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1 3 Identi tà e i conogra,a urbana tra Settecento e Ottocento: i l ruol o del l e acque nel l a de,ni zi one del l a forma del l a ci ttà.

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I. 1 3 Identi tà e i conogra,a urbana tra Settecento e Ottocento: i l ruol o del l e acque nel l a de,ni zi one del l a forma del l a ci ttà.

Per poter analizzare con maggiore precisione le di?erenti modalità operative relative al trattamento delle risorse idriche, e per comprendere meglio le dinamiche delfenomeno dellamise en place de l'eau,vale la pena didedicare una rapida digressione al ruolo, 0sico e identitario, della presenza storica dell'acqua in città.

Come è noto, molte città europee nacquero attorno alla presenza di un grande 0ume, o di una sua importante derivazione: nel corso dei secoli, le compagini urbane si erano sviluppate intorno all'elemento idrico principale e a quelle canalizzazioniche mano a mano erano state costruite per rendere più agevoliil trasporto dimercie persone e l'irrigazione diortie campilavorati.

Le città della Francia, delle Fiandre e dei Paesi Bassi, infatti, e i centri urbani del Veneto e della Pianura Padana erano stati interessati, già a partire dal Medioevo, da lunghi e complicati processi di canalizzazione dei corsi d’acqua più vicini e le linee guida dell’espansione delle singole città erano state articolate tenendo conto della presenza e deitracciatideibaciniidrici.

In alcuni casi, come a Tolosa, l’organismo era passato dalla forma quadrangolare diorigine romana a quella semicircolare addossata alla Garonna; nelle città nate alla conHuenza tra due 0umi – come Lione, tra il Rodano e la Saona – o su una grande ansa – come nel caso di Verona, sull’Adige o di Poitiers sul Clain – la penisola centrale aveva conservato l’impianto antico, mentre tutt’intorno le espansioni successive erano rimaste distinte, strutturate seguendo la morfologia delle rete idrica17.

Nei centri urbani del nord-Europa, la rilevanza del rapporto che si andava intrecciando tra città e acqua era ancora più evidente: a Bruges il centro si era sviluppato intorno a un castello fondato nelIX secolo sulle rive del0ume Reie, espandendosi con una geometria urbana ellittica, di fatto indipendente da quella ortogonale di matrice romana. La città mercantile sfruttò strategicamente l’insenatura naturale del golfo dello Zwin, creando un nuovo avamporto (prima localizzato a Damme e poi spostato a Sluis) e collegando quest’ultimo al0ume Reie e dunque alla città18(Fig.4).

I due casi-studio non facevano eccezione. A Padova - sorta a metà strada tra due bacini idrogra0ci, quello del Brenta, che corre a nord del nucleo urbano, e quello del Bacchiglione, che corre a sud – dal X secolo in poi, alla rigorosa conformazione topogra0ca di matrice romana se ne sostituì una più irregolare che, sfruttando glialvei abbandonati dei due 0umi, si snodava lungo le sempre più numerose canalizzazioni scavate per rispondere a esigenze trasportistiche e commercialie per soddisfare le naturalinecessità didrenaggio.

A Parigi, nata nel punto in cui il corso della Senna diventava più cospicuo grazie alla conHuenza delle acque della Marna e dell’Oise, la naturale conformazione del territorio permise alla città di espandersi inizialmente sull’isola centrale, dove trovarono posto gli insediamenti del primo nucleo

17Per una breve panoramica sullo sviluppo della morfologia urbana delle principali città Huviali si vedano i fondamentali contributi di Leonardo Benevolo sul tema, in particolare Benevolo [1993] 2004,p.50-55.

