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HONG KONG

Executive Summary

Hong Kong presenta un contesto operativo estremamente favorevole, caratterizzato da un sistema finan-ziario sviluppato e da un elevato grado di apertura agli investimenti esteri.

Il ricongiungimento con la Cina non ha per il momento avuto conseguenze significative e il Paese man-tiene un elevato grado di autonomia.

La crescita economica si mantiene sostenuta e le previsioni sono positive grazie al buon andamento del settore dei servizi.

Categoria OCSE: 2/7 Nessuna restrizione

Condizioni di assicurabilità SACE

Principali indicatori economici

S: stime P: previsioni.

Fonte: EIU-Bureau Van Dijk.

Standard and Poor’s Moody’s Fitch SACE

AA- A+ AA-

-Rating

2003 2004 2005 2006p 2007p

PIL (variazione % reale) 3,2 8,6 7,3 5,3 3,8

Inflazione media annua (%) -2,6 -0,4 1,1 1,9 2,0

Saldo Bilancio Pubblico/PIL (%) -3,3 1,7 1,0 0,4 0,0

Bilancia dei pagamenti

Esportazioni ($ mld) 224,6 260,3 289,5 321,5 353,0

Importazioni ($ mld) -230,4 -269,6 -297,2 -334,1 -369,2

Saldo Bilancia Commerciale ($ mld) - 5,8 -9,3 -7,7 -12,4 -16,2

Saldo transazioni correnti ($ mld) 16,5 15,7 19,7 25,6 28,1

Saldo transazioni correnti/PIL (%) 10,4 9,5 11,1 13,6 14,3

Debito estero totale ($ mld) 59,9 67,9 72,0 72,7 76,7

Debito estero totale/PIL (%) 37,8 40,9 40,5 38,7 39,2

Debt service ratio (%) 1,8 2,1 2,2 2,4 2,2

Riserve valutarie lorde ($ mld) 118,4 123,5 124,2 131,6 132,1 Riserve valutarie lorde (mesi import.) 5,5 4,9 4,5 4,3 3,9

Cambio medio HKD/US$ 7,79 7,79 7,78 7,78 7,79

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RISCHIOPAESE• ASIA ORIENTALE EPACIFICO

Rischio Politico

Politica Interna. Hong Kong è una Regione Amministrativa Speciale (SAR) della Repubblica Popolare Cine-se. Ex colonia britannica, è stata restituita alla Cina nel 1997 ma mantiene una struttura indipendente in ba-se alla cosiddetta politica di “un paeba-se, due sistemi”. Il capo del Governo è il Chief Executive, eletto ogni 5 an-ni da una apposita commissione. L’attuale Chief Executive è Donald Tsang, che ha sostituito nel giugno scor-so Tung Chee-hwa a metà del secondo mandato. Le prossime elezioni si svolgeranno nel 2007.

Relazioni Internazionali. In base alla Basic Law che governa il Paese, le attività della Difesa e degli Affari Este-ri competono al Governo cinese, ad eccezione delle questioni che Este-riguardano il commercio estero; Hong Kong è infatti membro della WTO.

Rischio Economico

Attività economica. A partire dal 2004, la performance economica di Hong Kong ha registrato un andamento positivo, dopo una breve fase di rallentamento accentuata dagli effetti della SARS. La crescita del PIL reale si è attestata all’8% medio nel 2004-05 e quest’anno dovrebbe mantenersi al di sopra del 5% grazie alla domanda estera sostenuta e alle entrate del settore turistico.

Spesa pubblica e inflazione. Il bilancio pubblico si presenta in avanzo (1% del PIL nel 2005) grazie al con-tenimento della spesa. Dopo 2 anni di deflazione, nel 2005 l’indice dei prezzi al consumo ha ripreso a cre-scere attestandosi all’1,1% medio e quest’anno dovrebbe raggiungere l’1,9%.

