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L’imperialismo culturale L’influenza del Palestine Exploration Fund Il Palestine Exploration Fund (PEF) rappresenta una delle più riuscite organizzazioni d

Dalle profezie all’impero

2. L’imperialismo culturale L’influenza del Palestine Exploration Fund Il Palestine Exploration Fund (PEF) rappresenta una delle più riuscite organizzazioni d

ricerca create nell’Europa del XIX secolo. Nato a Londra nel 1865 come risvolto della

446 Nessuno di essi ha notato che le dichiarazioni rilasciate nel 1876 da Ashley ripresero quasi per intero un

articolo uscito nel 1862 su “The North British Review”, v. xxxvi-xxxvii, New York 1862, p. 237.

447 Cit. in I. F

visita compiuta tre anni prima in Palestina dal principe di Galles448

e su ispirazione del console britannico di Gerusalemme James Finn,449 venne inizialmente finanziato dalla regina Vittoria (150 sterline), dall’Università di Oxford (500 sterline) e da pubbliche sottoscrizioni. In seguito, dal 1867, divenne ampiamente dipendente dal War Office e dal corpo dei Royal Engineers di Sua Maestà.

Il PEF, alla cui presidenza venne non a caso nominato nel 1875 Shaftesbury,450 ebbe tra i suoi fondatori noti evangelici come George Grove (1820-1900) e strenui imperialisti del calibro di Walter Morrison (1836-1921).451

Non stupisce dunque che entrambi gli aspetti fossero presenti nelle parole pronunciate dall’arcivescovo di York William Thompson nel discorso di apertura che salutò la nascita del PEF: “This country of Palestine – chiarì Thompson rivolgendosi ai partecipanti – belongs to you and to me. It is essentially ours. It was given to the Father of Israel in the words: ‘Walk the land in the length of it and in the breadth of it, for I will give it unto thee’. We mean to walk through Palestine in the length and in the breadth of it because that land has been given unto us. [...] It is the land towards which we turn as the fountain of all our hopes; it is the land to which we may look with as true a patriotism as we do to this dear old England, which we love so much”.452

A dispetto di queste dichiarazioni – nonchè della preghiera officiata per l’occasione dal vescovo di Londra – nello statuto del PEF vennero fin da subito sottolineati i propositi

448 Con la sua visita in Palestina il principe di Galles, divenuto re nel 1902 con il nome di Edoardo VII

(1841–1910), aprì “the whole of Syria to Christian research”. QSPEF, v. I, Londra 1866, p. 2. A fare da guida al principe fu A.P. Stanley (1815-1881), uno dei fondatori del PEF.

449 Già all’inizio dell’Ottocento era stata fondata a Londra una Palestine Society che in qualche misura fu

l’antesignana del PEF. Furono comunque la Jerusalem Water Relief Fund (avente tra i suoi membri Montefiore, Finn e Shaftesbury) e la Jerusalem Literary Society (fondata nel 1849 da Finn) a fornire gli impulsi determinanti. Sulle società precorritrici del PEF cfr. C.R. CONDER, H.H. KITCHENER, The Survey of Western Palestine, PEF, v. I, Londra 1881, pp. 1-3. Si noti che cinque anni dopo la fondazione della PEF venne costituita a New York la American Palestine Exploration Society, estintasi già nel 1878. Le linee guida da essa adottata ripresero quelle della PEF, con l’eccezione dell’aggiunta di una frase significativa: “Its supreme importance – chiarì il presidente della società Joseph P. Thompson – is for the illustration and defense of the Bible”. QSPEF, n. I, lug. 1871, pp. 34-35.

450 Shaftesbury nel suo discorso inaugurale come presidente della PEF: “Let us not delay [...] to send out the

best agents [...] to search the length and breadth of Palestine, to survey the land, and if possible to go over every corner of it, drain it, measure it, and, if you will, prepare it for the return of its ancient possessors, for I must believe that the time cannot be far off before that great event will come to pass”. “Quarterly Statement of the Palestine Exploration Fund” (da ora QSPEF), Londra 1875, p. 115.

