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I territori a “problema” secondo il linguaggio statistico

3. Le statistiche del disagio Tra prova dei fatti e strumento di governo

3.4 Il focus

3.4.1 I territori a “problema” secondo il linguaggio statistico

Non è sufficiente una volontà politica o una visione chiara dei problemi sociali di un territorio per legittimare l’implementazione di programmi politici specifici, se tale concezione non viene accompagnata da una chiara e dimostrabile specificità “problematica” che renderebbe differenti certi luoghi rispetto ad altri. La scientificità, in questo senso, non è una prerogativa degli studiosi e dell’accademia, ma riguarda in larga misura anche l’ambiente politico.

La possibilità di predisporre un programma politico è, dunque, subordinato alla capacità di dimostrarne la sua necessità, oltre ad una sua efficacia, secondo la logica tanto dominate quanto implicita per cui, ciò che non è “contabile” non conti.

Nel caso specifico, la necessità era ed è quella di dimostrare la problematicità di certi quartieri (quindi una loro “peculiarità negativa”) che potesse giustificare e/o rendere necessaria l’implementazione di una serie di politiche dirette a questi spazi urbani.

Se generalmente, in un primo momento, l’intervento pubblico, ha potuto fare a meno di un apparato statistico forte, individuando le aree di intervento attraverso l’esemplarità di cui esse erano portatrici, l’istituzionalizzazione di politiche pubbliche territorializzato ha comportato una maggior definizione dei criteri attraverso cui le politiche si potevano garantire una loro ragion d’essere.

La definizione di questa specialità sociale e territoriale, è da ricercare negli strumenti statistici che i diversi governi hanno richiesto agli organi competenti, al fine di predisporre gli svariati programmi.

In particolare, in quell’insieme di strumenti statistici che hanno lo specifico scopo di permettere di individuare con un metodo scientifico le aree urbane in cui intervenire.

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L’Indice Synthétique d’exclusion (ISE) adottato a partire dalla presidenza Chirac del 19952, fino al 2013 compreso, da parte del governo francese al fine

di individuare i quartieri costituenti la geografia prioritaria e beneficianti dei supporti garantiti dalla politique de la ville (PdV), fa parte di questi strumenti.

Se fino agli anni ottanta in Francia gran parte delle azioni “pre Politique de la Ville” non si fondavano su un ciblage statistico dei territori e dei loro problemi, individuando i luoghi di intervento più sulla base del loro essere o meno zone emblematiche del disagio, a partire dagli anni novanta e nello specifico dall’emanazione del Pacte de relance pour la ville farà ingresso nel nuovo organigramma della PdV l’INSEE, l’istituto nazionale di statistica e di studi economici francese e con esso l’indice sintetico di esclusione (ISE).

Costruito attraverso una semplice equazione, ottenuta dividendo il potenziale fiscale del Comune interessato, per il risultato ottenuto moltiplicando il tasso di giovani di meno di 25 anni, con il tasso di non diplomati, quello di disoccupati di lunga durata per la popolazione totale del quartiere, questa misurazione permetteva di ottenere un coefficiente unico attraverso cui gerarchizzare, attraverso una scala nazionale, i diversi quartieri sulla base del loro grado di esclusione sociale:

(- de 25 ans) x (non diplômés3) x (chômeurs de longue durée) x (population du quartier)

ISE = ________________________________________________________________

Potentiel fiscal de la commune

L’indice veniva calcolato a partire da dati già disponibili sui quartieri perimetrati in precedenza e in parte provocava una classificazione che di fatto risultava premiante per i quartieri con il numero di abitanti maggiori, che si collocarono così tra i primi destinatari dei fondi PdV. Ciò era dovuto alla

2 Con la presidenza Chirac la PdV viene ripensata a partire da una prospettiva neo liberale e

in discontinuità rispetto all’approccio precedente in cui si privilegiava l’intervento di attori privati per la ridinamizzazione dei quartieri.

3 Il tasso di non diplomati è stato introdotto nel 1995 sostituendo il tasso di stranieri. Questo

cambiamento è in parte leggibile attraverso la lente francese dell’integrazione sociale “a tutti i costi” che presuppone, anzitutto, l’eliminazione di ogni tipo di richiamo ad una specificità comunitaristica (per un apporfondimento è possibile riferirsi al saggio di Donzelot e Mével (2000)).

