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La terra di chi?

1. Il contesto riformista

1.1. Il peso delle Tanzimât

Con “epoca delle Tanzimât” si indica il periodo di riorganizzazione dell’Impero ottomano il cui embrionale incipit si registrò a seguito della Guerra russo-turco del 1768–1774. Entrò nel vivo attraverso una serie di riforme pensate tra il 1839 e il 1876, anno in cui Abdul-Hamid II (1842-1918), sultano dal 1876 al 1909, bloccò tale processo sfruttando le rivalità tra le potenze europee e introducendo metodi autoritari che ritardarono la modernizzazione della Turchia di alcuni decenni.

Una delle difficoltà più comuni tra gli storici interessati al processo di modernizzazione che investì l’Impero ottomano è quella di arrivare a una definizione condivisa riguardo alla natura del cambiamento in oggetto. Tale dibattito è direttamente connesso agli stessi concetti di ‘modernizzazione’ e ‘occidentalizzazione’, sovente utilizzati come sinonimi. Benchè si tratti di un tema tuttora motivo di contrasti, vi è oggi una sostanziale concordanza nel ritenere che la componente modernizzatrice che accompagnò il processo iniziale di occidentalizzazione dell’Impero ottomano non vada rintracciata in ciò che l’Europa esportò all’altro, bensì nelle trasformazioni intestine che le varie componenti della società ‘dipendente’ implementarono al fine di adattare se stesse al nuovo quadro.666

Gli strateghi ottomani cercavano soluzioni ai crescenti conflitti interni ed erano allo stesso tempo preoccupati per la progressiva penetrazione delle potenze del vecchio continente: “The European effect upon Jerusalem as a centre during the past year – 664 T

HE BRITISH AND FOREIGN REVIEW, v. IX, n. 17, Taylor, Londra 1839, p. 249.

665 ISA RG 160/2881-P. John Dickson. Gerusalemme, 1 set. 1903. 666 J. B

confermò ad esempio Finn nel 1856 – has been very great”.667

Il primo periodo delle Tanzimât, inaugurato con l’Hatt-ı Şerif di Gülhane del 1839, dunque in una fase storica in cui la Porta era minacciata dall’offensiva di Muhammad Alì, fu focalizzato su temi legati alla sicurezza, al sistema tributario e a porre un freno ai crescenti processi di periferizzazione amministrativa attraverso un sistema di accentramento e sistematicizzazione di tutti gli aspetti burocratici e organizzativi. Gerusalemme, in particolare, conobbe proprio in questa sua fase di accresciuta rilevanza amministrativa e politica una sia pur relativa prosperità economica, accompagnata da una marcata crescita demografica.668

Il processo di ‘modernizzazione’ che prese vita in questa fase fu comunque debole e con uno scarso, se non dannoso, impatto sulla popolazione musulmana. Le riforme andarono infatti a toccare gli apparati istituzionali e non la gente comune. Ciò spiega per quale ragione esse si rivelarono effimere e destinate a venire meno una volta che Muhammad Alì dovette ripiegare in Egitto. Un esempio eclatante dei fallimenti registrati in questa fase storica riguarda il tentativo di eliminare l’iltizam, un sistema di riscossione delle imposte e della ‘öşr (la “decima”), affidato in appalto a concessionari privati, considerato una piaga dell’Impero. Benchè la Porta avesse promesso – tanto nel 1839 quanto nel 1856 – la sua abolizione, nei fatti continuò a essere praticato, a causa dell’assenza di un sistema tributario specializzato.

Se l’Hatt-ı Şerif del 1839 fu in parte ricollegabile alla tradizione islamica669

e in parte ispirato dalle potenze del vecchio continente, la seconda fase riformista, inagurata dall’Hatt-ı Hümayun del 1856, fu sotto molti aspetti un’imposizione anglo-francese, le due potenze che avevano combattuto al fianco della Porta durante la Guerra di Crimea. Al di là dei suoi risvolti positivi connessi allo sviluppo delle comunicazioni e

667 ISA RG 160/2881-P. Finn, Gerusalemme, 7 gen. 1856. Nello stesso dispaccio Finn notò che gli “old

prejudices are abating and liberality of sentiment greatly increased in Jerusalem also, which has been ever since I know of, in advance of other places with respect to toleration of non-Moslem religions”.

