La chiesa anglicana di Gerusalemme e il ruolo dei missionar
1. Sulla via di Christ Church
Solo nel 1833, grazie a John Nicolayson (1803-1856),un missionario di origini danesi educato presso la Danish Lutheran Church, venne insediata a Gerusalemme la prima residenza in pianta stabile di un nucleo di protestanti.Diciassette anni dopo, nel 1850,233
data in cui ottennero da parte del sultano ottomano il riconoscimento dello status di
degree barbarous at the present time [...] scarcely any dwelling can be found now, except in the most filthy and distant parts of the city”. TNA FO 78/664. Finn ad Aberdeen (1784-1860), 27 mag. 1846.
230 Nell’ospedale anche “the food of the patients is prepared by Jewish servants”. Nonostante tali
‘accortezze’ i vertici della LJS respinsero le ‘accuse di proselitismo’: “It being no part of the design of this hospital to make proselytes of the Jews, any further than a practical exhibition of the spirit and fruits of Christianity may conduce to an end”. Opuscolo della LJS, Londra 1860. BOL – CMJ – D. 58, n. 1.
231 LPL – TP – 234 – ff. 280-283. “The Hospital for the Jews [...] continues to be a great blessing and
welcome relief to many suffering sons and daughters of Abraham and is indirectly an important auxiliary to the Mission”. Samuel Gobat (vescovo di Gerusalemme) ad Archibald Tait (arcivescovo di Canterbury). Gerusalemme, 21 nov. 1877. Inizialmente l’ospedale venne dedicato quasi esclusivamente al trattamento degli ebrei, per poi accogliere credenti di altre fedi a partire dagli anni ‘50. Il fine era chiaro: “Both in the Hospital and in the House of Industry plenty of New Testaments in the Hebrew tongue are laid on the tables. But while every facility is given to the reading of the Gospels, there is nothing like compulsion”. J. AITON, The lands of the Messiah, Mahomet, and the pope, Fullarton, Londra 1852, p. 319.
232 Per comprendere fino a che punto i rabbini temessero il ‘proselitismo camuffato’ promosso dall’Hospital
for Poor and Sick Jews è sufficiente leggere il dispaccio inviato da Henry Newbolt (console pro tempore a Gerusalemme) ad Aberdeen il 5 marzo 1846: “Serious disturbances have taken place in this city between the Jews who frequent the British Hospital of the London Society and the Rabbies [...] there have been a continuation of disturbances amongst the Jews [...] the hospital has been daily sorrounded by a number of Jews sent by the Rabbies to prevent patients and even servants access to it”. TNA FO 78/664.
Una risposta alle azioni dei medici della LJS venne offerta da alcuni filantropi ebrei; essi inviarono in Palestina medicinali e dottori al fine di proteggere tanto l’Yishuv hayashen (il “vecchio Yishuv”) quanto gli olim chadashim (i nuovi immigrati) dalle prevaricazioni dei medici missionari. Il primo ospedale ebraico, il Rothschild Hospital, fu inaugurato nella Città Vecchia di Gerusalemme nel 1854. Tre anni dopo fu aperto il Bikur Holim (che, pur senza dottori abilitati, mise tre stanze a disposizione dei pazienti già dal 1843).
233 Nel 1853 la Porta emise un firman riconoscendo il diritto delle comunità protestanti residenti
nell’Impero a votare propri rappresentanti nelle locali Majālis (assemblee). Ciò però accadde in modo molto frammentario, al punto che negli anni a seguire il console prussiano Georg Rosen (1821–1891) parlò di una “systematical exclusion of the Protestants from the Majālis of Palestine”. ISA RG 67/439/10.
