• Non ci sono risultati.

Incidente Critico: Prosciutto

Organizzazione che ha raccolto l’incidente: CESIE (IT) L’incidente

“Mi trovavo in una scuola della prima infanzia italiana, nel corso del primo mese di inserimento di mia figlia. Al momento della scelta della dieta dei bambini, ho chiesto all’insegnante se avesse potuto evitare di dare del prosciutto a mia figlia, ho aggiunto che il padre della bambina è musulmano e preferisce che la figlia non mangi carne di maiale, almeno fino a quando non sarà grande abbastanza da decider autonomamente. Tuttora noi non abbiamo raggiunto un accordo su questo punto. Io sono cristiana, ma ho un concetto universale di Dio non legato a nessuna religione. Nostra figlia è stata battezzata secondo il rito musulmano, perché io non penso che faccia molta differenza. Vorrei che non fosse orientata verso una religione specifica, ma rispetto i desideri del mio compagno, dal momento che non è un fondamentalista.

Quindi, nonostante io sia ancora confusa rispetto alle scelte alimentari, volevo rispettare i valori e i desideri del mio partner. L’insegnante non si è arrabbiata, ma si chiedeva le ragioni di questo tipo di restrizione dal momento che la bambina è italiana e il genitore che professa un’altra religione dovrebbe adattarsi e non imporre il proprio credo.

Mi sono sentita giudicata e sminuita dall’atteggiamento dell’insegnante nei confronti della cultura del mio compagno. Ero confusa a riguardo e non sono stata capace di imporre il mio volere all’insegnante, ma avrei preferito che avesse accettato la mia richiesta senza criticarmi. Se l’avesse fatto, mi sarei sentita meglio. La questione è ancora aperta, all’inizio ho provato a insistere, ma ho capito che non avrebbe accettato la mia richiesta. Così ho deciso di pensarci un po’ su prima di prendere una decisione, un errore imperdonabile perché in questo modo l’insegnante non ha preso in considerazione la mia richiesta. Il menù non è cambiato e mia figlia continua a mangiare prosciutto. Ho anche litigato con il mio compagno per questa ragione.

1. Identità dei soggetti coinvolti La madre

Una donna italiana di 33 anni. Una psicologa clinica anche lavora nel settore non-profit per un’associazione il cui personale è costituito da persone di diverse culture. È cristiana, ma ha un concetto universale della divinità. Il suo partner è un uomo di origini senegalesi. Ha una figlia di 3 anni. Ha una mentalità aperta alla diversità culturale,

L’insegnante

Una donna di circa 40 anni, sposata con un uomo italiano. Ha un figlio già adulto.

2. Il contesto

Una scuola italiana nel corso del mese di inserimento dei bambini. La scuola è frequentata da bambini di etnie diverse. Quando si è verificato l’episodio, le insegnanti stavano scegliendo le portate da inserire nel pranzo dei bambini. La narratrice stava discutendo del menu con l’insegnante.

3. Reazione emotiva

La narratrice si è sentita giudicata e percepito nell’insegnante un senso di superiorità rispetto al background culturale del suo compagno. Non è stata capace di imporre la propria volontà e ciò la confonde. Si è sentita a disagio e preoccupata per la reazione dell’insegnante

4. Rappresentazioni, valori, norme di comportamento, idee, pregiudizi: sistema valoriale della persona che ha vissuto lo shock.

Diritti umani: l’importanza di difendere i diritti umani a partire dalla libertà d’espressione e di religione.

La narratrice ritiene importante i diritti delle minoranze culturali e della difesa delle culture. Anche se la scelta alimentare non è condivisa dall’insegnante o dalla maggior parte degli italiani, ciò non significa che sia possibile non mostrare rispetto verso la religione e la fede altrui. La narratrice crede nel diritto di ciascuno di professare la propria fede e la propria religione.

Tolleranza e rispetto per la diversità

La narratrice crede nel multiculturalismo e rispetta le diversità. Diverse pratiche culturali possono coesistere pacificamente. Vive in una dimensione interculturale in famiglia, a lavoro, nel tempo libero in cui abitudini, credenze, comportamenti e rituali religiosi coesistono in armonia. Rispetta i valori altrui a tal punto da anteporli inconsciamente ai suoi.

Diritti e valori familiari

La narratrice mostra chiaramente di sentire la sacralità delle dimensione spirituale, una sfera di valori appannaggio della famiglia e non dalla scuola. Si aspetta che l’istituzione scolastica e il suo personale rispetti la libertà di scelta relativa alle prescrizioni religiose che sua figlia dovrebbe seguire a casa e a scuola.

5. Quale immagine dell’Altro emerge dall’analisi del punto 4 (neutrale, negativa, molto negativa, positiva, molto positiva, realistica, irrealistica, ecc.)

Negativa a causa delle critiche rilevate dalla narratrice.

6. Rappresentazioni, valori, norme di comportamento, idee, pregiudizi: sistema valoriale della persona/del gruppo che ha provocato la reazione di shock del narratore

Supremazia culturale/ difesa e adattamento alla cultura del Paese ospitante: etnocentrismo.

La superiorità della propria cultura e delle proprie abitudini alimentari rispetto alle altre.

Difesa della cultura italiana: i bambini italiani dovrebbero essere allevati seguendo gli usi e costumi italiani.

L’insegnante mantiene la propria prospettiva culturale, nonostante abbia lavorato a lungo con bambini di culture diverse. Sembra non tenere conto dell’esistenza di altre culture, ma intende difendere il predominio della cultura italiana e della religione cristiana in Italia. Secondo lei, i migranti provenienti da altri Paesi devono adattarsi e cambiare un po’,

Educazione neutrale dei bambini

L’insegnante sembra orientata a un’educazione neutra per i bambini. È bene che siano tirati su in modo da non interferire con le loro scelte quando saranno capaci di decidere autonomamente.

7. Tale episodio mette in evidenza i limiti professionali dell’operatore o - più in generale - riguardo al rispetto delle differenze culturali in un contesto interculturale?

In ambienti nei quali avviene la crescita personale dei minori, frequentati da persone con diversi background culturali, la discriminazione pone dei limiti alla formazione di un rapporto di fiducia (soprattutto fra genitori e insegnanti), e porta a delle incomprensioni (specialmente in momenti di difficoltà) e ad altri problemi connessi alle differenze culturali e alla marginalizzazione. Tale situazione pone inoltre degli interrogativi in merito al rispetto delle decisioni della famiglia e dei valori trasmessi con i quali il sistema dell’istruzione non dovrebbe interferire. Fino a che punto la scuola può influenzare la formazione del sistema dei valori del bambino, e quale ambito rimane di competenza esclusiva della famiglia?