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L’esegesi lucanea all’epoca della stampa (incunaboli)

L’ESEGESI A LUCANO PRIMA DI POMPONIO LETO

II.6. L’esegesi lucanea all’epoca della stampa (incunaboli)

Il commento di Pomponio Leto a Lucano contenuto nel Vat. lat. 3285 sembrerebbe essere l’ultimo testimone dei commenti manoscritti lucanei165

.

Infatti, con Ognibene Bonisoli e Sulpizio Verulano ebbe inizio la serie dei commenti a stampa.

Nel 1469, in effetti, nello stesso anno in cui Pomponio allestì il suo commento a Lucano, fu stampata a oma l’editio princeps della Pharsalia, a cura di Andrea Bussi, vescovo d’Aleria presso i tipografi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz166

.

Con l’avvento della stampa e l’editio princeps del testo lucaneo, dunque, venne naturale allestire dei commenti lucanei, non più destinati solamente all’insegnamento, come quello del Leto (di cui solo la uita Lucani, presente sul Vat. lat. 3285 e apposta poi, con qualche piccola variazione, all’inizio dell’editio princeps della Pharsalia ebbe una notevole diffusione a stampa e quindi una discreta fortuna), ma ad un pubblico ben più ampio167; mentre prima, infatti, il commento era destinato quasi esclusivamente alla scuola e rimaneva un prodotto secondario, con l’introduzione della stampa, invece, il commentatore fece del commento un’opera letteraria, organica e originale, staccata dalla normale pratica didattica168; e in quest’ottica, infatti, vanno considerati i commenti a stampa di Ognibene Bonisoli e di Sulpicio Verulano a Lucano.

165

USSANI 1904p. 366; PAOLETTI 1962 p. 148 ritiene che con il commento di Pomponio Leto a Lucano si sia esaurita la letteratura scolastica manoscritta e sia cominciata la serie dei commenti a stampa, tra i quali quello di Ognibene (1486) e quello di Sulpicio (1493).

166

H *10231, IGI 5810, ISTC il00292000. 167

Da un’analisi delle varie praefationes dei commenti a stampa, Lo Monaco notò come, considerati i numerosi riferimenti alle difficoltà del testo, il commentatore volesse rivolgersi ad un pubblico di dotti, ad un pubblico di “colleghi”; l’opera, dunque, era destinata ad una circolazione ben determinata, anche se si era pienamente coscienti del fatto che il commento, una volta dato alle stampe, sarebbe stato a disposizione di un pubblico più vasto e quindi anche dei detrattori, vd. LO MONACO 1992pp. 122-123.

168 Spesso, però, il commentatore, per pubblicare il testo del suo commento, ricorse alle recollectae dei suoi allievi, cosicché per buona parte del ‘400 divenne usuale la sequenza: corso-recollectae-stampa; inoltre, il testo, revisionato, delle recollectae, veniva pubblicato anche per evitare una divulgazione non autorizzata del commento, come spesso accadde agli Umanisti della “prima generazione” (per Pomponio Leto, in particolare, vd. il paragrafo I.2.4.2 del presente lavoro). E’ interessante notare, poi, come il commento a stampa tese a far scomparire la redazione manoscritta, anche in forma di recollectae; e ancora, con il ricorso agli appunti degli allievi, il pubblico, a cui l’opera era destinata, venne sdoppiato negli studenti e nei dotti, cosicché il commento rimase in bilico tra la letteratura didattica e la letteratura specialistica. In un determinato momento, poi, il processo venne invertito: il commento non venne più composto sulla base degli appunti degli studenti, ma nasceva prima del corso, senza dichiarare esplicitamente di essere destinato all’aula; e così, ad un certo punto, scuola e pubblico di dotti non vennero più considerati entità opposte, ma si trovarono a coesistere. Il commento a stampa, allora, acquistò una posizione di privilegio rispetto a quello manoscritto: esso venne ad assumere una dignità di prodotto letterario, progressivamente svincolato dall’attività didattica, vd. LO MONACO 1992pp. 117-125. Tra i commenti manoscritti e quelli destinati alla stampa si inserì, poi, una terza tipologia, quella di note manoscritte sugli incunaboli dei testi da commentare; noto è il caso dell’incunabolo II 3 conservato alla Biblioteca Apostolica Vaticana, contenente, secondo

80

II.6.1. Un esempio di commento lucaneo a stampa: Ognibene Bonisoli da Lonigo

Ognibene Bonisoli realizzò un ampio ed erudito commento alla Pharsalia di Lucano, stampato a Venezia nel 1475169.

