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Like a Woman near her Travail: la lunga gestazione del Protestantesimo

Protestantesimo mostruoso Corpi deformi e propaganda religiosa

3.1. Like a Woman near her Travail: la lunga gestazione del Protestantesimo

Nella primavera del 1553 si diffuse la notizia dell’imminente morte di Edoardo VI: ammalatosi gravemente di tubercolosi, il monarca bambino non riuscì a superare l’estate, spegnendosi il 6 luglio a soli sedici anni. A corte dilagò il terrore, al pensie- ro che il potere stesse ora per finire nelle mani della sorellastra del re, Maria, la qua- le avrebbe senza dubbio ripristinato la tirannia di Roma, restaurando il cattolicesi- mo. Perché ciò non accadesse, il duca di Northumberland non risparmiò fatica alcu- na al sovrano infermo, spingendolo a ribaltare le disposizioni testamentarie del pa- dre, annullando l’Atto di Successione del 1544 e designando così nuovi eredi. La scelta ricadde su Jane Grey, nipote di Maria Tudor e nuora del Lord Protettore. Sulla scena, a quel punto, si trovarono a gareggiare per la corona due potenziali regine, la papista Maria e la calvinista Jane, e il cielo sembrò voler rendere esplicito il proprio disappunto per questo scontro attraverso un «marvellous strange monster» – due gemelli congiunti all’altezza della vita, che guardavano l’uno a est e l’altro a ovest11.

Non restava dunque che attendere di sapere quale delle due pretendenti avesse la meglio: il Consiglio optò per Jane Grey, proclamata regina il 10 luglio 1553. La vox populi, tuttavia, tuonò per le strade della capitale in segno di dissenso, depose l’‘usurpatrice’ e stabilì che fosse Maria, la figlia della ripudiata Caterina d’Aragona, a garantire la linea di prosecuzione della casata Tudor.

Come temuto dai suoi oppositori, nell’ottobre del 1553 Maria abrogò le leggi promulgate dal fratellastro e ricucì lo strappo con Roma. Fu reintrodotta la messa in latino e con essa i paramenti e gli arredi sacri tipici del rito romano. Nel frattempo, però, qualcosa era cambiato e quello che veniva presentato al popolo come un ritor- no alle origini cristiane non poteva più essere accettato senza conseguenze. Se in passato proprio la celebrazione eucaristica era stata un potente elemento di unione, ora essa rischiava di esserlo di divisione, ma la regina aveva sentimenti così profon- damente radicati riguardo alla questione religiosa che lo scontro con i protestanti fu inevitabile. Negli anni che seguirono, il fumo causato dai continui roghi di opposito- ri al restaurato cattolicesimo dovette essere così intenso da annerire le facciate delle abitazioni che circondavano la piazza di Smithfield: secondo le stime di alcuni stu- diosi, i martiri furono circa 30012. Ma questa ‘ardente’ attività di sradicamento dell’eresia, che procurò alla regina il soprannome «Bloody» con cui è passata alla storia, non era la sua unica preoccupazione: Maria sapeva che per garantire continui- tà al suo operato era necessario avere un erede, un erede cattolico.

11 Anonymous, [A] Marvellous Strange Monster, citato in Susan Brigden, New World, Lost Worlds. The

Rule of the Tudors, 1485-1603, London, Allen Lane-The Penguin Press, 2000, p. 197 (Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603), traduzione italiana di Ida Di Vicino, Bologna, Il

Mulino, 2003). Susan Brigden non segnala la fonte che le ha fornito la notizia di questa nascita mostruo- sa. Sarei propenso a credere che si tratti del caso appena analizzato (i gemelli di Middleton Stoney, nati il 3 agosto 1552), reinterpretato retrospettivamente come profezia della contesa tra le due pretendenti al trono.

12 Su questo particolare aspetto del regno di Maria, cfr. Jasper Ridley, Bloody Mary’s Martyrs. The Story

of England’s Terror, New York, Carroll & Graf, 2001 e Eamon Duffy, Fires of Faith. Catholic England under Mary Tudor, New Haven, Yale University Press, 2009.

di John Day, da questo punto di vista, è un documento incredibilmente polisemico, che fa innanzitutto campeggiare l’immagine, grande ed evidente, destinata a tutti, anche a chi non può leggere8; al di sotto, colloca un resoconto preciso e circostanzia- to (con date, nomi, testimoni) che attesta la veridicità del racconto; infine, aggiunge una lettura moralizzante nelle due ballate, una in latino, per i litterati, l’altra in vol- gare per chi il latino non conosce9. Siamo cioè, per la prima volta, di fronte ad un documento che, pubblicizzando una nascita mostruosa, differenzia il messaggio sul- la base dei destinatari: un tentativo, quasi un prototipo, che negli anni successivi co- noscerà modifiche ed evoluzioni, ma che fin d’ora mostra la volontà dell’anonimo autore di pervenire al maggior numero possibile di lettori10.

