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Il Piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare

1. RISCHIO CLIMATICO: IL CONTESTO DI RIFERIMENTO

1.2 LE INIZIATIVE A LIVELLO EUROPEO

1.2.6 Il Piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare

Nel percorso intrapreso dalla Unione Europea verso la riduzione delle emissioni e l’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile è d’obbligo menzionare le principali iniziative intraprese dalla Commissione Europea per rendere l’economia europea più circolare. Nella definizione della Commissione, per economia circolare si intende un’economia “in cui il valore dei prodotti, dei materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la produzione di rifiuti è ridotta al minimo”. Il programma per realizzare un’economia circolare è considerato cruciale per contribuire alla riduzione delle emissioni e quindi alla mitigazione del cambiamento climatico. Inoltre, l’economia circolare rappresenta un’opportunità di business per le istituzioni finanziarie in maniera analoga a quelle collegate al cambiamento climatico.

Nel 2015, la Commissione Europea ha pubblicato il documento “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione Europea per l’economia circolare”, che contiene un corposo programma costituito da 54 azioni finalizzate alla trasformazione circolare

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dell’economia. L’obiettivo del Piano è quello di intervenire su tutta la catena del valore e, pertanto, le azioni previste sono suddivise in 5 ambiti rappresentanti le varie fasi del ciclo produttivo: produzione, consumo, riparazione e rigenerazione, gestione dei rifiuti e re-immissione nell’economia delle materie prime.

A titolo esemplificativo, tra le azioni previste per produzione, vi è l’inclusione degli “orientamenti sull’economia circolare nei documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili per vari settori industriali” e “l’aumento dell’efficienza e della diffusione del sistema UE di ecogestione e audit (EMAS)”.

Per quanto riguarda i consumi, tra le azioni che hanno l’obiettivo di orientare i consumatori verso scelte maggiormente consapevoli, la Commissione sta considerando l’introduzione di “requisiti relativi alla disponibilità dei pezzi di ricambio e delle informazioni sulla riparazione” dei prodotti per aumentarne la durata di utilizzo e la facilità di riparazione e/o sostituzione delle componenti. Analogamente viene presa in esame l’introduzione di misure per incorporare le informazioni sulla durabilità nei prodotti relativi all’energia.

Il Piano prevede, inoltre, alcune azioni specifiche per le seguenti categorie di notevole importanza per l’economia circolare: plastiche, rifiuti alimentari, materie prime critiche, materiali da costruzione e demolizione, biomasse e prodotti biologici. Ad esempio, nel settore dell’edilizia si considera di istituire un “protocollo volontario di riciclaggio su scala settoriale per i rifiuti di costruzione e demolizione”.

Nel 2018, la Commissione ha pubblicato la “Comunicazione per una strategia europea per la plastica nell’economia circolare”, nella quale vengono proposte azioni per aumentare il riciclaggio di prodotti di plastica, diminuire l’utilizzo di plastica monouso e limitarne l’abbandono nell’ambiente. Sempre nel 2018 è stato approvato un nuovo set di misure sui rifiuti che ha inserito nuovi target per aumentare sia i livelli di riciclaggio sia le tipologie di rifiuti che vanno raccolte separatamente.

La Commissione ha proposto un set di 10 indicatori per monitorare l’andamento della transizione circolare negli stati membri, che riguardano l’autosufficienza dell’Unione Europea riguardo alle materie prime, la produzione di rifiuti, i tassi di riciclaggio complessivi e di rifiuti specifici come la plastica e i rifiuti elettronici, il contributo dei materiali riciclati al soddisfacimento della domanda di materie prime, il commercio di materie prime riciclabili sia all’interno sia all’esterno dell’UE, gli investimenti privati in beni materiali con una durata della vita utile maggiore di un anno, e infine il tasso di occupazione, il valore aggiunto e il numero di brevetti relativi ai settori economici del riciclo, riuso e riutilizzo.

Per accelerare il processo di transizione verso un’economia circolare, l’11 marzo 2020 la Commissione ha pubblicato il documento “Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare – Per un’Europa più pulita e più competitiva”. Il nuovo piano prevede alcune iniziative legislative da attuare a partire dal 2020, identificando in particolare alcuni settori chiave in cui agire: elettronica e TIC, batterie e veicoli, imballaggi, plastica, prodotti tessili, costruzione e edilizia, e prodotti alimentari, acque e nutrienti. Ad esempio si prevedono misure per regolamentare il settore dell’elettronica con il fine di aumentare l’efficienza energetica, la durabilità, la

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riparabilità di prodotti come cellulari, tablet e laptop. Vengono inoltre considerate misure analoghe nel settore delle batterie, con l’obiettivo di aumentarne i tassi di raccolta e di riciclo. Per quanto riguarda gli imballaggi la Commissione intende riesaminare la direttiva 94/62/CE per aggiornare, rafforzandoli, i requisiti necessari per poter immettere nuovi imballaggi sul mercato. Nel settore delle plastiche, in aggiunta ad azioni volte alla riduzione dell’utilizzo della plastica, vi è l’obbiettivo di affrontare il problema delle microplastiche tramite l’elaborazione di un “Quadro strategico in materia di plastiche a base biologica e plastiche biodegradabili o compostabili”.

