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2. Mario Vargas Llosa

2.2. Mario Vargas Llosa scrittore

2.2.1 Il contesto letterario

Prima dell’arrivo di Mario Vargas Llosa la narrativa peruviana, nonostante l’opera di Ciro Alegría e di José María Arguedas, era ancora praticamente sconosciuta180.

Negli anni venti e trenta sorge in Perù un gruppo di scrittori che diviene noto al pubblico con la definizione di “generazione del 50”. Tra i suoi rappresentanti ricordiamo Oswaldo Reynoso, Sebastián Salazar Bondy ed Enrique Congrains Martín.

La generazione del 50 dà vita a un gruppo omogeneo che condivide una stessa estrazione sociale (classe media della borghesia), studi comuni (lettere o diritto) e comuni interessi (incontri letterari, letture

178 Vargas Llosa, Mario (1993) El pez en el agua. Memorias, Barcellona, Seix

Barral, p.49

179 Per una bibliografia delle opere sui lavori letterari di Vargas Llosa vedi il sito

ufficiale di Mario Vargas Llosa, www.mvargasllosa.com.

180 Non altrettanto si può dire della poesia, grazie al prestigio e alla fama

pubbliche)181. La narrativa è di stampo prevalentemente realistico e i

modelli di riferimento sono Borges, Hemingway e Arreola. Il gruppo di scrittori peruviani è accomunato da una stessa esperienza politico- culturale, ovvero dall’apertura goduta in seguito alla prima guerra mondiale grazie alla breve esperienza democratica vissuta dal paese con il presidente Bustamante, che consente ai giovani narratori di conoscere meglio le opere anglosassoni (Joyce, Faulkner, Lawrence, Dos Passos ed Hemingway), l’esistenzialismo francese e la narrativa kafkiana.

Da un punto di vista tematico, il grande interesse dei narratori peruviani del Cinquanta rimane la città. La metropoli babilonica, con le sue condizioni subumane di vita, è al centro della loro attenzione, così come la faticosa nascita di una nuova classe media e il decadimento di quella aristocratica. I personaggi principali sono gli emarginati della metropoli e i delinquenti, ma soprattutto gli adolescenti, che si muovono in gruppo e che vivono in un mondo dominato da violenza e sesso.

Tra i tratti comuni della generazione del 50 rientrano una presa di distanza dal racconto indigenista, l’introduzione del tema urbano, con una particolare attenzione alla vita di quartiere, la predilezione per il realismo e la denuncia socio-politica, l’approfondimento psicologico dei personaggi e un uso (anche se embrionale) di tecniche moderne, come il monologo interiore182.

La generazione del 50 pensa alla letteratura come a un’arma di denuncia sociale, e coltiva un realismo neonaturalista con cui mira a

181 Núñez, E. (1965) La literatura peruana en el siglo XX, Messico, Pormaca,

p.130.

182 Gnutzmann, R. (1992) Cómo leer a Mario Vargas Llosa, Madrid, Ediciones

descrivere l’ingiustizia e il degrado della vita peruviana. Tra le opere più significative in questo senso ricordiamo Lima, hora cero, di Enrique Congrains (1954); La batalla, di Carlos Zavaleta (1954), Los

gallinazos sin plumas, di Julio Ramón Ribeyro (1955); Nahuín, di

Eleodoro Vargas Vicuña (1953) o Náufragos y sobrevivientes, di Sebastián Salazar Bondy (1954). Si tratta per lo più di raccolte di racconti ambientati in scenari urbani; a questi scritti Vargas Llosa deve la scoperta della città e della sua immagine più dolorosa e violenta.

Già il titolo Lima, hora cero dell’opera di Congrains Martin sembra essere una dichiarazione di intenti: Lima è una società convulsa che si è trasformata in un’escrescenza mostruosa che rivela lo stato di decomposizione generale del paese. Sono molte le ragioni che possono spiegare la crisi della città e dei suoi abitanti, prima su tutte la presenza del generale Odría, che governa con mano dura il paese dopo aver messo fine a un’effimera speranza democratica. Tutti gli intellettuali sono oggetto di persecuzione, e l’ambiente culturale è irrespirabile, se non addirittura inesistente; c’è un esodo di massa dalle campagne, e decine di migliaia di indios e meticci arrivano dalle montagne in città, fondando baraccopoli per sopravvivere. Lima non è più la capitale comoda e piena di agi in cui gli indios sono reclutati per il servizio domestico delle classi più benestanti; è diventata una città che riflette drammaticamente le contraddizioni sociali e le pressioni a cui è sottomessa dalla massa di disperati in arrivo dalle montagne. È una situazione che porta alla nascita della delinquenza giovanile, a uno scontro culturale, all’aumento della disoccupazione, a una richiesta crescente di servizi sociali. Gli scrittori della generazione del Cinquanta vogliono testimoniare questa situazione inquietante che colpisce il paese.

