Organizzazione che ha raccolto l’incidente: Kindervilla (AT) L’incidente
“Ho un bambino nel mio gruppo. Ad essere sincera ha l’aspetto di una bambina per via dei suoi capelli lunghi e del suo modo di vestire. Quando ha cominciato a frequentare l’asilo, la madre è rimasta in classe ad osservare l’inserimento Quando gli altri parlavano di lui, gli dicevano sempre.
“Quella bambina ha…Quella bambina è…ecc”., io li correggevo dicendo “Quel bambinO !”. Ho notato che la madre era un po’ scettica. Un giorno è venuta nella mia classe e ha detto che Alex non voleva più andare all’asilo, perché i bambini lo prendevano in giro perché sembrava una bambina. Mi ha detto che era mia la colpa perché non avevo saputo aiutarlo e difenderlo. È stata la prima volta che mi sono trovata in una tale situazione. Mi sono sentita molto insicura e impotente, perché la madre mi stava accusando.”
1. Identità dei soggetti coinvolti
Narratrice: donna di 22 anni. Lavora come insegnante d’inglese in un asilo. Di religione cattolica.
Nata e cresciuta in Austria
Madre: Donna di circa 40 anni. Nata in Inghilterra. Vive in Austria da 4 anni.
Bambino: 4 anni. Prima esperienza a scuola. Porta i capelli lunghi e spesso veste di rosa.
2. Il contesto
“L’episodio si è verificato in un asilo austriaco di Innsbruck, in cui i genitori dei bambini hanno grandi aspettative sugli insegnanti. L’episodio si è verificato nella mia classe. Il bambino stava rimettendo le scarpe e la madre si è avvicinata per parlarmi. Ero seduta alla mia cattedra e lei era in piedi di fronte a me.”
3. Reazione emotiva
“Mi sono sentita impotente e insicura.”
4. Rappresentazioni, valori, norme di comportamento, idee, pregiudizi: sistema valoriale della persona che ha vissuto lo shock.
Sviluppo del concetto di maschio e femmina
È normale che i bambini imparino a distinguere fra bambini e bambine intorno ai 2-4 anni. È a quest’età che emergono dei modelli di comportamento genderizzati. I gruppi di bambini sono più compatti di quelli delle bambine. Le bambine si interessano anche ai giochi dei maschi, i bambini non possono farlo. Spesso corrono il rischio di essere presi in giro dagli altri bambini se partecipano ai giochi delle bambine. I bambini devono fronteggiare una più forte pressione sociale. La madre dovrebbe comprendere che la divisione in gruppi avviene in quel momento. La narratrice non sa se è il caso di mettere in relazione il genere con la conformazione fisica dei bambini, perché potrebbe turbarli.
Educazione di genere
Uno dei principi del processo educativo risiede nell’essere sensibili al genere. La narratrice pensa di dover supportare bambine e bambini indipendentemente dal loro genere, per sviluppare il potenziale della loro personalità. Tuttavia, non sa come affrontare il problema di un bambino vestito come una bambina; se sia compito suo correggere l’impressione sbagliata dei bambini o lasciare loro il tempo di correggersi da soli.
Interferire con la capacità dei bambini di risolvere i problemi
La narratrice trova problematico intervenire per correggere la classificazione di genere dei bambini, teme di interferire con la loro capacità di risolvere conflitti in maniera spontanea. Pensa che le reazioni dei bambini siano spontanee e debbano essere rispettate.
Professionalità
La narratrice sente che la madre non ha fiducia nella sua capacità di proteggere il bambino e ciò la porta a interrogarsi sulla propria professionalità.
5. Quale immagine dell’Altro emerge dall’analisi del punto 4 (neutrale, negativa, molto negativa, positiva, molto positiva, realistica, irrealistica, ecc.)
Ne risulta un’immagine negativa.
6. Rappresentazioni, valori, norme di comportamento, idee, pregiudizi: sistema valoriale della persona/del gruppo che ha provocato la reazione di shock del narratore
Educazione neutrale
È possibile che la madre desideri che il figlio non entri in contatto con stereotipi di genere. È possibile che lei non censuri le scelte del bambino in materia di look e gli lasci indossare abiti tipicamente femminili.
Co-educazione
La madre si aspetta che l’insegnante la segua e crede che entrambe debbano promuovere l’uguaglianza di genere e il superamento degli stereotipi. La madre crede che l’insegnante abbia le competenze e le conoscenze per farlo.
7. Tale episodio mette in evidenza i limiti professionali dell’operatore o - più in generale - riguardo al rispetto delle differenze culturali in un contesto interculturale?
Alcuni decenni fa, era normale che i bambini ricevessero degli insegnamenti che li preparassero ad assumere in futuro ruoli legati al loro genere. In seguito, i movimenti femministi e la crescente domanda d’uguaglianza hanno fatto sì che questo modello educativo venisse superato. Tuttavia, le istituzioni scolastiche possono decidere se mutare o meno il proprio approccio. Alcune scuole si limitano a incoraggiare la libera scelta di giochi e attività (non prescrivendo nulla in base al genere). Ma ci sono anche risposte più radicali. In Svezia c’è un asilo di nome Egalia in cui i bambini sono educati alla neutralità di genere. Egalia ha destato l’interesse dei media per il rifiuto di usare pronomi connotati dal genere e per incoraggiare i bambini a utilizzare termini neutri come il pronome hen. La scuola non propone dei testi che abbiano dei ruoli o definizioni di genere.
Quasi tutti i libri utilizzati nella scuola hanno come protagonisti coppie omosessuali, genitori single e bambini adottati.
In quest’ottica, l’episodio mostra il bisogno di gestire le differenze fra le aspettative degli insegnanti, delle scuole e dei genitori riguardo all’educazione di genere. A seconda della generazione o dell’approccio educativo, le conoscenze e le competenze dell’insegnante in materia possono essere lacunose e non essere all’altezza delle richieste dei genitori. Oppure, al contrario:
la scuola ritiene importante l’uguaglianza di genere, ma ciò non incontra il favore dei genitori.
Essendo al centro di tendenze psicologiche e filosofiche opposte non sorprende che gli insegnanti si sentano disorientati. Sarebbe bene che le scuole concordassero un approccio comune e offrissero agli insegnanti le risorse necessarie per fare fronte a tali episodi.