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LA GUERRA CIVILE TRA FARC E IL GOVERNO COLOMBIANO

2.2 Gli anni della guerra sucia

2.3.1 Lo sviluppo militare e politico delle FARC

Negli anni 1991-1992, le negoziazioni tra FARC e governo, con l’allora presidente Gaviria, fecero un passo avanti: le negoziazioni si tennero a Caracas (Venezuela) e a Tlaxcala (Messico) e qui venne redatta un’agenda per parlare di un possibile “cessate il fuoco” e definire l’ubicazione territoriale della guerriglia. Tuttavia, proprio riguardo l’ultimo punto, i dialoghi vennero sospesi per la scarsa

144 (Tellez)

145 (Leongómez) 146 (Mejía)

fiducia che il gruppo guerrigliero riponeva nel governo e nelle condizioni che esso imponeva: il disarmo dell’esercito guerrigliero in cambio dell’approvazione di riforme sociali ed economiche147. Gli esponenti del gruppo guerrigliero

avevano individuato la problematicità di questo accordo per il disarmo: il governo proponeva benefici politici in cambio del disarmo dell’esercito guerrigliero, però non avrebbe riconosciuto né l’identità né la motivazione sociale e politica del conflitto. La causa del disaccordo si basò anche sulle diverse opinioni dei vari gruppi guerriglieri che formavano la Coordinadora

Guerrillera Simón Bolívar – CGSB. La CGSB era una coalizione che dal 1987 si

era posta come obiettivo l’allineamento delle azioni militari dei maggiori gruppi guerriglieri: di essa facevano parte le FARC, M-19, ELN e EPL.

Ritornando indietro di un decennio, durante gli anni Settanta, nell’immaginario rivoluzionario dei movimenti guerriglieri si era venuta a plasmare l’idea patriottica che essi fossero gli eredi dei grandi eroi nazionali che, nel passato, lottarono contro il potere politico borghese, fino ad arrivare alla fondazione della già menzionata Coordinadora. Il più grande tra gli eroi era Simón Bolívar, che era stato il fondatore della Repubblica della Gran Colombia e Bolivia nel 1819: si fece promotore della lotta per l’indipendenza degli Stati Sudamericani e per tutta la sua breve vita lavorò per la creazione di un’unica America del Sud. Se, a distanza di più di un secolo e mezzo, negli anni Ottanta del Novecento, il mito di Simón Bolívar echeggiava tra le file dei combattenti guerriglieri delle FARC, soprattutto per opera di Jacobo Arenas, che vedeva in esse i legittimi eredi del

Liberador, durante gli anni Novanta, il culto di Simón Bolívar divenne sempre

più profondo fino a dedicare al patriota la milizia, che andò a definirsi bolivariana148.

Durante la negoziazione di Tlaxcala, infatti, le FARC mossero una critica nei confronti degli esponenti dell’ELN e EPL che non avevano mostrato alcun interesse nel dare informazioni riguardo l’ubicazione dei propri fronti. Il governo reagì allora organizzando un intervento militare per obbligare la guerriglia ad accettare le condizioni e questo provocò la rottura dei dialoghi dando un nuovo

147 (Leongómez)

impulso agli attacchi guerriglieri. Nel 1993 venne costituita l’VIII Conferencia delle FARC in cui si decise la creazione di nuovi Fronti, che arrivarono ad essere 60, e il conseguente incremento del numero dei combattenti all’interno di ogni Fronte. In questo modo, le FARC stavano implementando in toto il Plan

Estratégico: fu ordinato che in ogni Fronte venisse creata una commissione che

avesse il compito di organizzare l’esercito per azioni simultanee con altri Fronti. Attraverso le novità introdotte dalla Conferencia, le FARC vollero dimostrare di essere la forza politica alternativa al governo allora in carica, formandosi come uno Stato emergente149.

