• Non ci sono risultati.

Il mito dell’antistato: l’onesta società criminale

Nella comunità siberiana s’impara a uccidere da piccoli. La nostra filosofia di vita ha un rapporto stretto con la morte, ai bambini viene insegnato che il rischio e la morte sono cose legate all’esistenza, e quindi togliere la vita a qualcuno o morire è una cosa normale, se c’è un motivo valido.128

Il mito della piccola Siberia, ricostituitasi in Transnistria negli anni Trenta dopo la deportazione di massa 129 si alimenta nelle pagine di Lilin dell’equazione fra

violenza e naturalità. Il rapporto degli adulti nei confronti dei bambini, a cui la vio- lenza non viene celata e che vengono iniziati per gradi al suo uso corretto, sta alla ba- se della società denominata dei criminali onesti. Questo ossimoro rivela la sponda bi- fronte dalla quale è possibile valutare il fenomeno sociale: società criminale se giudi-

128 N. Lilin, Educazione siberiana, cit., p. 20.

129 In Educazione siberiana, cit., pp. 63 – 66, è riportato il racconto di nonno Kuzja, un cri-

minale anziano che abita nello stesso quartiere del protagonista a Fiume Basso. Il vecchio ricorda l’arrivo dei militari sovietici nel suo paese siberiano, il saccheggio dei beni, l’incendio delle case e la deportazione di tutti gli abitanti in Bessarabia ovvero in Transnistria.

192

cata secondo le leggi sovietiche e, al contrario, onesta se valutata secondo la legge della natura che premia la forza individuale e che riconosce come unica forma di proprietà i beni che l’individuo riesce ad ottenere nella sua lotta per la sopravviven- za. I criminali siberiani svaligiando i convogli statali o assaltando le banche oppon- gono dunque una sana e manifesta violenza alla violenza occulta e ipocrita della cor- ruzione e della repressione comunista. Oltre che dell’esempio adulto l’educazione si- beriana si sostanzia anche di un patrimonio letterario in cui i personaggi positivi ap- partengono a una sorta di anti-stato:

Molte fiabe siberiane parlano dello scontro mortale tra criminali e rappresen- tanti del governo, dei rischi che si corrono ogni giorno con dignità e onestà, della fortuna di quelli che alla fine hanno preso il bottino e sono rimasti vivi, e della “buo- na memoria” per quelli che sono morti senza mollare gli amici in difficoltà. Attra- verso queste fiabe i bambini percepiscono i valori che danno senso alla vita dei cri- minali siberiani: rispetto, coraggio, amicizia, dedizione.130

I valori elencati sono tipici di una società gerarchizzata in cui i giovani accet- tano senza metterlo in discussione il potere dei vecchi e in cui la conservazione, no- bilitata sotto forma di dedizione, si propone come collante ideologico del gruppo. Poco importa che questa forma di visione ideale possa essere sostenibile solo a patto di una semplificazione che presenta la società sovietica come divisa da un bipolari- smo assoluto fra apparato e contro-apparato. Tertium non datur: da un lato tutti colo- ro, in primis ovviamente i poliziotti, che sono parte del “sistema” e ne traggono un vantaggio economico, dall’altro i criminali che al sistema si oppongono con reati

contro la proprietà statale che vengono presentati come atti ideologici più che come appropriazioni indebite. Il piccolo mondo di Educazione siberiana non conosce cit- tadini onesti e ignora la categoria degli oppositori politici. Esistono casomai altri criminali che rappresentano una forma di degenerazione di un primitivo anelito liber- tario che solo la malavita siberiana è riuscita a mantenere: si tratta di tutti coloro che sono attratti dal gran giro di soldi del mercato della droga e della prostituzione. D’altra parte l’anticomunismo della criminalità siberiana non si traduce in nessuna apertura verso la realtà politica ed economica che più lo ha contrastato nella storia della contemporaneità: gli Stati Uniti d’America rappresentano infatti soltanto un’altra forma di organizzazione del potere statale che ingabbia l’individuo. Esistono dunque al mondo due possibilità: far parte della società criminale siberiana o cercare la libertà nella natura continuando ad agire in modo predatorio. Infatti “la caccia è un processo depurativo che aiuta una persona a tornare al livello in cui si trovava l’uomo quando Dio lo ha creato”131.

Il paradigma storico di Educazione siberiana contempla dunque un Eden bi- blico e una cacciata che coincide con la nascita dello stato, nella fattispecie sovietico, all’interno del quale resiste comunque una comunità di giusti, una sorta di popolo di Dio che mostra difatti una straordinaria religiosità sincretistica in cui le immagini devozionali del cristianesimo, corredate di armi da fuoco e teschi, assolvono a una funzione protettiva e presiedono ai riti della violenza malavitosa.

194

Il carattere favoloso della comunità siberiana è confermato dalle scelte narra- tive dell’autore che a partire dal primo capitolo decide di raccontarne la storia attra- verso due oggetti dai connotati magici: il cappello e il coltello.

La picca, così viene chiamata la storica arma dei criminali siberiani, è un coltello a scatto con una lama lunga e sottile, ed è legato a molte usanze e cerimonie tradizionali […] non si può comprare o avere per propria volontà, si deve meritare. […] Una volta regalata, la picca diventa una specie di personale simbolo di culto, come la croce nella comunità cristiana.132

Come ogni simbolo magico – religioso la picca è presente nei momenti sa- lienti della vita di un individuo: taglia il cordone ombelicale del neonato, assorbe il dolore dell’ammalato, suggella patti importanti fra i criminali, ma viene spezzata al momento della morte del suo proprietario. La lama è posta nella bara, il manico in- vece rimane ai parenti stretti perché servirà a stabilire un ponte col morto e a comu- nicare con lui.

Il cappello a otto triangoli con la visiera, la kepka siberiana, non ha un potere magico altrettanto evidente ma funziona come avviene spesso nella favole da ele- mento identitario ovvero individua l’appartenenza dell’individuo al clan malavitoso dando inoltre vita a una serie di modi di dire attinenti alla vita criminale. Da questi due oggetti si sprigionano storie in cui rivive lo spirito della comunità siberiana, ma è solo con il capitolo dedicato al tatuaggio che il lettore viene a contatto con la sua ri- tualità più profonda.