IL TORTUOSO CAMMINO VERSO L’ACUERDO FINAL
3.1 Il difficile cammino per trovare la pace
3.1.4 San Vicente del Caguán
Alle elezioni del 1998, le FARC-EP sostennero il candidato Andrés Pastrana poiché fece delle negoziazioni di pace il centro della sua campagna politica. La politica di pace di Pastrana era basata sul raggiungimento di due obiettivi: da un lato la necessità di porre fine al conflitto armato, dall’altro l’urgenza di ridare legittimità al governo e alle istituzioni198. A differenza dei suoi predecessori
Barco, Gaviria e Samper, il nuovo presidente riconosceva il ruolo politico della guerriglia distinguendola dai narcotrafficanti e dai paramilitari: infatti, data l’ampia fiducia al movimento guerrigliero, decise di acconsentire alla smilitarizzazione di cinque comuni in cui si sarebbero create delle zone di distensione per tre mesi. Tuttavia, il processo di negoziazione che si basava principalmente sulla fiducia reciproca portò in realtà diverse contraddizioni, prima tra tutte la creazione delle zone di distensione199, le quali vennero lasciate
in mano al movimento guerrigliero perché non ci si accordò sul ruolo che il
196 (Sarmiento)
197 (Roux) 198 (Pécaut) 199 (Ocampo)
governo dovesse avere in queste zone e l’unica proposta avanzata fu quella di mantenere un battaglione di soldati la cui funzione sarebbe stata quella di proteggere le sedi delle cariche politiche ma, a causa della minaccia avanzata dalle FARC-EP di stroncare le negoziazioni, il governo cedette200.
Come dichiararono le FARC-EP in un comunicato pubblicato il 31 Luglio 1998:
Ratificamos una vez más que para las FARC-EP-EP, los diálogos con el gobierno nacional y todos los representantes de organizaciones empresariales, de los sectores sociales, religiosos, políticos y pueblo en general empiezan en Colombia en el momento en que el gobierno retire la fuerza pública de los municipios de la Uribe, Mesetas, La Macarena, Vista Hermosa y San Vincente del Caguán, con la previa verificación del cumplimiento de lo convenido entre el Presidente Pastrana y el Comandante en Jefe de las FARC-EP-EP en su reciente entrevista201.
Il 7 Gennaio 1999, il governo e le FARC-EP si incontrarono a San Vicente del Caguán per iniziare le negoziazioni e rafforzarono il loro impegno attraverso l’Acuerdo de Caquetanía, firmato il 2 Maggio 1999, dove strutturarono un’agenda che sarebbe stata successivamente definita Agenda Común por el
Cambio hacia una Nueva Colombia en Paz. Firmata il 6 Maggio 1999, oltre alla
soluzione del conflitto, si sarebbe occupata di: rispetto dei diritti umani, riforma agraria, conservazione delle risorse naturali, riforme politiche per un’apertura democratica, lotta alla corruzione e al narcotraffico e promozione della cooperazione internazionale202. L’agenda portò alla firma de los Acuerdos de los
Pozos firmato il 9 Febbraio del 2001: le parti concordarono nel discutere sui temi
scritti sopra cercando di arrivare alla stipulazione di accordi parziali su ogni tematica per giungere, infine, ad un vero e proprio trattato di pace203.
Due temi nuovi su cui si discusse furono il ruolo giocato dalla comunità internazionale e la difesa dei diritti fondamentali dell’uomo.
Con l’avvento del presidente Pastrana, si è iniziato a tenere in considerazione la comunità internazionale e a comprendere il ruolo chiave che essa aveva nella fine degli scontri, ovvero che la soluzione del conflitto armato non era più un problema interno del paese colombiano, ma piuttosto una questione che
200 (Pécaut)
201 (Comunicado Público 31 Julio 1998)
202 (Agenda Común por el Cambio hacia una Nueva Colombia en Paz) 203 (El Acuerdo de los Pozos)
interessava tutta la comunità internazionale, specialmente per ciò che riguardava la protezione dei diritti fondamentali dell’uomo. L’immagine del paese colombiano cambiò e le relazioni con gli Stati Uniti, con la creazione del Plan Colombia, e con i paesi limitrofi furono volte a trovare una soluzione congiunta per il conflitto armato colombiano. Questo fu l’effetto di una politica volta alla pace promossa dal presidente Pastrana che distinse la relazione con la guerriglia dalla lotta al narcotraffico e al paramilitarismo. Pastrana parlava del concetto di
diplomacia para la paz e dello sviluppo di una politica di pace basata sul rispetto
dei diritti umani e della cooperazione internazionale poiché riteneva importante l’appoggio della comunità internazionale per un esito positivo nel processo di pace con i guerriglieri e iniziò dunque a stringere accordi sia con i paesi limitrofi sia, al di fuori del continente americano, con l’Unione Europea, che potevano svolgere il ruolo di facilitatori nel dialogo per la pace204.
