• Non ci sono risultati.

Mother, your Wanton Pride brings you Misery: mostri, donne e vanità

Lo Stato contro Eva Mostri e stereotipi di genere

4.2. Mother, your Wanton Pride brings you Misery: mostri, donne e vanità

La critica agli eccessi praticati nell’arte del vestire, come abbiamo visto, era già stata affrontata nel 1562 dall’autore di A discription of a monstrous Chylde, borne at Chychester in Sussex: in quell’occasione, le pieghe di pelle intorno al collo del fan- ciullo mostruoso erano state interpretate dall’autore, John D., come segno dell’ira divina per l’uso smodato di abbellimenti esteriori, volti a travestire la miseria dell’animo44. E se in questa sua rielaborazione del prodigio si leggeva un’accusa in- «made explicit attempts to appeal to women» e che numerosi «authors clearly anticipated a substantial female audience» (Disorderly Women and Female Power in the Street Literature of Early Modern Eng-

land and Germany, Charlottesville-London, The University Press of Virginia, 1992, p. 27). In realtà,

come è stato più cautamente evidenziato da Sandra Clark, è molto difficile stabilire con esattezza la rea-

dership dei documenti che stiamo analizzando. È, infatti, plausibile che, trattandosi spesso di uno stru-

mento di controllo sociale del «weaker sex», tale letteratura – largamente se non esclusivamente prodot- ta da uomini – fosse destinata almeno altrettanto ad un pubblico maschile (The Broadside and the Wo-

man’s Voice, in Cristina Malcolmson, Mihoko Suzuki (eds), Debating Gender in Early Modern En- gland, 1500-1700, New York, Palgrave Macmillan, 2002, pp. 104-105).

42 Paige M. Walker, Sensational and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, cit.,

p. 231.

43 Julie Crawford dedica un capitolo intero ai «fashion monsters», cioè mostri (animali o umani) che

segnalano il disappunto divino per gli eccessi nella cura della propria immagine mondana (Marvelous

Protestantism, cit., pp. 27-61). La studiosa segnala che persino il vitello monaco (l’animale mostruoso

tramite il quale Lutero aveva denunciato la corruzione monastica: si veda, sopra, il paragrafo 1.5) tramu- tò nel tempo il suo iniziale senso religioso a favore di significazioni più frivole: «In many […] later texts, the monk calf appears, not as a sign of monastic presumption, but as a sign of more secular kinds of fashion excess» (p. 31).

44 Si veda, sopra, il paragrafo 3.3.

Il fenomeno di una nascita mostruosa poteva dunque essere utile per il buon cristia- no, purché ancora non si fosse completamente smarrito, come tema di meditazione. E a questo era dedicato, nelle pagine successive al racconto dei fatti di Colwall, un vero e proprio programma di educazione puritana, che I. R. distribuiva in sette punti/precetti: 1. Non ignorare il comandamento ‘Non commettere atti impuri’. 2. Non dimenticare l’insegnamento evangelico sulla vita santa e retta. 3. Non contrav- venire alle regole del Battesimo, che ci prescrive la vita come soldati di Cristo. 4. Prestare particolare cura agli adolescenti, in cui è la stessa fisiologia a indurre alla lussuria, e a mettere dunque in pericolo la santità delle anime. 5. Essere consapevoli che la lussuria è il peggiore dei peccati. 6. Leggere assiduamente, mattina e sera, le pagine bibliche sulla castità e la purezza di mente e corpo. 7. Porre cura ed atten- zione ai segnali che Dio manda per manifestare la sua ira nei confronti dell’umanità (tra questi, la nascita mostruosa è ovviamente uno dei più importanti). Terminata questa raccolta di precetti, il programma si chiudeva con specifici consigli di lettura, veri e propri bestsellers puritani: The Anatomie of Abuses di Philip Stubbes, The Right Rule of Christian Chastitie di William Hergest, The Doome warning all Men to the Judgemente di Stephen Batman, e The Theater of Gods Iudgment di Jean de Chassanion e Thomas Beard40.