millet, si stima che i protestanti presenti a Gerusalemme fossero cinquanta.234 Alla fine del secolo il loro numero era salito a circa mille unità, divenendo la terza confessione cristiana presente nella Città Santa, dopo greci ortodossi (5.000 membri) e latini (2.850). Nicolayson era stato inviato dalla London Society for Promoting Christianity among the Jews, più nota come London Jews’ Society (LJS),235 un’organizzazione missionaria tanto disinteressata236
alle popolazioni musulmane presenti sul posto quanto ossessionata dall’atavica volontà di convertire “God’s ancient people”. Gli ebrei, secondo le parole dello stesso Nicolayson, nutrivano “personal prejudices against the truth”:237
A wrong direction has been given to qualifications calculated to form an exalted character, and it is this that has rendered the Jews so depraved and despicable. [...] The circumstance of their being so degraded should not discourage, but increase our attempts for their conversion [...] The example of Christ should excite us to labour for the spiritual benefit of Israel.238
La LJS aveva come proprio motto le parole di San Paolo: Ἰουδαίῳ πρῶτον (Romani 1,16), “Prima all’ebreo”.239
Ovvero gli ebrei sarebbero dovuti essere convertiti prima dei gentili, in modo che il mondo potesse essere evangelizzato attraverso di essi: “The call to ourselves – scriveva ancora nel 1888 il vescovo anglicano di Gerusalemme Popham Blyth (1830-1914) – to do all that God’s grace may enable us to do amongst them [the Jews], seems clear and distinct. If the time has come for a success
234 Y. B
EN-ARIEH, Jerusalem in the 19th Century. The Old City, St. Martins, Gerusalemme 1984, p. 194. 235 Fu l’ultima delle quattro maggiori società missionarie britanniche ad essere costituita nei due decenni a
cavallo del XIX secolo. La prima fu la Baptist Missionary Society, costituita a Londra nel 1792. Seguì la London Missionary Society, nel 1795. Quattro anni dopo venne creata la Church Missionary Society.
236 I primi missionari non avevano alcuna conoscenza dell’Islam: “Islam featured only as a vague evil in
their reports and mission statements [...] The British understood their presence in Palestine not in relation to Palestine’s inhabitants but in relation to contemporary Christian theological debates and Great Power politics”. L.C. ROBSON, “Archeology and Mission: The British Presence in Nineteenth-Century Jerusalem”,
in “Jerusalem Quarterly”, n. X, inverno 2010, pp. 8-11.
237 ITAC – 1841-1844, Letters, f. 4. Nicolayson al segretario della LJS William Ayerst. 31 marzo 1841. 238 “The Jewish Expositor and friend of Israel”, v. IV, Londra 1819, p. 187. La citazione proposta è
contenuta in una lettera pubblicata nel 1819 sul “The Jewish Expositor” (chiamato “Jewish Repository” fino al 1813), uno dei due organi della London Jews’ Society.
239 Non a caso il proselitismo era considerato da molti cristiani un obbligo morale. Tale convinzione era
rafforzata da uno dei passi conclusivi del Vangelo secondo Matteo. In esso viene riportata l'esortazione di Gesù Cristo ai suoi fedeli affinché viaggino per il mondo facendo discepoli, li battezzino e comunichino loro i suoi insegnamenti: “The duty of Christians to supply a sufficient number of missionaries for the whole world”. “Missionary Register”, v. VIII, Seeley, Londra 1820, p. 1.
which St. Paul’s words seem to foreshadaw, we must succeed”.240
Creata a Londra nel 1809 come società volontaria indipendente avente l’obiettivo formale di “instructing the ignorant, especially such as are of the Jewish nation”,241
la LJS operò dal 1815 “in strict conformity to the liturgy and formularies of the Church of England and Ireland”.242 Frutto dell’iniziativa di un ebreo convertito, Joseph Samuel Frey (1771-
1850),243
e di alcune figure preminenti nell’ambito dell’evangelismo anglicano, tra cui William Wilberforce (1759-1833) e Charles Simeon (1759-1836), non era frutto dell’isolato sforzo di un manipolo di fanatici, bensì rappresentava un ingranaggio posto in un più ampio meccanismo teso a rivitalizzare la vita religiosa in Inghilterra. A questo scopo la LJS si concentrò inizialmente in azioni di proselitismo all’interno delle comunità ebraiche nell’area di Londra, dando vita a una traduzione dell’Antico Testamento in ebraico. Visti gli scarsi risultati registrati in patria, dove gli ebrei erano soliti stigmatizzare l’intero progetto come “English madness”,244
l’organizzazione decise di spostare le proprie operazioni all’estero. A partire dal 1820 – seguendo un iter intrapreso dai francescani già nel XIII secolo e poi ripreso e intensificato a partire dal tardo Rinascimento da gesuiti,245
domenicani, cappuccini e carmelitani – cominciò a inviare rappresentanti anche in Palestina.
Non fu la prima società missionaria protestante ad attivarsi in queso senso. Nel 1818246
lo
240 LPL – BP – 65 – ff. 274-275. Il vescovo George Francis Popham Blyth scrive ai “bishops of the
Anglican Communion in the United States of America”, 1 set. 1888.
241 ITAC – 1809-14 – Reports, p. 16. 242 J.S. F
REY, Judah and Israel, Fanshaw, New York 1812, p. 71. Nelle parole dello stesso Frey: “At the meeting, Feb. 28, 1815, the Dissenters, by a unanimous vote [...] gave up the Society into the hands of the Episcopalians on condition that the debts be honourably paid”. Ibid.
