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The Monster shewes the Sea of Sinne: quando tutta l’umanità è colpevole

Protestantesimo mostruoso Corpi deformi e propaganda religiosa

3.2. The Monster shewes the Sea of Sinne: quando tutta l’umanità è colpevole

Non è purtroppo possibile ricostruire il processo di maturazione della forma che ab- biamo visto in embrione nel foglio volante pubblicato da John Day nel 1552: il do- cumento successivo a noi noto risale infatti a dieci anni dopo. Stampato a Londra da Thomas Marshe, nel 1562, esso presenta rispetto all’archetipo una notevole evolu- zione, sia negli aspetti formali e grafici sia in quelli di contenuto20.

Il broadsheet, intitolato The true reporte of the forme and shape of a monstrous childe borne at Muche Horkesleye, si presentava ai lettori londinesi con una piccola immagine, che occupava soltanto il terzo superiore del foglio e raffigurava un neo- nato con arti incompleti, mentre i due terzi restanti ospitavano, rispettivamente, una lunga ballata di 48 pentametri giambici e un testo in prosa che descriveva con straordinaria ricchezza di dettagli il corpo malformato della creatura (fig. 5)21.

19 Dopo i documenti dei primi anni Cinquanta, di cui abbiamo discusso nelle pagine precedenti (il foglio

volante di John Day del 1552, e – se non si tratta del medesimo documento – l’anonimo riferito da Susan Brigden, del 1553), per quasi dieci anni non abbiamo notizie di pubblicazioni in cui il difetto di nascita sia strumentalizzato a fini religiosi o politici. Questo ‘silenzio’ non è difficile da motivare, se si tiene conto del feroce clima censorio venutosi a creare durante il regno di Maria I Tudor, che molti stampatori fece imprigionare e molti altri costrinse alla fuga.

20 Paige M. Walker segnala che la forma emersa dal salto temporale 1552-1562 è in parte diversa dal

documento di John Day da cui siamo partiti. In questa fase di transizione, cambiano le proporzioni (e spesso anche le posizioni) tra la ballata e la prosa: quest’ultima perde importanza a favore del testo in versi, capace di trasmettere ‘emotivamente’ i concetti, e facilmente memorizzabile in ragione della scan- sione ritmica (Sensational and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, cit., p. 228).

21 Anonymous, The true reporte of the forme and shape of a monstrous childe borne at Muche Horke-

sleye, a village three myles from Colchester, in the Countye of Essex, the .xxi. daye of Apryll in this yeare 1562, London, imprinted in Fletestrete nere to S. Dunstons Church by Thomas Marshe, [1562]

[STC (2nd ed.), 12207]. A proposito dello stampatore Thomas Marshe, Julie Crawford sottolinea come egli fosse «actively involved in the production and dissemination of anti-Catholic pamphlets and doctri- nally pedagogical Protestant tracts about such issues as Protestant martyrs and priestly marriage» (Mar-

velous Protestantism, cit., p. 39). La prima trascrizione completa del foglio volante è stata realizzata da

Joseph Lilly (ed.), A Collection of Seventy-Nine Black-Letter Ballads and Broadsides, printed in the Reign of Queen Elizabeth, between the Years 1559 and 1597, accompanied with an introduction and illustrative notes, London, Joseph Lilly, 1867, pp. 27-30. Un’altra riproduzione integrale del testo si tro- va nella più recente raccolta di Marie H. Loughlin, Sandra Bell, Patricia Brace (eds), The Broadview Anthology of Sixteenth-Century Poetry and Prose, Peterborough, Broadview Press, 2011, pp. 557-559.

In questa fase così delicata, non era possibile un’imposizione dottrinale totale e violenta, ma solo una catechesi lenta e capillare, in cui giorno dopo giorno il potere religioso doveva rinegoziare i propri precetti con le radicate specificità locali. Ecco perché, come afferma Julie Crawford, bisogna intendere il protestantesimo inglese «not as a blanket imposition of a new religious order, but as a micropolitical process of reform enacted through local negotiations of belief and conformity»15. Un lento compromesso, dunque, in cui un ampio ruolo nel proselitismo fu affidato alla street literature, che poteva arrivare lì dove mai sarebbe giunta la grande trattatistica me- tropolitana: «religious treatises could be read aloud to the unlettered, but could never speak through the countryside as effectively as a broadside ballad could»16.

