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Qualche informazione interessante la ritroviamo anche in Porfirio, neoplatonico del III secolo d.C., originario di Tiro, in quel momento facente parte della provincia romana di Siria. Ci troviamo di fronte ad un erudito pagano che, nel secondo libro della sua opera ‘De Abstinentia’, lega il consumo di carne (costume già condannato dai pitagorici e rianimata dai neopitagorici) ai sacrifici animali e umani, entrambi non conformi alla volontà divina. La fonte principale utilizzata dal nostro autore per quest’opera è il trattato ‘Della Pietà’ di Teofrasto, che scrive, tra l’altro, delle pratiche sacrificali cartaginesi e arcadiche139 che Porfirio utilizza per giungere al

suo scopo:

«Αφ`οὗ µέχρι τοῦ νῦν οὐκ ἐν Ἀρκαδίᾳ µόνον τοῖς Λυκαίος οῦδ`ἐν Καρχηδόνι τῷ Κρόνῳ κοινῇ πάντες ἀνθρωποθυτοῦσιν.»

«Da quel momento e fino ad ora tutti compiono sacrifici umani, in Arcadia durante le Licee e a Cartagine per Kronos secondo l’uso comune» (DeAbst. II 27,2).

Qui si parla, in generale, di ‘sacrifici umani’ in riferimento a quelli che si compiono, “µέχρι τοῦ νῦν”, in onore di Zeus Liceo in Arcadia e in onore di Kronos (Baal Hammon) a Cartagine, esempi che già abbiamo visto fare, in maniera simile, nel Minos pseudo-platonico. Non sappiamo se Porfirio ne ebbe una diretta testimonianza ma, comunque, lo scopo del passo è spiegare che i sacrifici animali non sono altro che sostituti dei sacrifici umani140.

Un altro passaggio è dedicato a sostenere la sua tesi sull’astinenza spiegando che, anche se i sacrifici di animali fossero necessari alla mantica, non sarebbe necessario il consumo della loro carne dato che, quando ad essere sacrificati sono esseri umani, questi ultimi non vengono mai mangiati, in quanto il cannibalismo è

139 HUGHES D.D., 1991.

considerato cosa abominevole anche se compiuto per fame141. Avanza, così, una serie di esempi: «Φοίνικες δὲ ἐν ταῖς µεγάλαις συµφοραῖς ἤ πολέµων ἤ λοιµῶν ἤ αὐχµῶν ἔθυον τῶν φιλτάτων τινὰ ἐπιψηφίζοντες Κρόνῳ, καὶ πλήρης δὲ ἡ Φοινικικὴ ἱστορία τῶν θυσάντων, ἥν Σαγχουνιάθων µὲν τῇ Φοινίκων γλώττῃ συνέγραψεν, Φίλων δὲ ὁ Βύβλιος εἰς τὴν Ἑλλάδα γλῶσσαν δι`ὀκτὼ βιβλίων ἡρµήνευσεν. Ἴστρος δὲ ἐν τῇ συναγωγῇ τῶν Κρητικῶν θυσιῶν φησι τοὺς Κοθρῆτας τὸ παλαιὸν τῷ Κρόνῳ θύειν παῖδας. Καταλυθῆναι δὲ τὰς ἀνθρωποθυσίας σχεδὸν τὰς παρὰ πᾶσί φησι Πάλλας ὁ ἄριστα τὰ περὶ τῶν τοῦ Μίθρα συναγαγὼν µυστηρίων ἐφ`Ἁδριανοῦ τοῦ αὐτοκράτορος. Ἐθύετο γὰρ καὶ ἐν Λαοδικείᾳ τῇ κατὰ Συρίαν τῇ Ἀθηνᾷ κατ`ἔτος παρθένος, νῦν δὲ ἔλαφος. Καὶ µὴν καὶ οἱ ἐν Λιβύῃ Καρχηδόνιοι ἐποὶουν τὴν <αὐτὴν> θυσίαν, ἥν Ἰφικράτης ἔπαυσεν. Καὶ Δουµατηνοὶ δὲ τῆς Ἀραβίας κατ`ἔτος ἕκαστον ἔθυον παῖδα, ὅν ὑπὸ βωµὸν ἔθαπτον, ᾧ χρῶνται ὡς ξοάνῳ. Φύλαρχος δὲ κοινῶς πὰντας τοὺς Ἕλληνας πρὶν ἐπὶ πολεµίους ἐξιέναι ἀνθρωποκτονεῖν ἱστορεῖ. Καὶ παρίηµι Θρᾷκας καὶ Σκύθας, καὶ ὡς Ἀθηναῖοι τὴν Ἐρεχθέως καὶ Πραξιθέας θυγατέρα ἀνεῖλον. Ἀλλ`ἔτι γε νῦν τίς ἀγνοεῖ κατὰ τὴν µεγὰλην πόλιν τῇ τοῦ Λατιαρίου Διὸς ἑορτῇ σφαζόµενον ἄνθρωπον; Καὶ οὐ δήπου τούτου ἕνεκα βρωτέον καὶ σάρκας ἀνθρώπων, ἐπείπερ διά τινα ἀνάγκην εἰς θυσίαν ἄνθρωπος παρελήφθη. Καὶ γὰρ ἐν λιµοῖς πολιορκούµενοί τινες ἀλλήλων ἐγεύσαντο, καὶ ὅµως ἐναγεῖς οὗτοι ἐνοµίσθησαν καὶ τὸ πρᾶγµα ἀσεβές.»

