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Dalle profezie all’impero

3. Suez e Cipro, il baricentro degli equilibr

Le rivolte indiane del 1857/58 rappresentarono l’incidente che più di ogni altro spinse Londra a concentrarsi sullo sviluppo delle proprie comunicazioni marittime verso l’India. Le difficoltà nel far giungere velocemente in loco i necessari rinforzi – la rotta sudafricana richiedeva mesi di navigazione – costrinsero il governo di Sua Maestà a optare per il metodo del trasbordo a Suez: un sistema poco pratico ed utilizzabile solo con l’assistenza della Porta. È in particolare in queste fasi che la prospettiva “of a Jewish

naturally say, when we are so largely occupied in spreading its history, that we have in some measure made it our own?”. QSPEF, v. I, Londra 1869, p. 91.

487 In “Cook’s Excursionist”, 5 ago. 1872, p. 2.

488 Le città citate, così come anche Gerusalemme (“Uru-Salem”, ovvero la città “fondata da Salem”, un dio

cananita), Betlemme ( “Bit-Lahmi” nelle Lettere di Amarna del XV sec. a.C.) e molte altre, tracciano le proprie origini e i propri nomi in un passato molto antecedente a quello biblico; è a quell’antico passato che gli arabi di Palestina hanno sovente attinto per chiamare le città da loro popolate. Ciò è confermato dal fatto che i nomi arabi delle città citate nel testo, così come quelli di decine di luoghi simbolici come “Majiddu” (Megiddo) o il Deserto del “Naqab” (Negev), sono molto più simili agli idiomi originali rinvenuti nei geroglifici egiziani vecchi di 4mila anni e nella Lettere di Amarna rispetto ai topomini utilizzati nelle lingue occidentali, o in ebraico.

colony [in Palestina] became even more compelling”.489

Tale “Jewish colony” era infatti vista da Londra come un modo per ridurre i rischi nei quali si poteva incappare nella tratta Mediterraneo-Mar Rosso, in quanto avrebbe offerto alle navi britanniche in transito la possibilità di attraccare in porti sicuri, velocizzando altresì l’invio delle truppe nei diversi contesti coloniali.

Benchè in molti avessero notato i potenziali benefici dell’apertura di una scorciatoia sul Mar Rosso,490

quest’ultima era un’eventualità più temuta che auspicata dall’establishment britannico.491

Già nel 1791 la Camera dei Comuni ospitò un dibattito centrato sulla scarsa opportunità di un simile canale. Nei decenni a seguire l’opposizione al progetto si consolidò ulteriormente. Non solo esso era percepito come un simbolo delle ambizioni francesi in Oriente, ma soprattutto si temeva che adottando un siffatto schema l’Egitto sarebbe stato completamente separato dalla Turchia e avrebbe potuto dichiarare in qualsiasi momento la propria indipendenza. In questo modo le “French troops – nelle parole di un rapporto prodotto nel 1869 dal Foregn Office – could easily be thrown into the Egyptian forts [...] Egypt might be considered a dependency of France”.492

Nonostante le resistenze britanniche, il sultano emise in data 19 marzo 1866 un firman grazie al quale Parigi, nella persona del diplomatico francese Ferdinand de Lesseps (1805-1894), ottenne il permesso definitivo a completare la realizzazione del canale: un’opera monumentale che costò la vita a circa 125.000 lavoratori egiziani (in primis a causa del colera) e il doppio delle risorse economiche previste. Con una cerimonia sfarzosa, alla presenza dell’imperatrice di Francia Eugénie (1826-1920), venne inaugururato in data 17 novembre 1869: “C’è un nome che, senza sminuire nessuno, –

489 G.M. L

EVINE cit. in L.A. DOYLE, Freedom’s Empire, Duke UP, Durham 2008, p. 341.