Il documento stampato da John Day mostra perciò l’esigenza di smuovere quan- te più coscienze, un atteggiamento morale che sempre si accompagna ai tempi di grande incertezza. E certo i primi anni cinquanta del XVI secolo, in Inghilterra, non promettevano quiete.

8 Interessante, a proposito dell’uso delle immagini in questo tipo di documenti, il rilievo di Tessa Watt

che legge in questo genere di raffigurazioni «some of the demand for the supernatural and the miracou- lous, in the absence of religious prints», ovviamente rilevando che «it would be crude to think of mon- strous creatures directly ‘replacing’ saints and pietàs; indeed in France the canards [si tratta di brevi pamphlet in ottavo, ma anche talvolta fogli volanti] existed side by side with devotional images» (Cheap

Print and Popular Piety, 1550-1640, Cambridge, Cambridge University Press, 1991, p. 149). Simile la

lettura di Julie Crawford a proposito del rapporto tra agiografia e teratologia: «what I argue here is less that stories of monsters replaced stories of saints than that they told religious stories in increasingly in- ventive and polemical ways» (Marvelous Protestantism, cit., p. 190, nota 26). Si tratta cioè di una nuova mitopoiesi, inserita all’interno della polemica religiosa di questi anni.

9 Il bilinguismo latino/volgare caratterizza i fogli volanti più antichi, non solo in Inghilterra, ma anche in

Francia e Germania. Alan W. Bates, a proposito di un documento francese del 1570 simile al nostro, suggerisce che «publishers initially anticipated a learned audience for these publications but found them also to be of interest to those unable to read Latin» (Emblematic Monsters. Unnatural Conceptions and

Deformed Births in Early Modern Europe, Amsterdam-New York, Rodopi, 2005, p. 46).

10 Forse non sarà del tutto peregrino attribuire la redazione del documento allo stesso printer, John Day

(1522-1584). Questi, uno dei più celebri stampatori dell’età di Edoardo VI (e poi di Elisabetta I), si spe- cializzò nella stampa e nella distribuzione di letteratura protestante. Durante il regno di Maria I, molti editori protestanti si rifugiarono sul continente; non così John Day, che probabilmente per questa sua attività di propaganda protestante fu arrestato nel 1554. Alla morte della regina cattolica, con l’ascesa di Elisabetta I, l’attività editoriale di John Day rifiorì, sempre caratterizzata da un grande impegno nella catechesi riformata. Per i suoi tipi uscirono The ABC with Little Catechism (1559) e The Whole Booke of

Psalmes, Collected into English Meter (1562). Per un ricco profilo biografico, si rimanda ad Andrew

Pettegree, Day , John (1521/2–1584), «Oxford Dictionary of National Biography», Oxford, Oxford Uni- versity Press, 2004; online edn, Jan 2008 <http://www.oxforddnb.com/view/article/7367> (08/2016). Si vedano inoltre John N. King, The Light of Printing. William Tyndale, John Foxe, John Day, and Early

Modern Print Culture, «Renaissance Quarterly», 54, 1, 2001, pp. 52-85; Id., John Day: Master Printer of the English Reformation, in Peter Marshall, Alec Ryrie (eds), The Beginning of English Protestan- tism, Cambridge University Press, Cambridge, 2002, pp. 180-208; Elizabeth Evenden, Patents, Pictures and Patronage. John Day and the Tudor Book Trade, Aldershot, Ashgate, 2008. Un certo John D., come

vedremo fra poco, è autore di un altro importante foglio volante, ricco di riferimenti colti e scritturali, pubblicato a Londra nel 1562, in cui si descrive la nascita, a Chychester nel Sussex, di un bimbo mal- formato, anche in questo caso connessa con la decadenza dei costumi morali (si veda il paragrafo 3.3).

