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I. 2 3 Una rete i dri ca e1ci ente: mani fatture, merci e persone nel l e ci ttà del l ' Ital i a settentri onal e

Già a partire dalla seconda metà del Settecento, grazie alla sua posizione privilegiata e forte di una struttura solida e ben articolata, la rete idrica di Padova fu al centro di numerosi piani e progetti di trasformazione: essi prevedevano la razionalizzazione e a volte il potenziamento, del complesso di 0umie canaliche caratterizzava da sempre la città e ilterritorio circostante. Possedere un sistema acqueo e⌧ciente, ma, al contempo, non eccessivamente dispendioso nella manutenzione, aveva costituito per secoli uno degliatout di ognicittà europea che ambisse ad avere un ruolo commerciale.

È noto, infatti, che le città europee hanno storicamente fondato la loro evoluzione morfologica e funzionale sulla rete delle acque 'scoperte'39.

Costituito da 0umimaggiorie canalinaturalie arti0ciali,questo sistema aveva, di volta in volta e di caso in caso, soddisfatto le funzioni urbane primarie, sintetizzate e⌧cacemente da Pierre Pinon con iltriplice obiettivo di“Navigare, dissetare,lavare”40.

Dalla presenza e dalla morfologia del 0ume dipendevano quindi non solo l'evoluzione della forma della città e la localizzazione delle funzioni urbane,ma

39Cfr.par.I.1.3

40La de0nizione dei tre principali obiettivi di un'e⌧ciente rete idrica sono sintetizzati da Pierre Pinon e citatiin una sua pubblicazione del1987:Pinon 1987.

anche l'alimentazione dei canali urbani fondamentali per il trasporto, l'approvvigionamento e il funzionamento delle macchine indispensabili per le attività manifatturiere e molitorie.

In questo quadro,con le grandiopere dicanalizzazione delReno e delSavena e con la creazione del canale Navile per il collegamento con Ferrara e con l'Adriatico, il già citato caso di Bologna, vicino a Padova, ma radicalmente diversa in termini morfologici, costituisce oggi un esempio assolutamente esempli0cativo. Pur essendo sorta in una zona molto fertile – agganciata all'Adriatico a est, limitata dal Panaro a occidente e venata, da sud a nord, dai numeorsi rami del Po - il centro emiliano era infatti lontano dai due corsi d'acqua maggiori:ilReno, che scorre a ovest, e il Savena, che scorre a est della città (Fig.10).

Scrive a questo proposito Francesca Bocchiche

“per Bologna non è maipassato un 0ume naturale che la rifornisse delfabbisogno idrico per gli usidomesticie per gliusiindustriali”41.

Grazie a lunghe e complesse operazioni di deviazione e inalveazione, nel XII secolo i due corsi vennero canalizzati: mentre il Savena andò ad alimentare i grandi fossati della città, lungo il corso del Reno 0orirono esclusivamente attività produttive.

Ilgoverno della città comprese subito che, oltre a garantire una migliore difesa da eventuali attacchi esterni e a fornire forza motrice, la presenza di una rete acquea complessa avrebbe garantito collegamentipiù rapidicon le città vicine e con lo sbocco sul mare. A raccordo tra i canali del Savena e del Reno e a collegamento con Ferrara e l’Adriatico, fu quindi creato il canale detto, appunto, Navile. I versanti ovest, nord ed est della città erano quindi cinti da

41Cfr. Bocchi 2008, p. 23. Per un quadro più ampio dell'assetto idrico bolognese e del suo utilizzo per le attività produttive e artigianali si vedano gli altri preziosi contributi di Francesca Bocchi sulla città - in particolare Bocchi 2001 - di Alberto Guenzi – Guenzi 1993 e Guenzi1994 – e diAngelo Zanotti– Zanotti2000.

un reticolo di canali che garantivano difesa, energia, assicurazione dell’attività molitoria e facilità neitrasportidelle mercie delle persone.

Sebbene spesso nascoste nelle cantine degli opi0ci, Bologna “aveva la più grande concentrazione urbana di ruote idrauliche a uso manifatturiero” e il locale seti0cio rimase attivo per tutto il Cinquecento e garantì alti livelli d'occupazione e produttività 0no alla 0ne delSeicento42.

Grazie a questo sistema di acque assolutamente all’avanguardia, Bologna costituiva quindi un polo produttivo senza paragoni: un 0orente centro di lavorazione artigianale, che contava più di cento mulini da seta43 e che aveva

trovato nel sistema delle canalizzazioni in città lo strumento principe per soddisfare le esigenze trasportistiche, quelle commerciali, quelle difensive e quelle produttive (Fig.11).