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forte sensibilità dell’indice nei confronti della variabile “popolazione” (Estebe). L’insieme di zone eleggibili per i Contrat de ville veniva poi suddivisa in gradi di “esclusione” che permettevano di ripartire gli sforzi dell’istituzione pubblica in differenti tipi di interventi prioritari.

I più “esclusi”, divenivano Zone Franche Urbaine (ZFU), quelli intermedi accedevano alle Zone de Redynamisation Urbaine (ZRU) e i restanti divenivano Zone Urbaine Sensible (ZUS).

Si passò così dai 40 quartieri prioritari degli anni ’80, agli oltre 900 della fine degli anni ’90. Gli abitanti “prioritari” salirono rapidamente a quota 4 milioni in tutto il territorio francese (oltre mare incluso).

Dal 2014 l’ISE è stato abbandonato all’interno del processo di ridefinizione delle geografie prioritarie iniziato nel 2013, almeno con riferimento al momento concertativo con gli abitanti e le collettività locali che per cinque mesi sono stati chiamati a collaborare alla ridefinizione dei parametri per la prioritarizzazione dei quartieri.

La necessità ridefinitoria era dovuta al fatto che oltre ad essere costantemente aumentati negli anni, alcuni quartieri prioritari fossero rimasti tali dagli esordi della PdV, il che ha fatto sì da un lato, che questa misura smettesse di essere una forma di supporto temporaneo, dall’altro ha messo in luce alcuni limiti di efficacia, di questo dispositivo, almeno per alcuni quartieri, e si rendeva necessario trovare un modo per far uscire alcuni quartieri per farne entrare altri.

Il nuovo metodo adottato dall’Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE) per individuare i territori dell’esclusione vedrà una sua drastica semplificazione, essendo basato sul solo criterio della “concentrazione di povertà”, ovvero sulla concentrazione spaziale di redditi bassi, che secondo l’istituto, è già di per sé in grado di includere tutto l’insieme di svantaggi sociali di questi luoghi (Ministère délégué à la ville 2013) e al contempo permette di escludere alcuni quartieri storicamente prioritari, includendo nuove “sacche” di esclusione.

Con questo nuovo indice, a cambiare non sono solo gli indicatori, ciò che indicano, infatti, muta radicalmente. Con la decisione di adottare il solo

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criterio di povertà per individuare i territori dell’esclusione, si arriva ad una sopvrapposizione de facto dei due fenomeni. Diversamente, con l’ISE, si concepivano come questioni distinguibili.

Un altro esempio proviene dalla realtà anglosassone, in cui l’individuazione dei territori prioritari in cui attuare delle area based policies avviene attraverso l’uso di un indice di deprivazione multipla (Index of Multiple Deprivation o IMD) formulato dalla University of Oxford Social Disadvantage Research Centre (Noble et al. 2006). Tale indice si ottiene dalla combinazione di 38 differenti indicatori raggruppati in sette differenti tematiche: reddito, lavoro, salute, educazione, casa e servizi, criminalità, ambiente di vita (Tab.1).

Il peso di ciascuna dimensione è differente. Ovvero, ciò che incide maggiormente sull’indice finale sono le variabili legate al reddito e al lavoro, il cui peso costituisce il 45% di quello totale; diversamente salute, istruzione rappresentano ciascuna il 13,5%, del peso totale, mentre le restanti tre aree tematiche (casa e servizi, criminalità, ambiente di vita) arrivano a pesare ognuna per il 9,3%.

Il fatto che reddito e lavoro rappresentino gli elementi principali non è casuale, essendo in parte da attribuire al modo in cui l’Inghilterra concepisce i fenomeni di deprivazione e nello specifico quelli dell’esclusione sociale (multidimensionale ma con alcune dimensioni più influenti di altre). Inoltre, esse sono due delle aree che godono di una maggiore rilevanzanon solo in Inghilterra, ma anche nelle statistiche di tutti e quattro gli Stati che compongono il Regno Unito e ciò rende più facilmente comprabili i diversi dati. Si potrebbe aggiungere, infine, che le dimensioni del reddito e dell’occupazione sono le condizioni necessarie all’accesso a molti del serivizi che determinano “inclusione”.

Ad ogni modo, è bene ricordare che il discorso dominante in UK è caratterizzato da un accento sugli aspetti redistributivi e integrazionisti (RID e SID secondo la classificazione proposta da Levitas) dei problemi sociali contemporanei e le statistiche non potevano che rispecchiare questa visione politica consolidata (Levitas 1998).

