• Non ci sono risultati.

I.2.4. Opere a stampa di Pomponio Leto (pubblicate con o senza la sua

I.2.4.3. Romanae historiae compendium

Il Romanae historiae compendium ab interitu Gordiani iunioris usque ad

Iustinum tertium, più comunemente conosciuto come Caesares, uscì per la prima

volta a stampa a Venezia il 23 aprile 1499 per i tipi di Bernardino Vitali (HC 9830*; IGI 7987; ISTC il00024000) e subito dopo ancora a Venezia il 12 aprile 1500 (HC 9831*; IGI 7988; ISTC il00025000)196.

L’opera, dedicata a Francesco Borgia, vescovo di Teano e prefetto dell’erario pontificio, racchiudeva in poco più di 100 pagine le biografie degli imperatori romani d’Occidente e d’Oriente che si erano succeduti dalla metà del III secolo alla fine del VII, ovvero dalla morte di Gordiano III (244) fino all’esilio (nel 695) di Giustino III (o meglio Giustiniano II)197.

L’editio princeps del compendium era corredata della vita di Pomponio Leto di Marcantonio Sabellico in forma di lettera a Marcantonio Morosini, una sorta di postfazione all’opera.

Pomponio già nel maggio del 1497 aveva mandato il manoscritto al suo ex allievo perché lo rivedesse, ne apportasse eventualmente correzioni e ne curasse la pubblicazione, alla cui uscita a stampa, però, non poté assistere in quanto morì l’anno prima (1498)198.

Il compendium riprende e prosegue l’Historia Augusta, integrando la forte lacuna tra la morte di Gordiano III (244) e l’elezione di Valeriano (253) e soprattutto presenta la storia degli imperatori successivi a Caro, Numeriano e Carino, grazie

196

Altre edizioni dell’opera: Venezia dopo il 1500 (H 9829?; IGI IV p. 309; ISTC il00026000) e Parigi 7 maggio 1501 (ISTC il00027000). Pomponio arrivò alla redazione definitiva dell’opera per gradi, con integrazioni successive; ma l’opera circolò anche prima della redazione finale e fu oggetto di plagio. Di recente, quattro codici si sono aggiunti a quelli noti a Zabughin (Bayerische Staatbibliothek di Monaco CLM 528 e Vat. lat. 10936, vd. ZABUGHIN 1910-1912 pp. 223-238): il Bonc. F. 2 della Biblioteca Vaticana, il ms. Hunter 344 della University Library di Glasgow, e due marciani a lungo ignorati il Lat. 407 (=1585) e il Lat. X.253 (=3751). Il Bonc. F.2, il Vat. lat. 10936 e il Marc. Lat. X.253 (=3751) contengono il testo quasi completo, mentra gli altri tre tramandano solo la seconda parte e sono privi di alcuni passi, vd. NIUTTA 2002a pp. 321-354, e NIUTTA 2011pp. 137-163.Ella, in particolare, studia i rapporti tra i vari testimoni manoscritti e a stampa dei Caesares, i quali spesso corrispondono a diverse fasi di redazione dell’opera.

197

Il nome dell’ultimo discendente di Eraclio non era Giustino III, come scrive Pomponio, ma Giustiniano II, vd. NIUTTA 2002a p. 327 e n. 22.

198

Lo stesso Sabellico ha ricordato nella lettera a Morosini l’incarico ricevuto: Commendauit mihi per

litteras suos Caesares Pomponius Laetus [...]. «In meis – inquit – Caesaribus utere iudicio tuo tuaque lima castigatissima, qua nihil accuratius nostra nouit aetas non repugno, sed acquiesco ingenio exercitatissimo exactissimoque. Corrige igitur, emenda, subeasque officium non lectoris, sed auctoris putaque libellum a te amicissimo publicari, qui diligentia ueteres prouocas», vd. Sabellico in

all’uso di una nuova fonte, l’Epitome storica del bizantino Giovanni Zonara, scritta agli inizi del XII secolo da cui riprende interi passi in traduzione latina199.

In effetti l’interesse per la storia romana, e in particolare per l’età imperiale, è dimostrato dal proliferare in età umanistica di manoscritti e poi di edizioni a stampa di Svetonio e dell’Historia Augusta, mentre la lacuna fra le due opere era stata colmata dalla traduzione in latino delle vite di Nerva e di Traiano scritte da Cassio Dione.