3.1. Like a Woman near her Travail: la lunga gestazione del Protestantesimo

Nella primavera del 1553 si diffuse la notizia dell’imminente morte di Edoardo VI: ammalatosi gravemente di tubercolosi, il monarca bambino non riuscì a superare l’estate, spegnendosi il 6 luglio a soli sedici anni. A corte dilagò il terrore, al pensie- ro che il potere stesse ora per finire nelle mani della sorellastra del re, Maria, la qua- le avrebbe senza dubbio ripristinato la tirannia di Roma, restaurando il cattolicesi- mo. Perché ciò non accadesse, il duca di Northumberland non risparmiò fatica alcu- na al sovrano infermo, spingendolo a ribaltare le disposizioni testamentarie del pa- dre, annullando l’Atto di Successione del 1544 e designando così nuovi eredi. La scelta ricadde su Jane Grey, nipote di Maria Tudor e nuora del Lord Protettore. Sulla scena, a quel punto, si trovarono a gareggiare per la corona due potenziali regine, la papista Maria e la calvinista Jane, e il cielo sembrò voler rendere esplicito il proprio disappunto per questo scontro attraverso un «marvellous strange monster» – due gemelli congiunti all’altezza della vita, che guardavano l’uno a est e l’altro a ovest11.

Non restava dunque che attendere di sapere quale delle due pretendenti avesse la meglio: il Consiglio optò per Jane Grey, proclamata regina il 10 luglio 1553. La vox populi, tuttavia, tuonò per le strade della capitale in segno di dissenso, depose l’‘usurpatrice’ e stabilì che fosse Maria, la figlia della ripudiata Caterina d’Aragona, a garantire la linea di prosecuzione della casata Tudor.

Come temuto dai suoi oppositori, nell’ottobre del 1553 Maria abrogò le leggi promulgate dal fratellastro e ricucì lo strappo con Roma. Fu reintrodotta la messa in latino e con essa i paramenti e gli arredi sacri tipici del rito romano. Nel frattempo, però, qualcosa era cambiato e quello che veniva presentato al popolo come un ritor- no alle origini cristiane non poteva più essere accettato senza conseguenze. Se in passato proprio la celebrazione eucaristica era stata un potente elemento di unione, ora essa rischiava di esserlo di divisione, ma la regina aveva sentimenti così profon- damente radicati riguardo alla questione religiosa che lo scontro con i protestanti fu inevitabile. Negli anni che seguirono, il fumo causato dai continui roghi di opposito- ri al restaurato cattolicesimo dovette essere così intenso da annerire le facciate delle abitazioni che circondavano la piazza di Smithfield: secondo le stime di alcuni stu- diosi, i martiri furono circa 30012. Ma questa ‘ardente’ attività di sradicamento dell’eresia, che procurò alla regina il soprannome «Bloody» con cui è passata alla storia, non era la sua unica preoccupazione: Maria sapeva che per garantire continui- tà al suo operato era necessario avere un erede, un erede cattolico.

11 Anonymous, [A] Marvellous Strange Monster, citato in Susan Brigden, New World, Lost Worlds. The

Rule of the Tudors, 1485-1603, London, Allen Lane-The Penguin Press, 2000, p. 197 (Alle origini dell’Inghilterra moderna. L’età dei Tudor (1485-1603), traduzione italiana di Ida Di Vicino, Bologna, Il

Mulino, 2003). Susan Brigden non segnala la fonte che le ha fornito la notizia di questa nascita mostruo- sa. Sarei propenso a credere che si tratti del caso appena analizzato (i gemelli di Middleton Stoney, nati il 3 agosto 1552), reinterpretato retrospettivamente come profezia della contesa tra le due pretendenti al trono.

12 Su questo particolare aspetto del regno di Maria, cfr. Jasper Ridley, Bloody Mary’s Martyrs. The Story

of England’s Terror, New York, Carroll & Graf, 2001 e Eamon Duffy, Fires of Faith. Catholic England under Mary Tudor, New Haven, Yale University Press, 2009.

di John Day, da questo punto di vista, è un documento incredibilmente polisemico, che fa innanzitutto campeggiare l’immagine, grande ed evidente, destinata a tutti, anche a chi non può leggere8; al di sotto, colloca un resoconto preciso e circostanzia- to (con date, nomi, testimoni) che attesta la veridicità del racconto; infine, aggiunge una lettura moralizzante nelle due ballate, una in latino, per i litterati, l’altra in vol- gare per chi il latino non conosce9. Siamo cioè, per la prima volta, di fronte ad un documento che, pubblicizzando una nascita mostruosa, differenzia il messaggio sul- la base dei destinatari: un tentativo, quasi un prototipo, che negli anni successivi co- noscerà modifiche ed evoluzioni, ma che fin d’ora mostra la volontà dell’anonimo autore di pervenire al maggior numero possibile di lettori10.