243 Frey, convertitosi al cristianesimo all’età di 25 anni, era stato in precedenza membro della London
Missionary Society (creata nel 1795 da evangelici anglicani e nonconformisti), ma le cronache del tempo mostrano che divenne ben presto un “personaggio scomodo”, in primis a causa della sua fama di donnaiolo. “The Congregational magazine”, gen. 1842, v. VI, Jackson and Walford, p. 468.
244 H.H. N
ORRIS, The origin, progress, and existing circumstances, of the London society for Promoting
Christianity Amongst the Jews, Mawman, Londra 1825, p. 507.
245 A metà del XVI sec. l’ordine dei Gesuiti, fondato da Ignazio di Lojola (1491-1556) e approvato da Papa
Paolo III (1468-1549) nel 1540, mandò i suoi primi membri all’estero. L’impegno dei gesuiti in favore degli ebrei e dei musulmani convertiti al cattolicesimo fu considerevole. Lojola (tra i primi a permettere a marrani e moriscos l'accesso a un ordine religioso) giunse in pellegrinaggio a Gerusalemme nel 1523, ma fu costretto a tornare in Europa per ordine del superiore dei Francescani (dai tempi della dominazione mamelucca la presenza della Chiesa latina cattolica in Terra Santa era ristretta all’autorità dei Francescani).
246 Lo stesso anno partì da Londra, direzione Palestina, l’aristocratico inglese William Rae Wilson (1772-
1849). Dal suo viaggio scaturì un libro che iniziava con le seguenti parole: “The remarkable dispersion of the Jews throughout the world, retaining all the characteristics of a peculiar people, and yet unmixed with
svizzero Christoph Burckhardt (?-1818), un agente della British Foreign Bible Society (BFBS),247
un’organizzazione fondata nel 1804 con l’obiettivo di rendere la Bibbia disponibile in ogni parte del mondo, fece una apparizione di circa dieci giorni a Gerusalemme, poche settimane prima di morire di malaria ad Aleppo. James Connor, della Church Missionary Society (CMS)248
– un’organizzazione che pur non dando vita a sistematici tentativi di proselitismo in Palestina249
considerava il “recovery” degli ebrei come “one of the probable steps toward the conversion of the world”250
– arrivò a Gerusalemme nel marzo 1820 (risiedendo presso i francescani) per un’infruttuosa visita di circa sei settimane: “Among the Jews – testimoniò Connor – I have not been able to do any thing. The New Testament they reject with disdain, though I have repeatedly offered it to them for the merest trifle”.251
Effimera si rivelò anche la permanenza di Levi Parsons (1792-1822), un convinto “restorationist” (previa conversione del “once beloved people”)252
nonchè il primo missionario americano approdato in Palestina. Partito nel novembre 1819 da Boston per conto dell’American Board of Commissioners for Foreign Missions (ABCFM)253
arrivò Gerusalemme il 12 febbraio 1821. L’8 maggio, al termine di
those nations among whom they sojour, bears most striking testimony to the truth of prophecy in the New Testament”. W.R.WILSON, Travels in Egypt and the Holy Land, Longmans, Londra 1823, p. VII.
247 A Gerusalemme Burckhardt ebbe come suo primo agente Procopius, il rappresentante nella Città Santa
del patriarca greco-ortodosso. Quest’ultimo risiedeva a Costantinopoli. Tre anni dopo, come riportano i registri di una riunione della LJS tenutasi il 9 maggio 1821, la BFBS mostrò interesse “to print (from our version) the Hebrew New Testament at Basle”. BOL – CMJ – C. 10, n. 446.
248 La Church Missionary Society, impegnata nella sua prima missione già nel 1804 (Sierra Leone) e attiva
in pianta stabile in Palestina a partire dal 1851, era stata fondata il 12 aprile 1799 (chiamata in origine The Society for Missions to Africa and the East; ribattezzata nel 1812 CMS) durante una riunione della Eclectic Society di Londra, su impulso della Clapham Sect, un influente gruppo di evengelici cristiani (fedeli alla leadership dei vescovi anglicani) avente tra i suoi fondatori Henry Venn (1725-1797). Fu proprio il figlio di quest’ultimo, John Venn (1759-1813), a dar vita alla CMS: “It shall be regarded as the duty of every member of this Society [Eclctic Society] – sentenziò John Venn in una riunione del 18 marzo 1799 - in his individual and social capacity, to admonish his people to promote the knowledge of the Gospel among the Heathen”. “Missionary Register”, v. XXXIII, Londra 1845, p. 57.