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Allo stesso modo gli aspetti legati alle capacità degli individui, rimandano ad un discorso maggiormente moralista della deprivazione (MUD) anch’esso presente nei discorsi sulla deprivazione, ma in netto calo rispetto alle altre due narrazioni dominanti. È per questo che Levitas (1999, p. 12), nell’analizzare gli indicatori dell’esclusione sociale e della povertà conclude affermando che,

«Which indicators are chosen, and which are seen as the most important, depends on views of both the nature of social exclusion and its causal links to poverty, which frequently remain implicit rather than explicit».

Ciò rappresenta, almeno in parte, una conferma empiricamente valida a quanto affermato in apertura del capitolo circa il legame tutt’altro che neutro esistente tra le differenti visioni politiche, i problemi principali di cui ognuna di queste si fa carico e le statistiche prodotte in un dato periodo storico, politico e sociale e che verrà discussa successivamente.

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Tab. 1 – Domini e indicatori suddivisi per dominio che compongono l’IMD anglosassone del 2010. Fonte: Neighbourhoods Statistical Release 2011, rielaborazione personale.

Income Deprivation

Adults and children in Income Support families

Adults and children in Income-Based Jobseeker’s Allowance families Adults and children in Pension Credit (Guarantee) families

Adults and children in Child Tax Credit families (who are not in receipt of Income Support, Income-Based Jobseeker’s Allowance or Pension Credit) whose equivalised income (excluding housing benefits) is below 60 per cent of the median before housing costs

Asylum seekers in England in receipt of subsistence support, accommodation support, or both

Employment Deprivation

Claimants of Jobseeker’s Allowance (both Contributory and Income-Based) women aged 18-59 and men aged 18-64, averaged over 4 quarters

Claimants of Incapacity Benefit women aged 18-59 and men aged 18-64, averaged over 4 quarters

Claimants of Severe Disablement Allowance women aged 18-59 and men aged 18- 64, averaged over 4 quarters

Claimants of Employment Support Allowance women aged 18-59 and men aged 18-64

Participants in New Deal for the 18-24s who are not in receipt of Jobseeker’s Allowance, averaged over 4 quarters

Participants in New Deal for 25+ who are not in receipt of Jobseeker’s Allowance, averaged over 4 quarters

Participants in New Deal for Lone Parents (after initial interview) aged over 18, averaged over 4 quarters

Health Deprivation and Disability

Years of Potential Life Lost – an age and sex standardised measure of premature death

Comparative Illness and Disability Ratio – an age and sex standardised measure of morbidity and disability

Measures of acute morbidity – an age and sex standardised rate of emergency admissions to hospital

Proportion of adults under 60 suffering from mood or anxiety disorders – a modelled indicator for the proportion of adults suffering from mood and anxiety disorders

Education, Skills and Training Deprivation

Average points score of pupils taking English, Maths and Science Key Stage 2 exams

Average points score of pupils taking English, Maths and Science Key Stage 3 exams

Average capped points score of pupils taking Key Stage 4 (GCSE or equivalent) exams

Proportion of young people not staying on in school or non-advanced education above age 16

Secondary school absence rate – the proportion of authorised and unauthorised absences from secondary school

Proportion of those aged under 21 not entering Higher Education Proportion of adults aged 25-54 with no or low qualifications

Barriers to Housing and Services

Household overcrowding – the proportion of households within an LSOA which are judged to have insufficient space to meet the household’s needs

Homelessness – the rate of acceptances for housing assistance under the homelessness provisions of the 1996 Housing Act (at local authority district level) Difficulty of access to owner-occupation (local authority district level) – proportion of households aged under 35 whose income means they are unable to afford to enter owner occupation.

Road distance to a GP surgery

Road distance to a supermarket or convenience store Road distance to a primary school

Road distance to a Post Office

Crime

Violence – number of reported violent crimes (19 reported crime types) per 1000 at risk population

Burglary – number of reported burglaries (4 reported crime types) per 1000 at risk population

Theft – number of reported thefts (5 reported crime types) per 1000 at risk population

Criminal damage – number of reported crimes (11 reported crime types) per 1000 at risk population

Living Environment Deprivation

Social and private housing in poor condition Houses without central heating

Air quality

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