668 Lo storico e politico palestinese ‘Āref al-‘Āref (1891–1973) sottolineò che quando la Porta riconquistò

Gerusalemme nel 1840, essa contava circa 22,000 abitanti. Ventuno anni dopo, nel 1861, essi erano circa 68,000. Ā. AL-‘ĀREF, Tarikh al-Quds [La Storia di Gerusalemme], Dār al-Ma’ārif, Il Cairo 1951, p. 118. Anche altre città della regione conobbero un’espansione notevole. Il 29 novembre 1851 il console Finn notò ad esempio che nei precedenti dodici mesi Giaffa “is greatly enlarged, and some of the most expensive dwelling houses in all Palestine have been erected there by native merchants”. ISA RG 160/2881-P.

669 Per un’analisi sulle radici islamiche del primo periodo riformistico cfr. B. A

BU-MANNEH, “The Islamic Roots of the Gulhane Rescript”, in “Die Welt des Islams”, v. 34, n. 2, nov. 1994, pp. 173-203.

A. SCHÖLCH, “The Economic Development of Palestine, 1856-1882”, in “Journal of Palestine Studies”, v. 10, n. 3, primavera 1981, p. 58.

all’aumentata sicurezza, dei principi egalitaristici legati alle maggiori tutele garantite alle minoranze presenti nell’Impero – le riforme miravano tra l’altro a integrare maggiormente i non-musulmani e i non-turchi nelle società ottomana garantendo loro libertà civili e pari diritti670

– e ai tentativi di riformare le basi giuridiche del vivere comune,671 la fase storica inaugurata nel 1856 andò a modificare una serie di equilibri radicati nel tempo. Benchè l’iniziale fase di regressione dell’Impero sia riconducibile a fasi storiche antecedenti – alcuni storici lo hanno ricollegato all’abolizione dei Timar672 è ragionevole sostenere che i nuovi elementi abbiano minato un sistema senza fornire alternative sostenibili. Come scrisse l’economista turco Omer Celal Sarç a proposito del comparto industriale:

The Tanzimat had shaken our oil industry by changing some of the needs of the population and thus had been instrumental in its decline [...] The Tanzimat, although instrumental in the decline of old industry, could not create a modern industry to take its place.673

Anche il secondo periodo riformista, come peraltro accadde per ragioni diverse già in altre precedenti ‘epoche riformiste’,674 si rivelò un sostanziale fallimento. Non solo registrò risultati sovente opposti a quelli auspicati – creò ad esempio le condizioni per un rafforzamento dei poteri locali e la rottura degli equilibri tra le varie confessioni – ma coincise anche con una crescente intrusione negli affari ottomani da parte delle potenze europee.675 In gran parte ciò fu dovuto a una questione generazionale. Fu non a caso solo

670 Hajjar notò che l’Hatt-ı Hümayun e il suo riconoscimento internazionale “sont à l’origine de la

régénération du christianisme oriental contemporain” HAJJAR, Le Christianisme en Orient, cit, p. 105.

671 Riferimento alla Mejelle (1869) e all’interpretazione del codice civile ottomano in chiave europea. 672 Il sistema dei Timar, quasi abbandonato già nel XVII secolo e formalmente abolito nel 1831, prevedeva

che i territori conquistati fossero distribuiti tra i partecipanti alle campagne militari in forma di diritti temporanei sulla terra. Sul tema cfr. B. LEWIS, “Some reflections of the decline of the Ottoman Empire”, in “Studia Islamica”, n. 9, 1958, pp. 111-127.

673 O.C. S

ARÇ, Tanzimât ve Sanayimiz [Le Tanzimât e la nostra industria], in “Tanzimat”, v. I, Istanbul 1941, pp. 423-40 , riprodotto anche in ISSAWI (ed.), The Economic cit., p. 58.