Malgrado la sua speci0cità, Bologna non fu l'unica città della pianura ad impostare un rapporto così forte con le sue acque: come abbiamo già visto44,

Milano, ad esempio, diede vita a ben due sistemi idrici – il sistema dei Grandi Navigli e il sistema dei canali e delle rogge cittadine, e Ferrara, dovette impostare non solo una titanica opera diboni0ca di tutti iterrenipaludosi, ma dovette anche far fronte alle continue piene con un servizio di guardia lungo tuttigliargini45.

Localizzata anch'essa in piena pianura, Padova poteva vantare la presenza di un'articolata rete idrica:ottenuta deviando,a partire dal1100 circa,le acque dei 0umi Brenta e Bacchiglione, la rete acquea della città si era consolidata nel corso deisecoli,a seguito dialcunistravolgimentinaturaliche avevano investito il territorio. Dopo la caduta dell'Impero Romano e la discesa dei Barbari nella

42Sullo sviluppo delle attività produttive bolognesi legate alle acque, e in particolare sulla lavorazione della seta negli stabilimenti cittadini, si vedano anche i celebri contributi di Carlo Poni- Poni2009 - e dello stesso Carlo Poniinsieme Cesare Ma⌧oli- Ma⌧oli,Poni 2003.

43Cfr.Mocarelli2008,p.203. 44Cfr.par.1.1.2.

Penisola,ilterritorio Padovano subìinfattiun radicale mutamento della propria rete idrogra0ca. L'Adige, che aveva abbandonato il suo corso vicino a Este, aveva deviato il suo Husso più a sud e il Bacchiglione, che si era spostato più a nord, alle porte della città, aveva occupato un alveo abbandonato del Brenta - l'antico Medoacus- che siera nelfrattempo piegato più a Nord46.

Il centro urbano, un'insulacompatta circondata ad anello da due rami d'acqua disposti“a ferro dicavallo”,ha sempre rappresentato la particolarità dellaforma urbispadovana. L'acqua che serviva per riempire la cintura del fossato era garantita in parte dal corso, seppur scarso, del Bacchiglione47, che da sud

entrava, biforcandosi, in città. Grazie alla costruzione di un tratto arti0ciale, che siestendeva dalBassanello 0no alla Specola,una parte del0ume sidivideva a sua volta in due rami che formavano insieme, appunto, un anello.Il sistema adduttivo era completato dagli apporti idrici del canale Piovego, che da est introduceva in città una parte delle acque della Brenta (Fig.12).

Come abbiamo accennato, i due tronchi navigabili che circondavano il centro storico - coordinati tramite altre canalizzazioni a diversi punti dei fossati, e da qui ai 0umi maggiori - univano in un uniconetworkgli apporti acquei dei due 0umi48 e la loro presenza aveva fatto sì che i trasporti su acqua raggiungessero

frequenza e modalità piuttosto avanzate.Al0ne digarantire nelcorso deisecoli un'alta produttività artigianale e un Huido e sicuro spostamento di merci e persone, Padova aveva bisogno di una rete idrica costantemente e correttamente manutenuta.

Per questo, già alla 0ne del Quattrocento - con i mulini in piena funzione e le merci da stoccare in città e da deviare altrove - il governo padovano, che dipendeva da Venezia si pose in primis il problema del collegamento con la Serenissima, rimediando al 'salto' che le acque del Piovego dovevano superare entrando in città da nord,nell'area compresa tra Porciglia e Codalonga.

46Cfr.Bonarrigo 1992,p.53. 47Cfr.Pili1987,p.156. 48Siveda Zucconi2001,p.20.

La presenza e l'attività dei numerosi mulini limitro0 (quelli di Ponte Molino), infatti, abbassavano costantemente il livello dell'acqua del canale e rendevano l'attraversamento del Naviglio poco sicuro, lento e di⌧coltoso. Dopo molti anni, numerose richieste, suppliche e ingiunzioni, si decise di risolvere il problema escavando ulteriormente il Naviglio interno e costruendo contestualmente una chiusa con porte, che presero il nome, come vedremo, di

Porte Contarine49.

Nel segno di una duplice funzione, economica e difensiva, la presenza delle acque in città avrebbe assicurato a Padova non solo lo sfruttamento dell'energia prodotta dai mulini, ma anche l'e⌧cienza di una rete di trasporti rapida e sicura,sia sull'asse nord-sud,sia in direzione est-ovest, e avrebbe garantito alla città un ruolo centrale nell'economia deiterritoridella Serenissima.

I.2.4 Ilruolo storico dei,uminelle città dell'Impero Napoleonico:Parigie