È chiaro quindi che, concluso da una serie di prescrizioni e da apposita nota bi- bliografica, il pamphlet nasceva con esplicita finalità educativa e didattica; e altret- tanto evidente era il pubblico a cui esso era destinato. Non sorprenderanno, infatti, i frequenti riferimenti e richiami ad un uditorio di giovani fanciulle, realizzati con uno specifico accorgimento editoriale: la formula «note yee young maidens» appariva tre volte a margine dello specchio tipografico, in corrispondenza dei momenti salienti del discorso, in cui era chiarita ed esemplificata la possibilità della corruzione delle adolescenti. Ben diverso, dunque, dalle ballate di pochi decenni prima, il cui ammo- nimento era destinato all’intera nazione, o almeno a vaste comunità, il pamphlet cir- coscriveva il proprio ambito d’azione, e si poneva come dichiarato obiettivo la coer- cizione della morale sessuale femminile41. Questa coercizione avrebbe dovuto di-

40 Philip Stubbes, The Anatomie of Abuses, cit.; William Hergest, The Right Rule of Christian Chastitie,

London, By [W. How for] Richard Iohnes, and are to bee solde at his shop ouer against S. Sepulchers Church without Newgate, [1580] [STC (2nd ed.), 13203]; Stephen Batman, The Doome warning all Men

to the Judgemente, [London], imprinted by Ralphe Nubery assigned by Henry Bynneman. Cum priuile-

gio Regali, Anno Domini 1581 [STC (2nd ed.), 1582]; Jean De Chassanion, Thomas Beard, The Theatre

of Gods Judgements, London, printed by Adam Islip, 1597 [STC (2nd ed.), 1659]. E non sarà fuori luo-

go notare che i primi due testi (quelli di Stubbes e Hergest) erano stati pubblicati da Richard Jones, il medesimo editore del pamphlet che stiamo analizzando, e che forse, come già ipotizzato in precedenza, si cela come autore nelle iniziali invertite I. R.

41 Questo particolare aspetto ha spinto Paige M. Walker a ipotizzare che documenti come questo avesse-

ro come destinatario implicito soprattutto le donne. Per quanto moderata dalla consapevolezza della dif- ficoltà di stabilire la reale readership di questi testi, senz’altro vasta e variegata, la studiosa ha espresso la convinzione che il pubblico femminile ne subisse un particolare fascino: «although [they] did not in- trinsecally restrict themselves to a single gender, I argue that they affected female readers more than male readers, particularly because they focused on the exclusively female act of partuition» (Sensational

and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, «Berkeley Undergraduate Journal»,

26, 2, 2013, p. 228). Sulla stessa linea interpretativa anche Belinda Jack (The Woman Reader, New Ha- ven, Yale University Press, 2012, p. 143) e Joy Wiltenburg, la quale sostiene che la ‘street literature’

spiegarsi mettendo in atto una speciale forma di immedesimazione emotiva, nel se- gno dell’angoscia, tra la lettrice e la madre peccatrice stigmatizzata dalla cronaca. Questo meccanismo avrebbe dovuto generare una paura articolata su due distinti li- velli: in primo luogo la preoccupazione per la nascita mostruosa in se stessa, con tut- to il suo carico di dolore fisico e morale, e il suo stigma per la colpa che l’aveva ge- nerata; ma anche una paura che riguardava l’identità collettiva, l’immagine di sé proiettata sulla società: il timore che anche sul proprio caso sarebbe stato realizzato un documento analogo a quello che si stava leggendo, con la conseguente pubblicità infamante che tale evento avrebbe generato intorno al nome della genitrice degenere. Come evidenzia Paige M. Walker, infatti, i documenti «suggest to the female reader that if she repeats the sinful actions of the named mother, she will be likewise expo- sed and publicly humiliated via widely dispersed printed material»42.

Il pamphlet dedicato alla fanciulla di Colwall, che dichiarava con le sue note a margine l’intento di educare il pubblico femminile, non rimase un caso isolato. Da qui in poi, non mancheranno altri esempi di nascite mostruose la cui lettura avrà come proposito più o meno esplicito il controllo sociale della donna. In particolare, mi occuperò ora di quelli che Julie Crawford ha definito i «fashion monsters», desti- nati a colpire un particolare aspetto della seduttività femminile: quello legato alla cosmesi e all’abbigliamento43.

