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L’ESEGESI A LUCANO PRIMA DI POMPONIO LETO

II.5. L’esegesi lucanea successiva ad Arnolfo (XII-XIV sec.) Dopo Arnolfo la fortuna della Pharsalia aumenta e si espande 58

II.5.1. Il commento a Lucano di Zono de’ Magnalis

Dal momento che un punto cardine della scoliastica lucanea medievale sono le

Glosule super Lucanum di Arnolfo d’Orléans, è bene cominciare la trattazione da quei

commentatori che hanno tenuto presente, in maniera dichiarata o meno, tale commento, tra cui Zono de’ Magnalis e Benvenuto da Imola72

.

Zono de’ Magnalis nacque a Firenze alla fine del XIII sec. o all’inizio del XIV, da famiglia proveniente dal castrum Magnalis, un castello con rocca, posto nel Valdarno. Tra il 1311 ed il 1321 fu a Bologna prima per studiare e poi come magister; successivamente fu insegnante di grammatica a Montepulciano e probabilmente per un periodo fu attivo anche in area veneta73.

Il magister fiorentino, famoso per aver realizzato un commento alle opere virgiliane e per aver scritto una vita di Virgilio74, si occupò anche di Lucano, per il quale approntò un commento, ancora inedito e di cui oggi sono stati individuati circa 11 testimoni manoscritti75.

La descrizione del commento a Lucano di seguito riportata si basa soltanto sul Vat. lat. 599076; esso si apre con un accessus strutturato nel seguente modo:

71 La scuola umanistica, inoltre, si servì ampiamente dei commenti di XII secolo (es. Coluccio Salutati, Sozomeno di Pistoia, Gasparino Barzizza); gli umanisti, però, tesero a rifiutare il commento di tradizione “gotica”, cioè quello che prediligeva la divisione aristotelica in cause, mentre non sembrarono affatto ripugnare il commento “romanico”, cioè quello che adottava la divisione in materia, intentio e utilitas, vd. VILLA 1997pp. 26-32.

72 Tale ipotesi di ripresa di Arnolfo da parte di Zono de’ Magnalis e di Benvenuto da Imola si può trovare in MARTI 1958p. LVI.

73

vd. NOVATI 1908pp. 172-176 e STOK 1991p. 143 n. 2, dove viene riportata anche la bibliografia maggiore relativa alla biografia di Zono de’ Magnalis.

74

Vd. ZABUGHIN 1917, pp. 1-18; 1918a, pp. 87-99; 1921, pp. 47-51 e STOK 1991pp. 143-181. 75

Laurentianus Plut. LIII 26 (XIV secolo); Laurentianus Plut. LIII 29 (XIV secolo); Laurentianus Plut. XXXV 1 (del 1407, con glosse fino a Phars. 1, 135); Marcianus Lat. XII 74 (4520) di XIV secolo; Parisinus

Lat. 8045; Parisinus Lat. 16243 (XIV secolo); Vaticanus Lat. 5990 (del 1399, contenente anche commenti a

Virgilio);i codici della British Library: Add. 18791 (solo libri I-II); Harl. 2479 (XV secolo) e Royal 15 C XIII; il codice n. 1411 (sec. XV) della Biblioteca Universitaria di Padova e il n. 152 (del 1396) della Biblitoeca Comunale di Treviso (1396), vd. STOK 1991pp. 148-149 n. 25 e ROSSI 1991p. 186 n. 74.

76 Si tratta di un manoscritto membranaceo, 38x28 mm, che consta di 132 fogli, danneggiato da umidità e alcuni fori. Esso, vergato in gotica, contiene ai ff. 1r-39v il commento di Zono a Lucano, ai ff. 40r-69v il commento di Zono alle Georgiche, ai ff. 70r-79v il commento di Zono alle Bucoliche, ai ff. 80r-118r il commento di Zono all’Eneide e infine ai ff. 118r-132v: Iohannis de Virgilio allegoriae super fabulas Ouidii. Questo codice, che non viene attribuito esplicitamente a Zono, ma in esso si legge incerti auctoris, contiene in effetti delle recollectae, raccolte da un uditore di Zono e rappresenta l’unico testimone dell’intero

commento alle opere virgiliane e non solo all’Eneide, vd. STOK 1991pp. 145-146: al f. 58r una nota sul margine destro avverte dell’omissione di una lezione hic est defectus unius lectionis; esso, inoltre, è privo di

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1) una Vita Lucani

2) una falsa etimologia del nome Lucano da lux-lucis, in quanto il cordovese portò alla luce la storia romana che da tempo giaceva nelle tenebre.