Bilancia dei pagamenti. I dati della bilancia commerciale includono le merci riesportate che transitano at-traverso Hong Kong da e per la Cina; le esportazioni originate dal Paese, infatti, incidono soltanto per circa il 10% del totale. Il Paese risente della concorrenza cinese nei settori produttivi a basso valore aggiunto ed è in atto un processo di delocalizzazione produttiva. La bilancia commerciale ha registrato un deficit di 7,7 mi-liardi di dollari nel 2005 che quest’anno dovrebbe aumentare a 12,4 mimi-liardi. Tuttavia, tale disavanzo è più che compensato dai servizi, con un avanzo corrente superiore al 10% del PIL.

Posizione debitoria e riserve valutarie. Il debito estero in rapporto al PIL è in calo e quest’anno dovrebbe scendere al di sotto del 40%. Il debt-service ratio è contenuto: 2,2% nel 2005 e 2,4% previsto per quest’anno.

Tasso di cambio. Il tasso di cambio è ancorato al dollaro USA, con un ristretto margine di oscillazione. Con-siderata la maggiore apertura rispetto alla Cina, in passato gli investitori esteri hanno utilizzato i mercati fi-nanziari di Hong Kong per effettuare transazioni speculative sulla valuta cinese, con conseguente afflusso con-sistente di capitali nel Paese. Nel 2005 l’Autorità Monetaria ha rafforzato l’ancoraggio per contenere le ten-denze all’apprezzamento e limitare gli interventi speculativi.

Hong Kong

Rischio Bancario

Il sistema finanziario di Hong Kong è tra i più sviluppati dell’area. Il sistema bancario è composto da oltre 200 istituti, suddivisi in: 133 banche autorizzate, che possono svolgere attività di raccolta del risparmio; 32 banche con autorizzazione ristretta, tipicamente banche d’affari che operano sui mercati dei capitali; 33 so-cietà di deposito, ovvero soso-cietà finanziarie in genere controllate dalle banche che svolgono attività quali il credito al consumo; 88 uffici di rappresentanza di banche estere; 12 broker. La qualità dell’attivo è in genere molto buona e i livelli di capitalizzazione elevati, in linea con i criteri di Basilea.

L’Autorità Monetaria di Hong Kong ha adottato un piano di riforme che prevede tra l’altro il rafforzamento del suo ruolo di supervisione e di prestatore di ultima istanza, l’eliminazione delle restrizioni operative e dei vincoli in tema di tassi di interesse e depositi, l’aumento della trasparenza e della governance, la creazione di uno schema di tutela dei risparmiatori.

Rischio Operativo

Il sistema legale di Hong Kong è consolidato e caratterizzato da un elevato grado di apertura agli investimenti esteri. Nonostante il passaggio alla Cina abbia destato preoccupazioni in merito all’indipendenza del sistema, finora non vi sono stati cambiamenti evidenti.

Non vi sono ostacoli o restrizioni agli investimenti esteri, che sono equiparati a quelli locali e godono di un regime fiscale piuttosto favorevole. Le Autorità hanno creato numerosi enti di promozione degli investimen-ti che offrono assistenza e consulenza alle società estere in cerca di opportunità nel Paese.

La burocrazia è in genere efficiente, gli episodi di corruzione rari e non vi sono minacce specifiche legate a terrorismo o a tensioni sociali. Le infrastrutture sono adeguate e il Paese non è particolarmente soggetto a ca-tastrofi naturali.

Rapporti con le Istituzioni Finanziarie Internazionali

Fondo Monetario Internazionale. Non vi sono finanziamenti in essere con il FMI. I rapporti con il Fondo

Debito estero Crescita del PIL e inflazione

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RISCHIOPAESE• ASIA ORIENTALE EPACIFICO

Interscambio con l’Italia

Le esportazioni italiane verso Hong Kong (3 miliardi di euro nel 2005) sono aumentate del 2,2% rispetto al-l’anno precedente e riguardano principalmente pelli e calzature (21%), prodotti tessili (20%), elettronica ed elettrotecnica (12%). Il saldo globale è favorevole all’Italia.