490 Arthur Anderson (1792-1868), cofondatore della P&O Cruises, notò nel 1843 che la “Great Britain,

from the vast extent of her commerce and political connexions with the East, would, undoubtedly, derive the greatest advantage from it [dal Canale]”. A. ANDERSON, Observation on the practicability and utility of opening a communication between the red sea and the mediterranean, by a ship canal, through the Isthmus of Suez, Smith, Londra 1843, p. 20.

491 “I must tell you frankly – scrisse nel 1855 il primo ministro Palmerston a de Lesseps – that what we are

afraid of losing is our commercial and maritime preeminence, for this canal will put other nations on a equal footing with us”. Cit. in M.D.C. CRAWFORD, The Conquest of Culture, Fairchild, New York 1948, p. 332. Sempre Palmerston nel 1854 scrisse a Canning che la Francia, essendo “so much nearer to the Canal would have much the start of us in sending ships and troops to the Indian seas”. TNA FO 78/1156.

492 TNA FO 78/2170. Il memorandum, datato 29 giugno 1969 e firmato da Edward Hertslet, riporta dispacci

dichiarò per l’occasione Monsignor Bauer, confessore dell’imperatrice – è possibile associare a Cristoforo Colombo; quello di Ferdinand de Lesseps”.493

L’apertura del Canale di Suez amplificò notevolmente la rilevanza internazionale delle terre che costeggiavano il corridoio marittimo tra India ed Europa. La Gran Bretagna – che già dal 1838 controllava nell’estremità meridionale del Mar Rosso la strategica città portuale di Aden (Yemen) – era in questo senso in prima linea. Poichè Parigi era riuscita a ritagliarsi una momentanea preminenza economica e strategica in Egitto, Londra focalizzò il suo interesse sempre più sulla Terra Santa, ovvero sul secondo fianco del canale. Si trattò tuttavia di una fase transitoria. Non per quanto concerne l’influenza britannica in Palestina, destinata a un progressivo rafforzamento, bensì in rapporto allo stesso contesto egiziano. La Francia era infatti alla prese con una fase di declino non del tutto inaspettata494

e la guerra franco-prussiana del 1870/71 ne decretò una manifesta subalternità rispetto alle altre potenze del consesso europeo.495

Una subalternità che non tardò a ripercuotersi sugli equilibri esistenti all’ombra delle Piramidi.

Come raramente accade nella storia, l’evoluzione dei nuovi equilibri ai quali si è appena fatto riferimento fu riconducibile in maniera considerevole a una singola figura. Fu infatti in questo contesto che, a seguito della morte del primo ministro Palmerston (1865), si impose un leader destinato a cambiare il destino dell’Egitto, della Palestina e dell’intero sviluppo imperiale della Gran Bretagna. Il riferimento è a Benjamin Disraeli (1804– 1881), primo ministro di Sua Maestà nel 1868 (febbraio-dicembre) e dal 1874 al 1880. Nato in una famiglia di ebrei sefarditi di origini italo-spagnole, Disraeli si convertì all’età di dodici anni alla fede anglicana, pur mantenendo la convinzione che “Christianity is Judaism for the multitude, but still it is Judaism”.496

Tale conversione non lo rese comunque immune dal ricevere reiterate accuse di stampo antisemita: “Yes, I am a Jew – tuonò nel 1835 in Parlamento in risposta ad alcuni attacchi – and when the ancestors of

493 BLMC – T21861.

494 Già nel 1850 Finn notò che “the Latin communities are dissatisfied with the inefficiency of French

protection for a long time in the past, but especially within the last few years”. ISA RG 160/2881-P. Finn a Palmerston, 25 set. 1850.

495 Nel 1870 Parigi decise di concludere una recente spedizione militare inviata in Palestina con il proposito

di mappare l’area. La scoppio della guerra lasciò tale compito esclusivamente nella mani della PEF.