674 L’Impero ottomano conobbe anche in fasi precedenti diverse “epoche riformiste”. Ad esempio

l’introduzione del corpo dei giannizzeri fu pensata per venire incontro a specifiche esigenze riscontrate nel XIV secolo. Tali riforme sovente fallirono in quanto i nuovi dipartimenti governativi, gli inediti sistemi legati alle tasse e i corpi militari creati nelle diverse fasi storiche non sostituirono quelli preesistenti, bensì andarono ad affiancarsi ad essi, creando uno stallo paralizzante all’insegna della conflittualità interna.

con la generazione post-riformista degli anni a cavallo dell’Otto-Novecento, quella che si formò nelle scuole pubbliche create nel periodo delle Tanzimât e che non aveva legami o interessi diretti con la precedente classe dirigente, che fu possibile imbattersi in una reale fase riformista e in movimenti politici di rottura come quello riconducibile ai Giovani Turchi. Proprio la questione delle scuole merita un breve approfondimento. Fino alla metà dell’Ottocento l’élite urbana ricevette un’educazione musulmana tradizionale. Nel 1869 la Porta varò un nuovo programma di educazione di massa – seguendo le linee guida presenti in un rapporto redatto sul tema dal governo francese pochi anni prima – che obbligò tutti i maschi presenti nell’Impero a tre anni di studio nelle scuole ottomane. Ciò mirava a controbilanciare l’influenza esercitata dalle scuole missionarie – soggette a controlli più pressanti a partire da questa fase – e a rafforzare un sentimento di lealtà nei riguardi dell’Impero. Solo tra il 1876 e il 1909 la Porta fondò poco meno di diecimila tra scuole e accademie.

A dispetto dei suoi fallimenti, l’epoca delle Tanzimât innescò dei cambiamenti epocali destinati a cambiare il volto dell’Impero. Il preambolo dell’Hatt-ı Hümayun del 1856 introdusse ad esempio il concetto di patriottismo o “compatriottismo” come vincolo tra i sudditi dell’Impero: un passo risoluto in direzione dell’idea secolare di nazionalità comune soprattutto in Europa. Fu proprio l’esito negativo del processo riformista a esacerbare il senso di alienazione delle minoranze presenti nell’Impero, un sentimento che spinse tali persone a porre una sempre più marcata enfasi sui singoli dialetti parlati dalle varie comunità.

I negativi effetti ai quali si è appena accennato furono con il passare del tempo sempre più evidenti anche agli occhi delle cancellerie europee: “During eighteen years of residence here, as Consul, – notò nel 1875 il console britannico ad Aleppo – I do not hesitate to say that I have never seen the Turkish Rule fall so low as it is at the present”.676

come over the land. The Palestine of the early years of the Survey [of the PEF] hardly now exists. The country is a Levantine land, where Western fabrics, Western ideas, and even Western languages, meet the traveler at every point”. CONDER, Palestine cit., p. 21.

676 TNA FO 195/1067. James H. Skene (1812-1886) all’ambasciatore di Sua Maestà a Costantinopoli

Henry Elliot, 9 ago. 1875. Il documento risale all’epoca del sultano Abdülaziz I, il quale, benchè avesse improntato la sua attività nel tentativo di modernizzare l’Impero in chiave europea, era giudicato nei corridoi di Londra in modo marcatamente negativo: “His temper is violent – scrisse nel 1864 Edmund Hornby all’allora ministro degli Esteri John Russell (1792–1878) – and his prejudices are throughly

Nello specifico contesto palestinese, in questo senso non molto dissimile da altre aree dell’Impero, le riforme portarono a un rafforzamento dei poteri locali e a una accentuazione del gap esistente tra élite urbana e fellaḥin. Ciò si tradusse in una crescente concentrazione di terra nelle mani delle grandi famiglie cittadine e dunque in una diminuzione dell’influenza dei dignitari e degli ‘ālim (dotti religiosi) presenti nei villaggi. In altre parole ciò creò le condizioni per nell’avvio di una progressiva dipendenza delle campagne rispetto alle città e a una frattura/competizione interna tra notabili urbani e rurali. Benchè gli aspetti cardine del sistema socio-culturale della società araba locale rimasero in gran parte intatti, l’innaturale innesto di norme e tradizioni estranee alla cultura locale posero le basi per la successiva disgregazione della comunità palestinese locale. Un percorso descritto nei seguenti termini da Divine:

In the last quarter of the [19th] century, military, administrative, and fiscal reforms locked Palestinians Arabs into an imperial political system with stipulated cultural norms. [...] The first three decades of Ottoman reforms changed Palestine’s imperial status and position and required major adjustments on the part of the population. [..] Social relations became less stable [...] Inequities in market relationships were more visible than ever before.677