Esposizione SACE al 31 marzo 2006

Gli impegni di SACE verso Hong Kong sono limitati: 1,5 milioni di euro a BT. La sinistrosità è nulla. L’e-sposizione complessiva di SACE è quindi pari a 1,5 milioni di euro.

Esportazioni italiane verso Hong Kong per settori

(2005, %) Interscambio commerciale con Hong Kong

(1996-2005, mln€)

India

INDIA

Executive Summary

Il Paese appare relativamente stabile. Tuttavia le differenze di orientamento tra i partiti che compongono la coalizione al Governo fanno temere per la sua tenuta. Inoltre permangono come fattori d’instabilità le grandi differenze (linguistiche, etniche, religiose e sociali) che caratterizzano la società indiana.

Nonostante la buona performance dell’economia indiana negli ultimi anni, esistono degli elementi di de-bolezza, in particolare: le pressioni inflazionistiche e i crescenti disavanzi commerciale e corrente. Inoltre, data la strutturale debolezza del settore agricolo, una cattiva stagione monsonica potrebbe avere ripercus-sioni sull’economia.

Nel sistema bancario prevalgono le banche commerciali pubbliche. Tuttavia, da circa 10 anni, è stato av-viato un processo di riforma teso a eliminare le inefficienze del settore e ad aprire di più il mercato india-no alle banche straniere.

Dal punto di vista operativo, il Paese necessita di un potenziamento delle infrastrutture e dell’approvazio-ne di leggi e regolamenti favorevoli agli investitori internazionali.

Categoria OCSE: 3/7

Saldo Bilancio Pubblico/PIL (%) -6,0 -5,1 -4,3 -4,3 -3,8 Bilancia dei pagamenti

Esportazioni: beni ($ mld) 53,7 64,7 80,8 99,7 119,6

Importazioni: beni ($ mld) -58,0 -72,1 -107,1 -137,5 -159,6

Saldo Bilancia Commerciale ($ mld) -4,3 -7,4 -26,3 -37,8 -40,0

Saldo transazioni correnti ($ mld) 6,3 10,6 -6,4 -15,0 -13,0

Saldo transazioni correnti/PIL (%) 1,2 1,8 -0,9 -1,9 -1,5 Debito estero totale ($ mld) 118,0 126,0 137,9 141,9 154,1

Debito estero totale/PIL (%) 23,2 21,1 20,0 17,9 17,9

Debt service ratio (%) 16,5 17,1 9,8 9,0 5,4

Riserve valutarie lorde ($ mld) 72,6 108,8 136,5 138,9 148,5 Riserve valutarie lorde (mesi import.) 9,8 12,2 10,0 7,6 6,8

Cambio medio INR/US$ 48,4 46,0 44,9 44,5 46,0

S: stime P: previsioni.

Fonte: IIF (dicembre 2005). L’anno fiscale inizia il 1°aprile.

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RISCHIOPAESE• ASIA ORIENTALE EPACIFICO

Rischio Politico

Politica interna. Da maggio 2004, il Paese è guidato da una coalizione, la United Progressive Alliance (UPA), che riunisce l’Indian National Congress (INC) e una serie di partiti minori. L’UPA ha il sostegno di quattro par-titi comunisti, conosciuti collettivamente come Left Bloc, che tentano di frenare le riforme economiche in sen-so liberista che il Primo Ministro Singh vorrebbe approvare. Le recenti elezioni amministrative, tenutesi a mar-zo 2006 negli stati del Bengala, Kerala, Tamil Nadu e Assam hanno fatto registrare ottimi risultati ai partiti minori dell’UPA (in particolare, al Left Bloc) che potrebbero rivendicare una maggiore influenza sulle decisio-ni politiche. Anche a causa di alcudecisio-ni scandali politici che hanno riguardato l’INC, la tenuta della coalizione non è dunque scontata. I principali fattori d’instabilità restano comunque le profonde differenze all’interno della società indiana (linguistiche, etniche, religiose e sociali) a cui si aggiunge una povertà diffusa (il 35% del-la popodel-lazione vive con meno di un doldel-laro del-la giorno) in particodel-lare nelle aree rurali.