496 B. D

ISRAELI, Tancred, Kessinger, Whitefish 2004, p. 367. Heidi Kaufman ha scritto che “Tancred not only co-opts Jewish Zionist discourse but manages to absorb Jewish people into a Western invasion of

the Right Honourable Gentleman were brutal savages in an unknown island, mine were priests in the Temple of Solomon”.497

Il suo contributo al processo che portò la Palestina – da lui visitata nel 1830-31 – progressivamente al centro delle strategie britanniche non aveva nulla a che vedere con le profezie bibliche. Il suo obiettivo conclamato era lo sviluppo imperiale della Gran Bretagna. Ciononostante la rinascita di Israele non smise mai di essere un punto nodale dei suoi scritti.498

Ad esempio in Tancred; or, The New Crusade, pubblicato nel 1847, Disraeli rese il suo eroe aristocratico Tancred “a sort of prototype of Herzl, who tries to realize the Messianic ideal of and in Palestine”.499

In Alroy, la novella da lui composta nel 1833, il tema del “ripristino della gloria di Israele” venne affrontato con evidente trasporto, nella consapevolezza che, come notò l’autore:

Empires and dynasties flourish and pass away; the proud metropolis becomes a solitude, the conquering kingdom even a desert; but Israel still remains, still a descendant of the most ancient Kings breathed amid these royal ruins, and still the eternal sun could never rise without gilding the towers of living Jerusalem. A word, a deed, a single day, a single man, and we might be a nation.500

“Alroy – notò Daniel R. Schwarz – represents Disraeli’s own dreams of personal heroism and political power in the alien British culture”.501

Questa commistione di motivazioni, unite a una visione politica che la regina Vittoria definì negli anni Settanta – quando grazie a Disraeli divenne “imperatrice delle Indie” – “very lofty”,502 furono alla base di

gran parte delle decisioni prese da Disraeli durante i suoi anni a Downing Street. Quella

Palestine in the process”. H. KAUFMAN, English origins, Jewish discourse, and the nineteenth-century British novel, Penn State Press, University Park 2009, p. 84.

497 Cit. in “New Scientist”, v. 86, n. 1205, 12 giu. 1980, p. 252.

498 Secondo Blake “Disraeli was fascinated by the thought of the return of the Jews to Palestine. If he took

no steps to achieve it, this was mainly because there were none that he could take”. R. BLAKE, Disraeli’s Grand Tour, Weidenfeld, Londra 1982, 132.

499 TNA – FO 373/7/36. Il passo citato è presente in una guida preparata nel febbraio 1919 sotto la

direzione della “Historical section of the Foreign Office”.

500 B. D

ISRAELI, Alroy, Tauchnitz, Leipzig 1846, p. 45.

501 D.R. S

CHWARTZ, Disraeli’s fiction, Macmillan, New York 1979, p. 43.

502 Nel 1875 la regina Vittoria confidò al poeta scozzese Theodore Martin (1816-1909) che Disraeli “has

very large ideas, and very lofty views of the position this country should hold. His mind is so much greater, larger, and his apprehension of things great and small so much quicker than that of Mr. Gladstone”. E.F. BENSON, Queen Victoria, Longmans, Londra 1935, p. 274.

che lo fece passare alla storia e che ha diretta attinenza con la questione palestinese venne presa nell’arco di una manciata di giorni alla fine del 1875.

Benchè de Lesseps non perdesse occasione di sottolineare che la collaborazione anglo- francese fosse “indispensable à la civilisation du monde”,503 le due grandi potenze del

vecchio continente erano alla continua ricerca di strategie per imporsi l’una sull’altra. Quando tramite degli emissari delle banche Rothschild e Oppenheim giunse a Londra la voce che il khedivè d’Egitto Isma’il Pasha (1830–1895) fosse in bancarotta e dunque disponibile a cedere le sue quote del Canale di Suez – a causa dell’indebitamento contratto per la sua costruzione, ma anche per via dei suoi avventati processi di modernizzazione che nel 1879 lo spinsero al punto di dichiarare che l’Egitto “is no longer in Africa; we are now part of Europe”504 – Disraeli e il suo gabinetto si convinsero che

fosse un’irripetibile occasione per assicurarsi il controllo di quella che Bismarck (1815- 1898) definì la “spinal column” di Londra:505

cinque settimi dell’impero di Sua Maestà erano infatti posti a Oriente del Canale.

