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1.5 Pedro Martínez de Osma e Bernardino Carvajal

1.5.2 Il metodo teologico

All’epoca la facoltà di teologia dell’università di Salamanca, e più in generale delle università europee, era animata da due correnti, la via antiqua e la via moderna. La prima affondava le sue radici nel XIII secolo ed era dominata dal realismo tomista - via Sancti Thomae - e scotista – via Scoti, e risultava preponderante all’interno dell’ateneo. La seconda, invece, era costituita dalla riflessione teologica e dal nominalismo logico di Guglielmo d’Ockham e dell’agostiniano Gregoria di Rimini ed ebbe un importante sviluppo nel XVI secolo all’interno delle aule dell’università di Alcalá.123Tuttavia, tra XIV e XV secolo si sviluppò un movimento di reazione alla scolastica medievale che aspirava ad un profondo rinnovamento intellettuale e spirituale Agli albori del XV secolo la teologia europea era caratterizzata da quattro correnti fondamentali: tarda scolastica, controversistica, apologetica e umanesimo e in ciascuna di esse la riflessione dei Predicatori giocò un ruolo fondamentale, a partire da una nuova centralità del tomismo che in epoca conciliare supportò apertamente il papato. La piena riabilitazione delle dottrine dell’Aquinate sancita dal vescovo di Parigi Bourret nel 1325, due anni dopo la canonizzazione del domenicano, segnò la conclusione di una prima fase della storia del tomismo, caratterizzata da una natura fortemente difensiva. Infatti, a seguito della condanna del vescovo Tempier, avvenuta nel 1277 i frati minori avevano stabilito che la Summa Theologiae potesse essere letta dagli studenti di teologia solo se accompagnata dal Correctorium redatto da Guglielmo de La Mare che confutava ben 118 tesi dell’Aquinate. Una scelta che contribuì alla diffusione dell’opera stessa e di un primo nucleo di dottrine da difendere, «restituendo così agli stessi domenicani la prima vera immagine del tomismo che intendevano propugnare.»124 Inoltre, in un clima piuttosto teso sia all’interno sia all’esterno dell’ordine domenicano, i Predicatori decisero di agire attraverso l’organo legislativo di cui disponevano, il capitolo generale, per raccomandare la promozione della dottrina di San Tommaso e reagire con maggior fermezza agli attacchi, come quello mosso dall’arcivescovo di Canterbury, John Peckam. Infine, a partire dal capitolo generale del 1309, il tomismo iniziò ad essere riconosciuto come dottrina ufficiale dell’ordine.125

123 Sul tema si veda Melquiades ANDRÉS MARTÍN, La teología española en el siglo XVI, tomo, I, BAC, Madrid, 1976.

124 Pasquale PORRO, Tommaso d’Aquino. Un profilo storico – filosofico, Carocci, Roma, 2012, pp. 469 – 470. 125 Paul Oscar KRISTELLER, Il tomismo e il pensiero italiano del Rinascimento, in Rivista di filosofia Neo Scolastica, n.66, 2/4, (1974), pp. 841 – 896, cit., p.

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L’instabilità politica della seconda metà del Trecento causata dal trasferimento del papato ad Avignone, dalla debolezza dell’impero e dal progressivo consolidamento delle monarchie territoriali, unitamente all’abbandono in campo teologico della metafisica tanto aristotelica quanto platonica determinarono la crisi «dell’oggettivismo» che aveva avuto la sua più grandiosa espressione nelle Summae dell’alta scolastica126. Il realismo della via antiqua della scolastica, i cui massimi rappresentanti furono proprio Tommaso d’Aquino e Duns Scoto, perse terreno di fronte al nominalismo della via moderna tracciata da Guglielmo di Ockham, che dall’Inghilterra si diffuse a macchia d’olio sul continente. Inoltre, il caso Jean de Monzon, il domenicano che alla fine del Trecento si era opposto alla dottrina dell’Immacolata concezione, determinando la momentanea espulsione dei Predicatori dall’università di Parigi, aveva parzialmente minato la riflessione tomista e il suo insegnamento127.

Successivamente, all’inizio del XV secolo si sviluppò un ampio movimento di reazione all’egemonia della via moderna caratterizzato da diverse correnti filosofiche, come l’averroismo latino, il neoplatonismo e l’aristotelismo, che vide anche la rinascita del tomismo. La scuola tomista quattrocentesca si propose di arginare le insidie delle filosofie moderne volgendo lo sguardo agli insegnamenti delle auctoritas della grande scolastica, proponendo un recupero, anche filologico, del maestro, con l’obiettivo di riaffermare – in prima istanza – l’unità della sapienza cristiana. In questa fase di ripresa l’eredità del Dottore Angelico mostrò un fecondo dinamismo non solo a Bologna, dove lo studium del convento di San Domenico riaffermò il suo ruolo d’eccellenza, ma anche in seno a diverse università europee.128 Il collegio del Monte, poi, fondato dal domenicano Enrico di Gorkum a Colonia, la città in cui S. Tommaso aveva completato la sua formazione e intrapreso l’insegnamento, divenne roccaforte del tomismo nelle dispute contro l’albertismo che infiammarono il dibattito teologico negli anni Cinquanta e Sessanta del XV secolo. Anche l’università di Parigi, dopo aver a lungo appoggiato la via moderna con importanti figure come Pietro d’Ailly, contribuì alla rifioritura della teologia dell’Aquinate soprattutto per merito di Giovanni Capreolo, il princeps Thomistarum, autore delle Defensiones theologiae divi Thomae (1432), opera spesso utilizzata per avvicinare gli scritti e il pensiero del maestro. Infine, un ruolo importante nella creazione di una vera e

126 JEDIN (a cura di), Storia della Chiesa V/2, Milano, 1975, p. 65.

127 Thomas IZBICKI, The council of Ferrara – Florence and Dominican Papalism, cit., p. 3.

128 Fausto ARICI, Una teologia in bilico: cenni sulla teologia domenicana all’esordio della modernità, in Gianni FESTA, Marco RAINI (a cura di), L’ordine dei Predicatori. I Domenicani: storia, figure e istituzioni (1216-2016) Laterza, Roma – Bari, 2016.

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propria scuola tomista lo ebbero le università di Salamanca e Tolosa. In Castiglia, la critica al verbosismo, che investì tutta la prima scuola di Salamanca, raggiunse il suo apice con il magistero di Osma.

Egli, infatti, dopo un’iniziale vicinanza al nominalismo di Duns Scoto, attaccò con veemenza l’eccessivo peso che la scolastica aveva dato alla scienza del linguaggio, che col tempo era diventata un vero e proprio culto della parola. Il professore, ovviamente, non negava il valore della grammatica o della logica, tutt’altro, ma sosteneva la necessità di un approccio autenticamente teologico ai problemi, con l’obiettivo di colmare la distanza che si era creata tra la dottrina scolastica insegnata nelle aule e quella morale e spirituale coltivata nella quotidianità dai religiosi.129 La soluzione proposta da Pedro de Osma fu il ritorno a San Tommaso e alla Summa Theologiae che sostituì progressivamente le Sententiae di Pier Lombardo come testo teologico fondamentale nelle università.