Relazioni internazionali. I rapporti con il Pakistan sono migliorati sensibilmente dalla crisi del 2002. Nell’a-prile 2003 l’ex Primo Ministro Vajpayee, inaspettatamente, manifestò la volontà di pacificare le relazioni con il Paese vicino. A sua volta, nel novembre 2003 l’India accettò l’offerta pakistana di una tregua lungo la Linea di Controllo (la linea di confine nel Kashmir), dopo aver firmato un accordo che ristabiliva i collegamenti ae-rei. Anche il nuovo Governo indiano ha deciso di proseguire sulla linea del precedente, intensificando gli in-contri e le consultazioni fra i due Paesi. Nonostante i recenti attentati a Nuova Delhi e Varanasi, di probabi-le matrice kashmiro-pakistana, il processo di pace tra India e Pakistan continua. Al contrario, esistono cre-scenti motivi di contesa con il Bangladesh: il terrorismo di matrice islamica, l’immigrazione clandestina in In-dia, la gestione delle acque comuni. L’India intrattiene buone relazioni con la Cina, con cui però è in com-petizione dal punto di vista commerciale. Negli ultimi anni sono progressivamente migliorati i rapporti con gli USA, che vedono la democrazia indiana come un alleato per contenere il crescente potere cinese. Gli USA hanno promesso di fornire aiuti e consulenze per la costruzione di impianti per lo sfruttamento dell’energia atomica a scopi civili. L’India è membro della South Asia Association for Regional Cooperation (SAARC).

Rischio Economico

Attività economica. Il tasso di crescita reale dell’economia indiana si è attestato intorno all’8% nell’anno fi-scale 2005/06 (1 aprile 2005-31 marzo 2006), in aumento rispetto all’anno precedente (6,9%). Tale crescita è stata sostenuta dalla domanda interna (i consumi interni sono cresciuti dell’8%). Gli investimenti fissi lordi so-no cresciuti dell’8,5% grazie alla crescente fiducia degli investitori. Il settore dei servizi è dominante nella for-mazione del PIL indiano (54%) ed è cresciuto del 9,8%. Lo sviluppo del settore dell’alta tecnologia e i proces-si di outsourcing continuano a registrare ottimi rendimenti grazie alla crescente domanda internazionale di la-voratori preparati, a basso costo e con una buona conoscenza della lingua inglese. Il settore industriale, che contribuisce per circa il 26% alla formazione del PIL, è cresciuto del 9% nel 2005/06. Tale performance riguar-da principalmente il settore manifatturiero che rappresenta circa l’80% dell’intera produzione industriale. Esso ha inoltre beneficiato della fine dell’accordo Multifibre (1 gennaio 2005) che poneva limitazioni quantitative al commercio dei prodotti tessili. Il settore agricolo, che partecipa per il 20% alla formazione del PIL, ha regi-strato un tasso di crescita di solo 2,3 punti percentuali, nonostante la buona stagione dei monsoni. La produt-tività agricola è infatti compromessa dai problemi di irrigazione, di gestione delle acque e dalla strutturale de-bolezza del credito agricolo. Secondo l’ADB, l’outlook per il 2006/07 e il 2007/08 è comunque positivo e la cre-scita del PIL dovrebbe attestarsi rispettivamente intorno al 7,6% e 7,8%. Ciò che potrebbe compromettere que-sto andamento è una cattiva stagione dei monsoni che, da una parte, ridurrebbe ulteriormente la produttività del settore agricolo e, dall’altro, colpirebbe i redditi dei contadini comprimendo la domanda interna.

