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Homelesse Women bring forth Monsters: mostri, donne e marginalità

Lo Stato contro Eva Mostri e stereotipi di genere

4.3. Homelesse Women bring forth Monsters: mostri, donne e marginalità

Nel 1572, il Privy Council di Elisabetta I si era fatto promotore di una legge, che disciplinasse con più severità l’irrisolta questione dei mendicanti, il cui numero, in costante aumento, era ormai da quasi mezzo secolo fonte di non poca preoccupa- zione per le autorità del regno. Il provvedimento partiva dal presupposto che molti poveri versassero in uno stato di totale indigenza non per la mancanza di lavoro, ma per semplice idleness, e che per la loro sopravvivenza questi incorreggibili fannullo- ni puntassero sullo sfruttamento del prossimo79. Costoro, sia per la mancanza di un’attività lavorativa, sia per la tendenza a non avere fissa dimora, sembravano porsi al di fuori della compagine sociale, ed erano perciò percepiti come una minaccia alla sua integrità. Per queste ragioni, la nuova legge stabiliva che

such a vagabond Rogue as shall be duely convicted of his Roguish and vagabond li- fe, by the Oathes of two sufficient witnesses, or by inquest of office, shall be grie- vously whipped and burnt through the gristle of their Eare with an hot Iron, of the compasse of one inch about, manifesting his Roguish kind of life and his punish- ment received for the same; which shall presently be executed on him, unlesse some Subsidie man or house-holder of honest condition shall take him into service for one yeares space, and if hee depart from his service within that time without his Masters consent then the sayd penalty to be executed on him80.

77 Come segnala inoltre Julie Crawford, la malvagia gentildonna contravveniva anche specificamente ad

un basilare precetto religioso, quello della reciprocità dell’amore cristiano; il Book of Common Prayer’s

Catechism recitava infatti: «My duty towards my neighbor is to love him as myself, and to do all men as

I would they should do unto me» (Marvelous Protestantism, cit. p. 56).

78 Resta tuttavia oscuro per quale motivo la nascita ‘mostruosa’ colpisca la donna virtuosa e povera, e

non quella ricca e malvagia (comunque duramente punita); come ho già rilevato (si veda, sopra, p. 147, nota 64), l’autore del pamphlet si era avveduto di questa incongruenza narrativa, e l’aveva motivata con l’imperscrutabile arbitrio della Fortuna.

79 L’opposizione alla idleness era uno specifico tema di propaganda puritana: il lavoro era considerato

un dovere ineludibile da parte di ogni essere umano. A questo proposito, si veda sopra, p. 115, nota 93),

80 14 Eliz. c. 5, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the Realm, cit., IV, pt. 1, p. 592. Altre leggi,

Se da una parte, dunque, l’intervento legislativo mirava a rendere fisicamente rico- noscibili i girovaghi, marchiandone il corpo con un ferro rovente, dall’altra esso puntava a limitarne considerevolmente la circolazione81.

L’enorme sforzo fatto dalle istituzioni per fronteggiare le masse di mendicanti che affollavano con sempre maggior frequenza centri e periferie rese, tuttavia, evi- dente l’inadeguatezza della normativa vigente, tanto che il suo insuccesso spianò la strada, nel 1597, alla promulgazione di un nuovo Act for the Punishment of Rogues, Vagabonds, and Sturdy Beggars, il quale, rincarando la dose, decretava che

every person which is by this presente Acte declared to be a Rogue Vagabonde or Sturdy Begger, which shalbe […] taken begging vagrant wandering or mysordering themselves in any part of this Realme […], shall uppon their apprehension by thap- poyntment of any Justice of the Peace, Constable Hedborough or Ththingman of the same Countey Hundred Parish or Tything where suche person shalbe taken, the Ty- thingman or Head-borow being assisted therein with thadvise of the Minister and one other of the Parish, be stripped naked from the middle upwardes and shall be openly whipped untill his or her body be bloudye, and shalbe forthwith sent from Parish to Parish by Officers of every the same, the nexte streighte way to the Parish where he was borne, of the same way be knowen by the Partyes confession or otherwyse; and yf the same be not knowen, then to the Parish where he or she last dwelte before the same Punyshment by the space of one whole yeare, there to put him or her selfe to labour as a true Subject ought to do; or not being knowen where he or she was borne or last dwelte, then to the parish through which he or she last passed without Punishment82.

