• Non ci sono risultati.

1 1 Trasporti , approvvi gi onamento e aree di i ntervento

Il 28 l ugl i o 1805 l ' i ngegnere stende i nfatti un secondo rapporto al Mi ni stro del l ' Interno, nel qual e mani festa i l propri o posi ti vo stupore nel

IV. 1 1 Trasporti , approvvi gi onamento e aree di i ntervento

Come si è già avuto modo di chiarire, il sistema idrico interno ed esterno alla città era largamente usato ancora nel Settecento: per la presenza del corso del Brenta a nord e per la morfologia della rete di canali interni alla città, Padova era ilcentro delle connessioniidriche delle province della Serenissima.

Sfruttando ilcorso delBrenta e delBacchiglione Padova diventava lo snodo dei collegamenti tra Venezia, Rovigo, Bassano, Verona e Vicenza, permettendo di

avviare un meccanismo dinetworkingnon solo commerciale, ma anche culturale402.

Alimentato dal Bacchiglione e dal Brentella, il sistema 'ad anello' sul quale si impostava tutta la rete delle derivazioni interne aveva garantito nel corso dei secoli una buona produttività delle attività artigianali legate alle acque e un'ottimale permeabilità della città, 0nalizzato a garantire un elevato grado di attraversamento della compagine urbana403.

Eseguitisotto la reggenza deiDa Carrara e gestitida un'apposita magistratura, dettaMagistratura degliIngrossatori404, i primi interventi del XIII e XIV secolo

servirono ad impostare ilsistema delTronco Maestro,delNaviglio Interno e di parte delle canalizzazioni. A partire dal XVI secolo, passata sotto il dominio diretto della Serenissima, la città continuò a espandersi e le risorse idriche urbane conobbero un sostanziale aumento del loro grado di sfruttamento, con la nascita di botteghe e laboratori artigiani, esercizi commerciali, mulini. Evoluta, Padova divenne una tra le più importanti delle città d'acqua del veneto, grazie anche alla presenza di ben tre porti Huviali, pozzi e cisterne e caratterizzata da una particolare toponomastica:posso dipinto,pozzo del campione,pozzo mendoso405.Ilcollegamento tra ilcentro e la 'periferia'fu inoltre

garantito dalla presenza della cinta muraria: praticabile, le mura connettevano tra loro i vari punti della città tramite un ra⌧nato sistema di ponti, torri e porte406(Fig.12).

402Cfr.par.III.2.1. 403Cfr.par.III.2.2.

404LaMagistratura degli Ingrossatoriera l'ente istituito dalla Repubblica Padovana 0nalizzato alcontrollo e alla gestione in “materia diacque”.Tra le varie occupazionidella Magistratura 0guravano il “far aprire e sgomberare gli acquidotti, i canali e i letti dell'acque pei quali erano solite di scorrere, secondoché fosse meglio lor parute”, ma il suo operato era spesso ostacolato dalle rimostranze deiprivati.Siveda GENNARI 1776,p.90.

405Cfr.Bortolami1989b,pp.32-34. 406Cfr.Bortolami1989b,p.34.

Tutte le canalizzazioni secondarie e le prese d'acqua che erano state create nel corso degli secoli non avevano però favorito l'esistenza di un equilibrato rapporto tra le acque interne e la navigazione ne risentì nella sua e⌧cienza e rapidità. Per questo furono creati una serie di sostegni, altrimenti detti

vampadure, che regolando il livello dell’acqua dei canali riuscivano a favorire la navigazione e gli altri usi. In questo senso, l’opera più importante fu la costruzione, nel 1Cinquecento, della “conca per la navigazione delle Porte Contarine”:407 la creazione del nuovo manufatto, che, come vedremo,era di

importanza fondamentale per la città, permise di sopprimere i vecchi sostegni408.

La mappa della città diCristoforo Sorte,datata al1550,illustra ancora oggi in maniera piuttosto chiara il complesso idraulico della città della prima metà del XVI secolo (Fig. 36). Alla metà del Cinquecento, le nuove mura avevano allargato i con0ni dell'urbs0no a comprendere una zona con molti canali, costruitiprobabilmente sfruttando una serie di licenze concesse dal Comune ai privati e alle congreghe religiose409 La redazione del disegno di Sorte aveva

probabilmente la 0nalità di documentare la maggiore o minore necessità di interventi di vario tipo: nel disegno è segnata infatti la costruzione di alcuni edi0ci in aree speci0che, come quelle del Prato della Valle, di Santa Croce, di Porta Saracinesca e diPorta San Giovanni410.