India

Spesa pubblica e inflazione. Il deficit pubblico rappresenta uno dei problemi principali dell’economia india-na. Per questo motivo, a metà del 2004, è stato approvato un piano di risanamento, il Fiscal Responsability and Budget Management Act (FRBMA). Esso mira alla riduzione del deficit di 0,3 punti percentuali all’anno, per arrivare all’obiettivo di un deficit del 3% entro il 2008/09. Dopo tre anni di miglioramento del disavanzo pub-blico federale (che è passato dal 6,4% nel 2001/02 al 4,3% nel 2004/05), le Autorità hanno annunciato una

“pausa” nel piano di risanamento per il budget del 2005/06: il deficit infatti dovrebbe rimanere uguale a quel-lo dell’anno precedente (-4,3% del PIL). Per l’anno successivo il FMI prevede un’ulteriore diminuzione (3,8%), anche grazie all’introduzione dell’IVA in 20 stati nell’aprile 2005. La principale sfida che le Autorità si troveranno ad affrontare consiste nel portare a termine il consolidamento fiscale insieme allo sviluppo del-le infrastrutture (di cui tutti i settori necessitano) e al miglioramento deldel-le condizioni della popolazione più povera. Tale sfida potrebbe essere superata dall’India grazie agli alti tassi di crescita previsti, alla modesta in-flazione ed ad un aumento nella riscossione delle imposte (le entrate fiscali lorde nel 2005/06 sono state pa-ri al 10,5% del PIL e nel 2006/06 dovrebbero arpa-rivare all’11,2%). Il nuovo budget pa-rinnova l’impegno del Go-verno nel rispettare il FRBMA. Il debito pubblico generale (quello federale più quello dei singoli stati) a mar-zo 2006 era pari a 665 milioni di dollari, pari a circa l’84% del PIL, mentre il debito pubblico federale è pari al 67% del PIL.

Il tasso di inflazione è relativamente contenuto (4,8% nel 2005/06 rispetto al 6,5% nel 2004/05), se si consi-derano gli alti tassi di crescita dell’economia indiana. Nel 2006/07 si prevede un tasso medio del 5,2%. Le pressioni maggiori sul tasso d’inflazione sono determinate dall’aumento in valore delle importazioni di pe-trolio (che rappresentano il 30% delle importazioni dell’India), anche se il Governo, finora, ha attuato una se-rie di misure fiscali ed amministrative per contenere l’aumento dei prezzi petroliferi al dettaglio. Tale misure però non potranno essere replicate in futuro ed è quindi possibile che la crescente domanda interna ed un ul-teriore aumento dei prezzi internazionali del petrolio spinga l’inflazione verso l’alto.

Bilancia dei pagamenti. Nel 2004/05 la bilancia delle partite correnti ha registrato un deficit di 6,4 miliardi di dollari (-0,9% del PIL) rispetto al surplus di circa 10,6 miliardi (1,8% del PIL) dell’anno precedente. La ra-gione risiede nell’ampio disavanzo commerciale, che è passato da 7,4 milioni di dollari nel 2003/04 a 26,3 mi-liardi nel 2004/05. L’aumento della domanda interna e dei prezzi del petrolio hanno infatti spinto le impor-tazioni che sono cresciute di circa il 48%, mentre le esporimpor-tazioni solo del 25%. Per i prossimi due anni, il de-ficit commerciale sembra destinato ad aumentare (37,8 miliardi di dollari nel 2005/06 e 40 miliardi nel 2006/07) ma il saldo delle partite correnti si manterrà contenuto: -15 miliardi di dollari (-1,9% del PIL) nel 2005/06 e -13 miliardi (-1,5% del PIL) nel 2006/07.