451 “[Morrison] – riporta in occasione della sua morte il The National Review – believed intensely in the

future of the British race and Empire”. “The National Review”, v. LXXVIII, Londra 1921, p. 857.

scientifici dell’organizzazione.453

In altre parole gli estremismi evangelici legati alle profezie avrebbero dovuto lasciare definitivamente spazio ai tentativi di storicizzazione delle Scritture, in modo da proiettare “newer and a truer light on the Bible”.454

Eppure il confine tra imperialismo, fanatismo religioso e metodo scientifico rimaneva sfumato. Quando nella seconda metà degli anni Sessanta Charles William Wilson (1836- 1905)455

e altri membri del PEF giunsero in Palestina a condurre le prime indagini moderne legate all’archeologia e alla topografia, il loro fine era quello di fornire “the most definite and solid aid obtainable for the elucidation of the most prominent of the material features of the Bible”.456

Più precisamente il loro interesse non era rivolto ai siti connessi al Nuovo Testamento, bensì a quelli citati nella Bibbia ebraica (l’Antico Testamento). Tale scelta era da attribuire al fatto che i luoghi del Nuovo Testamento fino ad allora conosciuti erano già sotto il controllo diretto degli ortodossi, dei cattolici e da altre confessioni non protestanti, ma prima ancora ciò era riconducibile alla volontà di collegare il protestantesimo anglicano agli antichi israeliti e dunque al concetto di “popolo eletto”. Come già accaduto tredici secoli prima con Gildas, il fine era chiaro: creare un parallelismo per mostrare come “the Chosen People of old, the Israelites, had been succeedeed by the New Chosen People, the English”.457

Oltre a tali considerazioni c’era tuttavia un secondo risvolto della medaglia. Tali operazioni erano infatti anche strategie militari camuffate con propositi archeologici – molti membri del PEF erano legati all’establishment britannico, senza contare che la regina Vittoria ne fu patrona nonchè finanziatrice – al fine di ottenere informazioni strategiche e rendere progressivamente più stabile la presenza britannica in Palestina. Le

453 Toccò proprio a Thompson il compito di leggere il prospetto fondante della PEF: “Our object is strictly

an inductive inquiry. We are not to be a religious society; we are not about to launch controversy; we are about to apply the rules of science [...] to an investigation into the facts concerning the Holy Land”. Ibid.

454 C.R. C

ONDER, The Future of Palestine: A Lecture, Palestine Exploration Fund, Londra 1892, p. 35.

455 Il 25 settembre 1865 il presidente del PEF (E. Ebor) chiese al marchese di Ripon (1827-1909), ai tempi

segretario di Stato per la Guerra, il permesso di incaricare Wilson per investigare “the Holy Land in a more accurate and systematic manner than has yet been done”. TNA OS [Ordinance survey] 1/17/1. Già l’anno prima (1864) Wilson fu impegnato a Gerusalemme in un progetto per migliorare il sistema acquifero della città. Ne approfittò per produrre anche alcune mappe di pregevole fattura. A proposito dei musulmani di Gerusalemme Wilson scrisse che essi “belong for the most part to the same race as the peasantry of Palestine, representatives it may be, though with a large intermixture of foreign blood, of the Jebusite that dwelt in the land”. C. WILSON, Jerusalem, the holy city, Ariel, Gerusalemme 1974, p. 118.

456 QSPEF, Londra 1875, p. 3. 457 J.J. M

OSCROP, Measuring Jerusalem: the Palestine Exploration Fund and British interests in the Holy Land, Leicester UP, New York 2000, p. 2.

458

458 Mappa realizzata da Seetzen nel 1805-06. U.J. S

EETZEN, A Brief account of the countries adjoining the Lake of Tiberias, the Jordan, and the Dead Sea, Palestine Association of London, Bath 1810.

459

460

460 James Fergusson (1808–1886) argomentò nel suo Ancient Topography of Jerusalem del 1847 che il sito

originale in cui venne sepolto Cristo non fosse il Santo Sepolcro, bensì il luogo in cui è posta la Cupola della Roccia. Tale tesi si ponevamo in scia con quelle esposte nei decenni precedenti da Edward Daniel Clarke (1769–1822) ed Edward Robinson. Fergusson propose la mappa qui riprodotta come progetto guida per reinsediare i luoghi sacri degli ebrei e dei cristiani su ciò che nel mondo islamico è noto come al- Haram ash-Sharīf (Nobile Santuario). Alcune autorevoli fonti riportano che le teorie di Fergusson “are said to have been the origin of the establishment of the Palestine Exploration Fund”. H. CHISHOLM (ed.), in “The Encyclopaedia Britannica”, Cambridge UP, Cambridge 1910, v. X, n. XI, p. 273.