18Per l'evoluzione storica della morfologia urbana di Bruges si veda nuovamente Leonardo Benevolo,Benevolo [1993] 2004,pp.67-68.

gallico, iParisii, e poi sulle due sponde separate dal 0ume, risultandone una struttura tripartita: a destra la zona commerciale, ampliata prima con la costruzione dell'antico mercato deLes Hallesnel 1183 e poi con la boni0ca delle paludi delMaraisintorno al 1370, incluse all'interno della terza cinta di mura, quella di Carlo V; al centro l'isola dellaCité, caratterizzata architettonicamente dalla vicina presenza delduecentesco castello delLouvre,e storicamente sede deisovranilocali, come quelli Merovingi e Capetingi; lungo la riva sinistra, nell’area dell’antico centro della città romana diLutetia, fu localizzata la zona del Collegio dellaSorbonne e di tutte le strutture universitarie annesse19.

Le operazioni legate alla trasformazione delle risorse idriche e alla loro inalveazione si spinsero 0no al cuore delle città. Furono quindi fondamentali per il raggiungimento diun triplice obiettivo: permisero l’adduzione di energia necessaria per la 0oritura di attività economiche come, ad esempio, quelle tessili, cartarie e molitorie; contribuirono a costituire una delle componenti fondamentali dell’impianto difensivo delle città, in relazione al sistema dei fossati intorno alle mura e a quello diprevenzione delle piene;furono alla base di moderne soluzioni per il trasporto di persone e, soprattutto, di merci. La presenza di una rete acquea più o meno sviluppata era dunque l’indicatore preferenziale del potenziale economico di un centro urbano da un lato, e del grado di conoscenze tecniche dei suoi abitanti e dei governanti dall’altro: nelle grandi città, così come in quelle più piccole, l’acqua giocò il ruolo di catalizzatore dell’espansione e delpotenziamento delle attività manifatturiere20.

Risulta quindi chiaro come, oltre che specchio concreto del progresso tecnico ed economico delle città, il patrimonio idrico abbia sempre rappresentato uno degliaspetti più rilevantidella storia deicentriurbani, che nelcorso dei secoli

19L'evoluzione urbana di Parigi costituisce oggi uno degli argomenti più studiati dalla storiogra0a urbana europea e le analisi hanno prodotto, nel corso dei decenni, numerose pubblicazioni. Tra le altre, si consultino due fondamentali e storici contirbuti sul tema, quello diPierre Lavedan e quello diMarcelPoète:Lavedan [1960] 1977,Poète 1924. 20 Cfr.Fontana 2013,pp.64-64.

ha condizionato profondamente l’iconogra0a dei luoghi. Come dice Donatella Calabi,le città nate attorno o vicino a un 0ume erano infatti considerate – e si consideravano esse stesse – 'speciali'21 e la forma del territorio che le ospitava,

nato dall’acqua e trasformatosi grazie all’interazione con essa, presentava caratteri assolutamente particolari. La presenza di un'articolata ed e⌧ciente rete ditrasporto e diapprovvigionamento idrico conferiva la cifra identitaria di

città d'acqua, che veniva sottolineata dalla restituzione gra0ca e pittorica dell'iconogra0a deiluoghi.

Specialmente se realizzate da autori nord-europei, le vedute urbane dei primi annidelXIX secolo riservavano quasisempre un ruolo diprimo piano alla rete idrica, quale componente fondamentale della rappresentazione della forma urbana. Spesso, alla presenza e all'immagine di un 0ume, erano legate quelle delle mura fortilizie, di un vivace mercato – con le due rive del corso d’acqua destinate a di?erenti funzioni commerciali – e di un grande ponte con le botteghe22:tale èilPont Neuf a Parigio ilponte diRialto a Venezia o ilPonte

Vecchio a Firenze.L'esistenza deilungo0umi,delle canalizzazioni e dei fossati conferiva alle città un carattere tipologico marcato,che ha alimentato la fantasia di vedutisti, pittori e incisori di ogni epoca impegnati nella messa a punto dei caratteri iconogra0ci di questepetites Venises(Fig.5). Nelle loro vedute, le cortine diedi0cisia?astellano addossandosilungo icanali,tra ipontile barche si muovono cariche di merci e di persone, lungo le rive si a?acciano, gli uni viciniaglialtri,imagazzini,imulini,gliopi0ci.