Migliore amico di Disraeli, nonchè suo confidente sin dall’adolescenza, il barone Lionel de Rothschild (1808–1879) rappresentava la sola opzione506

a disposizione del primo ministro inglese per rintracciare subito le quattro milioni di sterline richieste da Ismail Pasha per l’acquisto delle sue quote. La segretezza dell’accordo e la mancanza di tempo escludevano la possibilità di attendere il parere del parlamento, benchè ciò, come notò il William Gladstone (1809-1898), minasse il sistema costituzionale britannico. Rothschild – primo ebreo ad entrare alla Camera dei Comuni507

– acconsentì al prestito a seguito di

503 BLMC – GP – v. 397 - Add. 44482 f. 130.

504 La frase di Ismail Pasha, nipote di Muhammad Alì, venne pronunciata nel 1879: “It is therefore natural

for us – aggiunse Ismail – to abandon our former ways and to adopt a new system adapted to our social conditions”. Cit. in M.A PETERSON, Connected in Cairo, Indiana UP, Bloomington 2011, p. 112.

505 Prima del 1914 il traffico in transito nel Canale proveniente dall’India e diretto in Gran Bretagna

rappresentava più della metà del totale. Nel 1928 il flusso proveniente dall’India e da Burma in direzione Londra ammontava al 35.1 percento del totale, salvo poi attestarsi al 33.1 percento nel 1937. TNA T206/21.

506 Lo stesso Disraeli spiegò così l’episodio: “They [Rothschilds] alone could have accomplished what we

wanted and they had only four and twenty hours to make up their minds, whether they would or could incur an immediate liability of four million [pounds]. One of their difficulties was that they could not appeal to their strongest ally, their own family in Paris, for Alphonse is si francese that he would have betrayed the whole scheme instantly”. R.W. DAVIS, The English Rothschilds, Collins, Londra 1983, p. 154.

507 Nel 1847 Lionel de Rothschild venne eletto alla Camera dei Comuni. Tuttavia agli ebrei era preclusa la

possibilità di accesso alla stessa a causa del giuramento cristiano che veniva richiesto. Dopo che il Jewish Disabilities Bill, pensato per ovviare a tale problema, venne più volte rigettato dalla Camera dei Lord, Rothschild rinunciò per il momento al suo incarico. Solo nel 1858, dopo che la Camera dei Lord accettò la

un incontro rimasto nella storia: “When do you need the money?”, chiese Rothschild a Montagu Corry (1838–1903), segretario privato del primo ministro Disraeli. “Tomorrow”, replicò Corry. “What is your security?” (Rothschild). “The British Government” (Corry). “You shall have it” (Rothschild).508

L’acquisto della maggioranza delle quote della Suez Canal Company, in seguito avallato a pieni voti dal parlamento di Sua Maestà, si rivelò un affare epocale. Nel 1898 le stesse quote valevano sul mercato 24 milioni di sterline, sei volte il prezzo d’acquisto. Sebbene una parte consistente delle quote fossero ancora nelle mani di investitori francesi, Parigi era alle prese con un progressivo declino finanziario accentuatosi in modo esponenziale a seguito dalla sconfitta subita nel 1871 per mano della Prussia. Negli anni a seguire de Lesseps ed altre influenti personalità francesi proposero più volte un compromesso tra Londra e Parigi, compresa l’idea di scavare un secondo canale a Suez.509

A questo punto, tuttavia, lo squilibrio tra le forze in campo era troppo evidente e l’idea di creare un passaggio alternativo veniva considerata come “dannosa per gli interessi del paese [Inghilterra]”.510