4.2. Mother, your Wanton Pride brings you Misery: mostri, donne e vanità

La critica agli eccessi praticati nell’arte del vestire, come abbiamo visto, era già stata affrontata nel 1562 dall’autore di A discription of a monstrous Chylde, borne at Chychester in Sussex: in quell’occasione, le pieghe di pelle intorno al collo del fan- ciullo mostruoso erano state interpretate dall’autore, John D., come segno dell’ira divina per l’uso smodato di abbellimenti esteriori, volti a travestire la miseria dell’animo44. E se in questa sua rielaborazione del prodigio si leggeva un’accusa in- «made explicit attempts to appeal to women» e che numerosi «authors clearly anticipated a substantial female audience» (Disorderly Women and Female Power in the Street Literature of Early Modern Eng-

land and Germany, Charlottesville-London, The University Press of Virginia, 1992, p. 27). In realtà,

come è stato più cautamente evidenziato da Sandra Clark, è molto difficile stabilire con esattezza la rea-

dership dei documenti che stiamo analizzando. È, infatti, plausibile che, trattandosi spesso di uno stru-

mento di controllo sociale del «weaker sex», tale letteratura – largamente se non esclusivamente prodot- ta da uomini – fosse destinata almeno altrettanto ad un pubblico maschile (The Broadside and the Wo-

man’s Voice, in Cristina Malcolmson, Mihoko Suzuki (eds), Debating Gender in Early Modern En- gland, 1500-1700, New York, Palgrave Macmillan, 2002, pp. 104-105).

42 Paige M. Walker, Sensational and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, cit.,

p. 231.

43 Julie Crawford dedica un capitolo intero ai «fashion monsters», cioè mostri (animali o umani) che

segnalano il disappunto divino per gli eccessi nella cura della propria immagine mondana (Marvelous

Protestantism, cit., pp. 27-61). La studiosa segnala che persino il vitello monaco (l’animale mostruoso

tramite il quale Lutero aveva denunciato la corruzione monastica: si veda, sopra, il paragrafo 1.5) tramu- tò nel tempo il suo iniziale senso religioso a favore di significazioni più frivole: «In many […] later texts, the monk calf appears, not as a sign of monastic presumption, but as a sign of more secular kinds of fashion excess» (p. 31).

44 Si veda, sopra, il paragrafo 3.3.

Il fenomeno di una nascita mostruosa poteva dunque essere utile per il buon cristia- no, purché ancora non si fosse completamente smarrito, come tema di meditazione. E a questo era dedicato, nelle pagine successive al racconto dei fatti di Colwall, un vero e proprio programma di educazione puritana, che I. R. distribuiva in sette punti/precetti: 1. Non ignorare il comandamento ‘Non commettere atti impuri’. 2. Non dimenticare l’insegnamento evangelico sulla vita santa e retta. 3. Non contrav- venire alle regole del Battesimo, che ci prescrive la vita come soldati di Cristo. 4. Prestare particolare cura agli adolescenti, in cui è la stessa fisiologia a indurre alla lussuria, e a mettere dunque in pericolo la santità delle anime. 5. Essere consapevoli che la lussuria è il peggiore dei peccati. 6. Leggere assiduamente, mattina e sera, le pagine bibliche sulla castità e la purezza di mente e corpo. 7. Porre cura ed atten- zione ai segnali che Dio manda per manifestare la sua ira nei confronti dell’umanità (tra questi, la nascita mostruosa è ovviamente uno dei più importanti). Terminata questa raccolta di precetti, il programma si chiudeva con specifici consigli di lettura, veri e propri bestsellers puritani: The Anatomie of Abuses di Philip Stubbes, The Right Rule of Christian Chastitie di William Hergest, The Doome warning all Men to the Judgemente di Stephen Batman, e The Theater of Gods Iudgment di Jean de Chassanion e Thomas Beard40.

È chiaro quindi che, concluso da una serie di prescrizioni e da apposita nota bi- bliografica, il pamphlet nasceva con esplicita finalità educativa e didattica; e altret- tanto evidente era il pubblico a cui esso era destinato. Non sorprenderanno, infatti, i frequenti riferimenti e richiami ad un uditorio di giovani fanciulle, realizzati con uno specifico accorgimento editoriale: la formula «note yee young maidens» appariva tre volte a margine dello specchio tipografico, in corrispondenza dei momenti salienti del discorso, in cui era chiarita ed esemplificata la possibilità della corruzione delle adolescenti. Ben diverso, dunque, dalle ballate di pochi decenni prima, il cui ammo- nimento era destinato all’intera nazione, o almeno a vaste comunità, il pamphlet cir- coscriveva il proprio ambito d’azione, e si poneva come dichiarato obiettivo la coer- cizione della morale sessuale femminile41. Questa coercizione avrebbe dovuto di-