La propaganda protestante colse quindi il grande potenziale di questo genere di letteratura e, a partire dall’inizio degli anni Sessanta del Cinquecento, i fogli volanti di contenuto religioso conobbero una nuova ed improvvisa fioritura. Come sottoli- nea Natascha Würzbach, essi costituirono un vero e proprio sottogenere tra le «bal- lads of crimes and marvels»: se infatti queste ultime limitavano la loro azione all’aspetto informativo e ludico, le ballate di carattere religioso assumevano una funzione quasi ‘sostitutiva’ dei testi sacri17. Tra queste, un ruolo preponderante svol- sero i documenti che avevano come tema le nascite mostruose, animali e soprattutto umane. Gli autori, spesso anonimi, si resero infatti conto che la venuta al mondo di un corpo deforme si prestava quasi naturalmente ad essere intinta di coloriture mora- lizzanti e religiose, sia per l’inevitabile appeal che questo argomento aveva sul pub- blico, sia per la facilità di diffusione del documento che ne dava testimonianza18. L’uso intensivo che i protestanti fecero dei parti deformi per sostenere la loro causa potrebbe dunque autorizzarci a correggere la definizione di Julie Crawford, e a par- lare di un vero e proprio ‘Monstrous Protestantism’: all’inizio degli anni Sessanta, con le medesime parole, l’autore lo avrebbe ribadito quindici anni dopo anche in A Christian Directory

or a Summ of Practical Theologie, and Cases of Conscience, London, printed by Robert White for Ne-

vill Simmons at the Sign of the Princes Arms in S. Pauls Church-yard, 1673 [Wing (CD-Rom, 1996), B1219], p. 100: «therefore that you miscarry not in so needful work, I shall add these following Direc- tions».

15 Julie Crawford, Marvelous Protestantism, cit., p. 9.

16 Tessa Watt, Cheap Print and Popular Piety, 1550-1640, Cambridge, Cambridge University Press,

1991, p. 69. Sulla letteratura popolare analizzata in chiave religiosa e provvidenziale, si veda anche Ale- xandra Walsham, il cui lavoro, tuttavia, non analizza specificamente i testi e le loro raffigurazioni (Pro-

vidence in Early Modern England, Oxford, Oxford University Press, 1999).

17 Natascha Würzbach, The Rise of the English Street Ballad, 1550-1650, translated from German by

Gayna Walls, Cambridge, Cambridge University Press, 1990 p. 67 (Anfänge und Gattungstypische Aus-

formung der Englischen Strassenballade 1550-1650. Schaustellerische Literatur, Frühform eines Jour- nalistischen Mediums, Populäre Erbauung, Belehrung und Unterhaltung, München, Fink, 1981). A

questo proposito, si legga anche Julie Crawford: «In an age in which figurative representations of God were theologically suspect or disallowed, monsters were an ingenous way not only of showing the divi- ne presence in human life and in human bodies but of teaching, in some incarnate form or another, the World» (Marvelous Protestantism, cit., p. 16).

18 La coscienza dell’efficacia delle broadside ballads si accompagnò anche a quella della loro pericolo-

sità. Fin dall’inizio del suo regno, Elisabetta mise in atto una fitta serie di provvedimenti volti al control- lo delle attività di stampa. A questo proposito si vedano Henry S. Bennett, English Books & Readers,

1558 to 1603. Being a Study in the History of the Book Trade in the Reign of Elizabeth I, Cambridge,

Cambridge University Press, 1965 e Annabel Patterson, Censorship and Interpretation. The Conditions

infatti, le ballate che avevano per tema le nascite mostruose conobbero una notevole evoluzione e un forte sviluppo, dopo un ‘silenzio’ parecchio prolungato nel tempo19. Nell’arco di dieci anni, tra il 1561 e il 1570 (e non sarà inopportuno segnalare la vi- cinanza cronologica con il processo di elaborazione dei Thirty-Nine Articles), una decina di fogli volanti testimoniano un difetto di nascita, animale o umano, e ne danno una lettura fortemente moralizzante: questo improvviso affollarsi, senza dub- bio non casuale, ci segnala una precisa strategia editoriale, parallela alla riflessione religiosa, nei primi anni del regno di Elisabetta.