mappe prodotte dal PEF, realizzate con un’accuratezza (scala 1:63 360) sconosciuta prima di allora,461

erano più che mai funzionali all’intelligence di Sua Maestà per la difesa del Canale di Suez nell’eventualità di nuovi attriti con la Russia: “The power that holds the ‘Promised Land’ – recita un volantino prodotto dal PEF nel 1880 – holds the two routes from East to West”.462 Quelle stesse mappe furono in seguito utilizzate anche

nel 1917/18 durante la conquista della Palestina da parte delle truppe britanniche.463

L’interprezione del significato e della storia della Palestina che trasparve dai lavori prodotti prodotti dal PEF, non di rado intrisi di un “triumphant sense of European superiority”,464

si trasformò ben presto in uno strumento per legittimizzare le rivendicazioni politiche britanniche sulla Terra Santa.465

Il successo di tale legittimazione fu agevolato dall’atavica debolezza e disorganizzazione palesata nella regione dalla Porta: basti pensare che quest’ultima ancora all’alba della Prima guerra mondiale continuava a indicare le distanze tra le varie aree della Palestina in termini di ore di viaggio.466

Prima ancora ciò venne facilitato dalla certezza che quella dei musulmani in Palestina fosse una “degenerazione momentanea”; il vero significato della Terra Santa, come ben chiarirono due figure chiave del PEF, Charles Warren (1840–1927)467

e Claude R. Conder (1848-1910), 468

era da ricercare nei suoi abitanti cristiani ed ebrei.

461 Le mappe prodotte prima del XIX secolo erano poco più che schizzi basati su suggestioni tramandate nei

secoli. Nella prima metà dell’Ottocento diversi cartografi occidentali visitarono la regione realizzando, sovente per fini militari, mappe rudimentali. Benchè incomplete e non prive di macroscopici errori, esse servirono da base per i lavori del PEF. È questo ad esempio il caso delle mappe prodotte nel 1810 da Seetzen e nel 1815 da Pierre Jacotin, geografo che aveva partecipato alla campagna d’Egitto di Napoleone, e poi a seguire quelle di Gauthier (1822), Assheton (1822), Berghaus (1835), Catherwood (1833), Scott (1844), van de Welde (1854-62) e altri. Sul contributo di questi pionieri cfr. C. RITTER, The comparative geography of Palestine and the Sinaitic Peninsula, v. II, Haskell, New York 1865, pp. 78-86.

462 PEF, Twelve reasons for subscribing, p. 4 cit. in M

OSCROP, Measuring cit., p. 219.

463 S

ILBERMAN, Digging for God cit., p. 193.

464 B. S

CHAEBLER, “Practicing Musha‘: Common Lands and the Common Good in Southern Syria under the Ottomans and the French”, in R. OWEN (ed.), New Perspectives on Property and Land in the Middle

East, Harvard Middle Eastern Monographs, Cambridge 2000, p. 249.

465 Le mappe, insieme ai censimenti e ai musei, “shaped the way in which the colonial state imagined its

dominion – the nature of the human beings it ruled, the geography of its domain, and the legitimacy of its ancestry”. B. ANDERSON, Imagined Communities, Verso, Londra 2003, pp. 167-168. Arthur Robinson (1915-2004) notò invece che “even the most rigorously-prepared, accurate, large-scale topographic map in an artistic creation”. A. ROBINSON, “Cartography as an Art”, in D.W. RHINO, D.R.F. TAYLOR, F.J.

ORMELING (eds.), Cartography, past, present, and future, Elsevier, Londra 1989, p. 93.

466 BOA DH.ID 59/72. 20 mag. 1914. Il documento citato, includente le distanze in ore di viaggio, venne

redatto a seguito di un giro compiuto dal governatore Ahmed Mecid nell’area di Gerusalemme.

467 Warren propose apertamente la colonizzazione britannica della Palestina: “Let this be done – scrisse –

with the avowed intention of gradually introducing the Jew, pure and simple, who is eventually to occupy and govern this country”.ARREN, The Land of Promise: or, Turkey’s Guaraantee, Bell, Londra 1875,

Tale predisposizione è espressa in varie forme in numerosi documenti. In uno dei volumi in cui è articolato The Surveys of Western Palestine è presente ad esempio una sezione intitolata “The peasantry of Western Palestine”. Le parole scritte da Charles F. Tyrwhitt- Drake (1846-1874), il quale dal 1869 fino alla sua morte rivestì incarichi di rilievo nel PEF,469 mostrano un’attitudine verso la popolazione locale – nello specifico i fellaḥin –

che andava ben oltre la semplice insofferenza:

The physical and mental degradation of the women, who are mere animals, proletaires, beasts of burden, cannot but have a most injurious effect upon the children [...] the fellaheen are, all in all, the worst type of humanity that I have come across in the East [...] the fellah is totally destituite of all moral sense.470

471

pp. 14-20. Nella cronologia proposta da Warren e Conder relativa alla città di Gerusalemme il punto di partenza scelto è il 1044 a.C., l’anno in cui la Città santa, fondata dai gebusiti circa duemila anni prima e già citata nei “Testi di esacrazione” egiziani del XIX secolo a.C., venne conquistata da re David. C. WARREN, C.R. CONDER, The Survey of Western Palestine, PEF, Londra 1884, p. 1.