«I Fenici, nelle grandi disgrazie come le guerre, le pestilenze o le siccità, sacrificavano a Kronos scegliendo (uno dei figli) più cari, e, di coloro che sacrificavano, è piena la ‘Storia Fenicia’, che Sanchuniaton scrisse nella lingua dei Fenici e che Filone di Biblo tradusse in lingua greca in otto libri. Istro, nella raccolta dei sacrifici cretesi, dice che, in antichità, i Cureti sacrificavano figli a Kronos. Palladio, il migliore fra tutti ad aver raccolto i misteri di Mitra, dice che i sacrifici umani furono ovunque aboliti sotto l’imperatore Adriano. Infatti anche a Laodicea di Siria si sacrificava ogni anno ad Atena una fanciulla, ora, invece, una cerva. Anche i Cartaginesi in Libia praticavano <lo stesso> sacrificio, ai quali Ificrate pose fine. Anche i Dumateni d’Arabia ogni anno sacrificavano un fanciullo che seppellivano sotto un altare sul quale c’era una statua di legno. Filarco racconta che generalmente tutti i Greci, prima di partire contro i nemici, uccidevano uomini. E tralascio Traci, Sciti e come gli Ateniesi misero a morte la figlia di Eretteo e di Prassitea. Ma, ancora oggi, chi non sa che nella grande città un uomo viene sgozzato durante la festa di Zeus Laziale? Senza dubbio in merito, la carne umana non è mangiabile, dal momento che si ammise una qualche necessità del sacrificio umano. Infatti, gli assediati, che per via della fame si cibavano l’un l’altro, nondimeno furono considerati sacrileghi e il fatto empio» (DeAbst. 56,1-11).

Questo di Porfirio è l’elenco di sacrifici umani più lungo ed interessante che ci sia rimasto degli autori classici142. Notiamo subito il riferimento a Filone di Biblo143, della cui opera sulla ‘Storia Fenicia’ abbiamo già parlato nel paragrafo a lui dedicato, al quale rimanda una notizia relativa ai sacrifici, evidentemente di bambini, nella tipica situazione di “µεγάλαις συµφοραῖς” per la comunità, in onore di Kronos (Baal Hammon) compiuti dai Fenici, e non dai soli Cartaginesi, sia dell’Africa che della Sardegna, dei quali ci hanno parlato la maggior parte delle fonti fino a questo momento della trattazione. Dal proseguo del testo traspare l’idea

141 BOUFFARTIGUE J., Analyse du Livre II ‘De l’Abstinence’ de Porphyre, 1979. 142 HUGHES D.D., 1991.

che i sacrifici delle colonie sembrano essere legati a quelli precedentemente compiuti nella madrepatria. Vediamo poi nominati altri due storici144: Istro (III

secolo a.C.) racconta dei sacrifici di bambini compiuti “τὸ παλαιὸν” presso i Cureti, probabilmente i Cureti mitici145, e Palladio, figura di storico sconosciuta, parla dei sacrifici umani compiuti per i ‘misteri di Mitra’ e del fatto che tutti i sacrifici erano stati aboliti; “ἐφ`Ἁδριανοῦ” può indicare che sotto l’imperatore Adriano sia stata perpetrata la proibizione dei riti sacrificali, ma di un suo decreto in questo senso nulla sappiamo, oppure può riferirsi alla raccolta dello storico in questione, di conseguenza datandola146. Ci viene poi detto che, sempre citando Palladio, anche a Laodicea di Siria veniva sacrificata ogni anno una “παρθένος”, successivamente sostituita da una cerva, cosa che ricorda la storia dell’‘Ifigenia in Tauride’ di Euripide. Non abbiamo informazioni neanche riguardo alla proibizione dello “αὐτὴν” sacrificio, quindi all’interno di un contesto che rimanda ai sacrifici di bambini, a Cartagine da parte di un certo Ificrate, forse confuso con Gelone, avvenuto in una data non chiara147. Inoltre ci viene detto che anche gli abitanti della città di Dumata, in Arabia, sacrificavano un “παῖδα” e lo seppellivano sotto un altare con sopra una statua di legno, evidentemente di un dio che, però, non viene meglio specificato. Passa poi velocemente in rassegna una serie di sacrifici umani compiuti in ambito greco, utilizzando lo storiografo Filarco come fonte, del quale non sappiamo in che contesto scrisse148, e facendo riferimento anche al mito (vedi la tragedia di Euripide ‘Eretteo’). Gli esempi si concludono con l’uccisione tramite sgozzamento di un uomo in onore di Iuppiter Latiaris durante le Feriae Latinae, feste già analizzate in precedenti citazioni relative ad autori cristiani. Vediamo,

144 BOUFFARTIGUE J., Analyse du Livre II ‘De l’Abstinence’ de Porphyre, 1979. 145 HUGHES D.D., 1991. 146 Ibidem. 147 RIBICHINI S., 1998. 148 HUGHES D.D., 1991.

anche qui, che, quando si discute di sacrifici umani, qualunque sia il fine ultimo dell’autore, quelli compiuti presso i Fenici e i Cartaginesi sono degli esempi topici, conosciuti nei dettagli e famosi per il pubblico fruitore dell’opera.