merito al problema dei mendicanti nel 1563 (5 Eliz. c. 4, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the

Realm, cit., IV, pt. 1, pp. 414-422); prima ancora di lei, nel 1547, era stata la volta di Edoardo VI (1 Edw. VI, c. 3, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the Realm, cit., IV, pt. 1, pp. 5-6); e negli anni

1535-36, un provvedimento era stato preso anche da Enrico VIII (27 Hen. VIII c. 25, in Alexander Lu- ders et al. (eds), Statutes of the Realm, cit., III, pp. 558-562). Poiché la questione relativa alle cosiddette

poor laws è molto complessa e va oltre l’ambito del presente lavoro, si rimanda alla ricca bibliografia di

riferimento sull’argomento: Charles J. Ribton-Turner, A History of Vagrants and Vagrancy, and Beg-

gars and Begging, London, Chapman and Hall, 1887, un vero classico sul tema; Peter Clark, Paul Slack

(eds), Crisis and Order in English Towns 1500-1700, London, Routledge and Kegan Paul, 1972; Alan L. Beier, Masterless Men. The Vagrancy Problem in England 1560-1640, London, Methuen, 1985; Peter Clark, David Souden (eds), Migration and Society in Early Modern England, London, Hutchinson, 1987; Paul Slack, Poverty and Policy in Tudor and Stuart England, London, Longman, 1988; William C. Carroll, Fat King Lean Beggar. The Representations of Poverty in Early Modern England, Ithaca, Cornell University Press, 1996; Paola Pugliatti, Beggary and Theatre in Early Modern England, cit., soprattutto le pp. 35-51; Alan L. Beier, Paul R. Ocobock (eds), Cast out. Vagrancy and Homelessness in Global and Historical Perspective, Athens, Ohio University Press, 2008 e Audrey Eccles, Vagrancy in Law and Practice under the Old Poor Law, Burlington, Ashgate, 2012.

81 Talvolta, in sostituzione del foro nell’orecchio veniva incisa sul petto della vittima una lettera ‘V’ o

una ‘R’, corrispondenti alle parole vagrant e rogue. Per queste notizie, e, in generale, per un quadro sull’immaginario punitivo legato alla figura del vagabondo/mendicante, cfr. Arthur F. Kinney (ed.), Ro-

gues, Vagabonds, & Sturdy Beggars. A New Gallery of Tudor and Early Stuart Rogue Literature Expo- sing the Lives, Times, and Cozening Tricks of the Elizabethan Underworld, Amherst, University of Mas-

sachusetts Press, 1990, pp. 46-51.

82 39 Eliz. c. 3, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the Realm, cit., IV, pt. 2, pp. 897-899.

Da questa breve disamina appare chiaro che, incarnata dalla donna malvagia, al centro della polemica veniva posta senza mediazioni un’intera classe sociale, messa in scena dal nostro autore con tratti oscuri di avidità, cattiveria, sfrontatezza e, non ultimo, il mancato rispetto del codice familiare77. Unica prudenza, oltre all’anonimato, che l’autore si concedeva era l’allontanamento geografico del raccon- to, senza con ciò che un lettore avveduto non cogliesse la portata radicale della sua critica di costume78.

E se i due documenti appena analizzati proiettavano la loro denuncia dei costu- mi femminili sul vertice della scala sociale, un altro gruppo di testi poneva invece lo sguardo sulle rappresentanti di uno dei suoi gradini più bassi, quello occupato dalle vagabonde. Ed è proprio in direzione dell’universo errante di queste ultime, contras- segnato da privazioni, difficoltà e pericoli, che muoveremo il nostro prossimo passo.

4.3. Homelesse Women bring forth Monsters: mostri, donne e marginalità

Nel 1572, il Privy Council di Elisabetta I si era fatto promotore di una legge, che disciplinasse con più severità l’irrisolta questione dei mendicanti, il cui numero, in costante aumento, era ormai da quasi mezzo secolo fonte di non poca preoccupa- zione per le autorità del regno. Il provvedimento partiva dal presupposto che molti poveri versassero in uno stato di totale indigenza non per la mancanza di lavoro, ma per semplice idleness, e che per la loro sopravvivenza questi incorreggibili fannullo- ni puntassero sullo sfruttamento del prossimo79. Costoro, sia per la mancanza di un’attività lavorativa, sia per la tendenza a non avere fissa dimora, sembravano porsi al di fuori della compagine sociale, ed erano perciò percepiti come una minaccia alla sua integrità. Per queste ragioni, la nuova legge stabiliva che

