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2 2 L' anti ca con,gurazi one del si stema i dri co di Padova: Brenta, Bacchi gl i one, Tronco Maestro e Navi gl i o Interno

Di parti mento del l a Brenta

III. 2 2 L' anti ca con,gurazi one del si stema i dri co di Padova: Brenta, Bacchi gl i one, Tronco Maestro e Navi gl i o Interno

Come abbiamo già avuto modo diaccennare,la città diPadova avviò ilavoridi derivazione dei 0umi maggiori già intorno al 1100, lavorando sulle acque del

274Sull'organizzazione idrica diTreviso e sullo sfruttamento delle acque in epoca antica siveda Pitteri2004.

Brenta, che correva a nord, e del Bacchiglione- l'anticoRetrone- che correva a sud in un alveo abbandonato dalprimo275.

Quando i rivali vicentini,nel1139, deviarono il Bacchiglione a Longare con le chiuse delcanale Bisatto e lasciarono la città 'all’asciutto',iPadovanidecisero di rendersi più autonomi per quel che riguardava l’approvvigionamento idrico e portarono avanti una serie di importanti operazioni: nel 1143 sbarrarono il Brenta a Stra provocando, grazie al sollevamento del pelo d’acqua, l’allagamento dei fossati cittadini con la traversa del Brenta, che nel 1209 prenderà il nome di Canale del Piovego; nel 1195 procedettero con una nuova inalveazione del Bacchiglione dal Bassanello all'area della Specola276; nel 1314,

in0ne,fu scavato ilCanale Brentella che,oltre a collegare idue 0umimaggiori, consentiva la derivazione 0no a Brusegana di una notevole quantità di acque direttamente dal Brenta: il Brentella, che da un lato arricchiva il più 'povero' Bacchiglione,dall'altro non riusciva però a smaltire le acque dipiena,causando molte inondazioninelle campagne277.

A seguito della realizzazione delle derivazioni e alla loro messa a regime, il governo padovano comprese che le acque avrebbero potuto essere utilizzate quindinon solo con scopididifesa,ma anche economicie trasportistici278.

Le acque del Bacchiglione, infatti, entravano in città da sud biforcandosi e, contando anche sugli apporti del Piovego e della Brentella, andavano ad alimentare idue ramid'acqua dell'anello che abbracciava la compagine urbana:

“l'isola sulla quale sicostituìla città duecentesca e proprio sulsuo nuovo corso fu strutturato un sistema diterrapienie forti0cazionia difesa dell'ansa che delimitava la città”279.

275Cfr.par.I.2.3. 276Cfr.par.I.2.3.

277Cfr.Bevilacqua 1987,p.52. 278Cfr.Pili1987,p.157. 279Cfr.Bortolami1989a,p.32.

Il centro storico di Padova era infatti nato e si era sviluppato nell'area de0nita dall'ansa e dalla controansa formata proprio dalcorso 'maggiore'delBrenta – il

Aumen oppidimedium diTito Livio - che una volta scorreva in città.

A partire dalla seconda metà del XIII secolo il tronco principale del Bacchiglione fu diramato in una serie di canalizzazioni secondarie all'interno della città,utilizzando vecchialveiprosciugatio tracciando fossiex novo.I corsi d'acqua acquisirono caratteri di?erenti: difendevano la città, lambivano gli edi0ci, irrigavano orti e giardini, azionavano mulini. Padova iniziò quindi ad assomigliare a un insieme di piccole isole collegate l'una all'altra da una molteplicità di ponti e delimitate daAumeselli,navigia, fossata, riverie, busenie busenelli280. In questo sistema i due rami dell'anello, il Tronco Maestro e il

Naviglio Interno, costituivano i “punti di sutura” tra il nucleo antico della città e le espansionisuccessive281.

La con0gurazione storica dei 0umi e delle canalizzazioni urbane padovane e il loro funzionamento nel ciclo di adduzione e scarico delle acque, viene ben spiegato in un documento risalente alla seconda metà del Settecento: la

Relazione delPubblico Matematico282intorno alle acque diPadova.

Autore di questo importante documento, datato 5 giugno 1766, era il matematico Giuseppe Rossi, incaricato dal Collegio dei Savi ed Esecutori alle acque a visionare l'assetto idrico della rete idrica padovana e individuare i motiviche portavano alsusseguirsiincessante delle inondazioni.

Per la precisione delle informazioni riportate, la relazione permette di comprendere con una certa chiarezza la situazione dei 0umi e dei canali alla 0ne del XVIII secolo283, qualche decennio prima dell'inclusione del Veneto nel

Regno d'Italia napoleonico.

280Cfr.Bortolami1989b,p.32. 281Cfr.Panajotti,Vivianetti1985,p.52.

282La 0gura delPubblico Matematicorispondeva direttamente al collegio dei Savi, ma, grazie alla formazione in ambito universitari, era al di sopra deiprotiai mestieri; cfr. Minesso 1992,p.5.

Rossi speci0ca che le acque dei 0umi maggiori venivano convogliate in città tramite un canale, chiamatoCanale di Padova: con questo nome è possibile identi0care oggiilTronco Maestro,che corre sullato ovest dell'anello.

“Le acque, ch'entrano in Padova, sono quelle, che vi convoglia il Canale, che dal Bassanello prende ilsuo corso verso essa Città,e che chiameremo colnome diCanale diPadova”.