Sebbene il Canale fosse ormai saldamente sotto l’influenza della Gran Bretagna, quest’ultima non aveva per il momento interesse a una conquista diretta dell’Egitto. Buona parte dell’opinione pubblica britannica osteggiava tale passo, non ultimo in quanto avrebbe rappresentato uno smacco inaccettabile agli occhi di Parigi. Ciò che invece manteneva per le autorità britanniche un’importanza vitale era la salvaguardia dell’Impero ottomano. Disraeli – come Palmerston prima di lui e Winston Churchill (1874-1965) molto dopo – considerava infatti prioritaria la strategia di tenere in vita il “malato d’Europa” in chiave antirussa.511 A questo scopo siglò con Constantinopoli un

proposta che prevedeva che le due camere potessero scegliere in autonomia il necessario giuramento, Rothschild potè accedere alla Camera dei Comuni, divenendo il primo ebreo ad entrare in Parlamento.

508 H.R. L

OTTMAN, Return of the Rothschilds, Tauris, Londra 1995, p. 76. Per il prestito i Rothschild

ottennero una commissione pari al 2.5 percento della somma.

509 De Lesseps, 20 lug. 1883. BLMC – GP – v. 397 - ADD. 44482, f. 130.

510 BLMC – GP – v. 397 - Add. 44482, f. 157. La Camera di Commercio di Newcastle, in una riunione del

19 luglio 1883 presideduta dal parlamentare C.M Palmer, passò ad esempio una risoluzione in cui sottolineò che “the Suez Canal Company have the the exclusive right of making canals through the Istmus or not”. La proposta di creare un secondo canale è “dannosa per gli interessi del paese”.

511 Quest’ultimo era un piano in totale opposizione con quello di Gladstone e del futuro primo ministro

Lloyd George (1863–1945), i quali disprezzavano i turchi e auspicavano un crollo immediato del loro Impero. In particolare a Gladstone, primo ministro dal 1868 al 1874, dal 1880 al 1885, per cinque mesi nel 1886 e infine dal 1892 al 1894, si deve la paternità del seguente passo: “They [the Turks] were, upon the

accordo gravido di conseguenze. In cambio dell’amministrazione dell’isola di Cipro, posta a meno di duecento chilometri dalla Palestina, Londra si sarebbe impegnata a garantire la salvaguardia dei “territories in Asia of His Imperial Majesty the Sultan”.512

Tale intesa, firmata il 4 giugno 1878 e passata alla storia con il nome di Convenzione di Cipro, realizzò le parole che alcuni decenni prima lo stesso Disraeli aveva messo in bocca a Baziry, un ebreo gerosolimitano presente nella sua novella Tancred: “The English want Cyprus – disse Baziry – and they will take it as compensation”.513

La Convenzione di Cipro, seguita cinque anni dopo dall’occupazione da parte di Londra dell’Egitto e del Sudan, le due aree che insieme alla Palestina rappresentavano le strategiche sponde del Canale di Suez, marca la fase storica in cui la Gran Bretagna decise che la regione includente la Palestina valesse un’eventuale guerra.514

Più nello specifico – come notò nel 1919 lo storico James Headlam-Morley (1863-1929) e come ribadì qualche anno dopo il primo governatore britannico di Gerusalemme Ronald Storrs (1881-1955) – l’entrata di Cipro nella sfera d’influenza di Londra segnò il momento a partire dal quale Disraeli divenne cosciente “that sooner or later the step would bring Palestine and Syria within the orbit of British control”.515

whole, from the black day when they first entered Europe, the one great anti-human specimen of humanity. Wherever they went, a broad line of blood marked the track behind them, and, as far as their dominion reached, civilization disappeared from view. They represented everywhere government by force, as opposed to government by law”. W.E. GLADSTONE, Bulgarian horrors and the question of the East, Murray, Londra 1876, p. 9.

512 H

OUSE OF COMMONS, Accounts and papers, Londra 1878, p. ii.

513 D

ISRAELI, Tancred cit., p. 202.

514 T

UCHMAN, Bible cit., p. 162.

515 R. S

Capitolo VI

La negazione degli arabi di Palestina. “Il modello