A causa delle difficoltà socio-economiche dei membri della generazione del 50, la loro produzione rimane scarsa. Lo stesso Mario Vargas Llosa, in un articolo dedicato alla morte di Salazar Bondy, descrive lo scrittore di quell’epoca come un essere anomalo e un paria, senza editore o pubblico, legato a una società analfabeta e senza interessi culturali183. Non è un caso che il suo romanzo La tía

Julia y el escribidor sia ambientato nel Perù degli anni cinquanta,

periodo di apprendistato letterario e giornalistico dello scrittore, in cui l’atmosfera regnante nel paese è descritta in toni molto critici.

La generazione del 50 stimola l’immaginazione e la vocazione letteraria di Mario Vargas Llosa con la sua visione realistica della società peruviana, soprattutto quella di Lima; sono influenze visibili nei primi racconti dello scrittore (Los Jefes, Los cachorros). Eppure, il suo progetto letterario si dimostra da subito abbastanza diverso: se da un lato la tematica della vita urbana di Lima, l’analisi della crisi sociale e morale della società peruviana lo accomuna agli esponenti della generazione del 50, dall’altro Vargas Llosa si distingue per l’uso di tecniche narrative innovatrici. La sua opera abbandona il modello di rappresentazione e lo schema intellettuale forse troppo semplicistico del gruppo. I romanzi di Vargas Llosa chiariscono da subito e in un continuo crescendo la sua indipendenza estetica, grazie anche allo stimolo europeo e alla scoperta di altre forme, idee e modelli tra cui quello di Flaubert (da un punto di vista stilistico) o Sartre (da un punto di vista ideologico). A proposito dell’influenza esercitata su Vargas Llosa dallo scrittore francese in contrapposizione ai modelli della generazione del Cinquanta, Vargas Llosa scrive,

183 Vargas Llosa, Mario (1983) Contra viento y marea. Volumen I, Barcellona,

all’inizio del saggio di cui proponiamo una traduzione nel terzo capitolo:

¿Qué podían darle esas obras a un adolescente latinoamericano? ¿Podían salvarlo de la provincia, inmunizarlo contra la visión folklórica, desencantarlo de esa literatura colorista, superficial, de esquema maniqueo y hechura simplona – Rómulo Gallegos, Eustasio Rivera, Jorge Icaza, Ciro Alegría, Güiraldes, los dos Arguedas, el proprio Asturias de después de El señor presidente – que todavía servía de modelo y que repetía, sin saberlo, los temas y maneras del naturalismo europeo importado medio siglo atrás?

Gli esponenti della generazione del 50 non riscuotono un grande successo, e dopo alcuni anni di attività la maggior parte di loro smetterà persino di scrivere. La fine “ufficiale” della generazione del 50 arriva nel 1963 con la comparsa di La ciudad y los perros, il primo romanzo di Vargas Llosa che dà alla narrativa peruviana una proiezione internazionale.

Del gruppo dei narratori della stessa età di Vargas Llosa, solo uno riuscirà a pubblicare un romanzo – Luis Loayza, Una piel de serpente, nel 1964. Un altro importante nome nella letteratura peruviana dell’epoca è Oswaldo Reynoso, che in molti considerano una vera novità nel panorama letterario del paese184.

È interessante ricordare il rapporto conflittuale che lega molti scrittori peruviani al loro paese. La maggior parte di loro, Vargas Llosa compreso, ha sempre vissuto in uno stato di perenne conflitto con il Perù185: i liberali del 1850 soffrono la prigione o l’esilio; alla fine del

XIX secolo, Francisco García Calderón vive buona parte della sua vita

184 Ben altra situazione, come già detto, è quella in cui versa la poesia, con

Javier Heraud, Carlos Germán Belli, Antonio Cisneros e César Calvo.

