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2. Dalle teorie polarizzanti, alle politiche place-based in Europa

2.3 I livelli politici presi in considerazione

2.3.1 La Francia della Politique de la Ville

2.3.1.6 Le rivolte delle banlieue del 1990

Un momento fondamentale per la legittimazione della PdV e l’ascesa della nuova forma contrattuale in cui lo stato francese entra in gioco, sarà rappresentato dalle rivolte che hanno animato la Francia del 1990. La rivolta di Vaulx-en-Velin6, una banlieue lionese già tetro di scontro nel 1981 (a causa

dei rodeos) sarà il movente attraverso cui dare nuova linfa ai progetti di recupero dei quartieri DSQ/DSU e, più in generale, di affermare una PdV che avesse un statuto nazionale pur mantenendo il locale come ambito di azione privilegiato.

Ripercorrendo rapidamente gli eventi successivi alle rivolte della Banlieue lionese è possibile rintracciare quella che a posteriori possiamo definire come una fase del processo di costruzione di una visione delle Banlieue come problema pubblico e come categoria dell’azione pubblica (Tissot 2007). Sono tre gli attori che più di altri hanno animato il dibattito e l’azione conseguente alle rivolte: Il primo ministro Rocard; il presidente Mitterand e il sociologo urbano Touraine, allora a capo della rivista Esprit e spesso convocato dalla DIV all’interno delle conferenze da loro organizzate. Se al sociologo si deve attribuire la capacità di aver posto al centro delle nuove questioni urbane l’urgenza della nuova questione sociale incarnata dal concetto di esclusione

6 A proposito di queste rivolte Tissot e Tevénian (2010, p.94) scrivono: «Quel est cet événement ? Le 6 octobre 1990, une moto se renverse au niveau d’un barrage de police qui cherche à la stopper. La mort du passager, un jeune handicapé, Thomas Claudio, déclenche la colère des jeunes de Vaulx-en- Velin. Des affrontements avec la police ont lieu, suivi d’un incendie et de pillages du centre commercial. Quel est le sens ce cet événement ? Le 8 octobre 1990, Le Progrès de Lyon titre en “ une ” : “ Vaulx-en- Velin. L’émeute ”. Suit cette phrase de commentaire reprise dans l’article des pages intérieures : “Neuf ans après Vénissieux, la maladie des banlieues n’est toujours pas guérie”».

67 Dott.ssa Carolina Mudan Marelli

Lo spazio dei problemi. Processi di spazializzazione dei problemi sociali: il caso di Scampia Tesi di dottorato in Scienze Sociali – Indirizzo Scienze della Governance e dei Sistemi Complessi Università di Sassari

sociale, al primo ministro e all’allora presidente si deve riconoscere il ruolo di traduttori della questione proposta Tourainiana in strategie politiche.

Sarà Touraine che due mesi dopo le rivolte, il 19 Dicembre del 1990 affermerà, durante una conferenza organizzata dalla Délégation interministérielle à la ville e la rivista Esprit che: «Le problème d’aujourd’hui n’est pas l’exploitation, mais l’exclusion» (Touraine , p. 13)7.

Il timore di una nuova questione sociale di difficile comprensione, quale quella dell’esclusione, unitamente alla paura di una svolta in direzione delle situazioni dei ghetti americani, sono gli elementi alla base del discorso pronunciato da Touraine, che lungi dall’aver proposto un’analisi scientifica dei fenomeni in corso, ha deciso di divenire parte di una “sociologia utile” attraverso cui collocare la figura del sociologo nei processi di decisione pubblica (Topalov 2013), indicando la strada della riforma delle politiche pubbliche come unica via d’uscita dalla crisi urbana rappresentata dalle banlieue8.

La risposta politica non si farà attendere e arriverà attraverso le parole di Mitterand lo stesso Dicembre, in cui il Presidente della Repubblica incriminerà «la terrible uniformité de la ségrégation, celle qui regroupe des populations en difficulté dans les mêmes quartiers, qui rassemble les enfants d’origine étrangère dans les mêmes écoles», aggiungendo in conclusione che si rendeva più che mai necessario «casser partout le mécanisme de l’exclusion».

Sarà sempre questa l’occasione in cui il Presidente dichiarerà pubblicamente l’intenzione di predisporre delle misure specifiche per i “quartieri”. Fu così che nel giro di pochi giorni si diede la notizia della creazione di un nuovo ministero dedicato alla “ville” che dal Maggio del 1991 vide come primo ministro Michel Delebarre che arrivò che arrivò

7 Dopo questa affermazioni, nel Febbraio del 1991 la rivista del sociologo francese dedicherà

anche un numero monografico sulla questione della “Francia delle Banlieue”, in cui dichiarerà che: «le problème aujourd’hui n’est pas l’exploitation, mais l’exclusion, par conséquent le problème

concret est de créer les instruments et les formes d’action politique qui permettent une intégration sociale, avant qu’il ne soit trop tard et que nous entrions dans le modèle américain par ses plus mauvais côtés, c’est-à-dire la ségrégation et la ghettoïsation» (Touraine 1991, p.13).

8 Emblematico, a questo proposito, quanto affermato durante il convegno con la DIV in cui il

sociologo utilizza il “noi” per descrivere l’urgenza di un intervento statale per risolvere la situazione critica delle periferie: «Nous disposons de forte peu d’années avant que nous ne

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all’Assemblea Nazionale difendendo una legge definita “anti-ghetto” (Tissot e 2010).

Fu questa la “questione sociale e territoriale” che dal 1991 permise ai CdV di divenire il frame legislativo entro cui inscrivere da un lato Les grands projets de ville (GPV), per i soli luoghi la cui riqualificazione necessitasse di una dotazione economica straordinaria e dall’altro Les Operation de renouvellement urbain (ORU), per i quartieri delle città coinvolte che necessitassero di un “appui renforcé” ma non equiparabile a quello messo in campo nel caso dei GPV.

I primi contratti verranno firmati solo qualche anno dopo, nel 1994. Come evidenzia Estebe (2009), in questo periodo vennero identificati i quartieri beneficiari a partire da un Indice Sintetico di Esclusione (ISE)9 , che diverrà così

uno degli strumenti statistici privilegiati per l’identificazione dello svantaggio sociale e territoriale dei quartieri.