3. Le statistiche del disagio Tra prova dei fatti e strumento di governo
3.4 Il focus
3.4.4 Una seconda considerazione: l’uso di dati disponibili per indagare un fenomeno
Un’altra considerazione in merito agli esempi riportati, riguarda la natura del fenomeno che intendono quantificare, misurare e gerarchizzare.
I diversi indici adottati, come abbiamo rapidamente visto, sono la sintesi di un insieme di indicatori che sono tali proprio perché indicano qualcosa,
4 Il paradosso della categoria del giovane: essere un quartiere “giovane” (o di giovani) è
ritenuto socialmente un fattore positivo, vuol dire creativo, animato, sicuro; essere un quartiere con troppi giovani ha invece un’altra valenza, si riferisce alla gioventù nei termini di un disagio e solo certi quartieri hanno una gioventù negativa. Allora lo spazio, si configura come la discriminante tra una gioventù in e una out.
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ovvero stanno a qualcos’altro. L’indicatore è, volendo adottare un linguaggio maggiormente statistico, un concetto-proprietà (x) capace di fornirci informazioni su un altro concetto-proprietà più generale e astratto (Marradi 2007). Dagli indicatori, in altre parole, è possibile desumere i caratteri del concetto astratto che dovrebbero descrivere.
Ora, se riprendiamo gli esempi riportati nelle pagine precedenti, da quei set di indicatori possiamo risalire al modo di concettualizzare la nuova questione urbana che è al contempo sociale. Si potrà agilmente dedurre le dimensioni che compongono il concetto originario di deprivazione o quello di esclusione sociale. Reddito basso, scarsa occupazione o disoccupazione, molti giovani, deterioramento fisico dell’alloggio, numero di abitanti, sono tutte proprietà che indicano esclusione sociale a livello territoriale, ma sono anche e soprattutto dati già disponibili. Questi indicatori, infatti, non sono stati esplicitamente pensati e strutturati ad hoc, a partire dal concetto astratto che indicherebbero, si tratta, semmai, di indicatori i cui dati sono già fruibili, il più delle volte prodotti attraverso quella che viene definita statistica pubblica (censimenti etc.) e che vengono, in un secondo momento, adottati in varie combinazioni al fine di costituire un’area semantica sufficientemente estesa attorno al concetto astratto che gli viene “chiesto” di indicare. In altri termini non si segue la tradizionale traiettoria di operativizzazione che dal concetto conduce all’indice.
Come sottolinea Levitas (1999, p. 18),
When a package of indicators is drawn from multiple sources, as these necessarily are, criticism of individual indicators may easily be deflected on the grounds that they are only a small part of the overall picture. There may be an increased danger that the conditions of their production will be forgotten or ignored.
Nei casi presentati, si sono scelti indicatori di cui si avessero sufficienti dati disponibili e che potessero rendere visibile il fenomeno astratto problematico. Inoltre solo gli indicatori i cui dati siano disponibili sul lungo periodo e raccolti attraverso analisi uguali nel tempo sono eleggibili all'indicazione.
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Il fenomeno “esclusione sociale” o quello di “deprivazione”, in sintesi, sono divenuti ciò che i dati hanno permesso che fossero. Il loro stesso contenuto è stato delimitato e strutturato a monte, ovvero nel momento in cui si è deciso di non predisporre un insieme di indicatori ad hoc per la questione indagata. Sempre Levitas (1998) in riferimento agli indicatori proposti da parte del New Policy Institute (NPI) all'interno della pubblicazione Monitoring Poverty and Social Exclusion: Labour's Inheritance (Howarth et al. 1998) per la misurazione dell'esclusione sociale in UK, riprendendo le parole degli autori, sottolinea che:
A number of topics ... are omitted from their battery of indicators, because no regular and reliable data is available. To qualify for inclusion as an indicator in the NPI report, the relevant data must be “collected regularly and frequently” and “must be reputable and generally accepted as a valid measure of the phenomenon being counted”. This, say the authors, “creates a preference for official statistics” - although they note that this is neither a necessary nor a sufficient condition of high quality data (Howarth et al. 1998, p.13)5.
Ciò che viene meno, oltre ad un’evidente riflessività sui concetti e sul loro processo di “messa in visibilità”, è la possibilità di pensare ai problemi entro un quadro del tutto nuovo, poiché questo modo di procedere rimane del tutto ancorato alle categorie e suddivisioni pensate a fronte di altre questioni (come un censimento). Ciò rimanda, inoltre, ad una criticità di tipo metodologico, dovuta al fatto che gli indicatori dovrebbero essere costruiti sia a partire dal concetto che si intende indagare, sia a fronte dalle domande di ricerca che si pongono a tale oggetto, per tanto vi potrebbero essere un’infinita quantità di forme di indicazione valide rispetto al concetto di esclusione sociale a seconda del modo di porsi rispetto all’oggetto indagato.
5 Lista dei dati non disponibili: Income (Scale of problem debt, Movements on and off
benefit; Total numbers claiming benefit each year). Children (Data about children themselves, rather than their parents; Nutrition; Outcomes for children in care). Young Adults (Homelessness). Adults (Non-take-up of benefits; Unemployment amongst adults with disabilities; Literacy and numeracy; Adequacy of pension arrangements). Older People (Numbers housebound; Isolation; Inequalities in service provision by local authorities; Data about people in institutions Age-specific hospital waiting times). Communities (Crime by small geographic area; Damp in housing; Social housing (eg concentration, condition) (Levitas 1999).
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A questo proprisito, scrive Levitas (1999, p. 15) circa gli indicatori adottati in Inghilterra:
Pragmatic considerations have led to an apparent consensus that the indicators used in a 'poverty and social exclusion audit' should be drawn from statistics, principally official statistics, which are already routinely collected. There are some persuasive arguments for this. Such an audit is more likely to be agreed if it requires little, if any, additional government expenditure. If it is to be in place quickly - particularly in time for the next election - and if it is to afford a comparison with the state of affairs inherited by Labour, it needs to rely on existing data sources. But this also means that rather than moving, as research ideally should, from definition to operationalisation to data collection, the process is largely reversed: we move from available data to an implicit definition embedded in the flawed data sets which already exist, and which never needs to be closely scrutinised. Of course, not all the discussion of potential indicators is theoretically naive, but it is very strongly constrained by the pragmatics of immediate influence on policy.