3.2. The Monster shewes the Sea of Sinne: quando tutta l’umanità è colpevole

Non è purtroppo possibile ricostruire il processo di maturazione della forma che ab- biamo visto in embrione nel foglio volante pubblicato da John Day nel 1552: il do- cumento successivo a noi noto risale infatti a dieci anni dopo. Stampato a Londra da Thomas Marshe, nel 1562, esso presenta rispetto all’archetipo una notevole evolu- zione, sia negli aspetti formali e grafici sia in quelli di contenuto20.

Il broadsheet, intitolato The true reporte of the forme and shape of a monstrous childe borne at Muche Horkesleye, si presentava ai lettori londinesi con una piccola immagine, che occupava soltanto il terzo superiore del foglio e raffigurava un neo- nato con arti incompleti, mentre i due terzi restanti ospitavano, rispettivamente, una lunga ballata di 48 pentametri giambici e un testo in prosa che descriveva con straordinaria ricchezza di dettagli il corpo malformato della creatura (fig. 5)21.

19 Dopo i documenti dei primi anni Cinquanta, di cui abbiamo discusso nelle pagine precedenti (il foglio

volante di John Day del 1552, e – se non si tratta del medesimo documento – l’anonimo riferito da Susan Brigden, del 1553), per quasi dieci anni non abbiamo notizie di pubblicazioni in cui il difetto di nascita sia strumentalizzato a fini religiosi o politici. Questo ‘silenzio’ non è difficile da motivare, se si tiene conto del feroce clima censorio venutosi a creare durante il regno di Maria I Tudor, che molti stampatori fece imprigionare e molti altri costrinse alla fuga.

20 Paige M. Walker segnala che la forma emersa dal salto temporale 1552-1562 è in parte diversa dal

documento di John Day da cui siamo partiti. In questa fase di transizione, cambiano le proporzioni (e spesso anche le posizioni) tra la ballata e la prosa: quest’ultima perde importanza a favore del testo in versi, capace di trasmettere ‘emotivamente’ i concetti, e facilmente memorizzabile in ragione della scan- sione ritmica (Sensational and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, cit., p. 228).

21 Anonymous, The true reporte of the forme and shape of a monstrous childe borne at Muche Horke-

sleye, a village three myles from Colchester, in the Countye of Essex, the .xxi. daye of Apryll in this yeare 1562, London, imprinted in Fletestrete nere to S. Dunstons Church by Thomas Marshe, [1562]

[STC (2nd ed.), 12207]. A proposito dello stampatore Thomas Marshe, Julie Crawford sottolinea come egli fosse «actively involved in the production and dissemination of anti-Catholic pamphlets and doctri- nally pedagogical Protestant tracts about such issues as Protestant martyrs and priestly marriage» (Mar-

velous Protestantism, cit., p. 39). La prima trascrizione completa del foglio volante è stata realizzata da

Joseph Lilly (ed.), A Collection of Seventy-Nine Black-Letter Ballads and Broadsides, printed in the Reign of Queen Elizabeth, between the Years 1559 and 1597, accompanied with an introduction and illustrative notes, London, Joseph Lilly, 1867, pp. 27-30. Un’altra riproduzione integrale del testo si tro- va nella più recente raccolta di Marie H. Loughlin, Sandra Bell, Patricia Brace (eds), The Broadview Anthology of Sixteenth-Century Poetry and Prose, Peterborough, Broadview Press, 2011, pp. 557-559.

In questa fase così delicata, non era possibile un’imposizione dottrinale totale e violenta, ma solo una catechesi lenta e capillare, in cui giorno dopo giorno il potere religioso doveva rinegoziare i propri precetti con le radicate specificità locali. Ecco perché, come afferma Julie Crawford, bisogna intendere il protestantesimo inglese «not as a blanket imposition of a new religious order, but as a micropolitical process of reform enacted through local negotiations of belief and conformity»15. Un lento compromesso, dunque, in cui un ampio ruolo nel proselitismo fu affidato alla street literature, che poteva arrivare lì dove mai sarebbe giunta la grande trattatistica me- tropolitana: «religious treatises could be read aloud to the unlettered, but could never speak through the countryside as effectively as a broadside ballad could»16.