Pomponio con quest’opera offrì per la prima volta un racconto continuo, inserendo tra l’altro, dopo il capitolo su Eraclio, anche una biografia di Maometto, in gran parte desunta da Zonara, che godette di una certa fortuna e di una diffusione a parte, perché fu la prima a circolare in Occidente200.

Nella premessa dell’editio, inoltre, Pomponio spiega il compito e l’utilità della storia che egli ritiene necessaria per conservare la memoria del passato, utile a condannare i vizi e funzionale ad esaltare le virtù201; poi prende in considerazione lo stile di alcuni tra i più importanti storici dell’antichità, dicendo, a proposito del suo, di voler essere conciso e lontano dall’ornato202.

199

Sulle fonti del Compendium e il metodo di Pomponio vd. NIUTTA 2002a pp. 340-348. 200

Biondo Flavio aveva dedicato a Maometto solo poche parole, definendolo un riformatore religioso e un trascinatore di folle (Historiae ab inclinatione Romanorum imperii, Basileae, H. Froben et N. Episcopius, 1559 p. 123), vd. NIUTTA 2011 p. 157 n. 77.

201

Solet quaeri ab studiosis uiris utilis ne sit historia. Nos uero non modo utilem et frugiferam, sed

necessariam mortalibus esse contendimus [...] In ea enim est imitatio uiuendi, uitia detestatur, uirtutes ardore quodam imitationis effert, et cum rebus omnibus tempora uetustatemque afferant, historia numero annorum admirabilior est, et sanctior habetur, Caesares, Basileae 1546, p. 432.

202

Laudatur etiam in historia breuitas, quae sit aperta et lucida, ut illa Crispi Sallustii. Liuius modo

breuis, modo copiosus, plus eloquentiae addidit. Sunt et alii candidi, alii nimis phalerati et tumidi. Veterum simplicitas, ut fuit M. Catonis et Q. Fabii, interiit, Caesares, Basileae 1546, p. 432, vd.

ZABUGHIN 1910-1912 pp. 230-231 e ACCAME 2008 pp. 159-162; per il pensiero storico-politico di Pomponio e per la sua concezione della storia come magistra uitae si legga LOVITO 2005 pp. 53-82. Inoltre, la concezione pomponiana della storia e della storiografia si può cogliere anche dalle annotazioni che si trovano ai margini di tre copie dell’edizione delle opere di Sallustio stampata da Eucario Silber nel 1490 (HC 14217*; IGI 8559; ISTC is00075000): l’incunabolo Rossiano 441 della Biblioteca Apostolica Vaticana, l’esemplare della Pierpont Morgan Library di New York, Acc. 51414.2 e quello della Biblioteca estense di Modena, Gamma B 6 25. Forse, queste note, che consistono in citazioni da autori antichi, con qualche considerazione personale, e in elenchi di scrittori greci e romani, dovevano servire da introduzione ad un corso su Sallustio, ma le stesse costituivano anche un abbondante materiale per la stesura dei futuri Caesares. Vd. OSMOND 2003, pp. 35-49 per un’analisi delle annotazioni presenti nell’incunabolo Vaticano Rossiano 441 e, in particolare, per il significato di ἱστορέω p. 36. Per un elenco delle annotazioni sallustiane di Pomponio vd. OSMOND- ULERY 2003 e, in particolare, per le annotazioni presenti nell’incunabolo della Pierpont Morgan Library di New York vd. ULERY 2003 pp. 13-33. Ancora note in parte simili con riflessioni di carattere storico si trovano nel bifolio posto all’inizio dell’Inc. II 111 della Biblioteca Apostolica Vaticana (Venezia presso Battista de Tortis, 23 dicembre 1481, HC *14211), vd. ZABUGHIN 1910-1912 p. 230 e FARENGA 2003 p. 7. Inoltre, per la critica dei Caesares sono importanti anche le annotazioni autografe nei margini del codice di Claudiano, il Vat. lat. 3311 e in quelli di un esemplare dell’editio princeps del poeta uscita a Vicenza il 27 maggio 1482 (HC 5370; IGI 3010; ISTC ic00701000), Inc. III 19 della

I.2.4.4. De magistratibus, sacerdotiis, iurisperitis et legibus ad M. Pantagathum