249 LPL – BP – 174 – ff. 274-275. Il documento citato, parte di un memorandum redatto dai segretari della
CMS il 10 gennaio 1887, sottolineò che la CMS “has made no systematic attemps to proselytize in Palestine; but as a result of its teaching of the pure Word of God, many hundreds of persons belonging to the Greek and other Churches have joined the Mission and formed Anglican congregations”.
250 “Missionary Register”, v. I, Londra 1816, p. 182. 251 “Missionary Register”, v. VIII, Londra 1820, p. 388.
252 Un passo di un sermone tenuto da Parsons presso la Park Street Church di Boston in data 31 ottobre
1819: “The Children of Israel shall seek the Lord their God. The veil will then be taken from their hearts. [...] As they gave the Gospel to us, we are to give it to them”. L. PARSONS, The Dereliction and Restoration of the Jews, Amstrong, Boston 1819, pp. 12-14.
253 L’American Board of Commissioners for Foreign Missions (ABCFM), la prima nonchè principale
quasi tre mesi di permanenza, un lasso di tempo speso nella distribuzione delle Sacre Scritture (“al-kutub al bātila”)254
e in azioni di proselitismo dirette ad ebrei e “Christians in name”,255
Parsons espresse il suo ottimismo circa la possibilità di dar vita a una missione permanente sul posto: “The door is already open – notò il missionario americano – Difficulties must be expected; but the good resulting from a mission established here will be an infinitive reward”.256
I suoi auspici furono per il momento destinati a rimanere tali; ciò non solo a causa della prematura scomparsa dello stesso Parsons (morì di dissenteria nel febbraio del 1822 ad Alessandria), ma soprattutto per via delle opposizioni che tanto l’ABCFM quanto le altre missioni protestanti sperimenteranno per mezzo delle autorità ottomane. A ciò si sommavano gli ostacoli frapposti dalle altre confessioni cristiane,257
a cominciare da quelli escogitati dalla Chiesa di Roma,258
i cui fallimentari quanto atavici tentativi di convertire gli ebrei venivano descritti con le seguenti parole sull’organo ufficiale della LJS:
The Propaganda Fide of Rome,259 from the biginning of its foundation, paid constant attention to the conversion of the Jews, both by publishing books, tracts, and catechisms, and also by having public and formal sermons expressly for the Jews, to which in Popish countries they were compelled to
fenomeno sviluppatosi in Nord America all’inizio del XIX secolo, mirante a rimediare alle impurità della società del tempo in previsione del secondo avvento del Messia
254 Al-kutub al batila (“libri falsi”) era il modo in cui tali testi venivano indicati dalle autorità ottomane. 255 Il “Missionary Herald”, l’organo ufficiale della ABCFM fondato nel 1821 (rappresentò per alcuni
decenni la principale fonte d’informazione a disposizione di ampi settori dell’opinione pubblica statunitense riguardo il mondo esterno) non fornisce particolari circa il lavoro svolto da Parsons tra gli ebrei di Gerusalemme. Viene solo fatto riferimento alla partecipazione a un funerale ebraico e a una sua visita in una sinagoga effettuara in data 7 aprile 1821. “The Missionary Herald”, v. XVIII, Boston 1822, p. 39.
256 “The Missionary Herald”, v. XVIII, Boston 1822, p. 19.
257 Il rapporto dei missionari protestanti con le chiese orientali era all’insegna di un malcelato senso di
superiorità. Quello nei riguardi della Chiesa di Roma palesava un misto tra competizione e avversione. Gli ebrei erano i fratelli da redimere. I musulmani i peccatori che vivevano “almost in perfect darkness”.
258 Nel 1823 il patriarca maronita Joseph Peter Hobaish (1787–1845) pubblicò una lettera nella quale veniva
condannata la versione protestante della Bibbia, mettendo in guardia i propri fedeli dall’avere contatti con i missionari protestanti. L’anno seguente, in data 5 maggio 1824, Papa Leone XII (1760-1829) condannò nell’enciclica Ubi Primum i tentativi “to translate, or rather to pervert, the Scriptures into the vernacular of all nations” (cit. in A.L. TIBAWI, American interests in Syria, Clarendon, Oxford 1966, p. 28). Il pontefice,
facendo eco a una bolla papale emessa da Pio VII (1742-1823) nel 1817, intimava i fedeli cattolici dall’evitare l’uso delle bibbie stampate dalle organizzazioni protestanti.