La propaganda protestante colse quindi il grande potenziale di questo genere di letteratura e, a partire dall’inizio degli anni Sessanta del Cinquecento, i fogli volanti di contenuto religioso conobbero una nuova ed improvvisa fioritura. Come sottoli- nea Natascha Würzbach, essi costituirono un vero e proprio sottogenere tra le «bal- lads of crimes and marvels»: se infatti queste ultime limitavano la loro azione all’aspetto informativo e ludico, le ballate di carattere religioso assumevano una funzione quasi ‘sostitutiva’ dei testi sacri17. Tra queste, un ruolo preponderante svol- sero i documenti che avevano come tema le nascite mostruose, animali e soprattutto umane. Gli autori, spesso anonimi, si resero infatti conto che la venuta al mondo di un corpo deforme si prestava quasi naturalmente ad essere intinta di coloriture mora- lizzanti e religiose, sia per l’inevitabile appeal che questo argomento aveva sul pub- blico, sia per la facilità di diffusione del documento che ne dava testimonianza18. L’uso intensivo che i protestanti fecero dei parti deformi per sostenere la loro causa potrebbe dunque autorizzarci a correggere la definizione di Julie Crawford, e a par- lare di un vero e proprio ‘Monstrous Protestantism’: all’inizio degli anni Sessanta, con le medesime parole, l’autore lo avrebbe ribadito quindici anni dopo anche in A Christian Directory

or a Summ of Practical Theologie, and Cases of Conscience, London, printed by Robert White for Ne-

vill Simmons at the Sign of the Princes Arms in S. Pauls Church-yard, 1673 [Wing (CD-Rom, 1996), B1219], p. 100: «therefore that you miscarry not in so needful work, I shall add these following Direc- tions».

15 Julie Crawford, Marvelous Protestantism, cit., p. 9.

16 Tessa Watt, Cheap Print and Popular Piety, 1550-1640, Cambridge, Cambridge University Press,

1991, p. 69. Sulla letteratura popolare analizzata in chiave religiosa e provvidenziale, si veda anche Ale- xandra Walsham, il cui lavoro, tuttavia, non analizza specificamente i testi e le loro raffigurazioni (Pro-

vidence in Early Modern England, Oxford, Oxford University Press, 1999).

17 Natascha Würzbach, The Rise of the English Street Ballad, 1550-1650, translated from German by

Gayna Walls, Cambridge, Cambridge University Press, 1990 p. 67 (Anfänge und Gattungstypische Aus-

formung der Englischen Strassenballade 1550-1650. Schaustellerische Literatur, Frühform eines Jour- nalistischen Mediums, Populäre Erbauung, Belehrung und Unterhaltung, München, Fink, 1981). A

questo proposito, si legga anche Julie Crawford: «In an age in which figurative representations of God were theologically suspect or disallowed, monsters were an ingenous way not only of showing the divi- ne presence in human life and in human bodies but of teaching, in some incarnate form or another, the World» (Marvelous Protestantism, cit., p. 16).

18 La coscienza dell’efficacia delle broadside ballads si accompagnò anche a quella della loro pericolo-

sità. Fin dall’inizio del suo regno, Elisabetta mise in atto una fitta serie di provvedimenti volti al control- lo delle attività di stampa. A questo proposito si vedano Henry S. Bennett, English Books & Readers,

1558 to 1603. Being a Study in the History of the Book Trade in the Reign of Elizabeth I, Cambridge,

Cambridge University Press, 1965 e Annabel Patterson, Censorship and Interpretation. The Conditions

Fin dal primo verso, infatti, ad essere chiamato in causa era l’intero «monstrous world that monsters bredes as rife», all’interno di una visione morale in cui si affer- mava chiaramente che Dio usa i mostri per significare le colpe degli umani: «in na- ture god such draughtes doth shape / Resemblyng sinnes that so bin had in price»27. Ma era nella quartina successiva, che l’anonimo poeta raggiungeva uno dei momenti più densi (e raffinati) di tutto il componimento:

So grossest faultes brast out in bodyes forme And monster caused of want or to much store Of matter, shewes the sea of sinne: whose storme Oreflowes and whelmes vertues barren shore28.

Qui si avverte chiaramente quella che è stata definita la ‘sofisticatezza’ di questo testo, in cui l’eziologia aristotelica del difetto di nascita, quella relativa alla mancan- za («want») o all’eccesso di materia («to much store / Of matter»), era sapiente- mente messa al servizio dell’urgenza morale: per quanto scientifica, o presunta tale, potesse essere la lettura fisiologica, anch’essa doveva essere vista come strumento della significazione divina («shewes the sea of sinne»)29. Introdotta in questo modo la potente metafora marina, l’autore la alimentava e approfondiva nella stanza suc- cessiva, in cui, significativamente, si colgono echi della ricerca del giusto mezzo, la media via:

Faultye alike in ebbe and eke in flowd,

Like distant both from meane both like extremmes Yet greatst excesse the want of meane doth shrowde And want of meane excesse from vertues meanes30.