such a vagabond Rogue as shall be duely convicted of his Roguish and vagabond li- fe, by the Oathes of two sufficient witnesses, or by inquest of office, shall be grie- vously whipped and burnt through the gristle of their Eare with an hot Iron, of the compasse of one inch about, manifesting his Roguish kind of life and his punish- ment received for the same; which shall presently be executed on him, unlesse some Subsidie man or house-holder of honest condition shall take him into service for one yeares space, and if hee depart from his service within that time without his Masters consent then the sayd penalty to be executed on him80.

77 Come segnala inoltre Julie Crawford, la malvagia gentildonna contravveniva anche specificamente ad

un basilare precetto religioso, quello della reciprocità dell’amore cristiano; il Book of Common Prayer’s

Catechism recitava infatti: «My duty towards my neighbor is to love him as myself, and to do all men as

I would they should do unto me» (Marvelous Protestantism, cit. p. 56).

78 Resta tuttavia oscuro per quale motivo la nascita ‘mostruosa’ colpisca la donna virtuosa e povera, e

non quella ricca e malvagia (comunque duramente punita); come ho già rilevato (si veda, sopra, p. 147, nota 64), l’autore del pamphlet si era avveduto di questa incongruenza narrativa, e l’aveva motivata con l’imperscrutabile arbitrio della Fortuna.

79 L’opposizione alla idleness era uno specifico tema di propaganda puritana: il lavoro era considerato

un dovere ineludibile da parte di ogni essere umano. A questo proposito, si veda sopra, p. 115, nota 93),

80 14 Eliz. c. 5, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the Realm, cit., IV, pt. 1, p. 592. Altre leggi,

vano, come spesso accadeva, in attesa di un bambino illegittimo, la comunità si sa- rebbe dovuta fare carico di ulteriori responsabilità84.

Come già era accaduto per le trasgressioni sessuali e per gli eccessi nella moda, gli autori di alcuni pamphlet dei primi anni del XVII secolo contribuirono al dibatti- to sul tema del vagabondaggio femminile, stigmatizzandolo attraverso l’uso delle nascite mostruose. Nell’estate del 1609, ad esempio, gli stampatori londinesi Tho- mas Creede e William Barley mettevano in circolazione un libello di 16 pagine in 4°, intitolato Strange Newes out of Kent, of a Monstrous and misshapen Child85. Pubblicato anonimo, il documento ricostruiva con ricchezza di dettagli le vicissitu- dini di una ragazza che, vagabonda per le terre del Kent, era stata costretta a sostare in un piccolo borgo per dare alla luce il suo bambino. Quest’ultimo, nato morto e con le sembianze di una blemmia di stampo classico, aveva messo in subbuglio l’intera comunità a causa delle terribili malformazioni fisiche da cui era affetto: ace- falo, presentava il volto incassato nel petto, le mani e i piedi palmati, dita in eccesso, il corpo pronunciatamene deforme (fig. 15).

Destinato inizialmente a essere un’attrattiva locale, la creatura si era ben presto trasformata in un caso d’interesse nazionale, con resoconti sull’accaduto che erano stati velocemente diffusi in tutto il regno:

the strange shape and vnnatural proportion thereof [of the child], not onely raised much feare, fright, and wonder, to the inhabitants of that Countrey there dwelling, which behelde it, but also the reports (now most trulie) certified, by men of credite and substantiall reputation, may giue sufficient cause of terror and amazement to all people, the whole kingdome ouer86.

84 Sul rapporto tra la donna e il mondo del lavoro nell’Inghilterra della prima età moderna, si vedano

Alice Clark, The Working Life of Women in the Seventeenth Century, New York, A. M. Kelley, 1968; Margaret George, Women in the First Capitalist Society. Experiences in Seventeenth Century England, Urbana, University of Illinois Press, 1988 e Merry E. Wiesner, Women and Gender in Early Modern

Europe, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, specialmente il capitolo 3 (Le donne nell’Europa moderna 1500-1750, introduzione di Angela Groppi, traduzione italiana di Daniela Aragno,

Torino, Einaudi, 2003). Più in generale, sui meccanismi di relegazione delle donne ai margini della so- cietà, cfr. Eric R. Dursteler, Renegade Women. Gender, Identity, and Boundaries in the Early Modern

Mediterranean, Baltimore-London, The John Hopkins University Press, 2011.