259 La creazione della Congregazione de Propaganda Fide fu sancita il 22 giugno 1622 con la Bolla
Inscrutabili Divinae emanata da Papa Gregorio XV (1554-1623). Il fine era quello di propagare il Vangelo nel mondo in nome del Papa. La Congregazione aveva un duplice compito: riconquistare le “anime perdute” (i protestanti) e organizzare missioni tra “pagani” ed “eretici”.
go and hear, and to believe that the Messiah has come. The measure of that society were never qualified nor well conducted for the purpose. In the first place, among their books, papers, and other publications which they used to print, the least attention they paid was to publish the holy scriptures or any part of them: in fact, before that yours [LJS] and the British and Foreign Bible Societies have sent in the Mediterrean the Hebrew New Testament, I do not know if the Jews in these countries ever saw any part of it in their own language. Besides, that Roman Society did not treat the Jews with that kindness and love which is becoming towards those whom we would persuade and lead to the sacred truths; they used to slight, to contemn, and to press them rather to baptism than to a true conversion.260
Benchè la LJS non sia stata l’organizzazione apripista nell’invio di missionari nel Bilād al-Shām (la Grande Siria), fu certamente la prima a cui riuscì l’obiettivo di creare una residenza permanente in Palestina. Fu inoltre quella che, anche in virtù della peculiare fase storica in cui riuscì a strutturarsi, ebbe l’impatto più incisivo sul successivo sviluppo della regione. Per vedere all’opera la seconda delle dieci organizzazioni missionarie britanniche attive in modo organizzato nella “Arz-i Filistin” (la “Terra di Palestina”, cfr. cap. VI) bisognerà attendere due decenni. Ne occorreranno quasi tre prima che la CMS,261
l’altra società destinata come la LJS a lasciare il segno in Palestina, faccia il suo ingresso in pianta stabile nell’area. I nomi di queste società, le date in cui iniziarono delle attività strutturate in loco, così come il numero degli studenti iscritti nelle scuole da esse aperte e
260 “The Jewish Expositor and friend of Israel”, v. IV, Londra 1819, p. 431. Il passo citato è contenuto in
una lettera spedita da Malta in data 30 luglio 1819 al segretario della LJS Charles Hawtrey dal medico missionario Cleardo Naudi. Fu a quest’ultimo che il 23 luglio 1821 si affidò la LJS per sepere se i “services of Mr. Tschoudy [un missionario della LJS che come vedremo verrà poi licenziato] in Palestine have been more efficient than they appear to the Committee”. BOL – CMJ – D. 12, n. 38.
261 Nelle sue missioni in Terra Santa la CMS, che a differenza della LJS era inizialmente percepita con
scetticismo dalle autorità ecclesiali anglicane, si poneva in primo luogo in opposizione all’influenza cattolica. Era quindi il “recupero” dei fedeli cristiani appartenenti alle chiese orientali, piuttosto che la conversione dei “pagani”, a rappresentare il principale interesse. Il primo missionario imbarcatosi oltremare per conto della CMS fu William Jowett (1787–1855). Quest’ultimo, che alla fine del 1823 riuscì a visitare anche Gerusalemme, usò le seguenti parole per descrivere i cristiani d’Oriente: “The professors of our most holy faith have, in Syria and Palestine, wandered very far indeed from the truth and semplicity of Gospel. Darkness and Discord share the dominion here [...] That professing Christians have departed from the purity of the faith”. W. JOWETT, Christian researches in Syria and the Holy land, Londra 1825, p. 5.
i dati sul personale impiegato, sono riportati in un rapporto262
redatto nel corso della Conference of Missionary Societies in Great Britain and Ireland ospitato ad Edimburgo nel 1917:
The British Churches and Missionary Societies carrying on work in Syria and Palestine include the following: London Society for Promoting Christianity amongst the Jews (1823). The Presbyterian Church in Ireland (1843). Church Missionary Society (1851). British Syrian Mission (1860). Edimburgh Medical Missionary Society (1861). The Church of Scotland (1864). Friends’ Foreign Mission Association (1869). The United Free Church of Scotland (1884). Jerusalem and the East Mission (1889). The Presbyterian Church of England (1895). [...] In connection with the Churches and Societies named there were at work in these countries before the war [1913] 180 missionaries of British nationality.263
Il primo rappresentante scelto dalla LJS per essere inviato nel Mediterraneo Orientale fu, a seguito di scrupolose interviste e con un contratto iniziale fissato in dodici mesi, il pastore svizzero-tedesco Melchior Tschoudy (1790-1859). Triplice l’obiettivo da lui concordato con la LJS prima di intraprendere, nel maggio 1820, la missione diretta in