Chiaramente, il passaggio ad un’economia circolare richiede la mobilitazione di tutti gli attori sociali, tra i quali detiene un posto chiave il sistema finanziario. Per realizzare progetti, investimenti e adottare nuove forme di organizzazione basati sul paradigma circolare le imprese hanno bisogno di nuovi finanziamenti. Dall’altro lato, le regolamentazioni UE che verranno adottate per passare ad un’economia circolare rappresentano per il sistema finanziario un rischio di transizione, che dovrà essere tenuto in considerazione nelle valutazioni del rischio di credito e del valore dei loro portafogli.

Data la necessità e l’urgenza di orientare le risorse finanziarie verso l’economia circolare, il gruppo di esperti della Commissione “Support to Circular Economy Financing” ha pubblicato a marzo 2019 il rapporto “Accelerating the transition to the circular economy – Improving access to finance for circular economy projects”. Il documento evidenzia i principali problemi connessi al trasferimento delle risorse finanziarie utili a supportare la transizione dal modello lineare a quello circolare. Il principale riguarda l’incorretta e/o insufficiente valutazione del rischio ‘lineare’, ossia il rischio associato con il paradigma di produzione tradizionale (produzione → consumo → smaltimento). Le istituzioni finanziare sembrerebbero, infatti, percepire i progetti collegati all’economia circolare come maggiormente rischiosi, sottostimandone le opportunità, mentre non coglierebbero appieno il rischio, crescente, di transizione insito nei modelli di business lineari.

Il documento individua tre attori principali nel processo di transizione verso l’economia circolare: il settore finanziario, i promotori di progetti di economia circolare e i policy makers. Per ognuno di essi il documento evidenzia i problemi, gli obiettivi, e alcune raccomandazioni in materia di transizione verso l’economia circolare. La Tabella 5 elenca le raccomandazioni elaborate per il settore finanziario e per i policy maker del settore finanziario.

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Tabella 5 - Raccomandazioni della Commissione Europea per accelerare la transizione verso l’economia circolare

ACCELERATING THE TRANSITION TO THE CIRCULAR ECONOMY (2019) - RACCOMANDAZIONI

Settore finanziario Policy maker (settore finanziario)

1.1 Sviluppare definizioni, tassonomia e strumenti per misurare la "circolarità" dei progetti istituendo un gruppo di lavoro multidisciplinare di esperti riconosciuti con un mandato e un piano di lavoro chiari.

3.1.1 Sviluppare standard di rendicontazione per i rischi lineari degli investimenti e delle società e incorporarli in pratiche contabili standard. Garantire che i rischi lineari siano sufficientemente valutati e divulgati.

1.2 Analizzare il rischio di modelli di business lineari e adeguare i metodi di valutazione del rischio di credito per tenere conto dei rischi lineari.

3.1.2 Sviluppare una definizione di finanziamento dell'economia circolare da utilizzare all'interno dell'UE classificando le attività dell'economia circolare (sviluppando una tassonomia) e stabilendo criteri e parametri per le prestazioni ambientali delle attività economiche circolari (collegate alle raccomandazioni fornite nella sezione 1.1).

1.3 Stabilire strumenti finanziari di condivisione del rischio e creare un pool di esperti disponibili per gli istituti finanziari per valutare il rischio tecnologico di tecnologie innovative.

3.1.3 Stabilire servizi di consulenza tecnica e finanziaria per supportare lo sviluppo di modelli di business per le imprese dell'economia circolare o progetti di finanziamento.

1.4 Indicare chiaramente gli strumenti finanziari idonei a finanziare progetti di economia circolare e accrescere la consapevolezza e la conoscenza dell'economia circolare nel settore finanziario.

3.1.4 Dare priorità al finanziamento dei progetti di economia circolare e delle imprese nell'ambito del fondo InvestEU.

Le raccomandazioni proposte seguono di fatto le tracce già delineate nel rapporto finale del Gruppo di esperti di alto livello sulla finanza sostenibile. Viene sottolineata la necessità di elaborare una tassonomia delle attività circolari che fornisca la necessaria standardizzazione e chiarezza utile agli attori di mercato per selezionare progetti che siano concretamente in linea con il nuovo paradigma. I prodotti finanziari adatti a finanziare i progetti di economia circolare dovrebbero essere chiaramente identificabili tramite un’etichetta analoga a quella per i prodotti finanziari sostenibili e/o green.

Dal lato dell’informativa societaria, viene invece sottolineata l’utilità di standard di disclosure per i rischi lineari che vengano resi pubblici ad un livello sufficientemente dettagliato per gli investitori istituzionali e retail. Viene richiamata più volte l’utilità di inserire i temi dell’economia circolare tra le priorità e gli obiettivi del TEG-Finanza sostenibile per allineare le due iniziative.

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