85 Anonymous, Strange Newes out of Kent, of a Monstrous and misshapen Child, borne in Olde Sand-

witch, vpon the 30. of Iulie last, the like (for strangenes) hath neuer beene seene, London, printed by T.

C[reede] for W. Barley, and are to be sold at his shop in Gratious-streete, 1609 [STC (2nd ed.), 14934]. Il pamphlet è discusso da Julie Crawford, che ne assegna la paternità a William Barley (Marvelous Prot-

estantism, cit., pp. 78-84). In realtà, però, nessun elemento interno al documento consente

un’attribuzione certa. Barley (1565?-1614) fu un importante musicologo a cavallo tra il XVI e il XVII secolo. Su di lui si vedano John L. Lievsay, William Barley, Elizabethan Printer and Bookseller, «Stud- ies in Bibliography», 8, 1956, pp. 218-225; John A. Lavin, William Barley, Draper and Stationer, «Studies in Bibliography», 22, 1969, pp. 214-223; Gerald D. Johnson, William Barley, ‘Publisher &

Seller of Bookes’, «The Library», 6th series 11, 1, 1989, pp. 10-46. Le iniziali T. C. apposte sul fron-

tespizio del pamphlet sono ricondotte dallo Short Title Catalogue a Thomas Creede (fl. 1593-1617), col- laboratore dello stesso Barley, nonché uno dei principali editori del teatro shakespeariano. Per un profilo biobibliografico si veda Gervaise M. Pinciss, Thomas Creede and the Repertory of the Queen’s Men

1583-1592, «Modern Philology», 67, 4, 1970, pp. 321-330.

86 Anonymous, Strange Newes out of Kent, of a Monstrous and misshapen Child, cit., sig. Aiiiv.

Rispetto al precedente Statute of the Realm, quest’ultimo esacerbava ulteriormente le pene: se in esso non si faceva più chiaro riferimento alla pratica di marchiare il corpo dei malcapitati con un indelebile segno di riconoscimento (comunque rimasta in vigore), quella della fustigazione nelle piazze e nei mercati era invece ufficial- mente dichiarata. Ma c’era anche un altro significativo elemento di novità: il provvedimento specificava, infatti, che, dopo aspra punizione, tutti gli individui «which shalbe […] taken begging vagrant, wandering or mysordering» avrebbero dovuto essere ricondotti obbligatoriamente al loro luogo d’origine o, qualora questo fosse stato sconosciuto, nel posto in cui erano stati visti deambulare per l’ultima vol- ta. Oltre a ridurre la possibilità che si verificassero episodi di disordine pubblico, questa pratica del rimpatrio forzato cercava di garantire che ogni regione si facesse carico solo dei bisogni dei propri senzatetto, rispedendo invece tutti gli altri alle re- gioni d’origine.

Tuttavia, seguire e controllare al di fuori dei grandi centri urbani gli spostamenti di quelle persone che giornalmente peregrinavano tra un confine e l’altro di una con- tea era un’impresa ardua ed ecco perché, al fine di tutelarsi, soprattutto le comunità rurali accoglievano sempre con una certa diffidenza e preoccupazione i viaggiatori in arrivo visibilmente sprovvisti di mezzi necessari al loro personale sostentamento. In questi microcosmi, la stragrande maggioranza delle famiglie non disponeva di sufficienti mezzi per affrontare dignitosamente gli stenti a cui li sottoponeva il quo- tidiano; di conseguenza, il pensiero di dover condividere le già magre risorse con ‘sfaccendati bighelloni’ risultava inaccettabile. Il precetto cristiano della carità im- poneva a tutti i fedeli osservanti di soccorrere i più bisognosi per non commettere peccato, ma poiché questo principio non sempre poteva essere rispettato, non era in- frequente che gli abitanti del luogo si alleggerissero la coscienza da ogni peso, stig- matizzando la condizione di disagio dello sconosciuto a tal punto da farla apparire una punizione divina83. Così facendo, il problema del senso di colpa per il mancato soccorso era risolto, mentre allo sfortunato straniero non rimaneva che allontanarsi di fretta e furia prima che si spargesse troppo la voce sulla sua indesiderata presenza e si mettessero in moto le macchine della giustizia.