185 Béjar, H. (2003) “Vargas Llosa ou le conflit permanent”, in Mario Vargas

in Francia, dove scrive la sua opera più importante, Le Pérou, in francese. Manuel González Prada passa la sua intera esistenza in conflitto con la società del suo tempo, che considera fanatica e ipocrita. José Carlos Mariátegui muore mentre cerca rifugio in Argentina. Anche César Vallejo muore in miseria a Parigi, e José María Arguedas finisce per suicidarsi. La ragione di questo rapporto conflittuale con la patria è da ritrovarsi nella profonda disuguaglianza e nella povertà che colpisce buona parte della società del paese, due elementi presenti anche nell’opera di Vargas Llosa.

Il rapporto che lega Vargas Llosa alla generazione del Cinquanta è quindi quantomeno ambiguo. Cronologicamente egli è molto vicino agli esponenti di questa generazione, a cui d’altro canto è legato da vincoli personali; il clima sociale in cui è immersa la generazione del cinquanta fa parte a pieno titolo dell’esperienza biografica di Vargas Llosa, e ne provoca i primi malesseri intellettuali. Eppure Vargas Llosa rimarrà sempre al margine di questo gruppo, perché mentre gli esponenti della generazione del 50 credono, almeno per un certo periodo, nella possibilità di arrivare alla redenzione attraverso la letteratura, Vargas Llosa decide fin dal primo momento che la sua scrittura deve essere disinteressata e non dev’essere mossa dalla volontà di dimostrare alcuna “tesi” di stampo sociale. Lo scrittore peruviano spiega questa sua idea di letteratura commentando Tirant

lo Blanc:

Martorell es también un novelista desinteresado: no pretende demostrar nada, sólo quiere mostrar. Lo que significa que aunque está en todas partes de esa realidad total que escribe, su presencia es (casi) invisibile…El primer requisito para que un autor sea invisible es que sea imparcial frente a lo que ocurre en el mundo de la ficción186.

186 Vargas Llosa, M. (1991) Carta de batalla para Tirant lo Blanc, Barcellona,

2.2.2 Tematiche ricorrenti dell’opera letteraria (e non)

di Mario Vargas Llosa

Tenendo sempre conto dell’ingente produzione letteraria di Mario Vargas Llosa, risulta davvero difficile riassumere tutte le tematiche da lui affrontate nel corso del tempo. Anche la letteratura critica prodotta a questo proposito è letteralmente sterminata187.

Abbiamo comunque individuato, anche sulla base dei lavori critici pubblicati a questo proposito188, quattro grandi temi che attraversano

l’intera opera di Mario Vargas Llosa e che sono riscontrabili anche nei testi da noi scelti per la pratica della traduzione. Sono tematiche che si manifestano diversamente sia nella produzione letteraria che in quella giornalistica: l’avversione al potere; l’elemento autobiografico; la riflessione sul ruolo dello scrittore; il primato della libertà individuale.

L’avversione al potere

Mario Vargas Llosa dimostra all’interno delle sue opere una forte avversione verso tutte le forme di potere. In particolare i regimi dittatoriali189 e il potere militare sono stati fin dall’inizio della sua

187 Secondo il sito ufficiale dello scrittore, www.mvargasllosa.com, il primo

articolo di critica letteraria su Mario Vargas Llosa risale al 1965. Impossibile farne un elenco esaustivo, impresa in cui non si cimentano neanche i curatori della pagina web.

188 In particolare Gnutzmann, R. (1992) Cómo leer a Mario Vargas Llosa, Madrid,

Ediciones Júcar; Armas Marcelo, J. J. (1991) Vargas Llosa: el vicio de escribir, Madrid, Santillana; Fernández, C. M. (1977) Aproximación formal a la novelística de Vargas Llosa, Madrid, Editora Nacional; Martín, J. L. (1974) La narrativa de Mario Vargas Llosa. Acercamiento estilístico, Madrid, Gredos; Oviedo, José Miguel (1982) Mario Vargas Llosa: la invención de una realidad, Barcellona, Seix Barral; Pereira, A. (1981) La concepción literaria de Mario Vargas Llosa, Messico, Universidad Nacional Autónoma de México.

189 Il potere dittatoriale e la figura del dittatore è un tema che hanno affrontato

moltissimi scrittori, in particolare quelli dell’America Latina: basti citare Gabriel García Márquez e il suo El otoño del patriarca (1975), Augusto Roa Bastos, con Yo, el Supremo (1985), o Alejo Carpentier, El derecho de asilo (1972).

carriera di scrittore il bersaglio della sua penna. L’avversione reale nei confronti dell’ambiente militare fu anche una delle cause della sua sconfitta alle elezioni del 1990.