Perché sono fallite anche queste negoziazioni?
Una prima tesi potrebbe essere il fatto di riconoscere sì la guerriglia come attore politico, ma instaurare con essa un dialogo volto a trovare le soluzioni del paese e non solo concentrato nel trovare una soluzione al conflitto tra le due parti; a sostegno di ciò, Pizarro parla di una meganegociación, creata in Caguán, ovvero
una grande negoziazione in cui i punti discussi in agenda e portati dai portavoce del governo riguardavano l’agenda politica, ovvero si volesse riconoscere la poca legittimità del governo e, proporzionalmente, il potere politico che le FARC stavano acquisendo205.
Su questo punto, risulta interessante il punto di vista di due intervistati, Juan206 e
Lola207, molto attivi nella lotta alle ingiustizie in Colombia. Alla domanda sulle
cause che determinarono il fallimento delle negoziazioni precedenti a quelle de l’Avana, Juan pone l’accento su due aspetti: in primo luogo, sulla mancata cooperazione dell’oligarchia colombiana, soprattutto militare, che sin dal primo intento di Betancur non era mai stata disposta a collaborare con il governo per il raggiungimento dell’accordo con la guerriglia, poiché vedeva il processo di pace
204 (Ramírez)
205 (Pizarro)
206 (Intervista a giornalista di una testata colombiana) 207 (Intervista a una direttrice di una società)
come un modo per guadagnare il tempo necessario per ristrutturarsi militarmente e preparare un ulteriore attacco alla guerriglia; in secondo luogo, sul fatto che, soprattutto con la nascita di gruppi paramilitari e a partire dagli attacchi del narcoterrorismo, si aveva bisogno di un capro espiatorio da incolpare di fronte all’opinione pubblica, essendo le FARC ampiamente esposte all’opinione pubblica internazionale per via del processo di pace. A questo proposito, è necessario aggiungere che, secondo l’intervistato, la lotta al terrorismo, promossa dalla comunità internazionale dopo gli attacchi dell’11 Settembre ebbero un’eco negativa all’interno del paese colombiano che in quel momento stava negoziando con la guerriglia.
Antes de los hechos, la internacionalización del conflicto buscó desarrollar un sistema de cooperación con Colombia donde se atacara principalmente el narcotráfico, como fuente de sostenimiento del conflicto armado interno. Lo cual trae inmerso el desarrollo de una política diplomática audaz para conseguir el financiamiento necesario del Plan Colombia y fortalecer la reingenieria de las Fuerzas Militares de cara al conflicto armado. Luego, en ese escenario el rol que desempeñó la comunidad internacional fue de aportante de recursos financieros y militares.208
Il punto di vista di Lola non si allontana dalla tesi di Juan poiché anche lei sostiene che, già dal primo giorno dell’inizio delle negoziazioni, con Manuel Marulanda e il famoso episodio de la silla vacía209, gli accordi del Caguán non si
distaccarono dai precedenti e, come sostiene Lola, vi era un punto in comune con le negoziazioni de la Uribe, Caracas e Tlaxcala e Caguán che, nonostante erano promossi come la possibilità di trovare una soluzione al conflitto armato in Colombia, ancora una volta non vi è mai stata una reale volontà:
Los Acuerdos, las negociaciones, los diálogos que han buscado terminar el conflicto armado en Colombia han sido fallidos por la falta de voluntad de una clase política que sólo persigue sus interés. En un país que es el segundo más desigual del mundo, es muy difícil hablar de paz cuando la corrupción es el pan de cada día y las guerrillas nacen justamente por tanta injusticia social210.
208 (Ramírez)
209 (Navarro)
La tesi sostenuta dagli intervistati rimarca la mancata volontà di arrivare ad un accordo che ponesse un punto finale al conflitto: quello che è emerso dalle interviste è che non solo il conflitto di interesse tra le FARC e il governo era abbastanza vivo, come si poteva vedere dal totale non rispetto delle condizioni stabilite che avrebbero portato successivamente ad un accordo, ma anche dal fatto che la violenza da ambo le parti non finì e, a maggior ragione, appoggiare la fine del conflitto era visto come qualcosa di sovversivo in diverse zone rurali, come hanno citato alcuni intervistati211.
Durante la presidenza di Álvaro Uribe, che andò dal 2002 al 2010, il processo di pace non andò avanti poiché la visione del nuovo presidente era che si stesse combattendo contro un unico nemico, chiamato terrorista, e questo lo portava a sostenere l’idea che non solo i guerriglieri erano definiti terroristi, ma soprattutto non esistevano distinzioni tra guerriglieri, paramilitari e narcotrafficanti. Concluso il mandato di Álvaro Uribe, il suo successore, il presidente Santos, già dal primo discorso212 pronunciato appena eletto, mostrò di avere tutte le
intenzioni di riaprire il dialogo e le negoziazioni con le FARC e l’ELN, gli ultimi due gruppi guerriglieri rimasti ancora attivi.