Tra gli altri, fu Nicolas Marie Joseph Chapuy (1790-1858) a distinguersi all'inizio dell'Ottocento come uno dei più fertili iconogra0 delle città d'acqua. Nel disegnoLyon, vue du Pont de Pierre, (Fig.6) la città viene rappresentata sullo sfondo, in mezzo alla foschia, mentre il primo piano è occupato dal lungo0ume, dove si accalcano tavoli, barche, baracche e piccoli magazzini. NellaVue latérale de la Cathédrale d'Amiens (Fig. 7),la cattedrale è la presunta

21 ^Cfr.Calabi2008,p.137

protagonista dell'incisione, ma compare solo in secondo piano. In realtà, tutta l'immagine è abilmente costruita e focalizzata sulla rappresentazione delle rive cittadine, sul disegno degli edi0ci e degli alberi che vi si a?acciano, sul tratto delle barche che scivolano lentamente sulla Somme. NellaVue de la Cathédrale de Colmar,côté du Nord,opera a quattro manidiLouis Villeneuve e dello stesso Chapuy, (Fig.8) è addirittura la ruota del mulino sul Lauch – una derivazione cittadina del 0ume Ill- a imporre ilritmo alla rappresentazione:allo scrosciare dell'acqua mossa dalle sue pale,siaccorda ilmovimento delle donne che lavano i panni, il vociare di venditori e clienti tra i piccoli banchi del mercato e le movenze dei passanti, che pigramente buttano l'occhio alle increspature dell'acqua.

Questa tradizione iconogra0ca va ovviamente e correttamente interpretata sullo sfondo della temperie culturale romantica, che molto mutuava dal gusto del Pittoresco (nord-Europeo). Va però precisato che questo metodo rappresentativo diventa poco a poco parte integrante del carattere stesso delle città e talvolta arriva a condizionarne la morfologia, gli equilibri, l'organizzazione generale.

È chiaro dunque che, quando cominciarono a prendere forma i progetti ottocenteschi sul riassetto intensivo di alcune reti acquee cittadine, quando si pro0larono all'orizzonte itotaliinterramentio le deviazionidelle canalizzazioni storiche, fu decisamente messa in discussione la de0nizione stessa dicittà d'acqua e la sua identità. La presenza di uno o più grandi 0umi, la facilità di approvvigionamento idrico,la rapidità neitrasportidimercie dipersone erano tutti caratteri tipici dell'“età d'oro” delle città moderne. Una trasformazione radicale dell'assetto idrico avrebbe quindi rappresentato la perdita dell'identità storica delle singole città,delle loro organizzazioni spesso millenarie, della loro e⌧cienza e delloro grado diprogresso tecnico,commerciale ed economico. Poiché, dunque, storicamente era l'acqua a conferire una cifra identitaria alla città, poiché era assolutamente esplicitata la “forza dello spazio Huviale nella

costituzione dell'identità urbana”23, si sentì quindi il bisogno di produrre, in

maggiore quantità e con maggiore velocità, una serie di emblematici “fermo immagine” delle strutture urbane nel momento del loro massimo splendore di 'piccole Venezie'.

È proprio questa tendenza nella produzione iconogra0ca sette-ottocentesca a darcioggiuna delle misure fondamentalidelruolo che l'acqua rivestiva a livello urbano e territoriale e dell'importanza che aveva la presenza di una rete idrica e⌧ciente e funzionale.

In quest'ottica, risulta quindi più chiaro quale potesse essere il grado di apprezzamento che potevano riscuotere i progetti di conservazione e di ampliamento delle retiidriche preesistenti,ponendo correttamente iltema della

mise en place de l'eau in una posizione centrale nella storia idrica delle città dell'Ottocento.

I.2 Un patrimonio funzionale e strategico delle città:

conservazione e potenziamento delle retiidriche

I.2.1 Parigi tra i Borbone e la Rivoluzione: un canale tra ilBassin de