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L’ESEGESI A LUCANO PRIMA DI POMPONIO LETO

II.2. La prima esegesi lucanea (I-VII sec circa)

Venturi me teque legent; Pharsalia nostra/uiuet, et a nullo tenebris damnabimur aeuo6; con queste parole Lucano stesso sancì l’immortalità della sua opera, la quale, fin dal suo primo apparire, fu destinata a suscitare plausi e consensi, critiche e polemiche.

Certamente, una delle prime testimonianze, nella storia della fortuna di Lucano è rappresentata dal Satyricon di Petronio, allorquando il poeta Eumolpo, criticando le tendenze artistiche dei poeti che tendevano a distaccarsi dalla tradizione ricorrendo ad uno stile pieno di sententiae, più simile ad una controuersia che ad un carmen7, colpì anche la poesia di Lucano8.

La mancanza di un apparato mitologico-divino nel poema lucaneo e la tendenza del cordovese a ricorrere a sententiae spinsero molti, tra cui lo stesso Quintiliano, a considerarlo un orator, oppure un historicus/historiographus9 piuttosto che un poeta,

alimentando in tal modo una polemica destinata a protrarsi fino al Medioevo e oltre10. In altre testimonianze, invece, più o meno coeve a Lucano, quali quella di Marziale e Stazio11, si tessono le lodi del poeta difendendo al contrario il suo stile e la sua opera12;

6

Pharsalia, IX 985-986. 7

VINCHESI 1976pp. 41-46; SULLIVAN 1968p. 169 ritiene addirittura di poter individuare nelle parole di Eumolpo dei precisi riferimenti alla vita di Lucano.

8

Petronio, Satyricon 118.

9 Come prova che Lucano fu considerato uno historicus si ha la sua presenza in Tacito ed in Floro, vd. VINCHESI 1976pp. 59-64.

10 Quintiliano, Institutio Oratoria 10, 1, 91: Lucanus ardens et concitatus et sententiis clarissimus et, ut

dicam quod sentio, magis oratoribus quam poetis imitandus. Servio, comm. in Verg. Aen. 1, 382, considerava

Lucano uno storico: Lucanus namque ideo in numero poetarum esse non meruit, quia uidetur historiam

composuisse, non poema. Lo stesso giudizio toccò anche ad Isidoro di Siviglia, Etimologiae 8, 7, 10: Vnde et Lucanus ideo in numero poetarum non ponitur, quia uidetur historias conposuisse, non poema.

Probabilmente questi giudizi antichi erano fondati sull’opinione di Aristotele secondo cui per far poesia non basta scrivere in metrica ma è la materia che deve essere “poetica”; infatti se l’opera storica di Erodoto fosse messa in versi essa comunque non sarebbe un’opera poetica, cf. Poet. 1451b. Il giudizio su Lucano, però, non è da considerarsi necessariamente negativo, vd. D’ANGELO 1999 p. 391-392 n.17. La suddetta questione si protrasse anche oltre, vd. ad esempio, i paragrafi successivi del presente lavoro per i giudizi dati dai commentatori di Lucano. Dante nella Divina Commedia collocò Lucano all’ultimo posto nella “bella scola” di Omero, mostrandosi sensibile alla questione e considerandolo un poeta (Inf. IV, 88-90). Per una panoramica sull’argomento vd. almeno MATTHEWS SANFORD 1931pp. 233-257, MARTI 1941pp. 245-254 e MARCHESI 2011pp. 481-490. Per la figura di Lucano nel Medioevo in generale vd. D’ANGELO 2011 pp. 465- 480, e con particolare attenzione all’epica francese vd. invece CROSLAND 1930.

11 Stazio, Siluae 2, praef : ego non potui maiorem tanti auctoris habere reuerentiam quam quod laudes eius

dicturus hexametros meos timui. Haec qualiacumque sunt, Melior carissime, si tibi non displicuerint, a te publicum accipiant; sin minus, ad me reuertantur.

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entrambi gli autori, infatti, celebrarono Lucano nel giorno del suo compleanno su commissione della vedova Polla Argentaria13.

Interessante, inoltre, è anche la presenza di citazioni lucanee nel commentario a Persio, opera di Cornuto, il quale fu maestro sia dell’autore di satire che dello stesso Lucano14.

Agli inizi del II secolo, poi, in seguito alla diffusione del culto della letteratura antica e dell’arcaismo linguistico, lo stile asianeggiante di Lucano non venne visto di buon occhio, così che Frontone diede un giudizio severo e reciso sullo stile sovraccarico del cordovese e Gellio non fece alcun cenno all’autore della Pharsalia nella sua opera15

. A questo periodo, infatti, in linea con la tendenza, si può ascrivere una biografia lucanea frammentaria attribuita generalmente a Svetonio la quale si mostra abbastanza negativa nei confronti del poeta16.

Nel IV secolo, però, in concomitanza con la rinascita classicistica, si ebbe una nuova ripresa di Lucano, come ci dimostra chiaramente la sua presenza in Servio17 e in Lattanzio Placido (le cui glosse presentano il più alto numero di riferimenti lucanei dopo il commento di Servio)18.

E proprio nel IV secolo, possiamo collocare, stando a Wendel19, un commentatore di Lucano, chiamato Polemone e citato dal greco Giovanni Lido (vissuto nella Costantinopoli di VI secolo) nel suo De magistratibus.