Se questi meccanismi di esclusione erano validi in ogni circostanza, con ancora maggior violenza si attivavano quando il begging vagrant era una donna. Infatti, ol- tre a costituire una minaccia per la tenuta degli equilibri nelle relazioni familiari – i capifamiglia potevano essere tentati dalla presenza di queste sconosciute – le vaga- bonde erano difficilmente collocabili in un ruolo lavorativo adeguato, e se giunge-

83 Sul concetto di ‘denied charity’, soprattutto in relazione alle dinamiche che nelle campagne inglesi del

’500 e ’600 portarono a numerose accuse di stregoneria, si rimanda a due classici sul tema come Keith Thomas, Religion and the Decline of Magic. Studies in Popular Beliefs in Sixteenth and Seventeenth-

century England, London, Weidenfeld and Nicolson, 1971 (La religione e il declino della magia. Le credenze popolari nell’Inghilterra del Cinquecento e del Seicento, traduzione italiana di Francesco Saba

Sardi, Milano, Mondadori, 1985) e Alan Macfarlane, Witchcraft in Tudor and Stuart England. A Re-

vano, come spesso accadeva, in attesa di un bambino illegittimo, la comunità si sa- rebbe dovuta fare carico di ulteriori responsabilità84.

Come già era accaduto per le trasgressioni sessuali e per gli eccessi nella moda, gli autori di alcuni pamphlet dei primi anni del XVII secolo contribuirono al dibatti- to sul tema del vagabondaggio femminile, stigmatizzandolo attraverso l’uso delle nascite mostruose. Nell’estate del 1609, ad esempio, gli stampatori londinesi Tho- mas Creede e William Barley mettevano in circolazione un libello di 16 pagine in 4°, intitolato Strange Newes out of Kent, of a Monstrous and misshapen Child85. Pubblicato anonimo, il documento ricostruiva con ricchezza di dettagli le vicissitu- dini di una ragazza che, vagabonda per le terre del Kent, era stata costretta a sostare in un piccolo borgo per dare alla luce il suo bambino. Quest’ultimo, nato morto e con le sembianze di una blemmia di stampo classico, aveva messo in subbuglio l’intera comunità a causa delle terribili malformazioni fisiche da cui era affetto: ace- falo, presentava il volto incassato nel petto, le mani e i piedi palmati, dita in eccesso, il corpo pronunciatamene deforme (fig. 15).

Destinato inizialmente a essere un’attrattiva locale, la creatura si era ben presto trasformata in un caso d’interesse nazionale, con resoconti sull’accaduto che erano stati velocemente diffusi in tutto il regno:

the strange shape and vnnatural proportion thereof [of the child], not onely raised much feare, fright, and wonder, to the inhabitants of that Countrey there dwelling, which behelde it, but also the reports (now most trulie) certified, by men of credite and substantiall reputation, may giue sufficient cause of terror and amazement to all people, the whole kingdome ouer86.

84 Sul rapporto tra la donna e il mondo del lavoro nell’Inghilterra della prima età moderna, si vedano

Alice Clark, The Working Life of Women in the Seventeenth Century, New York, A. M. Kelley, 1968; Margaret George, Women in the First Capitalist Society. Experiences in Seventeenth Century England, Urbana, University of Illinois Press, 1988 e Merry E. Wiesner, Women and Gender in Early Modern

Europe, Cambridge, Cambridge University Press, 2000, specialmente il capitolo 3 (Le donne nell’Europa moderna 1500-1750, introduzione di Angela Groppi, traduzione italiana di Daniela Aragno,

Torino, Einaudi, 2003). Più in generale, sui meccanismi di relegazione delle donne ai margini della so- cietà, cfr. Eric R. Dursteler, Renegade Women. Gender, Identity, and Boundaries in the Early Modern

Mediterranean, Baltimore-London, The John Hopkins University Press, 2011.

85 Anonymous, Strange Newes out of Kent, of a Monstrous and misshapen Child, borne in Olde Sand-

witch, vpon the 30. of Iulie last, the like (for strangenes) hath neuer beene seene, London, printed by T.

C[reede] for W. Barley, and are to be sold at his shop in Gratious-streete, 1609 [STC (2nd ed.), 14934]. Il pamphlet è discusso da Julie Crawford, che ne assegna la paternità a William Barley (Marvelous Prot-