• Non ci sono risultati.

Un’importante, e molto discussa, informazione ci viene portata da Tertulliano, avvocato africano cristiano ma di educazione pagana del II-III secolo d.C., all’interno di un’opera di carattere apologetico, appunto, l’‘Apologetico’ (197 d.C.), indirizzata ai governatori delle province romane. Si tratta dell’unica notizia che ci parla di un diretto intervento romano in Africa con lo scopo di proibire la pratica regolare dei sacrifici di bambini:

«Infantes penes Africam Saturno immolabantur palam usque ad proconsulatum Tiberii, qui ipsos sacerdotes in eisdem arboribus templi sui obumbratricibus scelerum votivis crucibus vivos exposuit, teste militia patris nostri, quae id ipsum munus illi proconsuli functa est. Sed et nunc in occulto perseveratur hoc sacrum facinus. Non soli vos contemnunt Christiani, nec ullum facinus in perpetuum eradicatur, aut mores suos aliquis deus mutat. Cum propriis filiis Saturnus non pepercit, extraneis utique non parcendo perseverasset, sed quos quidem ipsi parentes sui offerebant, et libentes respondebant et infantibus blandiebantur, ne lacrimantes immolarentur. Et tamen multum homicidio parricidium differt. Maior aetas apud Gallos Mercurio prosecabatur. Remitto fabulas Tauricas theatris suis. Sed et in illa religiosissima urbe Aeneadarum piorum est Iuppiter quidam, quem ludis suis humano sanguine proluunt. Sed bestiarii, inquitis. – Hoc, opinor, minus quam hominis! An hoc turpius, quod mali hominis? Certe tamen de homicidio funditur. O Iovem Christianum et solum patris filium de crudelitate!»

«In Africa, si immolavano pubblicamente bambini a Saturno fino al proconsolato di Tiberio, il quale espose agli stessi alberi del loro tempio, vivi, gli stessi sacerdoti, per le ombre delle azioni scellerate, come croci votive, e testimoni sono i soldati di mio padre che eseguirono precisamente l’ordine di quel proconsole. Ma ancora oggi si continua questo sacro delitto in segreto. Non vi disprezzano solo i cristiani né alcun delitto si può sradicare per sempre o alcun dio cambia le sue tradizioni. Dato che Saturno non risparmiò i suoi figli, così, allora, continuava a non risparmiare quelli degli altri ma che gli stessi genitori gli offrivano, contraccambiavano contenti e accarezzavano i bambini affinché non li immolassero mentre piangevano. Tuttavia, di molto differisce l’omicidio dal parricidio. Presso i Galli si immolavano adulti a Mercurio. Rimando al loro teatro le leggende della Tauride. Ma anche nella religiosissima città dei pii Eneadi c’è un certo Giove che, durante i suoi giochi, viene bagnato col sangue umano. Ma è di belve, direte. Credo che questo sia più vile di quello umano! Oppure è questo più turpe, in quanto di uomini malvagi? Tuttavia, certamente, si è versato per via di un omicidio. Oh Giove cristiano e unico figlio del padre che crudeltà!» (Apolog. IX 2-5).

Tertulliano, in questo punto del suo scritto, difende i cristiani sostenendo che le accuse mosse contro di loro sono tutte false e che i veri criminali sono i pagani, ai quali rimanda indietro le calunnie sui crimini che perpetrerebbero durante le cerimonie sacre e nella vita quotidiana130: uno schema già visto in Giustino Martire

e che si ripropone nei vari apologisti di questi secoli. Per far questo, racconta di una pratica sacra africana secondo la quale degli “infantes”, quindi bambini molto

piccoli, venivano immolati “palam” in onore di Saturno (Baal Hammon), alla presenza dei genitori, anche qui fondamentali per la realizzazione del rito, e senza che piangessero, motivo per cui venivano accarezzati, cosa che sembra rimandare alla necessità di un contesto gioioso per la cerimonia in atto. Fu un certo proconsole Tiberio (nome forse corrotto o un omonimo, a noi sconosciuto, del più famoso imperatore131) che decise di porre fine alla pratica e fece appendere agli alberi del tempio, ancora vivi, i sacerdoti colpevoli del rituale. Gli alberi sono definiti “votivis

crucibus”, conferendo un valore sacrificale all’atto, come se i sacerdoti fossero stati