Nella rete delle acque padovane, dunque, ogni singola derivazione era importante per il buon equilibrio del sistema, ma degli interventi erano senza dubbio considerati più importanti degli altri. Oltre all'area delle Porte Contarine,delPonte Molino e delPortello,delle qualiavremo modo diparlare di?usamente più avanti, l'area a sud e sud est della città era al centro delle

407Cfr.docc.n.2 e n.4 dell'Appendice documentale. 408Cfr.Bevilacqua 1987,pp.51-52.

409Cfr.Bevilacqua 1989a,p.47.

410Cfr.Bevilacqua 1987,p.49.Sull'operato diCristoforo Sorte come geografo e cartografo si consulti l'essenziale contributo monogra0co di Silvino Salgaro pubblicato nel 2012 Salgaro 2012.

attenzioni del governo veneziano. Venata da numerose derivazioni, che solcavano terreni a loro volta bassi e paludosi, l'area presentava spesso dei problemi di navigazione, legati soprattutto alle inondazioni dei canali e dei terrenicircostanti,come l'area delPrato della Valle e deigiardinidiVanzo411.

Probabilmente per questo, il 27 settembre 1767 i proprietari di alcune macine localizzate a sud est della città chiedono algoverno cittadino la messa in atto di urgenti lavori di consolidamento degli argini del canale di Santa Chiara. Partendo dalla porta delle Torricelle, il canale collegava all'epoca il Naviglio interno al Canale di San Massimo che, come sappiamo veicolava le acque urbane 0no alcanale delle Roncajette che funzionava da scaricatore412.

La costante caduta di massi nel canale, causata dalle piene, impediva infatti il buon corso della derivazione“della quale conosciuta molto importante la conservazione”, limitando l'apporto di energia alle macine e impedendo una corretta navigazione delcanale413.

Qualche anniprima, nel1766, iSavi ed esecutorialle acque, Giulio Contarini, Marco Calbo, Andrea Querini, Giacomo Corner, Benedetto Grimani e Girolamo Ascanio Molin, avevano già pubblicato un altro decreto, che faceva riferimento a una disposizione approvata dallo Senato veneziano più di sessant'anniprima414.

Il testo fa riferimento ad alcuni lavori eseguiti alla 0ne del Seicento dalproto415

Alvise Giacon, e autorizzati dall'allora Vice-podestà e “capitanio” di Padova Giovanni Donà: si trattava per lo più di opere 0nalizzate all'innalzamento di alcuni argini cittadini, eseguiti nell'area nord di Ponte Molino e soprattutto in quella sud della Porta delle Torricelle416e delCanale delle Roncajette.

411Cfr.par.III.1.4. 412Cfr par.III.2.2.

413Cfr.doc.n.10 dell'Appendice documentale. 414Cfr.doc.n.7 dell'Appendice documentale. 415Cfr.par.III.2.3.

Il22 marzo 1766 iSaviordinano dunque che non venga alterato in alcun modo l'assetto stabilito dopo il lavori del 1693, e soprattutto che non si innalzi alcun muro lungo ilcorso delCanale delle Roncajette,come siera cercato difare:

“essendo comandato che sussista e nessuno ardisca porvi mano ed alterarla, tanto meno di alzarvi mai nessuna opera di Muro, come pareva a volersi arditamente tentare nel Canal di Roncajette”417.

Nel 1782 poi, gli abitanti della contrada di Vanzo chiedono al Podestà che venga e?ettuata un'urgente escavazione della piccola derivazione che si sganciava dalla Porta Saracinensca e che, correndo verso est, si collegava al Canale delle Torricelle:

“Fiumicello,che dalla Porta Saracinesca entra nella città diPadova,e scorrendo per la Contrada delVanzo siunisce e scarica nelCanale inferiore delle Torreselle”418.

Oltre alla canalizzazioni interne, anche i 0umi, come sappiamo, costituivano uno deipuntinevralgicidell'assetto idrico della provincia:dalloro corso e dalla loro maggiore o minore portata dipendevano gliequilibrideicanalicittadini,la loro navigabilità deitrasportie la produzione dienergia.

