istituzione statale di creare un apparato sociale volto al rispetto dei diritti umani, ma anche nella sua mancata volontà di creare questo apparato sociale che permetterebbe una maggiore partecipazione politica, evitando dunque che il potere e le risorse siano concentrate nelle mani di una élite politica303.

Riprendendo l’analisi della Parlevliet e applicandola al caso in esame, si può affermare come, in Colombia, sin dagli anni Trenta del Novecento, la mancata volontà dello Stato di permettere un allargamento della partecipazione politica e il continuo atteggiamento di discriminazione verso chi si fosse opposto alle decisioni prese dalla maggioranza hanno creato quella memoria storica in cui lo Stato è visto dalla collettività come repressore dei diritti e delle libertà e nemico della popolazione, determinando, come effetto, la nascita di tutti i movimenti

303 (Parlevliet)

Figura 6Rethinking Conflict Transformation from a Human Rights Perspective - Michelle Parlevliet

insorgenti che, nel tempo, sono diventati ancora più feroci e violenti dello Stato in sé. Ecco, dunque, dopo decenni di conflitto, la necessità di creare, non solo un apparato giuridico di leggi volte al rispetto dei diritti umani, ma, anche, una

culture of human rights tra la popolazione304. L’accordo si pone questo obiettivo:

la creazione di una società in cui i valori di convivenza e conciliazione abbiano la priorità. Il desiderio di creare una culture of human rights emerge anche dalle parole degli intervistati, i quali all’unanimità affermano che, affinché possa essere possibile il perdono e, di conseguenza, possa avvenire una piena integrazione degli ex combattenti alla vita civile, sia necessario uno sforzo dell’intera società colombiana per la creazione di una nuova Colombia e, soprattutto, uno sforzo da parte del governo e delle FARC nel porre chiarezza sul conflitto armato.