Il flusso di capitali in entrata nel Paese è quadruplicato negli ultimi 3 anni: nel 2001/02 ammontava a 8,6 mi-liardi di dollari mentre nel 2004/05 a 32,2 mimi-liardi. Nel 2005/06 la stima è di 27,5 mimi-liardi di dollari. Tutta-via, tali afflussi di capitali, fino al 2005/06, sono stati principalmente composti da investimenti di portafoglio, 8,9 miliardi nel 2004/05 e 9,3 miliardi 2005/06, e non da investimenti diretti esteri (IDE), 3 miliardi di dol-lari nel 2004/05 e 4,6 miliardi nel 2005/06. Per gli anni successivi, il FMI prevede un’inversione di tendenza:

dal 2007/08 il livello degli IDE dovrebbe superare quello degli investimenti di portafoglio (10,9 miliardi di dollari e 8,7 miliardi, rispettivamente).

Posizione debitoria e riserve valutarie. Alla fine dell’anno fiscale 2005/06 si stima un debito estero di circa 142 miliardi di dollari, rispetto ai 138 miliardi dell’anno precedente. Tuttavia, il debito estero indiano in rap-porto al PIL è in diminuzione e non risulta elevato, essendo pari al 17,9% per il 2005/06, rispetto al 20% del 2004/05. Per la fine del 2006/07 si prevede che il debito ammonti a 154 miliardi di dollari, pari al 17,9% del PIL. Il debito estero non è quindi fonte di preoccupazione. Anche le simulazioni di shock del FMI

confer-70

RISCHIOPAESE• ASIA ORIENTALE EPACIFICO

zato in due anni, passando dal 17,1% nel 2003/04 al 9% nel 2005/06. Si prevede un’ulteriore diminuzione nel 2006/07 (5,4%). Le riserve internazionali invece stanno progressivamente diminuendo in termini di mesi d’importazione a causa del crescente livello di beni importati. A fine 2004/05 le riserve ammontavano a 108 miliardi (pari a 10 mesi di importazioni), mentre nel 2005/06 a 136 miliardi (pari a 7,6 mesi di importazioni).

A fine 2006/07 si prevede un ammontare di riserve pari 148 miliardi (6,8 mesi di importazioni).

Tasso di cambio. Il tasso di cambio della rupia indiana ha subito un progressivo apprezzamento rispetto al dollaro. Nel 2002/03 il cambio rupia/$ era pari a 48,4 mentre nel 2005/06 era 44,5. Nel 2005 il Governo ha istituito un fondo di stabilizzazione. Tale fondo fornisce alla Reserve Bank of India (RBI) le risorse necessarie per impedire un apprezzamento troppo rapido della moneta. Inoltre, le pressioni verso l’apprezzamento sa-ranno stemperate dal boom delle importazioni e dai crescenti disavanzi di parte corrente. Nel 2006/07 si pre-vede che l’andamento degli ultimi anni s’interrompa portando la rupia ad un lieve deprezzamento (46 rupie per un dollaro). Ciò che potrebbe aumentare il rischio di cambio è un’inversione nei flussi di capitali (dovu-ti al collasso della coalizione di governo o ad una perdita di fiducia nel mercato dei (dovu-titoli azionari) che po-trebbe portare ad un deprezzamento rilevante.

Rischio Bancario

Il settore bancario indiano è molto protetto e vede la prevalenza delle banche di proprietà pubblica. Il ma è composto da circa 80 banche commerciali (che rappresentano il 74% delle attività finanziarie del siste-ma), 200 banche rurali regionali e 350 cooperative rurali. La maggior parte della banche sono di dimensioni modeste e concentrano la loro operatività nelle regioni rurali.

Tra le banche commerciali prevalgono le banche pubbliche che sono 27 e detengono rispettivamente il 73%

dei prestiti e il 78% dei depositi. Con 13.600 filiali sparse sul territorio e 54 all’estero, la State Bank of India è la principale banca pubblica. La sua quota di mercato è circa del 30%. Prima del 1991 le banche pubbliche erano caratterizzate da una scarsa qualità degli asset, scarsi profitti e debole capitalizzazione. Nel 1991 è stato avviato un processo di riforma e ristrutturazione, sostenuto anche dai capitali della Reserve Bank of India (RBI) e della Banca Mondiale (WB), per avvicinare tali banche agli standard internazionali. Tale processo ha con-sentito di eliminare molte delle inefficienze del settore pubblico che ha visto migliorare negli ultimi 5 anni la profittabilità e diminuire la quota di non-performing loans. Tuttavia la persistente frammentazione e la forte pre-senza statale consentono ancora a molte piccole banche non redditizie di operare.

