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Conclusioni della Presidenza [SN 300/02, 2002] (decisioni sulla dotazione finanziaria al 2013)

4.1 IL CASO FRANCESE

4.2. IL CASO TEDESCO

4.2.2. Gli orientamenti della politica agraria nazionale

Il modello di politica agraria tedesco prende avvio da una legge del 1955, cui viene attribuito quasi il valore di emendamento costituzionale, con la quale il sostegno al settore primario viene considerato materia di rilevanza internazionale, tale da non dover essere soggetta ad approcci locali differenziati per regioni, bensì gestita a livello federale. In realtà i Länder, soprattutto quelli meridionali, hanno avuto un ruolo particolarmente attivo nella formulazione del disegno di intervento, in particolare per tutte le misure di sostegno alla piccola impresa familiare e agli interventi in aree marginali (Lizzi, 2002).

Nel complesso il modello di sostegno all’agricoltura tedesco si è sostanziato, negli anni, in un impianto particolarmente attento alle necessità di ammodernamento strutturale oltre alle tradizionali misure di mercato.

In Germania il periodo di recupero post bellico fu particolarmente difficile. In un primo momento le importazioni agricole furono sussidiate per facilitare il consumo e mantenere bassi i prezzi dei beni alimentari al fine di favorire la ricostruzione industriale. Successivamente con il miglioramento della produzione interna e la riduzione dei prezzi mondiali, gli organismi di intervento mantennero elevati i prezzi interni controllando le importazioni. Le organizzazioni agricole richiesero ben presto la parità con i redditi degli altri settori che stavano rapidamente sviluppandosi. Quest’obiettivo fu incluso al primo posto in una legge di intervento agricolo del 1955 e diverse misure furono prese per sostenere i redditi e migliorare le strutture aziendali nell’ambito dei “piani verdi” annuali di attuazione dell’intervento pubblico in agricoltura. (Fanfani, 1998).

Un elemento particolarmente interessante del policy making tedesco è il meccanismo in virtù del quale il governo sottopone annualmente al governo e discute il rapporto sullo stato dell’agricoltura tedesca (Rapporto Verde), in base al quale vengono poi elaborati piani di intervento futuri. Inoltre, il Bundestag ha previsto l’istituzione di un unico capitolo di spesa per l’agricoltura che comprende tutte le voci di intervento nel settore, fornendo così non solo un sistema di gestione più trasparente ma anche un azione più efficace. Negli anni ’80 l’incremento della spesa agricola ha condotto ad un parziale riorientamento del modello di intervento, peraltro comune a quello avviato in sede comunitaria, nonostante il quale però i livelli di spesa sono rimasti pressoché invariati.

Nella sostanza, vale la pena sottolineare la posizione della Germania, che pur essendo un grande paese industriale continua a sostenere fortemente un’agricoltura basata sull’impresa familiare. Quello che risulta interessante del modello agricolo tedesco è una sorta di dualismo nella logica che ha guidato non solo il disegno nazionale di intervento in agricoltura ma la posizione stessa della Germania in seno all’Unione, sin dagli anni ‘50. In altri termini la contraddizione è relativa alla posizione di apertura al liberalismo ma al contempo con un forte radicamento di difesa della propria competitività Illuminante in questo senso è un articolo di Ahner (1986) della seconda metà degli anni ’80, quando sottolinea come “La Germania entrò nella CEE come propugnatrice dell’economia di mercato, ma contemporaneamente anche come fautrice del protezionismo agricolo. Così la politica tedesca, che ancora oggi soffre di questo

conflitto, ha contribuito sostanzialmente agli sviluppi perversi della politica agricola comune” (Ahner, 1986).

Come conseguenza della crisi della BSE nel Gennaio del 2001 il ministro dell’agricoltura social democratico e agricoltore, Karl Heinz Funke si dimise, gli successe Renate Kuenast all’epoca portavoce del partito dei verdi, primo ministro per l’agricoltura tedesco senza alcun background agricolo. Il ministro ha da subito avviato una svolta alle politiche agricole che cercasse di accogliere le istanze dei consumatori per la sicurezza alimentare. Tale svolta ha da subito riscosso grandi consensi tra l’opinione pubblica e grandi critiche dal mondo agricolo. Il “riorientamento ambientalista” dell’intervento pubblico nell’agricoltura tedesca è proceduto con una serie di disposizioni che garantissero elevati standard ambientali, per il rispetto del benessere animale e della sicurezza dei consumatori che in alcuni casi hanno anche anticipato la legislazione comunitaria. La coalizione ha avviato programmi per incentivare l’agricoltura biologica come per promuovere la coltivazione di piante energetiche oltre ad aver mostrato grande attenzione all’innalzamento del livello qualitativo delle produzioni agroalimentari.

Per quanto concerne la posizione tedesca rispetto alla PAC, questa potrebbe essere classificata come moderatamente orientata alla riforma. Il contesto territoriale segnatamente eterogeneo, unitamente alla difficoltà di conciliare interessi contrastanti, rendono difficile la formulazione e la gestione delle politiche agricole tedesche. Un mutamento nella posizione rispetto alla PAC si registra già nel memorandum sulla riforma PAC che il governo tedesco presentò all’inizio del 2002. La Germania è uno dei paesi contributori netti della PAC ed ha per questo, allo stesso tempo, forti interessi nella riduzione dei costi della politica agricola, unitamente alla volontà di non compromettere i rapporti con la Francia, che strenuamente difende la PAC, come, mostrato durante l’accordo franco tedesco dell’Ottobre del 2002 sulla spesa PAC. Non solo, ma la posizione della Germania tradizionalmente liberale, fa i conti con le spinte interne che richiedono la protezione di alcune settori particolarmente vulnerabili della sua economia, soprattutto nell’area orientale del paese.

La politica agricola del ministro Kuneast e del precedente governo di sinistra, è orientata ad incrementare le risorse per lo sviluppo rurale pur senza richiedere in sede

europea riduzioni per la spesa del I Pilastro, sempre nel timore di non incrinare i rapporti con la Francia.

Il ministro agricolo dell’attuale coalizione di governo è Horst Seehofer membro del partito CSU, un partito che fortissimi collegamenti con gli interessi agricoli bavaresi.