40 Philip Stubbes, The Anatomie of Abuses, cit.; William Hergest, The Right Rule of Christian Chastitie,

London, By [W. How for] Richard Iohnes, and are to bee solde at his shop ouer against S. Sepulchers Church without Newgate, [1580] [STC (2nd ed.), 13203]; Stephen Batman, The Doome warning all Men

to the Judgemente, [London], imprinted by Ralphe Nubery assigned by Henry Bynneman. Cum priuile-

gio Regali, Anno Domini 1581 [STC (2nd ed.), 1582]; Jean De Chassanion, Thomas Beard, The Theatre

of Gods Judgements, London, printed by Adam Islip, 1597 [STC (2nd ed.), 1659]. E non sarà fuori luo-

go notare che i primi due testi (quelli di Stubbes e Hergest) erano stati pubblicati da Richard Jones, il medesimo editore del pamphlet che stiamo analizzando, e che forse, come già ipotizzato in precedenza, si cela come autore nelle iniziali invertite I. R.

41 Questo particolare aspetto ha spinto Paige M. Walker a ipotizzare che documenti come questo avesse-

ro come destinatario implicito soprattutto le donne. Per quanto moderata dalla consapevolezza della dif- ficoltà di stabilire la reale readership di questi testi, senz’altro vasta e variegata, la studiosa ha espresso la convinzione che il pubblico femminile ne subisse un particolare fascino: «although [they] did not in- trinsecally restrict themselves to a single gender, I argue that they affected female readers more than male readers, particularly because they focused on the exclusively female act of partuition» (Sensational

and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, «Berkeley Undergraduate Journal»,

26, 2, 2013, p. 228). Sulla stessa linea interpretativa anche Belinda Jack (The Woman Reader, New Ha- ven, Yale University Press, 2012, p. 143) e Joy Wiltenburg, la quale sostiene che la ‘street literature’

mento specificava senza troppi giri di parole che le principali destinatarie del suo rimprovero erano le donne:

for the proude and hautie stomaches of the daughters of Englande, are so mayntey- ned with divers disguysed sortes of costlye apparell, that as Tertullian, an auncient father saith, there is lefte no difference in apparell betwene an honest matrone and a common strumpet. […] A fayre woman without good maners and conditions, is lyke a Sowe whiche hath a ryng of gold upon her snoute. But that the more thou garnyshe thy selfe with these outwarde blasynges, the lesse thou carest for the inward garny- shyng of thy mynde, and so doest but defoule thy selfe by suche araye, and not beu- tifie thy selfe46.

Quest’ingiunzione da parte del potere centrale sulla necessità di ammonire più du- ramente i costumi femminili avrebbe trovato, come vedremo tra poco, entusiasti so- stenitori.

Verso la fine di agosto del 1566, le stamperie di John Allde e Richard Jones pubblicavano in collaborazione un broadsheet dal titolo piuttosto singolare: The true discription of a Childe with Ruffes borne in the parish of Micheham in the Cou[n]tie of Surrey47. Commissionato da un enigmatico H. B., il documento era strutturato

46 Anonymous, The Seconde Tome of Homilies, foll. 116r e 118v. Vale la pena segnalare che il testo del-

la «Homilie» prevedeva eccezioni sulla base del rango sociale e quindi, ovviamente, per la sovrana, ac- costata alla biblica regina Ester: «I speake not agaynste convenient apparell, for every state agreable: but agaynst the superfluitie, against the vayne delyght to covet such vanities, to devyse newe fashions to feede thy pryde with, to spende so muche uppon thy carkase, that thou and thy husbande are compelled to rob the poore, to mayntayne thy costlynesse. Heare howe that nobel holye woman, Queen Hester, set- teth out these goodly ornamentes (as they be called) when (in respecte of savyng Gods people) she was compelled to put on suche glorious apparell, knowyng that it was a fyt stale to blynde the eyes of carnall fooles. Thus she prayed: Thou knowest, O Lord, the necessitie which I am dryven to, to put on this ap- parell, and that I abhorre this signe of pryde, and of this glory which I beare on my head, and that I defye it as a fylthye cloth, and that I weare it not when I am alone» (foll. 119v-120r). Il riferimento biblico è al libro di Ester (Est, 4:17).