Inoltre, durante la Conferencia si parlò di dotare l’esercito di nuovi armamenti e con l’utilizzo di aerei ed esplosivi, e di utilizzare e rafforzare maggiormente la propaganda, puntando alla realizzazione di film sugli attacchi, per essere capaci di mettere in atto una vera e propria mobilitazione dell’esercito in tutto il paese. Dunque, l’VIII Conferencia ebbe un impatto fondamentale sulla ristrutturazione del gruppo guerrigliero e sull’organizzazione di un’offensiva militare che potesse essere in grado di combattere le Forze Armate 150 . L’offensiva militare

organizzata delle FARC andava contro non solo al governo, ma venne marcato sempre di più l’allontanamento dal Partito Comunista, criticato per la cattiva gestione dell’UP. Durante la Conferencia, inoltre, si stabilì che l’ideologia alla base del movimento fosse il socialismo sovietico, visto come la direzione giusta per realizzare l’ascesa al potere del popolo contro un governo e una burocrazia che si erano rivelati inefficienti151. Il crollo dell’URSS e la conseguente caduta

del muro di Berlino (1989) non avevano fermato la convinzione del movimento guerrigliero che l’unica via per estirpare la violenza statale in Colombia fosse quella di proseguire con il consolidamento dell’ideologia socialista e con la lotta armata contro il governo.

Nonostante il distacco dal Partito Comunista fosse netto, le FARC ritenevano fondamentale l’organizzazione politica e presentarono la Plataforma para un

Gobierno de Reconciliación y Reconstrucción Nacional nel 1993 che, composto

149 (Centro Nacional de Memoria Histórica)

150 (Octava Conferencia - De las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo)

da dieci punti, aveva come obiettivo la formazione di un governo fondato su tre concetti: democrazia, pluralità e nazionalismo. Il primo punto del documento era trovare una soluzione politica al conflitto, seguito dal secondo punto in cui si riconosceva l’esercito nazionale come l’unico garante della sovranità nazionale e del rispetto dei diritti umani. Inoltre, altri aspetti fondamentali del programma erano: la ripresa della produzione agraria, la distribuzione della ricchezza, la questione della produzione di sostanze illegali. Come si può notare leggendo il documento, la posizione delle FARC si poneva decisamente contro le politiche neoliberali di privatizzazione che in quel periodo vennero sostenute da diversi Paesi: le FARC, al contrario, proclamavano un protezionismo statale che avrebbe controllato la distribuzione della terra, lo sfruttamento delle risorse naturali a beneficio del paese colombiano e la promozione di uno sviluppo delle industrie petrolchimiche152. Per sopperire al distacco dal partito comunista, le FARC

iniziarono a pensare ad una nuova struttura politica. Fu soprattutto nella zona di distensione che la guerriglia acquistò alla propria causa due diverse organizzazioni politiche: il Partito Comunista Clandestino e il Movimento

Bolivariano. Per quanto riguarda il primo, l’idea di creare un partito clandestino

era basata sul dare appoggio politico ad ogni fronte guerrigliero, mentre il

Movimento Bolivariano para una Nueva Colombia, approvato durante l’VIII Conferencia, era caratterizzato dall’esaltazione del mito di Bolívar e dal

desiderio di creare una patria unica attraverso la lotta all’ imperialismo e alla borghesia colombiana. Il programma politico del Movimento era la già citata

Plataforma para un Gobierno de Reconstrucción y Reconciliación, il cui titolo

venne cambiato in Plataforma Bolivariana para la Nueva Colombia153.

Se all’interno del territorio colombiano le FARC stavano acquisendo nuovi alleati, a livello internazionale, iniziarono a perdere l’appoggio dei paesi socialisti, come Cuba e Nicaragua, che avevano contribuito alla formazione e al sostegno dello stesso movimento guerrigliero, ma questo non impedì alle FARC di creare nuovi Fronti e radunarli in sette blocchi. Fu il Bloque Oriental che vide un maggior potenziamento dell’attività militare e questa concentrazione militare

152 (Octava Conferencia - De las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo)

nei fronti che formavano il Bloque non fu casuale, ma faceva parte della strategia del Plan Estratégico di accerchiare la capitale, Bogotá e, dunque, il governo154.