Il difetto o l’eccesso di materia erano come l’afflusso e il deflusso della marea, en- trambi distanti dal «meane», dal giusto mezzo. E tuttavia, l’ostinata ricerca del giu- sto mezzo, era il «greatst excesse», che si allontanava profondamente dalla virtù.

Giunta alla sua metà, la ballata non aveva ancora nominato il bambino di Muche Horkesley, e questo silenzio così a lungo mantenuto rispondeva all’intento di segna- lare la corresponsabilità di tutto il genere umano nella colpa: «in him [cioè nel bim-

27 Ivi, v. 1 e vv. 7-8. 28 Ivi, vv. 9-12.

29 Secondo Dudley Wilson, che sottolinea come questa sia una delle più sofisticate ballate sulle nascite

mostruose, i due elementi – fisiologia aristotelica e lettura morale – sono fusi insieme in una specie di sermone sulla peccaminosità dell’eccesso (Signs and Portents, cit., pp. 43-44). Sulla stessa linea inter- pretativa anche Julie Crawford, che segnala la compresenza di nozioni (para)scientifiche e causalità mo- ralizzante come elementi convergenti nella genesi della nascita mostruosa (Marvelous Protestantism, cit., p. 64). Più perspicua la lettura di Alan W. Bates, che evidenzia piuttosto come le conoscenze fisio- logiche (o supposte tali) restino in secondo piano rispetto alla necessità morale: il fatto che si conoscano (o si creda di conoscere) le cause della malformazione non toglie alla nascita mostruosa la sua significa- zione del peccato che l’ha determinata (Emblematic Monsters, cit., p. 51).

30 Anonymous, The true reporte of the forme and shape of a monstrous childe borne at Muche Horke-

sleye, vv. 13-16. Il 21 aprile di quell’anno, «at Muche Horkesley in Essex, a village about thre

myles from Colchester», era nato un bambino

hauing neyther hande, foote, legge, nor arme, but on the left syde it hath a Stumpe growynge out of the shoulder, and the ende thereof is rounde, and not so long as it should go to the elbowe, and on the ryghte syde no mencion of any thing where any arm should be, but a litel stumpe of one ynche in length, also on the left buttocke there is a stumpe comming out of the length of the thygh almost to the knee, and round at the ende, and groweth something ouerthwart towardes the place where the ryght legge should be and where the ryghte legge should be, there is no mencion of anye legge or stumpe. Also it hath a Codde [scrotum] and stones but no yearde [pe- nis], but a lytell hole for the water to issue out22.

Dopo avere così dettagliatamente descritto l’incompletezza degli arti, aspetto che come vedremo fra poco aveva un importante significato all’interno della lettura moralizzante, l’anonimo autore non mancava tuttavia di aperture ottimistiche: il bambino era sopravvissuto, si nutriva, addirittura appariva «very well fauoured, and of good and cheareful face»23. Ma la prosa non si chiudeva sul bel volto del bambi- no, e proseguiva con un ultimo breve paragrafo, in cui si sottolineava la sua nascita al di fuori di un legittimo matrimonio:

Anthony Smith of Much Horkesley husbandman and his wyfe, were both maryed to others before, and haue had dyuers chyldren, but this deformed childe is the fyrst that the sayd Anthony and his wyfe had betwene them two […]. This chylde was begot out of matrimony24.

L’autore evidenziava in questo modo con chiarezza il rapporto simpatetico tra il corpo incompleto del bambino e l’incompletezza dell’unione tra i suoi genitori: con- cepito fuori dal matrimonio, il bimbo era destinato ad essere monco, esattamente come monca era la relazione tra coloro che lo avevano generato25. Tuttavia, sebbene «begot out of matrimony», il piccolo era «borne in matrimonye»: i genitori avevano, cioè, ‘riparato’ la colpa del concepimento al di fuori del matrimonio con una tardiva unione ufficiale, e dunque, in ottica provvidenzialistica, il loro bambino non veniva punito con la morte, ma «was liuing, and like to continue»26.

Se già la prosa si tingeva di chiare coloriture morali, era però nella ballata che