3) un riassunto dei fatti più importanti della storia romana, dalla fondazione della città in poi77.

4) la spiegazione dell’opera lucanea secondo le quattro cause aristoteliche (la causa finale per cui Lucano compose la Pharsalia è l’acquisizione della fama)78. 5) commento all’epitaffio di Lucano Corduba me genuit.

6) commento dei primi sette versi della Pharsalia, che probabilmente Zono, seguendo un filone ben consolidato79, non considera lucanei.

Segue il commento sistematico all’opera che termina al f. 39r, dove si ha una sezione che occupa anche il f. 39v e che si intitola: Iste sunt diuisiones Lucani cum istoriis, nella quale, all’inizio, Zono riporta la famosa storia secondo cui Nerone conquistò Cordoba e portò a Roma come prigionieri sia Seneca che Lucano80.

Zono tende a soffermarsi più di una volta sullo stesso lemma e a ripetere più volte i medesimi concetti al fine probabilmente di rafforzarne l’efficacia interpretativa; per esempio commenta il lemma Bella per Emathios una volta nell’epitaffio, poi due volte

una praefatio e di una nota d’autore che invece si trova su altri manoscritti che testimoniano forse versioni riviste dall’autore.

77

MATTHEWS SANFORD 1934b p. 290: Zono fa un elenco dei re Albani e Romani, con la promessa di una trattazione più dettagliata della loro storia successivamente, “si ossibillitas affuerit” (Harleian 2479). 78

vd. MATTHEWS SANFORD 1934bp. 284, nel cui articolo si trovano numerosi riferimenti al metodo di Zono de’Magnalis e alla tipologia del suo commento a Lucano, pp. 278-295: Zono scrive una delle introduzioni a Lucano più elaborate tra quelle considerate dalla studiosa, fornendo un elenco ben dettagliato dei punti che devono essere presi in considerazione in un accessus, citandone otto in tutto come extrinsecus inquirenda:

artifex, materia, intentio, utilitas, cui parti philosophie supponatur, stilus quius generis sit metrum, quis sit libri titulus. Le otto modalità, comunque, possono poi essere ridotte alle quattro cause aristoteliche: Artifex namque reducitur ad efficientem. materia et intentio ad causam materialem. utilitas ad finalem. stilus et genus metri ad formalem, vd. MATTHEWS SANFORD 1934bp. 282, la quale cita da Brit. Mus. Addit. 18791 e

Harleian 2479. Zono inserisce una trattazione approfondita della causa finalis, dividendola tra extrinsecus e intrinsecus; con la prima si riferisce alla ratio historiae, con la seconda alla dissuasione dalla guerra civile,

mentre il finis operationis è il desiderio da parte del poeta di acquisire la fama, per poter essere ricordato anche dopo la sua morte, ancora MATTHEWS SANFORD 1934b p. 284.

79 Gran parte della tradizione di scolii voleva che i primi sette versi della Pharsalia fossero opera di Seneca,

patruus di Lucano, poiché l’inizio del poema Quis furor, o ciues appariva nimis abrupte. Già Arnolfo, però,

come è stato sottolineato sopra, aveva scartato tale ipotesi; in ciò, dunque, Zono si distacca da Arnolfo, attingendo ad una tradizione forse più antica.

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nella parafrasi dei versi, e più approfonditamente nella parte del commento, il quale appare estremamente ripetitivo e scolastico81.

Tale lavoro rientra pienamente nella tipologia dei commenti medievali ed è molto lontano da quello umanistico approntato da Pomponio Leto a Lucano82.