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I diversi modelli della attività formativa nelle Regioni

Nel documento Manageriale in Sanità (pagine 30-33)

Offerta formativa manageriale in sanità

11. OFFERTA FORMATIVA REGIONALE PER I RUOLI DI DIREZIONE GENERALE

1.5 RISULTATI DELL’ANALISI

1.5.2 I diversi modelli della attività formativa nelle Regioni

L’analisi ha evidenziato due principali modelli di assetto che le Regioni hanno realizzato per la organizzazione e gestione dell’attività formativa.

Il primo modello prevede la creazione di un’entità organizzativa distinta dalla Regio-ne ma da essa completamente posseduta, dedicata alla progettazioRegio-ne operativa e all’erogazione dei processi formativi per le Aziende del territorio. Appartengono a

Posizionamento delle Regioni rispetto ai corsi per ruoli di Direzione Generale

Non attive Attive

Marche Campania Veneto Umbria

Calabria Puglie Basilicata Toscana

Piemonte Lazio

Sardegna Emilia Romagna

Lombardia Liguria Sicilia

Nessuna attività specifica Solo progettazione Realizzati (solo 2 ediz dal 2000) Realizzati Corsi specifici e periodici (più di 2 ediz)

TABELLA 1.1

Fonte: Agenas - Unità di ricerca CUSAS/Università di Firenze

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Formazione Manageriale in Sanità

questo gruppo di Regioni la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna, l’Umbria, la Sicilia, il Lazio, il Veneto (in corso di realizzazione) (cfr. Tabella 1.2).

Questo modello è stato scelto per le economie di scopo e di scala che realizza, innan-zitutto perché facilita la concentrazione di saperi e di competenze sulle attività forma-tive in un unico soggetto specializzato in tali attività. La sua dimensione di riferimento regionale, inoltre, consente di guardare all’intera platea di riferimento della sanità re-gionale come destinatari e fruitori primi dell’erogazione delle attività, che comunque abbiamo osservato essere estesa anche oltre ai confini regionali nella grande maggio-ranza dei casi. Inoltre, quasi tutti i casi regionali indagati appartenenti a questo modello consentono poi alle singole aziende sanitarie e ospedaliere di effettuare alcune attività formative specifiche entro il proprio ambito di autonomia. Infatti, i processi formativi erogati da queste entità sono talvolta diversificati per “target”: normalmente sono ri-volti innanzitutto ai ruoli di direzione generale e anche agli altri ruoli dirigenziali (nei diversi ruoli sanitario, amministrativo, tecnico-professionale); talvolta si occupano an-che della formazione ECM per le figure del comparto, ma normalmente emerge più autonomia data alle singole aziende per queste finalità formative. I 3 target principali della formazione possono essere raggiunti attraverso entità diverse, ma stabili in que-sto modello, e modalità diverse nelle varie Regioni.

Altre economie di scala implicate da questo modello derivano dalla creazione di un rapporto “privilegiato” e consolidato tra società dedicata e Regione, che quindi non deve ogni volta esperire una gara per la scelta dell’erogatore dei singoli corsi.

Il modello specializzato ha una variante in Toscana, ove la Regione ha avviato una sorta di “partnership” dal 2004 con un’unica struttura universitaria per la formazione mana-geriale alla sanità regionale, che include anche la formazione ai ruoli di direzione gene-rale. In questo caso, quindi, il partner non è un organismo regionale, ma è legato da un rapporto stabile, rinnovato attraverso convenzioni alla Regione stessa.

Il modello specializzato si articola al suo interno in due sottomodelli: il primo è rappre-sentato dalle strutture dedicate e “integrate verticalmente”, nel senso che si occupano della progettazione di dettaglio (come più approfonditamente chiarito nel seguito), della erogazione (o attraverso docenti propri o comunque singoli docenti cercati sul mercato per tematiche specifiche) mantenendo sia il controllo che la responsabilità di erogazione.