Il documento stampato da John Day mostra perciò l’esigenza di smuovere quan- te più coscienze, un atteggiamento morale che sempre si accompagna ai tempi di grande incertezza. E certo i primi anni cinquanta del XVI secolo, in Inghilterra, non promettevano quiete.

8 Interessante, a proposito dell’uso delle immagini in questo tipo di documenti, il rilievo di Tessa Watt

che legge in questo genere di raffigurazioni «some of the demand for the supernatural and the miracou- lous, in the absence of religious prints», ovviamente rilevando che «it would be crude to think of mon- strous creatures directly ‘replacing’ saints and pietàs; indeed in France the canards [si tratta di brevi pamphlet in ottavo, ma anche talvolta fogli volanti] existed side by side with devotional images» (Cheap

Print and Popular Piety, 1550-1640, Cambridge, Cambridge University Press, 1991, p. 149). Simile la

lettura di Julie Crawford a proposito del rapporto tra agiografia e teratologia: «what I argue here is less that stories of monsters replaced stories of saints than that they told religious stories in increasingly in- ventive and polemical ways» (Marvelous Protestantism, cit., p. 190, nota 26). Si tratta cioè di una nuova mitopoiesi, inserita all’interno della polemica religiosa di questi anni.

9 Il bilinguismo latino/volgare caratterizza i fogli volanti più antichi, non solo in Inghilterra, ma anche in

Francia e Germania. Alan W. Bates, a proposito di un documento francese del 1570 simile al nostro, suggerisce che «publishers initially anticipated a learned audience for these publications but found them also to be of interest to those unable to read Latin» (Emblematic Monsters. Unnatural Conceptions and

Deformed Births in Early Modern Europe, Amsterdam-New York, Rodopi, 2005, p. 46).

10 Forse non sarà del tutto peregrino attribuire la redazione del documento allo stesso printer, John Day

(1522-1584). Questi, uno dei più celebri stampatori dell’età di Edoardo VI (e poi di Elisabetta I), si spe- cializzò nella stampa e nella distribuzione di letteratura protestante. Durante il regno di Maria I, molti editori protestanti si rifugiarono sul continente; non così John Day, che probabilmente per questa sua attività di propaganda protestante fu arrestato nel 1554. Alla morte della regina cattolica, con l’ascesa di Elisabetta I, l’attività editoriale di John Day rifiorì, sempre caratterizzata da un grande impegno nella catechesi riformata. Per i suoi tipi uscirono The ABC with Little Catechism (1559) e The Whole Booke of

Psalmes, Collected into English Meter (1562). Per un ricco profilo biografico, si rimanda ad Andrew

Pettegree, Day , John (1521/2–1584), «Oxford Dictionary of National Biography», Oxford, Oxford Uni- versity Press, 2004; online edn, Jan 2008 <http://www.oxforddnb.com/view/article/7367> (08/2016). Si vedano inoltre John N. King, The Light of Printing. William Tyndale, John Foxe, John Day, and Early

Modern Print Culture, «Renaissance Quarterly», 54, 1, 2001, pp. 52-85; Id., John Day: Master Printer of the English Reformation, in Peter Marshall, Alec Ryrie (eds), The Beginning of English Protestan- tism, Cambridge University Press, Cambridge, 2002, pp. 180-208; Elizabeth Evenden, Patents, Pictures and Patronage. John Day and the Tudor Book Trade, Aldershot, Ashgate, 2008. Un certo John D., come

vedremo fra poco, è autore di un altro importante foglio volante, ricco di riferimenti colti e scritturali, pubblicato a Londra nel 1562, in cui si descrive la nascita, a Chychester nel Sussex, di un bimbo mal- formato, anche in questo caso connessa con la decadenza dei costumi morali (si veda il paragrafo 3.3).

ad entrambe le dottrine, quella consustanziale dei protestanti e quella transustanziale dei cattolici, sulla presenza del Cristo nell’eucaristia13. Malgrado tale prudenza, il provvedimento fu approvato dal Parlamento per soli tre voti: nessun vescovo votò a favore, anzi a due di essi fu impedito di esprimere la propria preferenza e altri due erano assenti. Furono dunque solo i laici a legiferare in materia di fede.

Questa scelta di una via media consentì l’approvazione parlamentare ma certo non realizzò il sogno della concordia nazionale: il Book of Common Prayer di Edoardo, infatti, tornava ad essere, seppure modificato, pietra fondativa della nuova fede, provocando così malcontento sia tra i protestanti più radicali (per i quali il provvedimento faceva troppe concessioni al passato papista), sia ovviamente tra i nostalgici cattolici.