Il Tronco Maestro era quindi formato dalle acque del Bacchiglione e della Brentella (quelle divise tramite il Bassanello dalle acque del Canale di Battaglia),le uniche che entravano e?ettivamente in città:

“e perciò tutti gl' interni Canali […] non sono che diramazioni primarie, e secondarie del nominato Canale diPadova […]”.

C'erano poi quindi tutte quelle canalizzazioni considerate come primarie e secondarie del Canale, costruite tutte nel primo ventennio del Duecento. Il Pubblico Matematico cita nel documento le quattro principali - la Bovetta dell'Alicorno a sud, la derivazione dell'Olmo, il Naviglio interno, dettoCanale di Navigazione e che chiudeva a est l'anello, e la Bovetta di San Leonardo a nord – lasciando non menzionate altre piccole derivazioni fatte per uso privato deimulini,degliortie delle comunità religiose:

“quattro sono i Canali, che si diramano immediatamente dal nominato Canale di Padova, la Bovetta dell'Alicorno, quella dell'Olmo, o dell'Accademia, il Canale di navigazione, e la Bovetta di S. Leonardo; e che la Bovetta delle Torreselle è quel solo, che si suddivide da uno de' già diramati, vale a dire dal Canale di navigazione, lasciando apparte […] alcune picciole diversioni di acque […] fatte a privato commodo di Monasteri, e Communità Religiose, dell'Orto Botanico,e de'MulinidettidelSanto”.

Tutta l'acqua delCanale che non entrava in queste derivazioniandava a servire i Molini di Ponte Molino e, caduta da questi, si ricollegava alla derivazione di

San Leonardo che faceva deHuire il tutto fuori dalla città tramite la porta dei Carmini,a nord.

Correndo lungo le mura esterne, le stesse acque venivano raccolte sotto l'importante nodo delle Porte Contarine. Da lì, una parte continuava a correre nelNaviglio interno,0no alla diramazione sud delle Torricelle (che alimentava le altre piccole derivazioni), mentre un'altra parte arrivava 0no alla porta di Porciglia e si diramava in due canali, quello esterno del Piovego, che correva verso est,e quello interno diSan Massimo,che sispingeva a sud.

“Continuando il loro cammino, e girando intorno alle mura, raccolgono inferiormente alle Porte Contarine le acque del Canale di Navigazzione, a risserva di quella parte, che superiormente entra nella Bovetta, e Canale di Torreselle, che è l'unico, che si suddivide da esso Canale diNavigazione,ilquale,come siè detto,è uno de'già diramati.Tutte queste acque formando un corso solo,proseguono illoro corso alle Gradelle diPorciglia,ove dibelnuovo si diramano in due Canali,uno che forma ilPiovego verso Levante,e viene a Stra,e l'altro verso mezzo giorno,che scorre a S.Massimo”.

Tra la porta di Porciglia e il canale di San Massimo si raccoglievano quindi tutte le acque delle derivazionia sud della città,che venivano convogliate fuori dalla città in un antico ramo delBacchiglione,ilRoncajette:

“Nel tronco compreso tra Porciglia e le Gradelle di San Massimo si raccolgono tutte le acque delle tre bovette Alicorno,Olmo,e Torreselle,e cosìingrossato esce dalla Città per le suddette Gradelle, ed entra dell'antico Ramo del Bacchiglione, ora chiamato Canale di Roncajette. A Bovolenta siscarica nelBacchiglione inferiore,vale a dire in quelCanale che principia all'Arco dimezzo della Battaglia e va liberamente a sboccare nella Conca diBrondolo”.

I canali cosiddetti “scaricatori” di questo complesso sistema idrico284 erano

quindidue - ilPiovego a nord e ilRoncajette a sud:

284Con il termine “scaricatore” venivano indicati nel gergo delle scienze idrauliche quei manufattie queicanalidestinatiesclusivamente aldeHusso delle acque fuoridalla città,utili nelnormale ciclo diadduzione e scarico e indispensabiliin caso dipiene.

“Ed ecco, eccellentissimi signori, che due sono gli Scaricatori delle acque di Padova, uno il Piovego e l'altro ilCanale diRoncajette [...]”.

Al centro di tutto il sistema vi era dunque il cosiddetto Tronco Maestro: percorrendo il lato ovest della città - passando sotto i ponti di S. Agostino, S. Giovanni,de’Tadi,diSan Benedetto,diLegno,delMolino e delCarmine285-

andava a costituire, insieme al Naviglio - che va dalla Specola alle Porte Contarine,passando sotto ipontidiSanta Maria in Vanzo,Ponte Canale delle Torricelle, di San Lorenzo, delle Beccherie, del Portelletto, Altinà, dei Eremitani,diSan Tommaso - e alramo dell'Alicorno a sud,un nodo urbano di fondamentale importanza,ilvero core business della rete idrica della città.

DalTronco Maestro venivano infattialimentate tutte le altre derivazioni,in un complesso sistema diadduzione,produzione diforza motrice e scarico messo a punto nelcorso deisecoli.

Oltre che indispensabile per l'adduzione, il sistema era ovviamente navigabile: fu questa 0tta maglia - particolare nella sua morfologia, ma e⌧ciente nell'utilizzo - che comparve agliocchideiconquistatorid'Oltralpe.

Padova si rivelò infatti come una vera “città d'acqua”, un nodo di interscambio fondamentale, che i francesi avrebbero cercato di conservare, potenziare e controllare.

III.2.3.Ingegneridiacque e strade e Magistrato centrale alle acque:la nascita