Quest’ultimo ha inserito nella sua opera una serie di citazioni della Pharsalia relative soprattutto a notazioni di carattere geografico ed erudito; a proposito di De

magistr. 3, 4620, in particolare egli ha fatto riferimento alle spiegazioni fornite da un commentatore di Lucano, Polemone, a noi altrimenti sconosciuto21.

13

In particolare BUCHHEIT 1960 p. 231 n. 3 ipotizzò che Polla commissionò a Marziale, a Stazio e ad altri poeti del tempo un numero di componimenti commemorativi in occasione del 50° compleanno di Lucano e che tutti scrissero intorno all’89 d.C. circa, cf. cap. V.

14 Nel commentario si contano ben 4 citazioni lucanee: Phars. II, 281; III,3; V, 72-73 e X,163. 15

VINCHESI 1976p. 64; Frontone, Ad M. Antonino de orationibus 6: [...] Annaee, quis finis erit? Aut si nullus

finis nec modus seruandus est, cur non addis “et similes lituos”? Addas licet “et carmina nota tubarum”. Sed et loricas et conos et enses et balteos et omnem armorum suppellectilem sequere.

16

Vd. V.2. 17

Vd. VINCHESI 1979 p. 2 e 1981a p. 62. Anche ZETZEL 1981pp.171-200 ritiene probabile che Servio potesse svolgere lezioni anche su Lucano, Stazio e Giovenale; in particolare, poi, a p. 273 n. 26 Zetzel afferma che la popolarità di Lucano, come quella di Stazio e Giovenale, si affermò solo tra IV e V secolo quando venne approntato il primo commentario al poeta cordovese.

18 Vd. ARIEMMA 2004pp. 171- 191. 19 WENDEL 1952,s.v. Polemon, pp. 1357-1358. 20                                         

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La Vinchesi ha espresso dei dubbi circa l’epoca in cui collocare l’effettiva fioritura di Polemone, ma si è mostrata abbastanza sicura nel ritenere che egli abbia certamente scritto un commento a Lucano22.

Ancora, anche San Girolamo, oltre ad inserire nelle sue opere citazioni lucanee, per lo più di carattere sentenzioso23, testimonia di conoscere lavori di interpretazione e di critica su Lucano circolanti alla sua epoca24.

Tutto ciò, dunque, proverebbe l’esistenza di materiali esegetici lucanei precedenti il nucleo di scolii di X e XI secolo a noi giunti e dimostrerebbe che proprio all’epoca di Servio possa essersi formato il primo nucleo di materiale scoliastico dedicato alla

Pharsalia, quale che ne sia stato l’autore; la Marti, per esempio, pensò ad un certo Vacca,

un grammatico di epoca incerta (le ipotesi oscillano dal I al VI secolo d.C.), che scrisse una biografia di Lucano25; questa ipotesi, però, oggi non è più considerata del tutto accettabile26.

La presenza di Lucano in Servio, inoltre, testimonia anche la circolazione del testo lucaneo in un’epoca anteriore al IX secolo, a cui risalgono i manoscritti lucanei completi più autorevoli27; e ancora, è importante anche per il fatto che Servio mostra di conoscere un Lucano la cui tradizione manoscritta appare già ben consolidata rispetto ai testimoni dei secoli successivi28.

Inoltre, un possibile inserimento di Lucano nel canone degli auctores a partire dal IV secolo è provato anche dalla sua presenza presso i grammatici tardo-antichi, come si è potuto constatare praticando uno spoglio degli indici di Keil29, tra cui soprattutto Prisciano30; e più tardi anche in Isidoro di Siviglia31.

                           . 21 Secondo

SCHANZ-HOSIUS 1935, II p. 504, Polemone sarebbe stato piuttosto un retore menzionato da Eusebio-Girolamo (Chron. 282, 25) e vissuto nell’età di Adriano.

22

VINCHESI 1981b pp. 73-75. 23 Vd.

VINCHESI 1979 pp. 38-40.

24 Hier. Contr. Ruf. 1,16: Puto quod puer legeris Aspri in Virgilium et Sallustium commentarios, Vulcatii in

orationes Ciceronis, Victorini in dialogos eius, et in Terentii comoedias praeceptoris mei Donati, aeque in Virgilium, et aliorum in alios, Plautum, Lucretium, Flaccum, Persium, atque Lucanum.

25 Vd. V.2.

26 L’attribuzione a Vacca si trova in

MARTI 1950, pp. 198-214 ; a dubitare di ciò è BRUGNOLI 1998, pp. 35-51. Ma una buona sintesi su tutta la questione è fornita da WERNER 1994, pp. 343-368.

27 Per i manoscritti lucanei di IX secolo vd.

GOTOFF 1971. 28

ESPOSITO 2011pp.453-464. 29

Citazioni lucanee in Probo (25), Foca (7), Eutico (7), Fragmenta Bobiensia (6), Cledonio (5), Consentius (4), Diomede (3), Sergius (3), Marius Plotius (3), Ars anonyma (3), Mario Vittorino (2), Massimo Vittorino (2), Beda (2), Carisio (1), Pompeo (1), Augustinus (1), De dubiis nominibus (1), Caper et Agroecius (1),

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II.3. Nuclei di scolii precedenti il commentario d’Arnolfo d’Orléans