Negli anni immediatamente successivi, un movimento cattolico clandestino so- pravvisse, arrivando talvolta ad attentare alla vita della stessa regina. La più clamo- rosa di queste cospirazioni culminò con la cosiddetta Revolt of the Northern Earls, con la quale nel 1569 i signori di Scozia cercarono di deporre Elisabetta e di sosti- tuirle sul trono la cugina cattolica, Maria Stuart. La rivolta fu domata ed ebbe come eco dal continente la bolla Regnans in Excelsis (1570), con la quale il papa Pio V dichiarava eretica la praetensa Angliae regina, la scomunicava, e scioglieva i sudditi tutti dal dovere di obbedienza. L’unico esito di questo provvedimento fu tuttavia di inasprire la politica anticattolica nel regno e di porre fine a un’epoca di relativa tolle- ranza religiosa. Il 1571 fu infatti, non certo casualmente, l’anno dell’ultima stesura dei Thirty-Nine Articles, la completa sistemazione del nuovo credo.

Il processo fin qui brevemente descritto mostra la lentezza e la laboriosità con cui il protestantesimo attecchì oltre Manica, in un processo che Patrick Collinson ha significativamente descritto con la metafora del travaglio, e con i rischi che esso comporta: «like the twins Esau and Jacob, whose contention began in the womb, the birthpangs of the English Reformation brought forth discordant triplets: Church, Dissent and Popery»14.

13 Cfr. Roland H. Bainton, The Age of Reformation of the Sixteenth Century, Boston, The Beacon Press,

1952, p. 192 (La riforma protestante, prefazione di Delio Cantimori, traduzione italiana di Francesco Lo Bue, Torino, Einaudi, 1958); si veda inoltre, su questi passaggi, Christopher Haigh, English Refor-

mations. Religion, Politics, and Society under the Tudors, Oxford, Oxford University Press, 1993, pp.

237-241.

14 Patrick Collinson, The Birthpangs of Protestant England. Religious and Cultural Change in the Six-

teenth and Seventeenth Centuries, New York, Macmillan, 1988, p. 155. Ancora un’immagine di gesta-

zione difficile traspare nel titolo del saggio di Christopher Haigh, The English Reformation. A Prematu-

re Birth, a Difficult Labour and a Sickly Child, «Historical Journal», 33, 1990, pp. 449-459. La metafora

della ‘Riforma’ inglese come processo di gestazione è antica; così si esprimeva, ad esempio, l’artigiano e cronista Puritano Nehemiah Wallington (1598-1658) durante il regno di Carlo I: «the poor church of God […] is like a woman with child near her travail, which would fain bring forth and cannot» (Histori-

call Notices of Events occurring chiefly in the Reign of Charles I, 2 vols., edited from the Original Mss.

with notes and illustrations by Richard Webb, London, Richard Bartely, 1869, I, p. 186). Una metafora analoga era usata ancora nel 1658 da Richard Baxter (1615-1691) che, nella sua Call to the Unconver-

ted, rivolgendosi a coloro che erano al lavoro per la diffusione del protestantesimo, si augurava che essi

«miscarry not in the birth» (A Call to the Unconverted, London, printed by R. W. for Nevil Simmons, Book-seller in Kederminster, and are to be sold by him there; and by Nathaniel Ekins, at the Gun in Lau- les Church-Yard, 1658 [Wing (CD-ROM, 1996), B1196], sig. A3v). Lo stesso concetto, formulato quasi L’eccitazione scaturita dalla notizia della sua intenzione di prendere marito fu

seguita da altrettanta concitazione per la designazione di un degno consorte. Alcuni propendevano per uno sposo inglese e fu fatto il nome di Edward Courtenay, ma Carlo V d’Asburgo esercitò tutta la sua influenza perché fosse suo figlio, Filippo, il fortunato prescelto. I due furono uniti nel sacro vincolo del matrimonio il 25 luglio 1554, a Winchester, di fronte a un pubblico scontento che soggiacque per pura rive- renza. Il malcontento popolare non tardò a farsi sentire e risultò tanto amaro per Ma- ria quanto profetico degli esiti fatali della sua scelta. Il figlio tanto desiderato non arrivò mai, nemmeno quando, agli inizi di maggio del 1558, un improvviso rigon- fiamento del grembo la illuse miseramente di essere incinta. Si trattava di un male incurabile che non le diede scampo: Maria morì nel mese di novembre a St. James