Egli (Lonigo 1412-Vicenza 1474) fu un maestro di grammatica e di retorica, che si dedicò interamente alla divulgazione dei classici170; allievo a Mantova di Vittorino da Feltre, insegnò a Vicenza e poi nella stessa Mantova, dove ebbe tra i suoi allievi anche il Platina171.

Dal momento, però, che sotto il nome di Bonisoli circolavano commenti lucanei scadenti, ed essendo la prima edizione di costui assai scorretta, Giovanni Taberi emendò l’opera e la fece ristampare nel 1486 a Brescia da Giovanni Britannico172

; su questa seconda edizione si esemplarono tutte le altre173. Inoltre, del commento di Ognibene a Lucano viene conservata anche una copia manoscritta, Bodleian Auct. F.2.11174, che probabilmente fu quella su cui l’umanista lavorò per preparare il commento da inviare in

ossella Bianchi, le note di commento di Paolo Marsi, allievo di Pomponio, all’editio princeps della

Pharsalia di Lucano; nel suo commento il Marsi sembrerebbe tenere ampiamente presente quello del suo

maestro Pomponio, vd. BIANCHI 1981 pp. 71-100. Per quanto riguarda, infine, la strutturazione del commento, i tipi di impaginazione, divenuti canonici nel corso dei secoli e adottati in ogni tipo di commento (alla Bibbia, agli autori classici, ai testi giuridici), in seguito all’invenzione delle stampa, vennero riprodotti alla stessa maniera; la nuova tecnica, infatti, si adattò al libro e non il contrario, vd. HOLTZ 1995pp. 104-105. 169

HC(+ Add) 10029*, IGI 6999, ISTC il00172000.

170 Dal greco tradusse 120 favole esopiche, la Vita Camilli di Plutarco, il De uenatione di Senofonte, le più importanti opere antiariane e antipagane di s. Attanasio; in latino tenne un corso su Quintiliano, commentò Cicerone (De officiis, De amicitia, Paradoxa, Quaestiones Tusculanae, De inuentione, De oratore), la

Rhetorica ad Herennium di Cornificio, il De coniuratione Catilinae di Sallustio, i Factorum dictorumque memorabilium libri di Valerio Massimo, Persio, Giovenale, Lucano e forse Terenzio, vd. BALLISTRERI 1970 pp. 234-236.

171

BALLISTRERI 1970 pp. 234- 236. Probabilmente Ognibene godeva anche di qualche prestigio nella Curia romana se il Platina, incarcerato, invocava la protezione del cardinale Marco Barbo per illam amicitiam, quae

est tibi cum optimo uiro Omnibono Leoniceno, praeceptore meo, qui, etsi absens est, hoc idem ut facias, te cum multis lacrymis et precibus orat, vd. DELLA TORRE 1903 p. 117 n.1, il quale, dal momento che dopo il 1452 vi è nella vita di Bonisoli una lacuna, azzarda l’ipotesi di un soggiorno dello stesso in oma, supportato proprio dal fatto che il Platina si servì del nome del suo precettore presso la Curia. Di contro, però, è certo che al momento della congiura contro papa Paolo II Ognibene era già lontano da Roma.

172

Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus. Brescia: Jacobus Britannicus, 2 Maggio 1486, HC 10237*, IGI 5818, ISTC il00301000. Sulla strategia commerciale adottata nella tipografia di Brescia, vd. SIGNAROLI 2009 pp. 47-53. Il Taberi, per interessamento di Giovanni Britannico, che forse anche per ragioni commerciali considerava il commento del 1475 scorretto, emendò l’opera di Bonisoli, ampliando notevolmente i campi d’analisi del testo, prima soprattutto di natura lessicale e grammaticale. In effetti, non sappiamo se questa revisione rispondesse realmente all’ideale di commento di Ognibene, o se invece volesse piuttosto rispondere alle esigenze di un nuovo pubblico che, non essendo più solo di scuola, grazie alla stampa, potesse venire a contatto con l’opera dell’umanista, vd. LO MONACO 1992pp. 120-122. 173

La notizia si legge in BALLISTRERI 1970 p. 235. Ricordiamo qui le altre edizioni: Lucanus, Marcus

Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus. Venezia: Nicolaus Battibovis, 13 Maggio 1486, HC

10238*, IGI 5819, ISTC il00302000; Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus. Milano: Ulrich Scinzenzeler, 10 Novembre 1491, HC 10239*, IGI 5820, ISTC il00303000; Lucanus, Marcus

Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus. Venezia: Bartholomaeus de Zanis, per Octavianus

Scotus, 31 Marzo 1492, HC 10240*, IGI 5821, ISTC il00304000. 174 L’esistenza di questo manoscritto viene segnalata dalla

81

tipografia. Il commento di Ognibene a Lucano è costituito da note di geografia, di storia, di antiquaria175; il commentario è continuo e, di volta in volta, per ogni pagina, viene riportata la sezione di versi da commentare (per esempio, oggetto di una visione autoptica è stato l’inc. II 613 dell’edizione del 1486176

); si tratta di un commento puntuale e ordinato, destinato all’ampia divulgazione.

II.6.2. Sulpizio da Veroli: un commento d’ambiente pomponiano

Sulpizio Verulano realizzò un commento a Lucano per la stampa che venne pubblicato insieme a quello di Ognibene, a partire dal 1493177.

Egli (1440- dopo il 1508) fu maestro di retorica e di grammatica e autore anche di una grammatica latina; insegnò a Veroli, suo paese natìo, a Perugia, alla corte dei Montefeltro ad Urbino, e allo

Studium Vrbis dal 1475 o 1476, entrando così in contatto con Pomponio Leto e con il suo circolo178. Negli stessi anni di Pomponio, infatti, egli insegnò retorica nello Studium (i registri attestano pagamenti nel 1481-84 e poi nel 1494-96, più o meno negli stessi anni del Leto, 1474, 1481-1483 e 1494-1496)179 e si impegnò nella rinascita del teatro classico; con lui, poi, curò l’edizione del De

aquae ductibus di Frontino180. Egli, inoltre, scrisse note di commento all’Institutio Oratoria di

Quintiliano, stampate poi a Venezia nel 1494 insieme a quelle di Lorenzo Valla e di Pomponio Leto

175 Un particolare molto interessante è l’interazione testuale, nota come Decretum Rubiconis, realizzata da Ognibene a proposito di Phars. I, 185 (CIL XI 30,1): In portu Arimini prope Rhubiconem adhuc erat

marmorea crusta, in qua haec scripta erant: imperator siue miles siue tyro/armatus quisquis/sistito/uexillum/armaque deponito/ne citra hunc amnem/arma signaue/traducito/et si quis/contra/fecerit/hostis diiudicabitur populi romani/ac si arma contra patriam tulerit/penatesque deos/abstulerit. Tale passo, ripreso e modificato da altri umanisti (Ciriaco di Ancona, Biondo Flavio,

Fantaguzzi), fu inciso su una pietra (1545) e posto sulla via Emilia (presso quello che si riteneva essere il Rubicone); dopo trecento anni circa, l’incisione venne depositata a Cesena nella Biblioteca Malatestiana, vd. DI STEFANO MANZELLA 2007pp. 416-417.

176

Ecco una nota del commento a proposito di Phars. I, 1 (Inc. II 613, 1486): Bella: scilicet gesta. Aemathios campos: idest thessalos a loco ubi gestum fuit bellum inter Caesarem et Pompeium ab

Aemathione duce. Nam principes prouincias ab eorum nomine in quibus imperabant denominare consueuerunt.

177

Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus, Johannes Sulpitius. Venezia: Simone Bevilaqua, 31 gennaio 1493, HC 10241*, IGI 5822, ISTC il00305000; da questa edizione, in poi, i due commenti furono sempre stampati insieme: Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus

Leonicenus, Johannes Sulpitius. Venezia: Simone Bevilaqua, 20 Ottobre 1498, HC 10242*, IGI 5823, ISTC

il00307000; Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus, Johannes Sulpitius. Milano: Leonardus Pachel, 4 Maggio 1499, H 10243, IGI 5824, ISTC il00308000. Esiste, inoltre, un’edizione di Lucano, contenente dei poemata di Sulpizio: Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Prelim:

Petrus de Windsheim (Eolicus). Add.: Johannes Sulpitius Verulanus: Poemata. [Lipsia]: Martin Landsberg,

prima del 30 agosto 1496, HC(Add) 10230, ISTC il00306000. 178

CAVIETTI M., Giovanni Antonio Sulpizio of Veroli, in “ epertorium Pomponianum” (U L:

www.repertoriumpomponianum.it/pomponiani/sulpizio_verulano.htm), 2010.

