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Capitolo 3: Tra Roma e Spagna La guerra di Granada (1482 – 1492)

3.5 Gli anni decisivi: La conquista di Malaga

Negli anni in cui l’ambasciatore di Tendilla compì la sua missione a Roma e nella penisola italiana, lo scontro tra i re Cattolici e l’emirato nasride entrò nella sua fase decisiva. Le campagne belliche intraprese da Isabella e Ferdinando avevano come obiettivo la conquista di Loja, Malaga e del territorio ad esse circostante, cuore economico del sultanato. I mesi che precedettero gli inizi degli scontri, furono caratterizzati anche da una felice congiuntura diplomatica, del tutto favorevole ai cristiani. Nel 1485 il partito nobiliare della capitale favorevole al legittimo sovrano Mulay Hacen aveva allontanato Boabdil da Granada e nominato emiro al Zagal, poiché il vecchio re era gravemente infermo e incapace di governare. Tuttavia, nella primavera del 1486 l’Albaicin, cuore pulsante di Granada, si ribellò all’autorità del nuovo sultano in favore del Rey Chico, evento che generò lo scoppio di una nuova guerra intestina al fronte islamico. Nel mese di maggio le due fazioni ostili deposero le armi poiché compresero che era necessario unire le forze per fronteggiare l’avanzata castigliana; al Zagal conservò il titolo ma riconobbe al nipote la regione orientale dell’emirato che comprendeva importanti piazzeforti, come Guadix, Baza e Vera.288

I centri disseminati all’interno della Vega di Granada furono gli obiettivo stabiliti per l’anno 1486, poiché la loro perdita avrebbe sostanzialmente paralizzato le attività economiche e commerciali della capitale dell’emirato. Loja, la rosa tra le spine di al Andalus, fu assediata e bombardata dalle truppe castigliane e cadde il 29 maggio del 1486. Ai suoi abitanti fu concesso di fuggire e conservare i propri beni mobili, ma Boabdil, incaricato della difesa della città, fu catturato una seconda volta.

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Il 9 luglio la notizia delle vittorie riportate dai re Cattolici contro i Mori raggiunse Roma e a Napoli. In questa fase dello scontro, infatti, anche la capitale del regno aragonese giocò un ruolo importante come centro di diffusione delle informazioni. Nell’Urbe, presso la chiesa di San Giacomo degli spagnoli, il vescovo di Ales Pietro Garcia celebrò una messa per onorare il trionfo di Ferdinando d’Aragona. Come attesta il Liber Notarum del cerimoniere Burcardo, al rito partecipò il vicecancelliere Rodrigo Borgia insieme ad altri dodici cardinali, et in sero fuit ignis ante palatia pape et cardinalium ac pluribus aliis locis Urbis in triumphum289. Anche a Napoli fu ordinato di accendere fuochi in tutta la città e due settimane più tardi Ferdinando comunicò a suo cugino Ferrante la capitolazione di Moclín pregandolo a rendere gratie a Dio del gran aquisto290.

Durante il nuovo periodo di prigionia Boabdil negoziò un rinnovato patto di vassallaggio; il documento datato 29 maggio 1486 prevedeva che il principe musulmano venisse nominato conte o duca di Gaudix, Baza, Mojacar se fosse riuscito a riconquistare questi territori fedeli ad al Zagal nel giro di otto mesi, a partire da quello stesso giorno. Isabella e Ferdinando, in virtù di tale trattato, auspicavano di annettere la regione orientale senza significativi sforzi bellici, per dedicarsi invece all’arduo assedio di Malaga, principale porto dell’emirato insieme ad Almeria. La lotta fazionaria interna al sultanato nasride risultò ancora una volta favorevole ai progetti dei re Cattolici; Boabdil, infatti, non riuscì a penetrare nel territorio levantino, roccaforte di al Zagal, ma ebbe la possibilità di rientrare nella capitale e ad essere nuovamente proclamato emiro. Nell’inverno del 1486 una sanguinosa guerra civile attraversò nuovamente le tortuose calles di Granada e solo l’intervento castigliano, che assicurò l’approvvigionamento al Rey Chico e ai suoi sodali, impedì la definitiva disfatta del sovrano nasride e la restaurazione della pace.291Era infatti di primaria importanza per la monarchia castigliana che il vassallo Boabdil, legato a doppio filo ai re Cattolici, risultasse vincitore sull’usurpatore al Zagal. Isabella e Ferdinando, infatti, gli assicurarono una tregua di tre anni e una signoria con titolo nobiliare, in cambio della pacifica resa dell’Alhambra, quando fosse stato possibile. In virtù di tale accordo la capitale del sultanato risultava teoricamente conquistata dai cristiani già nel maggio del 1487. Nello stesso mese, dopo la caduta di Velez-Malaga, le truppe di Isabella e Ferdinando partirono alla volta di Malaga. A dispetto delle previsioni e dai contatti segreti

