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Capitolo V Centro e periferia

5.2. Imperium e regna

Con il suo ingresso nel regnum francorum l’Italia si trovava ora parte e partecipe di un sistema di potere molto più vasto di quello a cui era stata abituata dal regno longobardo. I territori sottoposti al governo di Carlo si estendeva dall’Oceano Atlantico fino al Mar del Nord, dai Pirenei fino ai grandi fiumi dell’Europa centrale. La penisola, tornata a far parte di uno stato non più regionale ma propriamente ‘europeo’, rappresentò per l’impero carolingio il limite estremo, orientale e meridionale, dei suoi confini576. La frontiera del Friuli diventò così non

solo la periferia orientale del nuovo regno italico, ma dell’impero stesso577. Il regno franco

non si presentava comunque in maniera unitaria, nonostante fosse unito nella persona di Carlo, re e successivamente imperatore, esso era diviso in diversi regna, di tradizione più o meno antica che erano retti dai suoi figli. Sorretto da un’aristocrazia imperiale di conti e duchi fedelmente schierati dalla parte dell’imperatore, e animato da una comune volontà imperiale e religiosa, esso non fu mai veramente “unito”. L’amministrazione si suddivideva in regni, poi in contee e marche, creando un mondo complesso di relazioni e rapporti che mischiavano l’area pubblica con quella personale come era tipico nella politica medievale. Si possono così

576 Cammarosano, Nobili e re, cit. a p. 111: “[…] l’Italia entrò a far parte di un sistema di relazioni fra nazioni

diverse che aveva al suo centro il regno dei Franchi, e alle spalle quasi tre secoli di elaborazione politica”.

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riconoscere all’interno del regno tre zone distinte con differenti livelli di controllo e potere578.

Il primo livello è il nucleo, le noyau, il vero e proprio cuore dell’impero, fra il Reno e la Loira, che si sviluppava nei territori franchi del regno d’Austrasia579. Questa regione, che oggigiorno

sarebbe divisa tra Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Germania, era il cuore pulsante del grande impero carolingio, qui si moltiplicavano i palazzi regi e fra questi spiccava per grandezza e lusso quello di Aachen, Aquisgrana580. Questo territorio era diviso in contee e

ognuna di queste era sorvegliata da quei famosi missi dominici, gli “inviati del re”, che dovevano non solo amministrare il paese ma anche punire gli abusi di potere dei grandi aristocratici. Il secondo livello è una sorta di intermediario fra il centro e la più lontana periferia: esso era rappresentato dai regna che gravitavano nell’impero franco e da esso erano stati conquistati o ad esso si erano sottomessi. Il regno d’Aquitania, la Baviera e anche l’Italia erano ormai integrati nelle strutture di potere franche, ma non per questo vennero ad esse unificate. Possiamo identificarli come zone intermediarie proprio perché non vennero mai assorbite od annesse direttamente al regno franco; al contrario mantennero le proprie istituzioni, ebbero un proprio re con una propria corte regia e relativa produzione di leggi e capitolari. Questo non vuol dire che essi mantennero una totale indipendenza dal regno franco, anzi più volte tentativi di ribellione a sfondo autonomistico vennero sedati col pugno di ferro da parte di Carlo e Ludovico il Pio581. Come abbiamo visto uno dei grandi cambiamenti che

poteva avvenire nei regna era il cambio dell’aristocrazia al potere. Eliminando e deponendo gli elementi più infedeli o dalla sicura infedeltà, l’imperatore favoriva l’immigrazione di una nuova classe dirigente che poteva così governare ed amministrare il regno nella sicura lealtà al re ed imperatore.

Infine vi erano le zone di frontiera, regioni che sono comunemente note come marche. Queste erano governate da un marchese o un duca con il compito di operare a stretto contatto con il nucleo dell’impero, mentre erano amministrativamente meglio integrate nei regna di cui facevano parte582. L’intervento diretto dell’imperatore in questi territori si manifestava spesso

578 Bhürer-Thierry, L’Europe Carolingienne, cit. a pp. 150-151.

579 Smith, Fines Imperii, cit. a p. 171: l’autrice parla propriamente di queste regioni come l’Heartland

franco.

580 Interessante notare come la storia sia ciclica, o per lo meno come il passato torni sempre ad

influenzare il presente: oggi infatti quello che fu il nucleo dell’impero carolingio è anche il nucleo di quella sovrastruttura continentale che è appunto l’Unione Europea. Con in testa la capitale Bruxelles, la maggior parte degli edifici politici ed amministrativi dell’UE si dividono in quella che fu il regno d’Austrasia. Non sarà nemmeno un caso che le due grandi entità politiche che oggi si contendono la supremazia in Europa sono anche i diretti eredi del fu impero carolingio: Germania e Francia.

581 Esempio eclatante è il tentativo di ribellione di Bernardo contro suo zio l’imperatore Ludovico il

Pio.

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con la deposizione di un duca incapace o fallimentare583. Le regioni di frontiera infatti,

suscettibili alle pressioni delle popolazioni esterne, erano il luogo dove si manifestò la spinta aggressiva ed espansionistica dell’impero almeno fino ai primi anni del IX secolo. Se le frontiere esterne di queste marche erano caratterizzate da zone di frontiera dal più marcato o labile controllo imperiale, le frontiere amministrative interne erano ben definite e delineate584. La suddivisione in comitati, a maggior ragione nel regno italico, fu strutturata

appoggiandosi alle città e alle sedi vescovili, con la conseguenza che questi territori vennero a coincidere con le diocesi585.

Carlo Magno durante tutta la sua vita combatté per estendere i confini del regno, creando la più vasta propaggine statale che l’Europa ebbe mai visto dopo la caduta di Roma. Il tentativo di governare un impero così ampio, senza poter disporre di un sistema fiscale ed amministrativo funzionale e permanente si risolse alla fine in un fallimento586. Nonostante

ciò negli anni in cui funzionò l’impero franco dimostrò una coesione ed una forza seconda solo a quella degli altri due grandi stati del tempo: l’impero Romano d’Oriente ed il Califfato Abbaside. I poteri locali, una volta venuto meno il prestigio e l’attrattiva della corona, cercarono di seguire i propri interessi a livello locale, affiancando quei re che governavano i diversi regni che componevano l’impero, gli unici a poter soddisfare le loro richieste di arricchimento. La retorica imperiale fu per lungo tempo capace di compensare a tutte le mancanze della sfera pubblica nella gestione del regno; così gli aristocratici, i vescovi e gli alti dignitari dell’impero, sostenuti dalla visione della missione religiosa ed escatologica del regno, furono il perno della statualità carolingia. L’ideologia imperiale franca, costruita dalla cerchia di Alcuino di York, fu capace non solo di sostenere la proclamazione imperiale di Carlo, ma anche di ispirare e muovere le élites così come le masse del regno.