468 “The Moslem peasantry, whose fanaticism is slowly dying out, coming under such influences [of Jews

and Christians] will gradually become more intelligent and more active, but will cease to be the masters of the country; and as European capital and European colonists increase in the country, it will come more and more into the circle of those states, which are growing up out of the body of the Turk”. CONDER, The future cit., p. 34.

469 Nel 1872 Tyrwhitt-Drake assunse per un breve periodo anche la direzione dei rilevamenti topografici

eseguiti in loco dal PEF. In quella fase storica, a partire dal 1870, la PEF era concentrata quasi esclusivamente sulla mappatura della Palestina.

470 C.F. T

YRWHITT DRAKE, “The fellaheen”, in THE COMMITTEE OF THE PEF, The Surveys of Western Palestine. Special Papers on Topography, Archaeology, Manners and Customs, Londra 1881, pp. 310-311. Poche pagine più avanti Elizabeth Finn, anch’essa attiva nel PEF. scrisse che tra i contadini locali “to lie is considered a very great and useful accomplishment [...]”. Inoltre, essa notò che “one quarter of the town of Bethlehem [...] was known as a perfect nest of robbers” Ivi., p. 355-356. Secondo Selah Merrill (1837- 1909), un membro dell’American Palestine Exploration Society attivo in quella stessa fase nella regione, notò che le donne locali erano senza un’anima e che ciò era “the direct result of that terrible religion which curses her life”. S. MERRILL, East of the Jorda, Scribner, New York 1883, p. 506.

Ma è forse Thomas Edward Lawrence (“Lawrence d’Arabia”, 1888-1935), figura di spicco del PEF nonchè protagonista della Grande Rivolta Araba del 1916-18, la personalità che più chiaramente espresse la tendenza prevalente tra i membri dell’organizzazione in rapporto alle popolazioni arabe locali. Benchè appartenente a una generazione successiva a Tyrwhitt-Drake e a quella dei fondatori del PEF, Lawrence, persuaso che i contadini palestinesi fossero “stupid […] materialistic, and bankrupt”,472

fotografò nel suo Seven Pillars of Wisdom un sentire molto diffuso anche nell’ultimo quarto dell’Ottocento:

The Semites [Lawrence was referring to Arab speakers] have no middle ground of seeing things […]. they don’t understand our metaphysical problems, our introspective questions. They only understand true and false, faith and no faith, without our hesitating result of subtle nuances […]. They were limited people [and] of limited vision, whose inert intellect remains arid in careless resignation. Their imaginations were vivid, but not creative. There was so little Arab art in Asia that one could almost say that there was no art whatsoever […]. They didn’t invent any philosophical system, no complex mythology.473

474

472 Cit. M.J. C

OHEN, Palestine to Israel, Frank Cass, New York 1988, p. 3.

473 T. E. L

AWRENCE, Seven pillars of wisdom, Penguin, Harmondsworth 1962, pp. 36-37.

474 Il primo logo della PEF; l’immagine mostra i metodi utilizzati ai tempi per mappare: il teodolite e la

L’approccio con la componente islamica presente in Palestine oscillò dunque tra disinteresse e disprezzo, con il risultato di sollevare ben presto l’ostilità degli autoctoni. Diversi influenti membri del PEF, tra cui Conder475

e Horatio Kitchener (1850-1916) – due amici di vecchia data accomunati da una forte devozione religiosa – furono vittime di “injustified assault” da parte di alcuni abitanti locali al grido di “morte ai cristiani”.476 Se

non giustificabile, tale acredine era almeno in parte spiegabile in virtù dell’ostilità – in sporadici casi aggravata da vere e proprie molestie fisiche477

– mostrata nei loro riguardi da diversi ingegneri, geografi e pittori occidentali,478

nonchè dai missionari protestanti. Difficilmente la popolazione locale era in grado di scindere le sia pur circoscritte attività scientifico-religiose del PEF da quelle poste in essere nell’intera regione dai missionari.479