289 Johannis BURCKARDI, Liber Notarum, cit., p. 156.

290 Á. FERNÁNDEZ DE CÓRDOVA MIRALLES, Imagen de los Reyes Católicos en la Roma pontificia, cit., p. 292. 291 M. A. LADERO QUESADA, Castilla y la conquista del reino de Granada, cit., p. 78.

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orditi dalla diplomazia castigliana con una parte della nobiltà malagueña, la città – fedele ad al Zagal - venuta a conoscenza della nuova alleanza tra Boabdil e i re Cattolici, oppose una strenua resistenza, obbligando i castigliani ad uno sforzo bellico e finanziario senza precedenti. Lo stesso cronista di corte Andrés Bernaldéz non mancò di segnalare il valore dei musulmani che difesero la città senza mai indietreggiare dal 6 maggio al 18 agosto.

Il giorno stesso della resa, Ferdinando inviò una missiva a Ferrante di Napoli per informarlo dell’evento, e il 12 di settembre, Battista Bendedei ambasciatore di Ferrara residente nel regno aragonese comunicava la notizia a Ercole I.292 Sorprendentemente, Roma venne a conoscenza della vittoria sui musulmani solo il 10 ottobre, data su cui concordano i cronisti dell’Urbe. Gaspare Pontani, infatti, afferma che

Alli 10, (mercoledì) venne la certezza de Malega che haveva presa lo re de Spagna; andò lo bando se facessero feste et fochi et se sonassero le campane. E prosegue scrivendo che Alli XI giovedì, andò lo papa a Santa Maria del Popolo e fu fatta festa fino ad hora de pranzo.293

Mentre Antonio De Vascho riporta nelle pagine del suo Diario della città di Roma

Ricordo in questo dì sopradetto [10 ottobre] come in Roma venne nova del re di Spagna che lui haveva debellata e vinta Malica città del re di Granata.294

Tuttavia, l’eco della vittoria fu assai ampio nella città del papa. Il lungo assedio malagueño diede luogo ad una serie di celebrazioni che si prolungarono fino al febbraio del 1488. L’11 ottobre Innocenzo VIII assistette alla celebrazione di una messa presso Santa Maria del Popolo, per ringraziare Dio e la Vergine che avevano assistito i Castigliani nello scontro. Inoltre, dieci giorni dopo, il 22 ottobre Pere Boscà, dottore in artes et teologia, pronunciò davanti al collegio cardinalizio riunitosi presso S. Giacomo degli Spagnoli un discorso celebrativo pubblicato poco dopo col titolo Oratio Petri Bosca artium et sacre theologie doctoris R. D. Cardin. S. Marci auditoris Rome habita xi. Kal’. Nouembris ad sacrum Cardinalium Senatum Apostolicum in celebritate uictorie Malachitane per serenissimos Ferdinandum et Helisabeth Hispaniarum principes catholicos feliciter, per i torchi di Eucario Silber. Un’opera in cui si

292 Nicasio SALVADOR MIGUEL, La conquista de Málaga (1487), Repercusiones festivas y literarias en Roma, cit., p. 41.

293 Il Diario romano di Gaspare Pontani già riferito al «Notaio del Natiporto» [30 gennaio 1481-25 luglio 1492], ed, Rerum Italicarum Scriptores, III-2, p. 48.

294 Antonio De Vascho, Il Diario della città di Roma dall’anno 1480 all’anno 1492, ed. G. Chiesa, Città di Castello, 1881, p. 541 [= Rerum Italicarum Scriptores, XXII/3].

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svilupparono con forza alcuni dei temi principali della produzione letteraria relativa alla guerra di Granada. L’oratore, per esempio, illustrò al suo uditorio come Isabella e Ferdinando fossero gli unici sovrani dell’orbe cristiano capaci di riportare delle concrete vittorie contro gli infedeli e di dare inizio ad una rinnovata età dell’oro nella penisola iberica. Inoltre, il curiale spagnolo, colloca la prossima caduta di Granada in un più ampio progetto di crociata che avrebbe coinvolto anche l’Africa del Nord dove: «subvertent spurcum Machometum et propagabunt sanctissimum Christi nomen».

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