179

vd. DORATI 1980pp.122-123.

180 Frontino, De aquaeductibus, in collaborazione con Eucario Silber “Pomponius et Sulpitius emendarunt” (Roma 1483 – prima del 16 agosto 1487, H 7389, IGI 4104, ISTC if00324000).

82 (essendo con quest’ultimo uno dei due successori del Valla nello Studio romano)181

. Ma, i contatti tra i due, in effetti, potrebbero essere retrodatati, dal momento che, da un codice napoletano di Lucrezio (IV E 51), trascritto da Pomponio Leto tra il 1450 ed il 1460, venne tratta una copia, l’Ottob. Lat. 1954, realizzata da Sulpizio da Veroli nel 1466 e appartenuta ad un certo Marco Fabio Anagnino182. Ciò renderebbe plausibile una conoscenza ed una collaborazione tra i due già in quest’epoca, la quale ci permetterebbe di ipotizzare dei contatti anche per quanto riguarda il commento a Lucano; Pomponio, per esempio, allestito un commento a Lucano per scopi eminentemente didattici, potrebbe essersi astenuto dal realizzarne uno per la stampa, affidando piuttosto l’incarico al suo allievo Sulpizio.

L’ edizione del commento a Lucano del 1493, in effetti, riporta all’inizio, prima del commento vero e proprio, anche una uita Lucani scritta da Sulpicio Verulano, di cui si parlerà in seguito183.

Del commento di Sulpizio a Lucano, inoltre, esiste anche una versione manoscritta, ovvero il Vat. Lat. 2744184: si tratta di un commento continuo ai dieci libri della Pharsalia; il testo occupa l’intera pagina con la ripresa dei lemmi da commentare, sottolineati.

Sui margini si trovano dei capitoletti in rosso che illustrano il contenuto del commento.

Essi sono della medesima mano di chi redige il testo. Indicazioni anche di sezioni, come in Pomponio, sempre in rosso e di nomi che indicano la fonte del passo menzionato, es. Cicero, Plutarcus, Varro.

Tale testo è il medesimo che si trova nelle edizioni a stampa, come si è potuto constatare grazie ad una visione autoptica dell’inc. II, 95 dell’edizione del 1493185

, dove

181

Venezia, Peregrinus de Pasqualibus, 18 agosto 1494, HCR 13654, IGI 8265, ISTC iq00030000, vd. PEROSA 1981 pp. 575-610.

182 Per la storia del codice napoletano di Lucrezio vd.

BERTELLI 1965 pp. 29-35, REEVE 1980pp. 32-40 e SCARCIA PIACENTINI 1984pp. 510-516 e 2007 pp. 106-110, la quale a p. 107 n. 43 ritiene che Marco Fabio Agnanino non possa essere identificato con Fabio Mazzatosta, essendo costui di Viterbo o di Roma, ma non di Anagni; per l’insegnamento a Fabio Pomponio approntò una serie di codici, tra cui il Vat. lat. 3285 contenente il suo commento a Lucano.

183

Per un confronto tra la uita Lucani composta da Pomponio Leto e quella di Sulpizio da Veroli, vd. V.5.2.

184

Si tratta di un manoscritto membranaceo (22x15,4 mm) costituito da ff. 1-303v. Il I foglio è cartaceo e di restauro; il testo é organizzato nel seguente modo: ff. 3r-53v: Argumentum+Commento al I libro; ff. 53v- 90v: Argumentum+Commento al II libro (f. 77 bianco); ff. 91r- 121v: Argumentum+Commento al III libro; ff. 122r-153r: Argumentum+Commento al IV libro; ff. 153r-183v: Argumentum+Commento al V libro; ff. 184r-209v: Argumentum+Commento al VI libro; ff. 210r-238v: Argumentum+Commento al VII libro; ff. 239r-263v: Argumentum+Commento al VIII libro (f. 260r: foglio scritto a metà); ff. 264r-287r: Argumentum+Commentum al IX libro; ff. 287v-303v: Argumentum+Commentum al X libro. L’ultimo foglio è danneggiato (f. 303rv) ed è stato ristrutturato con un cartoncino; cf. LATTÈS 1931p. 342.

