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Il poeta e avvocato africano Draconzio (V secolo d.C.), di religione cristiana, scrive un poema in dieci parti chiamato ‘Romulea’. Nella ‘Controversia de Statua Viri Fortis’ (Romulea V), che narra lo scontro fra un cittadino ricco ed uno povero sotto forma di orazione, troviamo un riferimento ai sacrifici più famosi fra gli scrittori a lui precedenti e contemporanei:

«Haec sint tua munera, victor?/Hostia talis eat, talis tibi victima pergat?/Sit tua terribilis Phalaris ceu taurus imago?/Taurica crudelis mitis tamen ara Dianae/nec Busiris atrox Aegyptius ille cruentus:/solus enim per templa deum sine morte propinqui/sacra peregrinus funestat et advena tantum/inlaesis nam civis erat./Tu victor, inique,/Sardorum qui sacra probas et moenia foedas/lauro cincta tua, vestris ornata coronis./Insula delubris natorum colla secabat, verticis unde comam vera pietate parentes/inlaesa cervice metunt./Carthago duorum/annua nobilium praestabat funera templis/Saturnoque seni pueros mactabat ad aras;/tristia plangentum foedabant ora parentum». «Siano questi i tuoi doni, vincitore? Giunga, per te, una tale offerta, accorra una tale vittima? La tua immagine è terribile come il toro di Falaride? Il taurico altare di Diana era crudele e tuttavia mite, nè era atroce Busiride, cruento egiziano: infatti il solo straniero disonora le cose sacre nei templi degli dèi, senza morte di parenti e solo in quanto forestiero: infatti il cittadino era illeso. Tu, ingiustamente vincitore, che dei Sardi approvi le cose sacre e deturpi la città, cinta con il tuo alloro, ornata dalle vostre corone. L’isola nei santuari tagliava il collo dei figli, da dove la capigliatura, per vera pietà, i genitori tagliano, il collo (rimaneva) illeso. Cartagine ogni anno assicurava l’uccisione di due nobili fanciulli nei templi e per il vecchio Saturno uccideva i bambini sugli altari; (si) deformavano le bocche tristi dei genitori piangenti» (Rom. V 139-148).

Il cittadino ricco tenta di presentare il povero quale ideale vittima sacrificale e per questo espone una serie di esempi di uomini e atti crudeli. Dopo la menzione dello strumento di tortura utilizzato dal tiranno di Agrigento Falaride, si parla dell’altare su cui i Tauri sacrificavano a Diana e si nomina l’“atrox” re egiziano Busiride che uccideva gli stranieri; si parla di un qualche sacrificio di figli, sembra per decapitazione, da parte dei loro stessi genitori in Sardegna169, menzionato qui per la prima volta al posto dell’uso di uccidere i padri anziani, e dei riti di Cartagine che,

ogni anno, quindi secondo una pratica stabile, prevedevano l’uccisione di due “pueros” “nobilium”, con un’informazione sul ceto sociale delle giovani vittime già riscontrata in Diodoro Siculo, Lattanzio ed Eusebio. L’atto veniva compiuto sugli altari sacrificali in onore di Saturno (Baal Hammon) per i quali, al contrario di altre notizie (vedi Tertulliano e Minucio Felice), i genitori molto piangevano.

Anche nella sua opera maggiore, ‘De Laudibus Dei’, Draconzio parla dei sacrifici di bambini che contrappone agli esempi provenienti dall’Antico Testamento e quindi alla visione ebraico-cristiana di essi170:

«Hostia grata iacens et victima mente quieta/discplicuit placuitque simul, quia corde fideli/et pater obtulerat nec natus vota negabat./Mox Pater omnipotens arietem subrogat aris:/hostia praestatur non orbatura parentes./Si deus ullus erat Saturnus falcifer unquam,/hoc faceret puerosque neci subducerat omnes,/annua quos pietas flebat miseranda parentum,/heu, non orbaret dilecto pignore natis./Qui planctos mortesque facit per sacra rogatus,/nescio sed minus [est] a quo deplacatur ademit/quod praestare postest <id> si non praestat ut adsit./Nam Deus omnipotens, verus Deus, omnia praestans/non cupit insontum mortes vitasque nocentum/non cito consumit, veniae dum reservat».

«Essendo a disposizione un’offerta gradita e vittima di una ragione inattiva, dispiacque e piacque allo stesso tempo, poiché lo stesso padre, con il cuore fedele, lo offrì e il figlio non negò i voti. Poi, il padre onnipotente, lo sostituì sull’altare con un ariete: è preferibile una vittima che non priva i genitori dei figli. Se mai un qualche dio era presente, costui era Saturno falciatore, questo avrebbe fatto e avrebbe sottratto tutti i fanciulli dalla morte, la miserevole pietà dei genitori li piangeva ogni anno, ahimè, non avrebbe tolto il figlio con un pegno prediletto. Perché li fece piangere portandoli alla morte attraverso i riti sacri non so, ma, per quanto venga calmato, il meno è portarlo via, ciò che può concederlo se non lo concede, affinché sia propizio. Infatti il dio onnipotente, il vero dio, che tutto concede, non desidera la morte di colpevoli e non distrugge facilmente la vita degli innocenti, ma riserva a tutti il perdono» (DeLaud.Dei III 113-127).

In questo passo, Draconzio contrappone il sacrificio di Isacco con i sacrifici fenicio-punici. Il primo fu richiesto dal suo dio ad Abramo ma costui, in quanto essere misericordioso e non vendicativo, all’ultimo momento lo impedisce, facendo sostituire il ragazzo con un ariete; i secondi sono compiuti in onore di Saturno “falcifer”, secondo la rappresentazione iconografica romana che lo vuole legato originariamente all’agricoltura (come vedremo poco più avanti nell’interpretazione dell’etimologia del suo nome fatta da Isidoro di Siviglia), in realtà, il solito Baal

170 XELLA P., 2009.

Hammon che, invece, richiede un’offerta annuale di sangue a causa della quale i disgraziati genitori vengono privati dei propri figli.