Non stupisce dunque che, come testimoniò nel 1860 il console Finn da Gerusalemme, i contadini arabi di Palestina risultassero “unsettled in mind, being apprehensive of a general inundation of all sorts of European Christians, including Spanish, Sardinian, Prussians, and Greeks”.480

Ma molto prima dei risvolti legati alle contingenze del momento, a rendere di primaria importanza i lavori del PEF furono le conseguenze di lungo termine.481

Le loro mappe, sostenute in quegli stessi anni dall’‘orientalismo biblico’ di George Adam Smith (1856-

475 Conder si mostrò più cauto nei giudizi sulla popolazione locale, salvo poi contraddirsi in non pochi

passi: “We cannot generalise about them, any more than we can generalise at home. The average standard is very low as regards morality, truth, and intellect”. C.R. CONDER, Palestine, Dodd, Londra 1889, p. 232.

476 La comunicazione inviata il 14 luglio 1875 da Conder al console generale britannico a Beirut: “I have to

request your interference in an exceedingly serious case of morderous and injustified assault on my party by the Moslem inhabitants of Safed [...] before I spoke a single word the Sheikh seized me violently by the throat in defence I struck him in the face with my fist and knocked him down [...]”. TNA FO 195/1067.

477 A proposito di alcuni lavoratori locali impiegati in scavi a Gerusalemme, Warren scrisse di averli

picchiati “to make them work harder”. C. WARREN, Underground Jerusalem, Bentley, Londra 1876, p. 6.

478 La raffigurazione della Terra Santa è un fenomeno proprio della tradizione occidentale ottocentesca:

“Muslim and Jews took little part in portraying the land [...]. Representations of the human figure, animals, places, and events ran counter to the religion and culture of Islam”. Y. BEN-ARIEH, “Biblical Landscapes

Through Western eyes”, in H. BRODSKY (ed.), Land and Community: Geography in Jewish Studies, Univ. Press of Maryland, College Park 1997, p. 9.

479 Dando voce al malcontento della Porta l’ambasciatore britannico a Costantinopoli Henry Buluer (1801–

1872) notò: “The protestant Missionaries either themselves or through Mussulmans converts to Christianity gave lecture or lessons or preached sermons in Turkish [...] intended to show the unsound foundations of the mahometan religion and calculated and meant to bury it into discredit”. TNA FO 78/1851. Costantinopoli, 1 ago. 1864.

480 TNA FO 226/147. Finn a Moore. Gerusalemme, 14 ago. 1860.

481 Secondo Ben-Ze’ev – la quale presuppone, senza fornire ulteriori approfondimenti, che con il termine

“Palestina” si intendessero al tempo entrambe le sponde del Giordano – il fatto che i membri del PEF mapparono solo l’area ad ovest del Giordano fu il “first unintended step toward the emergence of separate entity in Western Palestine”. BEN-ZE’EV, Remembering cit., p. 29.

1942),482

inculcarono ‘nero su bianco’ ciò che Meron Benvenisti ha definito “the imaginary perception of Palestine based on the Bible”.483

Le ripercussioni di tale fenomeno vennero amplificate a dismisura da un’iniziativa che prese vita nel 1869, l’anno in cui il PEF diede alle stampe il primo numero del Palestine Exploration fund. Quarterly Statement, l’organo preposto a divulgare i risultati da loro raggiunti. Proprio in quei mesi – gli stessi che fecero registrare anche l’apertura del Canale di Suez – l’inventore delle moderne agenzie di viaggio Thomas Cook (1808-1892) inaugurò il ‘turismo evangelico’ dedicato ai luoghi connessi alle Sacre Scritture, guidando il primo tour turistico a Gerusalemme.484

Per l’occasione parteciparono cinquantuno persone, ma nell’arco di appena tre decenni 12mila pellegrini britannici, per lo più appartenenti alla classe media, compirono il medesimo tragitto. Attraverso questa impresa Cook, cresciuto sotto una rigida educazione battista (divenne ministro battista nel 1828), contribuì forse più di chiunque altro “to facilitate and shape evangelical contact with the Holy Land”.485

Grazie a lui le considerazioni espresse dall’arcivescovo Thompson nella riunione inaugurale del PEF (“This country of Palestine belongs to you and to me”)486

non vennero convogliate tramite libri e mappe, bensì attraverso la diretta esperienza di migliaia di