47 H. B., The true discription of a Childe with Ruffes borne in the parish of Micheham in the Cou[n]tie

of Surrey in the yeere of our Lord .M.D.LXvi., London, imprinted by Iohn Allde and Richarde Jones and

are to be solde at the Long Shop adioining vnto S. Mildreds Churche in the Pultrie and at the litle shop adioining to the Northwest doore of Paules Churche. Anno domini. MD.Lxvi. the .xx. of August, [1566] [STC (2nd ed.), 1033]. La prima trascrizione completa del foglio volante si deve, ancora una volta, al lavoro di Joseph Lilly (ed.), A Collection of Seventy-Nine Black-Letter Ballads and Broadsides, printed in the Reign of Queen Elizabeth, between the Years 1559 and 1597, accompanied with an introduction and illustrative notes, London, Joseph Lilly, 1867, pp. 243-246. Altre riproduzioni integrali del docu- mento si trovano nelle più recenti raccolte di Simon McKeown (ed.), Monstrous Births. An Illustrative

Introduction to Teratology in Early Modern England, London, Indelible, 1991, pp. 25-28 eMarie H. Loughlin, Sandra Bell, Patricia Brace (eds), The Broadview Anthology of Sixteenth-Century Poetry and Prose, Peterborough, Broadview Press, 2011, pp. 565-569. Alcune quartine della sola ballata, non com- mentate, sono riprodotte anche in Dudley Wilson, Signs and Portents. Monstrous Births from the Middle

Ages to the Enlightenment, London, Routledge, 1993, p. 49. Un’analisi del documento si deve anche a

Paige M. Walker, Sensational and Sensual. Monstrous Birth Broadsides and Female Readership, cit., pp. 230-231. Su John Allde e Richard Jones ho già detto nelle pagine precedenti in corrispondenza di altre pubblicazioni. Qui, sarà opportuno sottolineare ancora una volta che la continua occorrenza di queste due figure in veste di stampatori non fa che confermare il loro interesse per questi temi (su John Allde e Richard Jones, si vedano, sopra, rispettivamente p. 99, nota 38, e p. 132, nota 18).

differenziata a tutta l’alta società inglese, senza alcuna precisa distinzione di genere, solo un anno più tardi, la celebre Homilie against Excesse of Apparel avrebbe fatto oggetto della medesima invettiva uno specifico settore del corpo sociale: «the wom- ankinde».

Pubblicato a Londra nel 1563, il documento, contenuto all’interno del secondo volume di Certaine Sermons appoynted by the Queenes Maiesty, era nato dal biso- gno di incoraggiare le autorità a esercitare più efficacemente il loro potere di con- trollo sui costumi dei fedeli:

there hath ben very good provision made agaynste suche abuses by divers good and wholesome lawes, which yf they were practised as they ought to be, of all true su- biectes, they myght in some part serve to diminyshe this ragyng and riotous excesse in apparell45.

E se, al solito, il richiamo alla sobrietà e alla discrezione nella cura della propria immagine era valido di riflesso per tutti i cittadini del regno, il testo del provvedi-

45 Anonymous, The Seconde Tome of Homilies, of such Matters as were promised and instituted in the

former Part of Homylyes, set out by the Aucthoritie of the Queenes Maiestie. And to be read in Euery Paryshe Churche agreeably, [imprinted at London, in Powles Churche yarde by Richarde Iugge, printer

to the Queenes Maiestie,] 1563 [STC (2nd ed.), 13666.4], fol. 117r. La Homilie si inseriva all’interno di una lunga tradizione legislativa riguardante l’abbigliamento, che risaliva in Inghilterra agli ultimi secoli del Medioevo. La prima traccia di Sumptuary Legislation è, infatti, un’ordinanza della City di Londra del 1281, che normava l’abbigliamento di alcune categorie di lavoratori, per le quali i vestiti erano parte della remunerazione a loro dovuta dai datori di lavoro. Ma la più vasta e importante attività legislativa in questo campo è costituita senz’altro dalle Sumptuary Laws emanate, in due momenti successivi, da Edoardo III (1312-1377) e destinate a promuovere e preservare le attività tessili del regno, ma soprattut- to a regolare l’abbigliamento sulla base della classe sociale di appartenenza; il primo provvedimento (1336), ad esempio, proibiva l’acquisto di abbigliamento di fabbricazione estera a chi non fosse membro della famiglia reale, e l’uso di pellicce a chi fosse di rango inferiore a quello di cavaliere (11 Edw. III, c.

4-6, in Alexander Luders et al. (eds), Statutes of the Realm, 12 vols., London, Eyre & Strahan, 1810-

1828, I, pp. 280-281). Ma la più vasta regolamentazione fu affidata al provvedimento del 1363, che di- stingueva sette categorie sociali e rendeva i membri di ogni classe facilmente riconoscibili sulla base dei colori e dei tessuti del loro abbigliamento: ‘servants’; ‘handicraftsmen and yeomen’, ‘gentlemen under