A questo modello specializzato e integrato appartengono Umbria, Emilia Romagna, Sicilia e Toscana. Il secondo sottomodello invece è formato da strutture che mantengono la progettazione di alto livello e la verifica della coerenza con i bisogni formativi, ma “com-prano” l’erogazione da strutture terze, ad esempio le Università presenti sul territorio di riferimento, dopo un processo di accreditamento. Tra le Regioni analizzate ed attive del nostro campione, appartengono a questo modello “specializzato ed esternalizzato”, la Regione Lombardia e, almeno in parte e per le iniziative realizzate, il Veneto. In questo caso, infatti la Scuola Regionale ha una funzione di broker, di prevalutazione e di scelta di erogatori accreditati, ed è garante del corretto svolgimento dei corsi, ma lascia la libertà agli stessi nel definire le modalità specifiche di erogazione.

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Offerta Formativa Regionale per i ruoli di Direzione Generale

Le altre Regioni, invece, hanno adottato per ora un modello tradizionale, per certi versi forse più flessibile, mantenendo al loro interno la rilevazione del fabbisogno formativo, la progettazione di alto livello, il controllo delle iniziative formative, mentre ricercano di volta in volta all’esterno l’erogatore ritenuto migliore. Questo modello, che potremmo definire “internalizzato” da un lato garantisce flessibilità (consente di individuare l’ero-gatore più adatto allo specifico intervento formativo senza troppa inerzia), dall’altro richiede grandi capacità di controllo e probabilmente anche tempi più lunghi. Infatti, per ogni intervento formativo, viene normalmente indetta una gara, che richiede tempi e costi per la sua realizzazione per l’individuazione del soggetto erogatore migliore. A questo modello appartengono la Regione Liguria, la Regione Sardegna (anche se non presente nel campione), la Regione Campania (forse uno dei motivi di non effettuazio-ne è stata proprio la difficile selezioeffettuazio-ne dell’erogatore), la Regioeffettuazio-ne Basilicata.

Potremmo quasi ipotizzare che la scelta del modello specializzato sia tipico delle Re-gioni molto attive, mentre quello internalizzato rifletta forse uno stadio iniziale nella progettazione e realizzazione di attività formative specialmente per il top management delle aziende sanitarie. Inoltre, la creazione di un ente specializzato genera un circolo virtuoso, per cui le Regioni che li hanno creati o utilizzati, possono essere state da questi sensibilizzati ad una periodica realizzazione di iniziative formative, anche oltre il limite minimo previsto dalla normativa.

Ciò che abbiamo potuto osservare, tra queste Regioni, è che alcune di esse dichiarano di volersi muovere verso una soluzione strutturata e stabile, verso un modello specializzato, magari ispirandosi a casi di successo di altre Regioni. In questi casi sarà interessante osserva-re se si arriverà ad una moltiplicazione di struttuosserva-re dedicate, una o più per ciascuna Regione, oppure se si consolideranno rapporti anche con le strutture presenti in altre Regioni. Que-sta strada pare più difficile. Alcune interviste hanno evidenziato la difficoltà, sotto il profilo politico, per una Regione, di ricorrere stabilmente a strutture di formazione presenti in altri territori, rispetto alla valorizzazione di quelle presenti nel proprio territorio.

Elementi comuni ai due modelli, invece, le Regioni adottano delle Linee Guida per l’indirizzo della definizione dei Piani Formativi che le aziende debbono recepire nella formalizzazione delle attività formative per gli ECM, indirizzi normalmente contenuti nel Piano Sanitario Regionale.

Modelli di organizzazione dell’attività formativa per la direzione generale

Specializzato Internalizzato

Rapporto di controllo accordo istituzionale/

diretto partnership pluriennale

INTEGRATO Umbria Toscana Liguria

Emilia Romagna Campania

Sicilia Basilicata

Lazio Piemonte

ESTERNALIZZATO Lombardia

Veneto (in parte)

TABELLA 1.2

Fonte: Agenas - Unità di ricerca CUSAS/Università di Firenze

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