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Conclusioni della Presidenza [SN 300/02, 2002] (decisioni sulla dotazione finanziaria al 2013)

4.1 IL CASO FRANCESE

4.3. IL CASO SPAGNOLO:

4.4.3. La posizione spagnola nel negoziato di riforma Fischler

La posizione spagnola nel corso del recente negoziato di riforma è stata segnata da una linea profondamente difensiva degli interessi nazionali, alla ricerca di un’alleanza solida con la Francia e con gli altri paesi di orientamento “conservatore”. All’indomani della presentazione del documento della Commissione del luglio 2002, la Spagna fu tra gli SM che si mostrarono più critici nei confronti delle proposte del commissario Fischler. In particolare il governo spagnolo si opponeva alle misure introdotte per il grano duro, insieme a Grecia e Italia, per i foraggi essiccati, ma soprattutto contro il disaccoppiamento. In particolare, l’allora ministro Arias Canete, probabilmente rilasciò le dichiarazioni più critiche dell’intero panorama europeo, si definì “perplesso e ansioso” alla luce della comunicazione del commissario agricolo, sottolineando che non era assolutamente necessario andare oltre il mandato di Berlino, e che quello verso cui si

stava procedendo non era altro che un “rischioso esperimento” (Agra Europe, 2002). La Spagna sostenne che ancora una volta le produzioni più penalizzate dalla riforma erano quelle mediterranee e che gli effetti per i cereali e la zootecnia ovina spagnola sarebbero stati rilevantissimi. Il ministero spagnolo denunciò anche i timori di una rinazionalizzazione della PAC, e rispetto alla condizonalità sostenne che avrebbe contribuito a determinare costi elevati per i produttori agricoli.

Come noto, nel settembre successivo la Spagna insieme alla Francia fu tra i promotori della lettera “manifesto” delle posizioni conservatrici espresse da i sette paesi firmatari del documento. Alla presentazione dei testi giuridici della Commissione, seguirono nuovamente i criticismi spagnoli, contraria sia alle misure per cereali e grano duro che al disaccoppiamento, per le quali si invocava la necessità di forme parziali. La Spagna mostrò anche forti perplessità rispetto alla presentazione degli studi di impatto della Commissione (CE, 2003) sostenendo che gli stessi minimizzavano in misura eccessiva gli effetti della riforma sull’agricoltura delle regioni povere e periferiche, e sull’abbandono delle produzioni. Tale posizione fu sostenuta anche nel corso del negoziato quando la Spagna mantenne su tutta la linea una posizione di forte difesa degli interessi nazionali sfruttando l’alleanza con Parigi e con “la banda dei sette”.

4.4.3. L’implementazione della Riforma Fischler

L’implementazione della Riforma in Spagna è stata presentata all’interno di un documento intitolato, “El modelo de desarollo y applicacion de la Reforma de la PAC en Espana” redatto nel corso di quest’anno. Intanto l’avvio della Riforma è previsto per il Gennaio 2006. Il RPU è stato implementato su base storica, mentre la regionalizzazione è stata bocciata per le difficoltà legate alla sua applicazione su di un territorio tanto vasto e con caratteristiche segnatamente eterogenee.

Il disaccoppiamento resterà parziale al 25% per i seminativi, al 25% per i pagamenti per gli ovicaprini, interamente accoppiato il premio per le vacche nutrici e per la macellazione dei vitelli, infine resta accoppiato al 40% il premio per la macellazione dei bovini maschi. Circa l’applicazione dell’art. 69, pare che non siano ancora state prese decisioni definitive, la scelta più probabile resta quella di istituire pagamenti speciali per

il tabacco e per il cotone. In generale, l’obiettivo resta quello di destinare la riserva nazionale alle zone più vulnerabili delle aree interne.

Nel corso del processo di negoziazione che ha preceduto le scelte di implementazione, le organizzazioni professionali hanno svolto un’intensa attività di pressione sul governo. Il COAG aveva proposto un sistema di supporto calcolato in proporzione alla quantità di lavoro impiegato in azienda con criteri addizionali che considerassero la dimensione dell’impresa. In linea generale però i produttori hanno appoggiato la linea conservatrice seguita dal ministero.

Fortemente critiche invece si sono mostrato le associazioni ambientaliste, WWF in testa che hanno attaccato pesantemente le scelte effettuate in materia ambientale, in modo particolare la gestione, giudicata assolutamente irrazionale, delle risorse idriche. Secondo il parere di queste organizzazioni continuare a sussidiare colture come mais, olivo e barbabietola da zucchero, significa procedere nella direzione di un uso incompatibile con le attuali difficoltà legate all’uso dell’acqua.