185 Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus, Johannes Sulpitius. Venezia: Simone Bevilaqua, 31 gennaio 1493, HC 10241*, IGI 5822, ISTC il00305000.

83

anche se il commentario è continuo, di volta in volta, per ogni pagina, viene riportata la sezione di versi da commentare186.

Il commento di Sulpizio è tipicamente umanistico: vi sono note di storia, di geografia, di antiquaria, di mitologia, riflessioni di natura retorica, e numerose citazioni esplicite delle fonti di cui si serve; da una collazione, relativa al I libro della Pharsalia, con il commento a Lucano di Pomponio, non sembrano esserci punti di contatto forti; a volte i due umanisti si soffermano sul medesimo lemma e si servono delle stesse fonti classiche ma Sulpizio tende ad essere più sistematico e più prolisso del Leto e non sembra presupporre nella struttura delle sue note alcun uso sistematico del commento pomponiano187, il quale poté forse servire al Verulano come spunto o come punto di partenza per un lavoro molto più impegnativo in quanto destinato ad un pubblico più ampio, costituito anche da dotti.

186

Ecco una nota di commento a proposito di Phars. I, 1 (Inc. II 95, 1493): Per campos ematios: a loco qui

est tanquam area sui decursus, haec bella ab aliis segregat, uelut ipse per emathia praecipue sit uagaturus ac si diceret nos canimus emathia praelia. Aemathia autem auctore Plinio Macedonia est que et Pyrrhia et Hemonia et Thessalia dicta est; nec habent in principio aspirationem nec diphtongum qua non ab αιματοσ idest a sanguine sed a rege Imathione dicitur. Graeci ue eam er Η et ο scribunt. Riporto di seguito la

medesima nota, tratta dalla redazione manoscritta (Vat. lat. 2744): Macedonia tot modis dicta est Emathia

Emonia Thessalia Pyrria (in margine sinistro scripsit Sulpitius)Per campos ematios: a loco qui est tanquam

area sui decursus, haec bella ab aliis segregat, uelut ipse per emathia praecipue sit uagaturus ac si diceret nos canimus emathia praelia. Emathia autem ut auctor est Plinius Macedonia est autem et Pyrria et Emonia et Thessalia dicta est. (f. 4v) Si noti l’aggiunta per la redazione a stampa.

187

Ecco alcuni esempi, a proposito di Phars. I, 133, Pomponio: Pompeius, affectator popularis laudis, ideo

theatrum dedicauit in quo ludos frequentes edebat (tratto da Vat. Lat. 3285 f. 3r). Sulpizio: theatri sui loci semicircularis ad spectacula accomodati in quo etiam suae laudes et uictoriae decantabantur, mansurum theatrum ex quadrato marmore prius Pompeo Magno sumptu aedificauit consulens parsimoniae cum antea subitariis gradibus scaena immenso sumptu singulis annis erigebatur ut Tacitus ait. (tratto da Lucanus, Marcus Annaeus, Pharsalia. Comm:Omnibonus Leonicenus, Johannes Sulpitius. Venezia: Simone

Bevilaqua, 20 Ottobre 1498, HC 10242*, IGI 5823, ISTC il00307000). Ancora ad Phars. I, 496, Pomponio:

Limphata insana et in furorem uersa ut sacerdotes Bacchi Limphate. Sulpizio: Lymphata: furiosa; lymphati dicuntur mente commoti qui ex aqua uitium contraxere cuius est huc atque illuc discurrere. Lympha enim est aqua quod fit a nympha mutata littera, lymphati ergo lympharum furore percussi dicuntur sicut Cerriti Cereris. Inoltre, ad Phars. I, 555, Pomponio: Atlas mons Mauritanie, Calpe Hispanie inter hos montes est ingressus Oceani in mare Mediterraneum.Sulpizio: Calpen: Calpe mons est cum eiusdem nominis ciuitate ab Hercule condita in ultima Hispania Europam terminans una ex metis Herculis. Nam altera quae terminat Aphricam appellatur Abyla ut auctor est Strabo. Hae autem, cum continuo iugo tenerentur, Hercules separauit et in terras admisit Oceanum ut etiam meminit Mela.

CAPITOLO III

IL VAT. LAT. 3285 E LE ANNOTAZIONI DI