Il numero delle banche private è cresciuto significativamente a partire dal processo di riforma del settore ban-cario privato nel 1993. Da allora si sono formate 10 nuove banche private che sono andate ad aggiungersi

al-0

Debito estero Crescita del PIL e inflazione

India

le 24 già esistenti. Queste ultime sono particolarmente deboli e poco affidabili. Al contrario, “il nuovo setto-re privato” è più dinamico e capace di soddisfasetto-re le esigenze dei clienti. Le due banche principali di tale set-tore sono l’ICICI Bank e HDFC Bank.

Le banche straniere sono 36, controllano circa il 7% degli asset totali e il 5% dei depositi. Le più grandi sono Citibank N.A, HSBC Ltd., Standard Chartered, Bank of America e Deutsche Bank AG. L’entrata delle banche stra-niere nel sistema indiano è altamente regolata ed esistono numerose limitazioni. In particolare: l’entrata di una banca straniera è sottoposta all’approvazione della RBI (quest’ultima dà precedenza agli attori disposti ad operare in aree poco sviluppate ed ad acquistare banche da ristrutturare); le banche straniere non possono aprire più di 20 filiali all’anno (fino all’anno scorso il limite era 12); inoltre la proprietà straniera di una ban-ca non può superare il 74% del ban-capitale versato. Ciò nonostante, in 5 anni, le banche straniere hanno rad-doppiato le proprie attività totali, mentre il credito al consumo è cresciuto del 40% all’anno.

Le banche rurali, create nel 1976 per aiutare lo sviluppo del settore agricolo, ricevono sovvenzioni dallo Sta-to. Esse controllano circa il 3,5% del totale delle attività e il 3,2% dei depositi. Solitamente sono possedute dal Governo centrale, dai Governi locali o dalle banche statali. L’insieme di tali banche costituisce un network abbastanza esteso che gioca un discreto ruolo nello sviluppo delle istituzioni di credito nelle aree rurali o se-mi-urbane. Tuttavia le banche cooperative sono piccole e limitano la loro azione ad un territorio poco esteso e ben individuato.

I crediti sono cresciuti soprattutto nei confronti del settore commerciale che ha visto un incremento del 15,5% tra marzo e novembre 2005, rispetto al 26% (tasso di crescita più elevato degli ultimi 10 anni) nell’in-tero 2004/05. Nonostante la forte crescita del credito, i non-performing loans lordi (NPL) rispetto al totale dei crediti sono diminuiti dal 7,2% nel 2003/04 al 5,2% nel 2004/05, grazie al generale buon andamento dell’e-conomia e alle riforme che hanno facilitato il riscatto e la vendita di attività. I NPL si ripartiscono tra il set-tore bancario pubblico (5,5%); privato (4,4%); banche di proprietà straniera (2,8%).

Rischio Operativo

Secondo lo studio Doing Business 2006 della WB, l’India registra uno score molto basso (è al 116° posto su 155 paesi presi in esame) rispetto alla media regionale. L’iter di autorizzazione amministrativa, i costi e le proce-dure di spedizioni di beni, i costi ed i tempi di attesa per la risoluzione dei casi di bancarotta, il rispetto dei

Secondo lo studio Doing Business 2006 della WB, l’India registra uno score molto basso (è al 116° posto su 155 paesi presi in esame) rispetto alla media regionale. L’iter di autorizzazione amministrativa, i costi e le proce-dure di spedizioni di beni, i costi ed i tempi di attesa per la risoluzione dei casi di bancarotta, il rispetto dei