sostituiti, per compensazione, agli infanti, e accordandosi perfettamente al successivo uso di “munus”: questo è coerente con l’aspetto della denuncia della religiosità pagana che compie dei sacrifici umani anche se ne reprime degli altri132. Nonostante ciò, l’autore ci dice che il rito continuava ad essere praticato ai suoi tempi ma “in occulto”. Della pratica rituale, Tertulliano sembra essere stato testimone o almeno di averne avuto un resoconto da testimoni oculari quali sembrano essere i soldati, ai quali si riferisce lo specifico termine giuridico ‘testis’ e che eseguirono l’ordine del proconsole. Questi soldati rispondevano al comando di suo padre (o della patria, in base alla lezione codicologica utilizzata), padre che pare fosse effettivamente un centurione proconsolare, almeno secondo quanto ci dice Girolamo133. Accanto ai sacrifici di bambini, anche se dedicandogli uno spazio minore forse perché non ne conosce a fondo i dettagli134, Tertulliano cita altri esempi di sacrifici umani compiuti in Gallia, in onore di Mercurio, nella Tauride, in onore di Diana, a Roma, in onore di Iuppiter Latiaris, elementi che abbiamo già visto in precedenti notizie. Se l’avvocato decise di scrivere di questi sacrifici e, in maniera così dettagliata, dei sacrifici di bambini a Cartagine, indirizzandosi alle più

131 RIBICHINI S., 1998. 132 GROTTANELLI C., 1999. 133 Cfr. ‘De Viris Illustribus’ 53. 134 XELLA P., 2009.

alte autorità locali, sicuramente doveva ritenere la notizia vera o almeno accettata come tale dai suoi lettori, perciò è difficile dubitare della sua storicità, oltre al fatto che l’archeologia ci dà conferma dell’esistenza di tophet in questa stessa epoca (vedi il sito di Hadrumète)135. Inoltre, sembrerebbe che Tertulliano stia facendo riferimento ad una sorta di campagna di abolizione della pratica portata avanti da Roma che però non ebbe un grande successo se i riti continuarono ad essere praticati di nascosto nonostante l’esplicitazione della punizione che avrebbe colpito quanti fossero stati scoperti. Di un’azione di questo tipo i Romani sarebbero stati capaci, come effettivamente fecero con i Druidi in Gallia, anche se eliminare un atto cultuale non è come eliminare una categoria di persone, per di più in una zona come il Nord Africa, di non facile controllo soprattutto per quel che riguarda le campagne. In ogni caso non abbiamo certezze in questo senso, non abbiamo altre informazioni in merito che diano valore a questa possibilità. Sembra, anzi, più probabile, anche osservando i dati archeologici, che il rito avesse iniziato un suo naturale declino a partire dal II secolo a.C. pur andando avanti, in maniera più sporadica, per alcuni dei secoli successivi e che quindi non sia stato drasticamente eliminato attraverso un intervento dall’alto136. A parte questa circostanza, molto

poco chiara, ciò che ci sembra rilevante è il dato cronologico che Tertulliano ci lascia, impreciso ma non legato a nessun passato mitico o generici tempi remoti, anzi relativo ad un periodo vicino a chi scrive e, soprattutto, a chi legge, coloro che avrebbero dovuto cogliere e prendere l’informazione come reale per poterle dare credito137.

135 RIVES J., 1994.

136 Ibidem. 137 XELLA P., 2009.

Tertulliano ci lascia un riferimento ai sacrifici di bambini anche in un passo del secondo libro della sua ‘Ad Nationes’, anche questa opera apologetica per il cristianesimo:

«Non creditis poetis, cum de relationibus eorum etiam sacra quaedam disposueritis? Cur rapitur sacerdos Cereris, si <nihil> tale Ceres passa est? Cur Saturno alieni liberi immolantur, si ille <suis pe>percit?»

«Non credete ai poeti quando, secondo le loro narrazioni, mettevate in ordine anche i riti sacri? Perché si depreda il sacerdote di Cerere se nulla di simile sopportò Cerere? Perché si immolano a Saturno i figli altrui se egli risparmiò i suoi?» (Ad Nat. II 7,15)

In questo passo, l’autore mina l’autorità dei poeti pagani che raccontano dei riti del loro, ai suoi occhi, incomprensibile culto che, fra le altre cose, prevedeva si immolassero “alieni liberi” in onore di Saturano (Baal Hammon). L’espressione ‘figli altrui’ è nuova nel nostro repertorio e potrebbe fare riferimento all’usanza di comprare i bambini di altre famiglie così come ci hanno in precedenza riferito, in due varianti, Diodoro Siculo e Plutarco.