Solo per citare tre opere in cui questa avversione al potere e ai regimi dittatoriali è estremamente evidente ricordiamo qui La ciudad y

los perros (potere militare e in parte anche religioso), Conversación en la Catedral e La fiesta del Chivo (potere dittatoriale).

A proposito del potere dittatoriale nella letteratura, lo stesso Vargas Llosa ammette:

Desgraciadamente la dictadura es un subgénero que no esta agotado. Mientras haya dictadores y ese fenómeno esté como una "Espada de Damocles" sobre las sociedades latinoamericanas, la novela del dictador va a continuar muy viva en América Latina190.

Anche nella sua produzione giornalistica Vargas Llosa ripropone questa tematica, denunciando gli abusi commessi da diversi personaggi al potere: nella sola America Latina, ancora oggi Fidel Castro e Hugo Chávez sono due ottimi esempi di governanti presi di mira dallo scrittore peruviano. Anche il reportage oggetto della nostra traduzione nel terzo capitolo, Diario de Irak, affronta la questione del potere dittatoriale.

190 Martínez, S. (2000) “Mario Vargas Llosa indaga en la mente de los dictadores

latinoamericanos: ‘Escribiendo sobre Trujillo he escrito sobre todos los dictadores’”, Babab, n.2.

L’elemento autobiografico

A partire dai primi racconti (come Los Jefes) e romanzi (La ciudad y

los perros), l’elemento autobiografico rimane una costante della

produzione letteraria di Vargas Llosa:

First, personal experience is always the raw material for what I write. All my fiction – short stories, novels or plays – began as personal experience191.

In alcuni casi il fenomeno è estremamente evidente: un buon esempio è il romanzo La tía Julia y el escribidor in cui la finzione narrativa si lega al ricordo dei primi anni da scrittore di Vargas Llosa192, o lo stesso La ciudad y los perros, romanzo che si svolge nel

collegio militare in cui egli aveva studiato.

Il continuo riferimento all’esperienza personale rimane una costante anche nella produzione giornalistica: i primi due testi scelti per la traduzione nel terzo capitolo, il saggio El Mandarín e il reportage Diario de Irak, dimostrano come anche le riflessioni giornalistiche di Vargas Llosa su politica e letteratura partano sempre dal suo vissuto personale.

La riflessione sul ruolo dello scrittore

Una terza tematica che attraversa l’opera di Vargas Llosa è la riflessione sul ruolo dello scrittore.

L’esempio più evidente da un punto di vista letterario è forse ancora una volta La tía Julia y el escribidor, un romanzo in cui Vargas Llosa contrappone due diverse concezioni della scrittura: da un lato

191 M.V. Llosa cit. in Hernández de López, A. (1994) (a cura di), Mario Vargas

Llosa, ópera omnia, Madrid, Editorial Pliegos, p.11

192 Correa, R.E. (1994) “La tía Julia y el escribidor: la autoconciencia de la

escritura” in Mario Vargas Llosa, ópera omnia, a cura di A. Hernández de López, Madrid, Editorial Pliegos, pp.203-213.

quella di Varguitas, il suo alter ego letterario, dall’altro quella dello scrittore di radioromanzi Pedro Camacho 193 . Non manca una

riflessione sul ruolo della letteratura e dello scrittore neanche in

Historia de Mayta (anche questo oggetto della nostra traduzione).

Da un punto di vista giornalistico le riflessioni sul ruolo dello scrittore attraversano in particolare le critiche letterarie di Vargas Llosa, un genere giornalistico che non prendiamo qui in esame per la sua specificità ma che è da sempre molto caro allo scrittore peruviano.

Il primato della libertà individuale

Un’ultima tematica ricorrente negli scritti di Mario Vargas Llosa è quella del primato della libertà dell’individuo su ogni tipo di organizzazione collettiva. Nella sua opera letteraria un buon esempio di dimostrazione della distorsione a cui porta l’azione di gruppo è ancora una volta Historia de Mayta.

Dal punto di vista giornalistico e politico, come abbiamo visto, Vargas Llosa non perde occasione per schierarsi a favore del primato della libertà individuale su ogni forma di organizzazione collettiva (basti qui ricordare i molti articoli riguardanti la polemica tra Sartre e Camus).