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I Piani Nazionali di Prevenzione

Nel documento 1978-2018: (pagine 70-79)

Il piano nazionale di prevenzione 2005-2008 ha incluso il piano nazionale di formazione per i medici di medicina generale per l’applicazione della carta del rischio cardiovascolare: sono stati formati oltre 4.500 MMG, in tutte le regioni che ancora oggi

53 contribuiscono all’Osservatorio del Rischio Cardiovascolare. Nelle persone che hanno avuto la valutazione del rischio misurata più di una volta è evidente il miglioramento o almeno il non incremento del rischio nonostante l’avanzare dell’età (Giampaoli, 2007; Palmieri et

al., 2011).

Sono gli anni della cultura della prevenzione primaria e della formazione associati al Programma Guadagnare Salute, rendere

facili le scelte salutari, dei progetti del Centro per il Controllo delle

Malattie del Ministero della Salute in collaborazione con le Regioni, della medicina di comunità, degli stili di vita sullo sviluppo dei fattori di rischio, della riduzione del consumo di sale nella alimentazione attraverso l’accordo di collaborazione con le associazioni dei panificatori e con l’industria alimentare (2009) (Strazzullo et al., 2012). L’interesse verso i fattori di rischio non è rivolto solo al loro ruolo nello sviluppo della malattia, ma ai benefici che ne possono derivare mantenendoli bassi nel corso della vita attraverso sani stili di vita, benefici che si evidenziano con i dati sulla longevità, sulla qualità di vita, sul numero di anni guadagnati in buona salute (Giampaoli et al., 2006; Palmieri et al., 2006). Il Piano 2014-2018 affronta le malattie cardiovascolari nell’ambito più generale della prevenzione delle malattie croniche non trasmissibili e promuove una strategia di promozione della salute e di sensibilizzazione della popolazione sui vantaggi collegati all’adozione di stili di vita sani in una visione che abbracci l’intero corso della vita, secondo un approccio intersettoriale e trasversale ai fattori di rischio.

Gli anni a seguire sono anche quelli della costituzione di grandi consorzi internazionali: EUROCISS (EUROCISS Working Group 2003), MORGAM (Vishram et al., 2012), BIOMARCARE (Waldeyer

et al., 2017), ERFC (Emerging Risk Factors Collaboration, 2009),

NCDRisC (NCD Risk Factor Collaboration, 2017), BBMRI (Biobanking and BioMolecular Resources Infrastructures) (Napolitano et al., 2014), EHES (Tolonen et al., 2014), GBD e l’ISS può a pieno titolo partecipare grazie alla grande esperienza sulla epidemiologia e prevenzione delle malattie cardiovascolari, alle

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coorti longitudinali e alla banca di campioni biologici, cosa che oggi sarebbe molto difficile impiantare a causa degli elevati costi.

In ISS un gruppo di ingegneri biomedici si distingue per lo studio dei dispositivi impiantabili (pacemaker e defibrillatori) che consentono di raccogliere informazioni longitudinali per il monitoraggio delle complicazioni cardiovascolari, quali fibrillazione atriale e scompenso cardiaco, dovute alla maggiore sopravvivenza da eventi acuti e all’invecchiamento della popolazione. La disponibilità di dati di registrazioni giornaliere su diversi anni evidenzia la forte correlazione tra movimento e insorgenza di aritmie anche in età avanzata (Censi et al., 2017).

Nel 2017 dopo una lunga preparazione con il contributo di diversi gruppi di ricerca che si occupano di malattie legate all’invecchiamento, di patologie endocrino-metaboliche e di studi in vitro e in vivo sull’aterosclerosi, di segnali derivati da dispositivi impiantabili viene costituito il Dipartimento di Malattie Cardiovascolari, Dismetaboliche e dell’Invecchiamento, la cui missione è “la promozione della salute e della longevità della popolazione attraverso il supporto al sistema sanitario in tutte le attività legate a prevenzione, diagnosi e terapia delle malattie associate all’invecchiamento, delle patologie cardiovascolari, delle patologie endocrino-metaboliche e immunomediate, che nel loro insieme, costituiscono l’area a maggior impatto in termini di morbosità, invalidità e mortalità per la popolazione mondiale” (come da Regolamento di Organizzazione e Funzionamento dell’ISS pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016).

Conclusioni

Fino a pochi anni fa si disponeva di armi spuntate per la terapia e ancor più per la prevenzione cardiovascolare. Oggi sappiamo che il rischio cardiovascolare dipende dalla contemporanea presenza di più fattori, comuni a molte patologie cronico-degenerative, è continuo e aumenta con l’avanzare dell’età. Stili di vita e fattori di rischio

55 associati alla malattia sono stati identificati, è stata dimostrata la reversibilità del rischio e sono stati realizzati strumenti di prevenzione applicabili in salute pubblica. Di infarto e di ictus si può non ammalare e si deve non ammalare: la malattia cardiovascolare è ampiamente prevenibile mantenendo il livello di rischio favorevole nel corso della vita attraverso l’adozione di stili di vita salutari e nei casi più difficili ricorrendo alle terapie.

Si può modificare lo stile di vita a qualsiasi età e ottenere un effetto benefico sulla propria salute in tempi brevi, ma gli effetti sulla riduzione degli eventi nella popolazione si apprezzano a lungo tempo, e richiedono un lungo processo formativo e culturale, più incisivo se avviene attraverso strategie di popolazione.

L’Italia, attraverso l’ISS, ha la fortuna di avere studi longitudinali iniziati fin dagli anni Ottanta che ancora oggi rappresentano una preziosa fonte di informazione perché supportati da banche di campioni biologici e dal follow-up degli eventi. Questi studi oggi sarebbero troppo costosi da impiantare e averli già attivi significa poter contare su una base importante di dati per la futura ricerca epidemiologica.

Con questa testimonianza vogliamo ringraziare tutte le persone che a vario titolo hanno contribuito e contribuiscono quotidianamente agli studi epidemiologici e di monitoraggio delle malattie cardiovascolari sia in ISS che nelle varie strutture sanitarie, senza dimenticare tutte le persone che sono state esaminate e che ne hanno compresa l’importanza divenendo donatori dei loro dati per la ricerca in salute pubblica.

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