Le associazioni ambientaliste stanno poi recentemente appoggiando le campagne di sensibilizzazione promosse dall’Intermon, contro il protezionismo che l’Europa accorda al settore primario per i pesanti effetti che questo ha sul commercio mondiale di commodities agricole e sullo sviluppo dei Paesi emergenti. Nel rapporto Goliat contra

David: Quién gana y quién pierde con la PAC en Espanay en los paises pobres, pubblicato nel

2004, l’Oxfam applica al contesto spagnolo la stessa indagine compiuta nel Regno Unito, e denuncia l’iniquità della distribuzione delle risorse PAC: 303 beneficiari ricevono un totale di quasi 400 milioni di euro per anno, di questi 7 grandi nomi dell’imprenditoria agricola, “i siete magnificos” assorbono oltre 14 milioni di euro, e allo stesso tempo poco meno di 40 mila aziende escono dal mercato ogni anno (Intermon/Oxfam, 2004). La sensazione degli esperti coinvolti in questo studio, è che le iniquità ormai fossilizzate nella distribuzione del supporto sono via via sempre più evidenti e inaccettabili da gran parte degli osservatori, e che l’opinione pubblica e l’associazionismo che fino ad oggi hanno giocato un ruolo segnatamente secondario, possano in un futuro non troppo lontano, avere una posizione preminente.

La Spagna ha scelto di attuare nove della norme previste nell’ambito della condizionalità, all’interno di un disegno complessivo nel quale ciascuna regione gode di autonomia nell’implementazione a livello locale. Tale disegno tuttavia, è da giudicarsi

positivamente, prevede infatti l’implementazione di diverse misure, forse alcune di difficile attuazione e controllo ma che nel complesso mostrano una certa sensibilità e impegno. Le norme previste riguardano la protezione del suolo e la minima copertura dei suoli con misure specifiche per le aree boschive e le terre arabili, il mantenimento delle terrazze, l’uso adeguato delle macchine, il mantenimento dei pascoli, la gestione dei reflui animali ed agricoli, per la gestione dell’acqua irrigua e la protezione della falde, ed infine una misura ad hoc per la gestione delle erbe infestanti.

Nel complesso alcuni studiosi rilevano come tale disegno sarà fortemente condizionato dalla capacità che la regioni avranno di gestire l’applicazione delle norme previste, alcune di esse peraltro, presentano non pochi problemi in termini di disegno ed attuazione, è il caso delle misure per la gestione dell’irrigazione, ritenute chiave per la protezione delle falde, per la norma sull’uso adeguato delle macchine, e per quella sulla vegetazione infestanti, per le quali è lasciato alle regioni ampio spazio nella formulazione ed implementazione (IEEP, 2004).

4.3.5. Il quadro degli interessi dominanti

Le organizzazioni professionali hanno un ruolo di primissimo piano nella scena degli attori nazionali coinvolti nella formulazione e gestione delle politiche agricole. I principali sindacati sono tre, l’ASAJA, organizzazione schierata a destra che raccoglie i grandi proprietari terrieri. L’UPA e il COAG che invece rappresentano i piccoli e medi produttori e si collocano a sinistra.

Come già sottolineato, un’azione di lobbying particolarmente efficace nell’arena politica spagnola si rivela quella dei governi regionali, che agiscono a livello nazionale, e anche in misura crescente direttamente nelle sedi istituzionali europee. Gli interessi regionali, mirano sostanzialmente a massimizzare il “reddito” percepito dalla regione nell’ambito del sostegno PAC e alla difesa dei comparti più importanti per l’agricoltura dei propri territori.

Le associazioni ambientaliste e dei consumatori hanno un peso assolutamente trascurabile nella scena politica. Inoltre, la società civile spagnola mostra scarsa attenzione ai temi ambientali, del benessere animale etc., siamo lontani dalla sensibilità

dell’opinione pubblica vista in alcuni paesi del centro Europa. Pur tuttavia, va assumendo un’importanza crescente il ruolo svolto, soprattutto in tema di intervento pubblico nell’agricoltura europea, da organizzazioni non governative attive nel commercio equo e solidale e in progetti di sviluppo nel Sud del Mondo. E’ il caso dell’ONG inglese Oxfam, che nel suo ufficio spagnolo, l’INTERMON ha avviato una serie di progetti che mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti che il protezionismo dei paesi più ricchi ha sul commercio di commodities agricole nel mondo. Con iniziative di un certo interesse, è il caso di un rapporto presentato lo scorso anno sull’agricoltura spagnola che denuncia con forza le iniquità del sostegno ai cerali nella distribuzione tra aziende e territori.