Come abbiamo già avuto modo diaccennare,fu proprio a partire dalla seconda metà del XVIII secolo che furono messi a punto una serie di progetti per la sistemazione dei 0umi principali: a quell'epoca, infatti, gli interventi di ingegneria idraulica potevano vantare di avere alla base delle solide cognizioni scienti0che, ottenute grazie allo studio dei numerosi trattati che erano stati mano a mano pubblicati,come quello diidraulica teorica diBenedetto Castelli della seconda metà delSeicento o quello diidraulica Huviale diGuglielmini419. 416Anche in epoca napoleonica, il nodo della Porta delle Torricelle costituirà uno dei centri

delle attenzionideitecnici:cfr.par.III.3.1. 417Cfr.doc.n.7 dell'Appendice documentale. 418Cfr.doc.n.14 dell'Appendice documentale. 419Cfr.Bevilacqua 1987,p.52.

Compilata nel1739 su commissione diGiovanniPolenie diGiovanniLorenzo Orsato, la mappa del cartografo Antonio Tintori risulta ancora oggi come un vero e proprio documento di lavoro sul quale poter redigere un programma di risanamento da presentare agliamministratoriveneziani.Ildisegno delle mura, che nella mappa di Cristoforo Sorte risultava molto chiaro, nella mappa del Tintori è invece appena abbozzato. Molto particolareggiato è invece il disegno del tracciato della rete idrica, sia per le canalizzazioni principali sia per quelle secondarie,con le loro successive connessioni420 (Fig.37).

Di qualche anno precedente alla mappa del Tintori, laCarta del territorio Padovanodi Bartolomeo Franceschini del 1724 individua, tra i vari elementi che compongono il disegno, il centro città con l’espansione a raggiera delle strade e la traccia inondazioni provocate dal Brenta, dal Canale Brentella e dal Bacchiglione, evidenziando con una certa perizia le strade più frequentemente soggette alle piene. Il progetto di intervento messo a punto da Franceschini, però, non sembrava godere di ampio respiro: esso infatti prevedeva essenzialmente un ra?orzamento degli argini già esistenti e la rimessa in opera di un antica opera idraulica distrutta, ilColmellone di Limena, distrutto da una piena nel1633421.

Come è visibile dallo studio delfondo deiSavjed esecutorialle acque,conservato presso l'Archivio di Stato di Venezia, negli intervalli tra gli anni 1752-1756 e 1761-1765 il Brenta fu l'oggetto di numerosi lavori di tagli o e regolazione422.

Sia il 0ume Brenta sia il 0ume Bacchiglione furono oggetto, rispettivamente nel1786 e nel1787,diun intervento dilivellazione delle acque in diversipunti, resosi indispensabile per tentare di tenere sotto controllo le piene (Fig.38). L'analisideglistessidocumentid'archivio423 ha rivelato che all'epoca ilcorso del

Bacchiglione era fornito ancora di molti sostegni: le opere idrauliche atte a

420Cfr.Bevilacqua 1987,pp.49-50. 421Cfr.Bevilacqua 1987,p.52.

422Cfr.ASVe,Savjed esecutorialle acque,b.976 423Cfr.ASVe,Savied esecutorialle acque,bb.994,995.

regolare il Husso delle acque negli alvei,servivano a monitorare i livelli d'emergenza delle piene.

Grazie allo studio di questa mappa, è possibile notare la particolare prudenza della magistratura veneziana alle acque rispetto agliinterventidimodi0ca delle reti idriche della terraferma: qualsiasi lavoro da e?ettuare, infatti, avrebbe generato non solo modi0che sulla rete idrica padovana,ma anche ripercussioni sulla Laguna, dove, come sappiamo, era invece fondamentale mantenere il giusto equilibrio tra acque dolci, acquesalse e acquetorbide424.Proprio per

questo, come sappiamo, nei secoli precedenti al XVIII, il Magistrato aveva condotto tutte le opere di allontanamento delle foci Huviali dalla Laguna, allungando però, in questo modo, il corso del 0ume in terraferma, provocando una diminuzione della pendenza e un aumento della frequenza delle piene, delle rotte e delle alluvioni.

Gia nella metà delSettecento,dunque - grazie agli studideitecnici,airilievie nondimeno alle richieste dei privati cittadini - il governo locale, quello della Serenissima, le Magistrature e iprotiavevano individuato con una certa chiarezza le aree più problematiche del sistema: tramite la stesura di mappe e disegni, gli ingegneri avevano già messo a punto una serie di interventi atti a risolvere, almeno parzialmente, gli scompensi idrici causati dal rapporto tra i 0umimaggiorie le lor canalizzazioni.